Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

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bgaluppi
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da bgaluppi »

La cosa ironica è che la motivazione per la condanna fu proprio la sua messianicità. Infatti fu scritto "Yeshùa re dei Giudei". I giudei chiesero che la scritta fosse cambiata in "disse di essere re dei Giudei", ma non andò così. Egli morì per essere il re dei giudei. Dici bene, la sua morte fu la prova per i giudei del fatto che non fosse il Messia (anche i discepoli abbandonarono questa idea). Per questo i giudei misero delle guardie, per impedire che il corpo fosse trafugato e i discepoli avessero potuto affermare la sua messianicità. Apparve a pochi perché lui non fu il Messia ben David, e dunque non poteva essere riconosciuto come tale, non essendo maturo il tempo. Ciò che doveva esser fatto era il recupero delle pecore perdute di Israele, e questa missione fu affidata agli apostoli. Per questo lui fu il Messia della casa di Israele.a ha promesso di venire anche come Messia ben David.
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Michele
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da Michele »

Quindi dei due Messia attesi, Yeoshu'a è stato il “Mashiach ben-Yosef”, Messia sofferente, colui che riscatterà la Casa di Israele, ovvero “il Profeta”, ed ha preceduto il “Mashiach ben-David”, il Re, Messia della Casa di Yehudah. Ma quest'ultimo ha disatteso le aspettative del popolo e Yeoshu'a verrà di nuovo questa volta in veste di Mashiach ben-David?
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bgaluppi
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da bgaluppi »

Così ha detto lui, applicando a sé stesso Dn 7:13.
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Michele
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da Michele »

E qui si apre una biforcazione, la tradizione e la scrittura. Sembra quasi che la tradizione abbia più importanza della scrittura
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bgaluppi
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da bgaluppi »

Mattia, certo, ma infatti Yeshùa è il ben David. Adesso, ma non prima della risurrezione. Il ben David, nasce dopo aver montato l’asino, secondo l’interpretazione di Bekhor (che non conoscevo ed è molto bella). Vince la materia e diventa ben David. È ciò che dice Paolo, Rm 1:4. Se lui si fosse mostrato al Sinedrio dopo la risurrezione, lo avrebbero accettato?
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bgaluppi
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da bgaluppi »

"Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto." - Dn 7:13,14

Figlio d'uomo è l'essere umano, ma la visione presenta uno "simile" ad un uomo, dunque non è propriamente un uomo. Giunge fino a Dio. Gli viene dato il potere. Dopo la risurrezione, sale al Padre per il covone e torna, dicendo che ogni potere gli è stato dato. I Vangeli identificano Yeshùa come ben David solo dopo la risurrezione.
tom anad
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da tom anad »

Galuppi
hai scritto:
“Io e il Padre siamo uno”. Qui Yeshùa non si sta innalzando al livello del Padre, ma sta esprimendo il concetto di unità spirituale ed intima che esprime anche nei confronti degli apostoli e dei credenti: “Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi” (Gv 17:11); “Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (ibidem 20,21). Di certo, Yeshùa non sta chiedendo che i discepoli diventino Dio.

Questa è la tua traduzione e la tua interpretazione, ma andiamo ad esaminarla:
Tu dici "affinché siano uno come noi".
Ci sono due NOI,
1) i credenti devono essere UNO (cioè in unità) concetto ribadito molte volte nelle scritture;
2) Dio e Gesù sono UNO (cioè in unità), ma nella seconda unità non ci sono i credenti c'è solo Dio e Gesù.
quindi non è corretto dire che Yeshùa sta chiedendo che i discepoli diventino Dio poiché l'unità si ha tra credenti e tra Dio e Gesù, ma sono due distinte unità.
Riflettici su
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bgaluppi
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da bgaluppi »

Tom, c’è poco su cui riflettere. Forse ti è sfuggito questo:

“che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi

Unità dei credenti; unità tra Yeshùa e Dio; unità tra credenti, Yeshùa e Dio. O anche i credenti sono Dio, oppure l’unità con Dio di cui parla Yeshùa è puramente spirituale.
tom anad
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da tom anad »

Galuppi

aspettavo questa citazione e l'ho lasciata per poterla commentare separatamente.
tu giustamente scrivi:
“che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi”

che siano tutti uno tutti chi? i credenti.
e come TU o Padre sei in Me e io sono in Te qui Gesù dice che Lui è nel Padre come il Padre è in Lui. Quindi una comunione paritaria tra Dio e Gesù.
anch'essi siano in NOI qui Gesù definisce ESSI l'unità tra i credenti che debbono essere in NOI.
Il Signore ribadisce la differenza tra l'unità dei credenti chiamandoli "essi" e l'unità col Padre. Infatti Gesù non a caso usa il termine NOI per indicare un'unità diversa (tra Lui e il Padre) che nella sua unità è in comunione con l'unità di essi (i credenti)
Vedi che la distinzione tra le due unità viene anche rimarcata nel passo che tu hai citato per dimostrare il contrario.
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bgaluppi
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Re: Io e il Padre siamo una cosa sola»" (Gv 10,30)

Messaggio da bgaluppi »

Noiman direbbe: "cortocircuito?". Sto scherzando. :))

Come al solito si cerca di trovare giustificazioni attraverso ragionamenti senza conoscere il testo greco. Ma è comprensibile, perché la traduzione spesso lo consente, mentre il greco no. In realtà, non ci sarebbe bisogno di vedere il greco, ma vediamolo.

“Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (NR)

Οὐ περὶ τούτων δὲ ἐρωτῶ μόνον, ἀλλὰ καὶ περὶ τῶν πιστευόντων διὰ τοῦ λόγου αὐτῶν εἰς ἐμέ, ἵνα πάντες ἓν ὦσιν, καθὼς σύ, Πατήρ, ἐν ἐμοὶ κἀγὼ ἐν σοί, ἵνα καὶ αὐτοὶ ἐν ἡμῖν ὦσιν, ἵνα ὁ κόσμος πιστεύῃ ὅτι σύ με ἀπέστειλας.

Abbiamo una costruzione col verbo erotào (prego) e la congiunzione ìna (affinché), che stabilisce il fine della preghiera e compare due volte: 1. affinché i credenti siano uno tra loro, come Yeshùa è uno con Dio e 2. affinché siano uno con Yeshùa e Dio. Nota che la NR aggiunge un "e" che non compare sul testo ("e come tu, Padre...).. Traducendo letteralmente, viene così:

"Non per questi prego soltanto, ma anche per quelli che credono attraverso la parola di loro [dei Dodici] in me, [prego] affinché tutti uno siano, come tu Padre [sei] in me e io in te, [prego] affinché anche loro in noi siano.

La frase "come tu Padre sei in me e io in te" è collegata a ciò che precede, non a ciò che segue; dunque "affinché i credenti siano uno come tu sei in me e io in te". Poi, compare di nuovo ìna (affinché), che è sempre collegato a erotào e stabilisce il fine della preghiera. Dunque, la preghiera di Yeshùa è finalizzata a chiedere che i credenti siano uno tra loro (come Yeshùa è uno con Dio) e uno con Yeshùa e Dio. Si tratta di unità spirituale tra Dio, Yeshùa e i credenti. Infatti, Yeshùa è "primogenito di molti fratelli" (Rm 8:29) e Dio sarà "tutto in tutti" (1Cor 15:28).

La ND traduce meglio, perché mette un punto e virgola dopo "come tu, o Padre, sei in me e io in te" e collega giustamente la frase a ciò che precede, come ho spiegato (ma poi omette di tradurre ìna la seconda volta, anche se questo non cambia molto il senso, anzi aiuta a collegare il terzo ed ultimo ìna):

“Or io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch'essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.”

Mi spiace Tom, ma certi ragionamenti possono funzionare in chiesa, ma non nello studio biblico.
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