Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Corruttibile e' il corpo umano, anche quello perfetto.
Incorruttibile e' una caratteristica divina; ma non e' indistruttibile.
Incorruttibile e' una caratteristica divina; ma non e' indistruttibile.
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Se quelli che sono morti in spirito non si rialzano in spirito per servire Dio (ma certo non e' cosi' e si danno da fare) allora questi lazzaroni dicono: "faremo i necessari cambiamenti vitali domani" cioe' "domani moriremo", "Gesu' non e' ancora in piedi".
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
"mangiamo e beviamo che domani moriremo" era una espressione epicurea ma Paolo non parlava agli epicurei ma a cristiani che prendevano il pane e il vino.
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
http://www.archivio-torah.it/ebooks/resurrezione.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
Molto interessante dal punto di vista ebraico.
Da torah.it
Molto interessante dal punto di vista ebraico.
Da torah.it
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
"Mangiamo e beviamo che domani moriremo" io li capisco così: essendo noi stati unti con spirito santo (mangiare e bere al pasto serale) e aspettando il posto in cielo, dobbiamo solo aspettare di morire e andare in cielo. Poco conta che ci sforziamo di fare grossi cambiamenti (morire simbolico).
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Ciao speculator, queste parole vanno ricollegate al v. 12 in cui Paolo dice: "Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c'è risurrezione dei morti?". Subito dopo dice: "Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede." (vv. 13-14).
Dunque, se i morti non resuscitano - come alcuni tra i discepoli credevano - allora il Cristo non è resuscitato e dunque la fede è inutile; quindi, "mangiamo e beviamo, perché domani morremo" (come fanno quelli che non credono nella risurrezione).
Dunque, se i morti non resuscitano - come alcuni tra i discepoli credevano - allora il Cristo non è resuscitato e dunque la fede è inutile; quindi, "mangiamo e beviamo, perché domani morremo" (come fanno quelli che non credono nella risurrezione).
- Alen.chorbah
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- Iscritto il: venerdì 31 marzo 2017, 20:42
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Speculator qual'e il collegamento scritturale che fai per abbinare unzione con lo spirito/pasto serale/risurrezione celeste?speculator ha scritto:"Mangiamo e beviamo che domani moriremo" io li capisco così: essendo noi stati unti con spirito santo (mangiare e bere al pasto serale) e aspettando il posto in cielo, dobbiamo solo aspettare di morire e andare in cielo. Poco conta che ci sforziamo di fare grossi cambiamenti (morire simbolico).
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Lo spirito rende testimonianza con noi che siamo suoi figli.
Molti sono chiamati ma pochi sono eletti.
Mangiate....bevete in ricordo di me: Non era per tutti ma per i dodici apostoli e quelli dopo come loro.
Che alcuni ad esempio gli apostoli sono andati o andranno in cielo è risaputo e per andarvi sono dovuti morire.
Molti sono chiamati ma pochi sono eletti.
Mangiate....bevete in ricordo di me: Non era per tutti ma per i dodici apostoli e quelli dopo come loro.
Che alcuni ad esempio gli apostoli sono andati o andranno in cielo è risaputo e per andarvi sono dovuti morire.
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Per Alen.Chorbah
Quel mio scritto che riporti e' quello che erroneamente dicevano e pensavano quei cristiani.
Quel mio scritto che riporti e' quello che erroneamente dicevano e pensavano quei cristiani.
Re: Gv 5; Ap 12; Ap 20 - La resurrezione dei morti
Che intendi con "quelli come loro"? Non c'è stato nessuno "come loro", perché i dodici furono scelti da Yeshùa per essere suoi testimoni e inviati (apostoloi).Mangiate....bevete in ricordo di me: Non era per tutti ma per i dodici apostoli e quelli dopo come loro.
Tuttavia, leggendo Gv 17, Yeshùa, pur distinguendo i dodici (vv. 6-19), alla fine non fa differenza tra loro e quelli che credono per mezzo della parola degli apostoli, e dice, pregando il Padre:
"Non prego soltanto per questi , ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato." (Gv 17:20-21).
Dunque, i dodici sono gli uomini scelti da lui personalmente per rendergli testimonianza, che lui invia nel mondo, e sono le fondamenta della "Gerusalemme celeste", che è la nascente ecclesìa (AP 21:14); ma tutti i credenti sono colonne nel tempio di Dio (AP 3:12). Significa che gli apostoli e tutti i credenti sono uno in Cristo, in quanto facenti parte dello stesso edificio che è la ecclesìa, che rappresenta simbolicamente il corpo di Cristo. Ora, è ovvio che essendo tutti uniti spiritualmente a Cristo in un unico corpo, non possono essere diversi, poiché il corpo è uno. La differenziazione esiste nel mondo, unicamente per il fatto che i dodici sono quelli scelti e inviati come rappresentanti, i testimoni diretti; solo loro poterono testimoniare. Ma nel regno di Dio, tutti sono rappresentati come sacerdoti (AP 1:6; 5:10).
Essendo tutti uno, la commemorazione non è riservata ad alcuni e preclusa ad altri. Ogni credente ha il diritto di commemorare colui in cui crede, essendo venuto a far parte simbolicamente del suo corpo che è la ecclesìa. Tutti sono uno in Cristo, dunque non ci sono differenze.