Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

speculator

Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da speculator »

Gesu' non aveva autorita' di abrogare una legge di Dio.
Anche se alcune tradizioni mettevano i dotti prima della legge Gesu' non ci ha mai pensato.

Letteralmente kata lysai significa sciogliere a terra quindi rendere nulla una legge.
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bgaluppi
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Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da bgaluppi »

Infatti, speculator, katalùo significa "sciogliere giù". Ma cosa intende secondo te con πληρόω ? Che significa per te "rendere piena" la Torah?
speculator

Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da speculator »

Rispondeva a false accuse.
Dice che non è venuto per abrogare la legge ma compierla, osservarla perfettamente.

Questo comprende la distruzione totale dei suddetti accusatori.
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bgaluppi
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Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da bgaluppi »

Mi piacerebbe sentire che ne pensa Gianni. La tua tesi è interessante, non ci avevo mai pensato. Tuttavia, il modo in cui lui obbediva alla Torah andando "alla fonte", esaltandone il contenuto profondamente spirituale e prendendo le distanze da certe riforme farisiache che riteneva eccessivamente legalistiche e distanziavano dalla "genuina" obbedienza, potrebbe giustificare le parole "sono venuto per renderla piena". Del resto, uno degli insegnamenti dei maestri di Israele sul Messia è che rivelerà (e metterà in pratica) la Torah in un modo più profondo e nuovo.
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Gianni
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Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da Gianni »

Per verificare la tesi di Speculator, il contesto in cui Yeshùa disse le sue parole è fondamentale. Dicendo “comprende la distruzione totale dei suddetti accusatori”, Speculator per primo ricorre al contesto, anche se non si sa bene quale sia.

Con Mt l’esegeta di trova in realtà davanti al problema di non poter disporre di un contesto allargato. Matteo, tra i tre sinottici, ha infatti la particolarità di disseminare tutto il contenuto del suo Vangelo in cinque grandi discorsi predominanti. Con questa operazione, tipica di Matteo, il contento storico-originale non è più disponibile. Ci rimane solo il contesto strettamente immediato, che in Mt 5:17-20 è del tutto mancante.*
In questi casi l’esegeta si avvale degli altri due sinottici cercandovi i testi paralleli così da trovare in quelli un contesto più allargato. Ora, l’unico parallelo del passo mattaico nei sinottici ci è dato da Lc 16:17: “È più facile che passino cielo e terra, anziché cada un solo apice della legge”. Il contesto nel brano lucano lo troviamo ai vv. precedenti, dal 14 al 16: “I farisei, che amavano il denaro, udivano tutte queste cose e si beffavano di lui. Ed egli disse loro: «Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; perché quello che è eccelso tra gli uomini, è abominevole davanti a Dio. La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni; da quel tempo è annunciata la buona notizia del regno di Dio, e ciascuno vi entra a forza»”.

Ora forse avete qualche dato in più. Sono curioso di vedere cosa ne tirerete fuori.


* In Mt il Vangelo di Marco è costantemente seguito come trafila, da cui l’ex esattore di tasse si scosta solo per introdurvi materiale proprio. Matteo di avvale anche di una collezione di “detti” (i lòghia o discorsi; fonte Q), che sono probabilmente i detti di cui parla Papia e che sarebbero stati scritti originariamente da Matteo in aramaico. La terza componente di Mt è costituita da una parte propria non comune né a Marco né a Luca, e che presenta probabilmente delle esperienze personali dell’autore.
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bgaluppi
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Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Gianni. Io credo che l'elemento chiave sia il versetto 20, in cui la congiunzione γάρ collega con ciò che precede:

“Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli”.

Il termine "dikaiosùne", giustizia, fa riferimento all'osservanza; gli scribi e i farisei praticavano un'osservanza legalistica (ciò è dimostrato dalle numerose takanot promulgate dai farisei, che "caricavano" il comandamento di regole e comportamenti ritenuti da Yeshùa inutili e dannosi); Yeshùa, dunque, spiega ai discepoli che per entrare nel regno di Dio era necessario "superare" quella giustizia, in cui è usato il verbo περισσεύω (perissèuo) che ha un significato simile a pleròo e per questo vi si ricollega: "eccedere una certa misura", "abbondare". Dunque, i discepoli avrebbero dovuto abbondare in giustizia, esattamente come Yeshùa era venuto per obbedire alla Torah in modo "traboccante".
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Gianni
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Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da Gianni »

Ottima osservazione, Antonio! Quel gar stabilisce un collegamento al contesto, contesto che non è narrato ma che possiamo intuire in forza proprio di quel gar.
speculator

Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da speculator »

Rendere piena la legge contro esigenze farisaiche e' certo.
La legge comprende le benedizioni e le maledizioni e guai a chi non la osservava sparlando contro Gesu'.
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Tony
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Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da Tony »

Infatti dal versetto 20 non fa altro che riprendere alcuni insegnamenti della legge per "superarli" in giustizia .
speculator

Re: Non per abrogare, ma per adempiere. Mt 5:17 ss.

Messaggio da speculator »

Gli scribi e farisei lo volevano ammazzare e dicevano che era un samaritano ed espelleva demoni per autorita' di satana ecc.

La giustizia Dei discepoli dove a evitarli.
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