Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da bgaluppi »

Ok ottimo, procediamo con Paolo. Solo un attimo.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da bgaluppi »

PARTE SECONDA
La 1Cor è la lettera che ci offre il pensiero di Paolo sulla risurrezione. A questa aggiungerò un piccolo passaggio da Romani, importante per chiarire ulteriormente ciò che viene detto in 1Cor 15, e uno da 1Tes, tutto in traduzione Nuova Riveduta. I vv. che ci interessano innanzitutto sono 42-44:

“42 Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 43 è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; 44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale.”

Paolo contrappone la carne allo spirito, ma ciò non deve indurre a pensare che la risurrezione sia di tipo “spirituale”, cioè esente dal legame con un corpo fisico; infatti, se pur il corpo seminato corruttibile risorge incorruttibile, se il corpo naturale risorge spirituale, pur sempre di corpo si tratta. A conferma del fatto che i risorti, per Paolo, non sono semplici “spiriti” o anime del tutto prive di materialità, possiamo citare Rm 6:5:

“Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua.”

La risurrezione dei credenti sarà come quella di Gesù. Ciò è logico, perché se i credenti sono destinati a diventare “figli di Dio”, devono essere come Cristo, che lo diventa con la risurrezione (cfr. Rm 8:19,21 e 1:4). Gesù non risorge “in spirito”, da intendersi come forma incorporea, ma con un corpo fisico (il suo, ancora integro), pur rinnovato e dotato di caratteristiche nuove. Egli ha ancora i segni della crocifissione, afferma di essere “in carne ed ossa” e non uno spirito, mangia con i discepoli, ma passa anche attraverso porte chiuse, scompare improvvisamente per riapparire improvvisamente altrove (queste caratteristiche sono narrate da Lc e Gv, non Mr e Mt). Dunque, il suo corpo è lo stesso ma è rinnovato, evoluto ad un livello sovrumano. Dunque, Paolo assimila la condizione dei corpi dei risorti a quella del Cristo risorto.

Continuando con 1Cor 15, i vv. 50-51 forniscono ulteriori dettagli:

“50 Ora io dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare l'incorruttibilità.
51 Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati”

Il corpo attuale non può diventare incorruttibile, dunque è necessario che venga trasformato. Ma resta corpo, non diventa puro spirito, come osservato sopra; del resto, Paolo stesso contrappone la materia allo spirito, per cui la stessa definizione di “corpo spirituale”, che sembra di per sé contraddittoria, sta ad indicare piuttosto una condizione nuova, che non obbedisce più alla corruttibilità della carne ma all'incorruttibilità dello spirito (peccato/purezza). Ma sempre corpo resta, potremmo dire sottoposto a leggi fisiche nuove e diverse. In questo senso, la condizione dei risorti secondo Paolo sembra coincidere con quella descritta in Apocalisse, in cui i risorti, pur riacquisendo un corpo, non sono più sottoposti alla corruttibilità e alla morte.

In 1Tes 4:15-17, è detto: “15 questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; 16 perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; 17 poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore”.

Qui Paolo non parla più in merito alla condizione dei risorti, ma piuttosto alla modalità di risurrezione, ed introduce il tema del rapimento dei credenti ancora vivi al ritorno di Cristo, per “incontrare il Signore nell'aria” (non “in Cielo”). Sembrerebbe una condizione diversa, tuttavia non contraddice necessariamente quanto detto nella 1Cor, in quanto i corpi trasformati possono benissimo spostarsi nell'aria (del resto, Gv e Lc ci dicono che Gesù poteva comparire e scomparire). Inoltre, il fatto che i risorti “rapiti” siano “per sempre con il Signore” non implica che vadano in cielo, perché il Signore è sceso sulla terra, raduna gli eletti (rapimento) e il regno eterno di Dio di Apocalisse si realizza in terra. Paolo sembra concordare con Apocalisse anche sulla prima risurrezione: prima risuscitano i morti in Cristo (i martiri della fede, Ap 20:4, cfr. 1Cor 15:23) e i credenti rimasti fedeli (che non avevano adorato la bestia). Inoltre, i risorti sono “glorificati con lui [Cristo]” (Rm 8:17), dunque regnano con lui, come in Ap 20:1-4.

Sul regno millenario e sulla risurrezione di tutti gli altri, Paolo ci dice che “bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte” (1Cor 15:25-26) e, attraverso Atti 24:15, che “ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti” e ciò potrebbe coincidere con la seconda risurrezione (Ap 20:11-15), in cui tutti i morti tornano in vita per essere giudicati secondo le loro opere (tra questi ci sono necessariamente giusti ed ingiusti, perché quelli che hanno il nome scritto nel libro della vita non sono condannati e dunque sono giusti). Paolo annuncia anche il regno di Cristo e le battaglie, fino alla distruzione della morte e alla realizzazione del Regno di Dio, come in Ap 20.

In conclusione della disamina su Paolo, credo si possa affermare che non sussistano contraddizioni con quanto rivelato dall'Apocalisse di Giovanni. Paolo ci dà meno informazioni, non dice molto sul mondo avvenire, ma ciò che dice conferma il testo giovanneo.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da bgaluppi »

Scusa, Tiger, in che senso “spirituali”? Perché se di corpi stiamo parlando, non stiamo parlando di “anime” in senso cristiano. Un corpo può essere svincolato dalla materia? E Cristo risorto non aveva un corpo?
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da bgaluppi »

TERZA PARTE
Nei Vangeli ci sono tre passi che devono essere presi in considerazione per la risurrezione, più alcuni versetti in cui Gesù dà indicazioni importanti. Il primo è Gv 5:24-29:

“24 In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25 In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno. 26 Perché come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso; 27 e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il Figlio dell'uomo. 28 Non vi meravigliate di questo; perché l'ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; 29 quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio.”.

Al v. 24 viene esposto il concetto generale, secondo cui il Figlio dell’Uomo può redimere gli ingiusti e salvarli dal giudizio che li attende; il verbo ἀκούω (akùo) ha il doppio significato di ascoltare nel senso di “comprendere” e dunque “mettere in pratica ciò che si è compreso”. Chi “ascolta” la parola (τὸν λόγον) è colui che comprende e dunque fa ciò che ha compreso e “non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”, per cui essendo passato dalla condizione di morte alla vita significa che prima era condannato ma ora non viene più giudicato, dunque è redento. Qui Gesù fa riferimento a τὸν λόγον, il discorso, che indica non tanto il suono della voce ma l’insegnamento.

Il v.25 usa vari tempi verbali: “l’ora è già venuta”, in cui è usato il presente indicativo (“è adesso”, νῦν ἐστιν) e “i morti udranno” la voce (φωνή), in cui è usato il futuro indicativo (οἱ νεκροὶ ἀκούσουσιν). Poi usa il participio aoristo (che indica il completarsi di un’azione nel passato) unitamente al futuro, οἱ ἀκούσαντες ζήσουσιν, “quelli aventi udito vivranno” (dunque vivono dopo aver udito). Inoltre, qui si parla di “morti”, a differenza del v.28 in cui si parla di “quelli che sono nelle tombe”; i morti sono in realtà viventi al tempo di Gesù ma ingiusti, che in quanto tali è come se fossero morti (come in Mt 8:22), mentre coloro che sono nelle tombe sono i deceduti. L’ora in cui questi “morti” udranno la voce, che qui non è più lògos (discorso) ma fonè (suono), è adesso, ma i morti non l’anno udita ancora.

Il v.28 recita: “l'ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori”. Qui l’ora non è ancora presente, ma deve venire. Quelli che odono la voce (fonè) non sono più “i morti” ma “coloro che sono nelle tombe”, ossia tutti i deceduti di ogni tempo. I deceduti escono dalla tomba, non in senso letterale come degli zombie (anche perché nella maggioranza dei casi il loro corpo non esisterà più), ma in ogni caso la descrittività della scena fa pensare alla riacquisizione di un corpo. Tra questi uomini ci sono giusti e ingiusti, i quali saranno giudicati “ciascuno secondo le sue opere” (Ap 20:13), quelli che “hanno operato bene” (giusti) e quelli che “hanno operato male” (ingiusti). Questa è la cosiddetta seconda risurrezione di cui parla Apocalisse, la risurrezione dei giusti e degli ingiusti di Atti 24:15.

Ciò che non si riesce ad inquadrare bene sono i “morti” (non “quelli che sono nelle tombe”) del v.25. A cosa fa riferimento “l’ora che viene, anzi è già venuta”, e quando i morti udranno la voce? Una peculiarità è anche il fatto che Gesù, in questo versetto, faccia riferimento al Figlio di Dio, cosa che non fa mai durante tutta la sua predicazione e neppure dopo la risurrezione, ma allo stesso tempo al Figlio dell’Uomo nel v.27, in cui è espresso il concetto enochico del giudice escatologico. Quello che mi viene da pensare è che il v.25 sia in realtà la spiegazione del 24:

“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita [princìpio generale]. In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno [chiarificazione: chi dovrà ascoltare ora, mentre Gesù è in vita, sono “i morti”, ossia gli ingiusti, che vivranno se ascoltano e dunque possono essere salvati dal giudizio]”. Questo è conforme al fatto che sia il Battista che Gesù predicano il ravvedimento in vista dell’imminente giudizio e del Regno di Dio, e Gesù afferma di essere venuto per “i malati”, chi ha bisogno del medico, dunque per gli ingiusti e non per chi è già giusto (cfr. Mr 2:17). Il malato che ascolta Gesù ora, nel suo presente, non andrà in giudizio ma sarà già passato alla vita; questi possono essere gli eletti della cosiddetta “prima risurrezione” di Ap 20:4, esenti dal giudizio finale; la fede è garanzia di riscatto immediato ed elezione.

In Gv 5, dunque, si parla non di due risurrezioni fisiche, ma di una: quella dei giusti e degli ingiusti, che vengono giudicati secondo le loro opere. Tale risurrezione ha lo scopo di consentire che tutti gli uomini che hanno vissuto siano sottoposti a giudizio (e perché ciò accada, devono essere riportati in vita, perché non si può giudicare un essere umano che è tornato alla terra). La prima risurrezione può tuttavia essere inquadrata simbolicamente nel riscatto immediato e nella “vivificazione” di chi, prima della morte, ascolta la parola di Gesù (e dunque, da morto, diventa vivente spiritualmente). Quello di cui qui non c’è traccia è il regno millenario, come espresso da Paolo e da Apocalisse. Infatti Giovanni non sembra parlare di un regno terreno, ma dice che “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui” (18:36) e dunque il Regno di Dio è un regno celeste (l'opposto del mondo, la sfera terrena, è il cielo, la sfera celeste), che si espleta dopo il giudizio e a cui si accede attraverso la redenzione o le opere giuste. Gesù riscatta ora nel suo presente chi lo ascolta, e dopo (alla sua venuta escatologica, nell’ora che viene) i resuscitati giudicati secondo le loro opere.
noiman
Messaggi: 2001
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da noiman »

Bravo Antonio, senza "urlare" ingrandendo i caratteri delle lettere, sei molto
efficace.
Noiman
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da bgaluppi »

Vedo che scrivi libri interi, evidentemente hai mooolto tempo, quello che io non ho.
Beh, adesso che non vado a lavoro durante il giorno mi occupo di mia mamma, che vive con me, e di mia figlia, dunque vado a fare la spesa, cucino, pulisco, faccio la lavanderia, studio il violino al mattino (è il mio mestiere), poi porto fuori mia figlia, le faccio fare i compiti e la sera, dopo aver cucinato e messo a letto mia figlia, riesco a studiare, leggere e scrivere (a volte fino a tardi) ... ;)
speculator2
Messaggi: 1222
Iscritto il: domenica 2 febbraio 2020, 21:27

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da speculator2 »

In Luca "....in effetti non possono neanche più morire poiché sono come gli angeli in cielo..".
Questa frase, una volta identificato il oggetto, ha un senso compiuto.

Con la similitudine del "sono come", che viene in secondo tempo dopo "non possono neanche più morire", non si stabilisce nessuna uguaglianza o corrispondenza.

Gesù si limita a dire che, "in effetti non possono neanche più morire" (che è il nocciolo della questione che interessa tutti) ed aggiunge "poiché sono come gli angeli in cielo".

In sintesi è un discorso sul matrimonio e sulle sue regole, e sulla vita eterna, e non su come sono gli angeli in cielo, perché non so bene COME vanno le cose in cielo.
speculator2
Messaggi: 1222
Iscritto il: domenica 2 febbraio 2020, 21:27

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da speculator2 »

Durante il millennio, eliminate persone come Giuda, Gesù assieme agli apostoli mostrerà cosa l'uomo può fare con la sua guida. Questo è il giudizio dei salvati che avverrà nei mille anni.
Verranno anche riportate in vita e in servizio molte persone meritevoli.

Dopo mille anni gli uomini, riportati tutti alla perfezione adamica, superata una prova finale saranno considerati figli di Dio e "verrano alla vita" .
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da bgaluppi »

QUARTA PARTE
I sinottici non parlano molto della risurrezione dei morti, ma ci danno alcune indicazioni chiare e concise:

Nella discussione coi sadducei, che non credevano alla risurrezione, Gesù afferma che “quando gli uomini risuscitano dai morti ... sono come angeli nel cielo”; inoltre aggiunge: “non avete letto nel libro di Mosè, nel passo del pruno, come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è Dio dei morti, ma dei viventi. Voi errate di molto” (Mr 12:25-27).

Da queste semplici considerazioni, riportate da tutti i sinottici, si evince chiaramente che il Regno di Dio (o dei Cieli, a seconda del vangelo) riguarda una sfera metafisica e non terrena. In Mt e Lc, oltretutto, è enunciato il cosiddetto “rapimento” di alcuni all'avvento del Figlio dell'Uomo, in stile enochico (Enoch viene “preso” da Dio):

“due saranno nel campo; l'uno sarà preso e l'altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l'una sarà presa e l'altra lasciata” – Mt 24:40-41

“Io vi dico: in quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato. Due donne macineranno assieme; l'una sarà presa e l'altra lasciata.” – Lc 21:34-35

I sinottici, come Giovanni, non fanno accenno ad un regno millenario sulla terra governato dal Cristo e dagli eletti intronizzati, come traspare da Paolo ed è chiaramente espresso da Apocalisse.

Il lettore che accetta le Scritture Greche canoniche come ispirate, dovrà concludere che non era tempo che certe cose fossero conosciute e che siano state rivelate successivamente e progressivamente a Paolo e al veggente di Apocalisse; dunque, la rivelazione completa si ha nell'insieme dei libri, che vanno armonizzati, e non nei singoli libri. Il problema è che non si può armonizzare una dottrina che è diametralmente opposta ad un'altra. Così facendo, inoltre, si trascura di individuare certe differenze dottrinali che sono fondamentali e si fallisce nel comprendere a fondo chi probabilmente era Gesù e cosa probabilmente disse e nel comprendere un testo e il pensiero del suo autore nel tempo in cui fu scritto, cosa che uno studioso deve sempre fare; dopo Qumran, si è scoperto che il panorama giudaico nel periodo del Secondo Tempio era estremamente variegato, molto più di quanto si pensasse, e questo è un fatto che si riscontra nelle Scritture Greche e che oggi non può più essere ignorato per difendere l'idea di un corpus unico di scritti ispirati. Questo lo si potrebbe sostenere, al limite, se possedessimo gli originali; ma non possediamo neppure la prima copia, né la copia della copia della copia. Le edizioni critiche moderne si basano su manoscritti che, nel migliore dei casi, risalgono al III-IV secolo, dunque la tesi dell'ispirazione del testo greco come ci è pervenuto decade, considerato il fatto che sono gli stessi Padri della Chiesa a dichiarare quanto gli scritti venissero modificati, anche intenzionalmente.

Il lettore che esamina le Scritture Greche da un punto di vista storico-critico, invece, giungerà ad una conclusione diversa; Gesù era un giudeo apocalitticista di stampo enochico ed essenico, infatti la sua dottrina sul Figlio dell'Uomo-Messia giudice del mondo rispecchia il Libro di Enoch, e lo stesso vale per le parabole da lui utilizzate; ma alcuni suoi insegnamenti sono anche vicini a quelli degli esseni e dei farisei del suo tempo, per cui è possibile riscontrare in lui una molteplicità di tradizioni che lo influenzano. La visione escatologica di Gesù, apocalitticista e di stampo enochico, riguarda il riscatto degli ingiusti, il giudizio del mondo, la sconfitta del male e della morte e l'ingresso dei giusti nel Regno di Dio celeste. Paolo, invece, formula una dottrina nuova, che presenta l'espletarsi di un regno terreno governato dal Cristo e dai suoi eletti, in cui il Cristo sconfiggerà i suoi nemici per poi consegnare il Regno a Dio; accenna anche ad un giudizio divino e ad una nuova creazione (Rm 8:21), di cui però non parla molto. Apocalisse, quasi cinquant'anni dopo, riprende molto da Paolo e offre una suggestiva descrizione del realizzarsi del Regno di Dio celeste sulla terra, in cui non sono i giusti ad andare in cielo ma è la Gerusalemme celeste a scendere sulla terra, in una nuova creazione in cui non esisteranno più né peccato né morte. Si tratta di autori diversi, che scrivevano ad un'audience diversa in periodi storici diversi e per motivi diversi.
Avatar utente
matteo97
Messaggi: 423
Iscritto il: lunedì 14 gennaio 2019, 13:14

Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti

Messaggio da matteo97 »

Aggiungo una premessa a quanto detto da Antonio, rispondendo anche ai dubbi di speculator. Il libro dell'Apocalisse di Giovanni è una rivelazione divina intrisa di immagini visive, prese in prestito dall'AT (una rivelazione per certi versi simile a quella della Commedia dantesca). L'autore le presenta come una sorta di caleidoscopio di immagini, sovrapponendole a vicenda, facendo affidamento su ulteriori immagini simboliche per descrivere l'immagine finale. In quando tale, non può essere interpretata come una semplice previsione cronologicamente datata di eventi storici. Le immagini della nuova Gerusalemme e delle vie di Dio hanno lo scopo di decostruire quelle gentili di Babilonia e delle sue vie. In una delle applicazioni precedenti, i primi cristiani (quelli veri!) che vissero all'interno della "Babilonia" dell'impero romano furono soggetti alle sue immagini, alle sue visioni del mondo ecc. La Rivelazione giovannea perciò consentì loro di re-impostare le proprie prospettive future in virtù dei disegni divini. E' un libro che è destinato a un pubblico specifico, di quei giorni in vista della fine di quei giorni. Utile sì, ma tutt'al più come ricerca storica documentaria. Altrimenti perchè non credere all'esistenza dell'Inferno dantesco? Anch'esso si qualifica come letteratura ispirata da Dio. Tra l'altro ci sarebbe una contraddizione in termini tra l'anima spirituale e l'inferno materiale.
Rispondi