Rm 4:15

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Israel75
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Re: Rm 4:15

Messaggio da Israel75 »

Rm4:9 Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi? Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia. 10 In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso;

Per come la vedo io si riferisce a chi pur non conoscendo la Torah per buon senso è comunque una brava persona. Il problema nasce (forse) quando la si conosce si pensa di seguirla e poi si finisce con l'essere ipocriti o vantarsene o farlo pesare ... o:-) o:-) o:-) ...
ma sto andando molto "a intuito".... :-J :-J :-J
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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bgaluppi
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Re: Rm 4:15

Messaggio da bgaluppi »

Bruno, credo tu sia sulla strada giusta. Queste parole di Paolo vanno lette tenendo conto del pensiero ebraico biblico.

“Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato.” — Rm 3:19,20

“La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione” — Rm 5:20

ὀργή (orghè) indica l'accumularsi di un forte sentimento di indignazione per qualcosa che sfocia lentamente in ira. È quasi sempre riferito a Dio, il quale viene antropomorficamente dipinto come iracondo e desideroso di vendetta per le trasgressioni commesse dagli uomini. La legge ancor più produce ciò, in quanto “dà la conoscenza del peccato”, e dunque nel momento in cui si conosce ciò che è sbagliato fare ma si perdura nel farlo, ancor più siamo colpevoli davanti a Dio e produciamo la Sua “ira”. Dunque, la legge produce ira (da parte di Dio), in quanto mette in evidenza le trasgressioni. Io lo leggo così.

“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia.” — Rm 1:18

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.” — Gv 3:36
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bgaluppi
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Re: Rm 4:15

Messaggio da bgaluppi »

Certamente, perché la Torah contiene insegnamento di Colui che ha creato l'universo e tutto ciò che contiene. Le leggi di vita di Dio valgono per ogni uomo e per ogni cosa del creato. Non devi fare dell'enunciato di Paolo regola assoluta, altrimenti saremmo legittimati a pensare che sia meglio non conoscere la legge di Dio per evitare di trasgredire; dunque, non conoscendo la legge, potremmo serenamente commettere adulterio o anche uccidere e pensare di far cosa buona. Le parole di Paolo vanno lette nel contesto. Paolo parla di eredità della promessa, che fu fatta ad Abraamo non in base alle opere della legge ma alla fede.

Prova a leggere il passaggio omettendo il v. 14:

13 Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede. 15 Poiché la legge produce ira; ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione. 16 Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.

I due γὰρ (poiché, infatti) dei vv. 14 e 14 rispondono al v. 13, e il γὰρ del v. 13 risponde all'enunciato del v. 12: la promessa fu fatta ad Abraamo quando era ancora incirconciso.
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bgaluppi
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Re: Rm 4:15

Messaggio da bgaluppi »

È un'espressione in senso generale: “se non hai una legge, come puoi trasgredirla”? Leggiti tutto il capitolo, ricordando che Paolo qui vuole mettere in evidenza che l'eredità fu promessa per fede affinché fosse garantita a tutta la discendenza, che include Israele e stranieri, ossia le pecore dell'ovile e quelle perdute, affinché tutto Israele sia salvato (Rm 11:26). Se la salvezza non fosse per grazia in base alla fede, ma per le opere della legge, non potrebbe salvarsi nessuno.
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bgaluppi
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Re: Rm 4:15

Messaggio da bgaluppi »

Sono concetti bellissimi ma molto difficili. Mi viene in mente la “conoscenza” di Genesi. La conoscenza produce morte: “dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Gn 2:17); la Torah (che è conoscenza di ciò che è bene e ciò che è male: “Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male...”, Dt 30:15 ss.) produce morte. Ma in che senso? Possibile che Dio voglia che l'uomo resti ignorante e che la Sua Torah sia fonte di morte invece che di vita?

La conoscenza è consapevolezza che ci mette a nudo (“erano nudi”, ricordi?), evidenzia la nostra inadeguatezza e incompletezza, ci fa capire di essere imperfetti e mortali pur avendo in noi un seme che ci fa aspirare alla perfezione e all'immortalità. La Torah fa lo stesso, mette in evidenza la nostra incapacità di obbedire a Dio (qual'è l'uomo che può dire di aver messo in pratica tutta la Torah?); e la disobbedienza — ossia la trasgressione — produce la morte (Gc 1:15; 1Gv 3:4). Per questo la salvezza fu promessa sulla base della fede come dono di Dio (grazia), perché fosse sicura (Rm 4:16).
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