Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

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Gianni
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Gianni »

Caro Antonio, certo che Paolo era presente al concilio di Gerusalemme. La mia era una provocazione. In At 15:2 è detto che “fu deciso che Paolo, Barnaba e alcuni altri fratelli salissero a Gerusalemme dagli apostoli e anziani per trattare la questione”. I due non parteciparono alla decisione finale; erano infatti parte in causa, però ai successivi vv. 22 e 23 è detto che furono tra i latori della lettera apostolica che dava ragione a Paolo e a Barnaba.

La differenza principale rispetto ad At sta nel fatto che nella lettera ai galati (Gal 2:9) non si parla del decreto riguardante le limitazioni imposte ai gentili che si trova in At 15:28,29. Da At 21:20-25 sembrerebbe che il decreto sia stato comunicato a Paolo solo tardivamente e che solo in quest’occasione gli anziani di Gerusalemme abbiano informato Paolo: “In quanto ai credenti delle nazioni, abbiamo comunicato […]”. Parrebbe che Paolo non conoscesse quel decreto.

Come detto, la mia era una provocazione. Infatti si fa troppo presto a usare le forbici e a parlare di manipolazione adducendo finanche le variabili nei manoscritti. Varianti che poi consistono in “abbiamo mandato a dire” (B, C, D) al posto di “abbiamo inviato lettere” (P74, S, A, E).

Le suddette difficoltà non sono però insormontabili e non ci obbligano a ritenere il decreto interpolato (come molti frettolosamente pensano). I due relatori (Paolo e Luca) obbediscono a due tendenze diverse. Paolo nella sua lettera, volendo guadagnare i galati, sottolinea il completo accordo con gli apostoli reputati delle “colonne” (Gal 2:9), vale a dire Giacomo, Pietro e Giovanni, senza presentare alcuna limitazione che sarebbe stata controproducente al suo scopo.
Luca, nel suo libro di Atti, riferisce il decreto che poi riporta anche più tardi, per precisione storica. È un’abitudine lucana raccontare più volte lo stesso evento (cfr. la chiamata di Paolo, raccontata tre volte; la conversione di Cornelio, in At 10:1-11,18;15:7-9; i discorsi di Paolo ai pagani, e altri avvenimenti).

Tornando all’argomento, non è detto che Paolo abbia appreso del decreto solo in occasione della sua ultima visita a Gerusalemme. Non fa meraviglia che Luca non riferisca lo scontro antiocheno tra Pietro e Paolo (di cui parla lo stesso Paolo in Gal 2:11-14). L’intento lucano non è quello di opporre tra loro i due apostoli, ma quello di mostrarne l’armonia fondamentale. In più, dopo il cap. 12 di At, per ragioni artistiche, Luca rivolge la sua attenzione solo a Paolo, dimenticando del tutto Pietro di cui ha già parlato nella prima parte. Di Pietro si troverà solo un cenno accidentale nel cosiddetto Concilio di Gerusalemme a proposito della questione della circoncisione. - At 15.

Che cosa ti fa pensare che potrebbe essere che il v. 25 di At 21 sia stato inserito per rafforzare l'idea che i credenti pagani non dovessero osservare la Torah? Il versetto ribadisce invece proprio l’osservanza della Toràh. È un errore attaccarvisi, come fanno in troppi, per sostenere l’idea assurda della cancellazione della Toràh, riducendo tutto alle sole rinunce all’idolatria, al consumo di sangue e di animali soffocati (contenenti quindi sangue) e all’immoralità sessuale”. E dei Dieci Comandamenti, ad esempio, che ne facciamo? La proibizione relativa al sangue sarebbe davvero molto strana se avessero ritenuto di rinunciare alla Toràh! Proprio questa mostra il contrario. Che poi siano ribadite ed enfatizzate quelle quattro proibizioni si spiega con il fatto che quelle particolarmente erano cruciali per i pagani.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

La decisione verticistica era "ai fratelli di Antiochia, Siria e Cilicia che sono delle nazioni".
Non imponeva niente ai giudei o proseliti.

Tecnicamente le altre chiese non nominate non sarebbero state obbligate.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Tempo dopo la discussione pubblica tra Cefa e Paolo testimonia che anche Cefa aveva abitudine di 'mangiare' coi fratelli ex gentili Galati 2:14 : "Tu... vivi come le nazioni e non come i giudei...".
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Se pensiamo teologicamente alla Torah come "insegnamento universale di Dio" a cui tutti gli uomini dovrebbero obbedire, allora non ha senso che i credenti dovessero abbandonarla, ed avrebbe senso che ogni uomo debba conformarsi a quell'insegnamento. Ma se pensiamo alla Torah come "legge ebraica", quello che è in realtà, allora non ha senso che i goyim dovessero conformarsi ad essa e debbano farlo oggi. Noiman e Besasea più volte hanno insistito sul fatto che la legge ebraica era ed è per gli ebrei soltanto (o per chi si circoncide e si converte all'ebraismo) ed è impensabile che un giudeo come Yeshùa la pensasse diversamente. Perché mai doveva farlo, oltretutto, se lui venne solo per le pecore perdute di Israele? Del resto è la Torah stessa a dire questo. Secondo questa legge, ogni uomo maschio che si univa ad Israele doveva essere circonciso e diventare ebreo per poter celebrare Pesach, ad esempio (Es 12:48), o per sposare una donna ebrea; Paolo stesso afferma che la circoncisione prevedeva la sottomissione alla legge ebraica (Gal 5:3, per cui la non circoncisione prevedeva di certo il contrario, non la stessa cosa).

Del resto, i pagani avevano la loro legge, che al tempo di Yeshùa era quella romana. Ogni popolo aveva la sua legge e gli ebrei non hanno mai preteso che i goyim si conformassero alla loro, tranne che nel caso in cui uno intendesse far parte di Israele (proselite), per cui doveva circoncidersi e accettare il "giogo della Torah", espressione che non ha accezione negativa ma indica solo il sottomettersi alla legge del popolo di Israele secondo un concetto giuridico. Se credere in Cristo significava entrare a far parte di Israele, essendo Cristo il messia degli ebrei, risulta logico che i giudei credenti di Gerusalemme pretendessero la circoncisione per i pagani convertiti e la loro sottomissione alla legge ebraica: come si poteva essere considerati membri del popolo di Dio senza essere ebrei? Per cui, sembra assai strano che Pietro e Giacomo fossero disposti a considerare dei pagani loro fratelli senza che essi si circoncidessero. Una donna ebrea non avrebbe mai sposato un uomo non circonciso (Gen 34:14 ss.). Un incirconciso non avrebbe potuto vivere a Gerusalemme pretendendo di essere considerato come un circonciso. Yeshùa stesso afferma che nessun minimo comandamento sarebbe venuto meno (Mt 5:18,19), figuriamoci uno massimo come quello della circoncisione.

È pur vero che la circoncisione nella prima chiesa potesse essere sostituita dal battesimo, che rappresentava una circoncisione spirituale. Io sono molto d'accordo che un goy credente non debba circoncidersi; però, allora, non deve essere chiamato ad obbedire alla legge ebraica: “ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge [Torah]”, che ribaltato significa “ogni uomo che non si fa circoncidere, non è obbligato a osservare tutta la legge”. Tuttavia, le parole di Pietro in At 15:10,12 secondo me sono assai strane per un giudeo osservante; a suo dire il "giogo della Torah" è qualcosa di negativo, esagerato, "un peso" che gli ebrei non sono mai stati capaci di portare; ma questo è un pensiero teologico più vicino ai cristiani che agli ebrei; per gli ebrei la Torah è semplicemente la loro legge, alla quale si deve obbedire come si obbedisce a qualsiasi legge. Si doveva portare quel peso. Vorrei sentire Noiman, da ebreo, cosa ne pensa legggendo queste parole. Il libro di Atti afferma che fu Dio stesso a mostrare a Pietro che i goyim erano degni di essere considerati "puri"; forse perché gli ebrei li consideravano "impuri"? Erano razzisti? No di certo, semplicemente i goyim per gli ebrei erano stranieri con costumi molto diversi, con cui la legge ebraica proibiva di contaminarsi per motivi di conservazione della discendenza e della tradizione (ed è questa la ragione essenziale che sta alla base della sopravvivenza o salvezza di Israele oggi). Per cui, un ebreo non avrebbe mai accettato un goy come fratello al pari di un ebreo, se esso non si fosse fatto circoncidere, e non gli avrebbe mai affidato sua figlia o sua sorella. Per cui, Atti tira in ballo la visione divina di Pietro, essendo questo l'unico modo con cui un giudeo come lui poteva essere convinto del fatto che non c'è differenza tra circoncisi e incirconcisi. Tale evento, che determina l'accettazione dei gentili da parte dell'apostolo, legittima perfettamente anche la visione di Paolo e la sua missione verso i gentili, anzi dà autorità a Paolo. Ma che prove storiche abbiamo di quella visione? E quali fonti abbiamo a conferma della decisione del Concilio o del Concilio stesso? Abbiamo una singola fonte: Atti degli Apostoli.

Capisco che il mio discorso possa suonare un po' "estremo" e diffidente, ma bisogna capire se l'analisi biblica deve prevedere l'accettazione per fede di un testo come "parola di Dio" (atteggiamento religioso), anche se questo testo presenta possibili elementi di discontinuità con i vangeli e l'ebraismo, oppure può prevedere anche l'analisi del testo secondo criteri storici di continuità e conformità. Da un punto di vista prettamente testuale, mi pare che Pietro certamente sostenga che i pagani convertiti non dovessero essere sottomessi al giogo della Torah, pur essendo considerati fratelli, il che significa che erano liberi dalla legge ebraica tranne che per quattro precetti (che vietano comportamenti particolarmente diffusi tra i pagani). Da un punto di vista storico e di conformità, non ha molto senso. Yeshùa, dopo aver detto che nessun minimo comandamento sarebbe dovuto venir meno e dopo aver vietato ai discepoli la comunione coi pagani, avrebbe fatto come Paolo? Avrebbe predicato ai pagani, battezzzandoli? Si, ma solo secondo Mt 28:19. La decisione finale degli apostoli conferma quanto detto da Pietro, cioè che i pagani non dovevano essere sottoposti alla legge ebraica eccetto che per quattro comandamenti:

“Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione; da queste cose farete bene a guardarvi.” – At 15:28-29

"Giogo", "peso", termini che fanno riferimento alla Torah (è di circoncisione che si parla, e la circoncisione prevede assoggettamento alla Torah). Niente circoncisione, quindi affrancamento dalla legge ebraica tranne che per quattro comandamenti. Per il resto, i goyim avevano la loro legge a cui obbedire. C'è un altro modo di interpretare queste parole senza girarci attorno? Sarai d'accordo che gli apostoli – a meno che intendessero violare la Torah – non potessero prevedere che un goy convertito potesse essere libero dal giogo della Torah (e dunque dalla circoncisione! Le due cose vanno sempre insieme); eppure mi pare che il testo non lasci adito a dubbi. E se l'accettazione di Yeshùa prevede l'adesione al suo messaggio, c'è da chiedersi: il rabbi giudeo osservante Yeshùa voleva rivolgersi ai pagani per renderli partecipi dell'appartenenza a Israele esentandoli dalla circoncisione? Se escludiamo Atti degli Apostoli, in che modo possiamo giustificare la conversione paolina dei pagani? Questo per un discorso prettamente di studio, a prescindere dalla fede.
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matteo97
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da matteo97 »

I goyim sono tenuti solo al rispetto dei principi noachici per essere considerati giusti tra le nazioni ed avere la speranza di un posto nell'olam haba. Va detto che questa visione sembra essere stata assunta più nella contemporaneità dove i tassi di antisemitismo sono meno diffusi rispetto all'età antica. Israele al tempo dei patriarchi era circondato da nazioni che osteggiavano il suo diritto a governare la terra promessa: amalechiti, moabiti, edomiti, filistei poi babilonesi, ittiti, egizi e romani ebbero tutti delle contese con Israele e Giuda.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Già alcuni anni prima il centurione Cornelio era diventato fratello battezzato senza essere subito circonciso.

Poteva essere un caso singolo, forse generalizzabile a casi simili di intervento divino, ma non a tutti i gentili senza lo spirito santo, altrimenti non si sarebbe posto anni più tardi il problema della circoncisione.
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Gianni
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Gianni »

Antonio, intendevo risponderti su tutto, ma ho visto poi che le questioni che poni sono troppe e ci vorrebbe un trattato per commentare. Mi limito quindi al solo primo paragrafo del tuo intervento.

Dici che se pensiamo teologicamente alla Torah come "insegnamento di Dio" a cui tutti gli uomini dovrebbero obbedire, allora non ha senso che i credenti dovessero abbandonarla.
Rispondo: non c’è bisogno di pensare alla Torah come "insegnamento di Dio", perché essa è Insegnamento di Dio. La parola stessa Toràh vuol dire proprio “Insegnamento”. Ora, che qualcuno provi a dire – se osa tanto – che l’Insegnamento di Dio non è più valido.

Dici che se pensiamo alla Torah come "legge ebraica", quello che è, allora non ha senso che i gentili dovessero conformarsi ad essa e debbano farlo oggi.
Rispondo: se pensiamo alla Torah come "legge ebraica", siamo fuori strada. La Toràh è Insegnamento di Dio dato a Israele. I rami selvatici pagani sono innestati in Israele e ricevono la linfa da Israele, che è e rimane la radice.

Dici che Paolo stesso afferma che la circoncisione prevedeva la sottomissione alla legge ebraica e citi Gal 5:3.
Rispondo correggendo: prevedeva la sottomissione all’Insegnamento di Dio. E invito a leggere anche queste altre parole di Paolo: “Se l'incirconciso osserva le prescrizioni della legge, la sua incirconcisione non sarà considerata come circoncisione? Così colui che è per natura incirconciso, se adempie la legge, giudicherà te, che con la lettera e la circoncisione sei un trasgressore della legge. Giudeo infatti non è colui che è tale all'esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio”. - Rm 2:26-29.

Dici che sembra assai strano che Pietro e Giacomo fossero disposti a considerare dei pagani loro fratelli senza che essi si circoncidessero.
Rispondo: sembrò strano anche a Pietro e a Giacomo, ma poi lo fecero.

Osservi che Yeshùa stesso afferma che nessun minimo comandamento sarebbe venuto meno.
E dici bene. Ma non si tratta di venir meno, ma di progresso. Non umano, ma voluto da Dio. Così è anche per il sacerdozio e i sacrifici animali.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Direi che mi hai risposto su tutto. ;)

Secondo me c'è un punto da chiarire alla base del ragionamento. È proprio il concetto della Torah come insegnamento o come legge. Se è pur vero che "torah" significa "insegnamento", è pur vero che essa, assieme alla tradizione orale, costituiva il codice giuridico di Israele, l'unica legge che Israele (e non altri popoli) aveva. Fu promulgata appunto da Yhwh Elohim che è il "legislatore supremo" tramite Mosè, che è il legislatore intermediario umano. I destinatari erano unicamente gli appartenenti al popolo di Israele, non altri. Infatti, gli antichi israeliti non hanno mai preteso che gli altri popoli si conformassero alla loro legge in quanto "unica vera legge divina". La letteratura ebraica del tempo parla dei Timorati di Dio e narra che Salomone fece costruire un cortile per i gentili che adoravano Yhwh. E questi Timorati di Dio non avevano alcun obbligo di seguire la Torah. Israele non aveva alcuna legge prima della Torah; è grazie a questa legge che gli israeliti sono divenuti popolo. Per cui, insegnamento si, ma soprattutto codice giuridico. Non credo che alcun ebreo dissentirebbe se si afferma che la Torah è parte integrante del codice giuridico ebraico biblico.

Su Gal 5:3, infatti, Paolo non parla affatto di "insegnamento", ma di "legge", ossia nòmos, che in questo caso fa riferimento preciso alla Torah. Il discorso di Paolo, ebraicamente parlando, non fa una piega: “ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge [nòmos]”. Se trasponiamo la frase al negativo, il risultato non può essere “ogni uomo che [non] si fa circoncidere, è obbligato a osservare [lo stesso] tutta la legge”, o una parte di essa, ma potrà essere solo “ogni uomo che [non] si fa circoncidere [non] è obbligato ad osservare tutta la legge”. Quella ebraica, ma sarebbe stato certamente obbligato ad osservare la legge romana.

Ora, il tema del concilio è la circoncisione e siccome la circoncisione prevede l'osservanza della Torah, la non circoncisione non può prevedere la stessa cosa. Infatti, la decisione finale degli apostoli recita:

“è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione” (At 15:28-29).

In che modo questa dichiarazione affermerebbe che i pagani convertiti potevano evitare di circoncidersi ma erano obbligati ad osservare la Torah? A me pare che dica che dovevano osservare necessariamente solo quattro mitzvot (che poi sono precetti noachidi), senza che "altro peso" fosse loro imposto. Il che è strano, perché anche io, come te e come Paolo, sono convinto che entrare a far parte di Israele significhi dover osservare la Torah. E credo che anche gli apostoli la pensassero così.

Una domanda: un ebreo nella Gerusalemme del II tempio doveva obbedire alla legge ebraica o a quella romana? E un romano che si convertisse ed entrasse a far parte di Israele, a che legge doveva obbedire?
Janira
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Janira »

Salve a tutti,
sto seguendo con molto interesse questa discussione.
Antonio ha scritto " Ora, il tema del concilio è la circoncisione e siccome la circoncisione prevede l'osservanza della Torah, la non circoncisione non può prevedere la stessa cosa. "
È proprio necessariamente così? Non può essere che ora il gentile sia innestato in Israele tramite la fede in Yeshua, il ravvedimento e il battesimo, e che quindi sia solo libero dalla condanna della Torah in caso di violazione involontaria?
Anche per gli ebrei che avevano accettato Yeshua, il "come" osservare la Torah assume un'importanza centrale.
Ultima modifica di Janira il mercoledì 22 gennaio 2020, 10:14, modificato 2 volte in totale.
Janira
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Janira »

Per quel che riguarda i quattro precetti obbligatori, l'argomento era stato affrontato in una discussione e una possibile interpretazione era stata che non fosse una prescrizione definitiva, ma solo un modo più graduale di introdurre il gentile convertito alla Torah.
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