Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

È quel λέλυσαι che mi creava dei dubbi. Ma se essere fidanzati non era diverso da essere sposati, allora possiamo intenderlo al passivo (“sei stato svincolato”), considerando che Paolo stia facendo riferimento all'adulterio come causa della rottura. Chi è che svincola? L'adulterio. Se invece lo valutassimo al medio, significherebbe “ti sei svincolato”, e dunque potrebbe presupporre un ripudio.

Paolo dice di non “cercare” di svincolarsi in presenza di un vincolo. Ma perché uno dovrebbe attivamente cercare di svincolarsi? Non sarebbe il ripudio l'unico modo per farlo?
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Gianni
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

Λέλυσαι è un passivo: “se stato sciolto?”. Tu domandi chi è che ha sciolto. E io ti domando: chi è che ha legato? Infatti, anche δέδεσαι è un passivo: “sei stato legato?”. Nessuno ha legato o sciolto; in Israele non c’era una specie di ministro che univa in matrimonio, come oggi nelle religioni, e neppure un giudice che sentenziasse il divorzio. Il passivo è un passivo impersonale. Era la realtà degli eventi pubblici a determinare matrimonio e divorzio. Si faceva una festa, i due iniziavano a coabitare e quelle erano le nozze. C’era un adulterio? Il coniuge innocente si separava, ed era fatta. Giuseppe decide di divorziare, ma non va da un giudice. Paolo ha in mente uno stato di fatto.

Paolo non dice affatto ai divorziati di non cercare di svincolarsi (di fatto lo sono già, infatti), ma di “non cercare donna”. Il tutto nell’ottica della fine imminente.
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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, nel caso di questi due verbi, però, il perfetto esprime la diatesi passiva con la stessa forma di quella media: λέλυμαι e δέδεμαι. Il Rocci indica che i due verbi, al medio, significano "mi sciolgo", "mi lego", ossia hanno lo stesso senso della diatesi attiva ma in rapporto al soggetto. L'uomo si lega ad una persona o si svincola da essa, in quanto è lui/lei a decidere, proprio in virtù di quanto mi dici, cioè che non esisteva una figura che avesse l'autorità di sancire ciò che decidevano i due; dunque, sembrerebbe più logico che il senso della frase fosse:

“Ti sei legato / sposato ad una donna? ... Ti sei separato?”

Perché dici che “Paolo non dice affatto ai divorziati di non cercare di svincolarsi (di fatto lo sono già, infatti), ma di "non cercare donna"”?. Io leggo:

δέδεσαι γυναικί; μὴ ζήτει λύσιν
ti sei legato ad una donna? non cercare (desiderare, ambire, mirare a) lo scioglimento

Non lo dice ai divorziati, lo dice agli sposati, a chi è legato ad una donna. Ai divorziati dice di non sposarsi di nuovo, ma agli sposati dice di non "cercare" il divorzio. Dunque, mi chiedo, come, un coniuge, potrebbe desiderare lo scioglimento, se non attraverso il ripudio? Mi sembra un'inutile consiglio, visto che il ripudio non era certo considerato una pratica normale. Anche traducendo al passivo (sei stato legato / sciolto), che mi suona davvero male, il problema permane: non sembra ovvio consigliare a degli sposati di non cercare lo scioglimento?
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Gianni
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

Antonio, intanto io mi riferivo al v. 27b: “Non cercare donna”, non al 27a.
Per il resto, se assumi i due perfetti al medio, va ovviamente bene la tua traduzione “ti sei legato ad una donna? Non cercare lo scioglimento”, anche se personalmente mi aspetterei un medio anche dopo: Non cercare λύεσθαι.
Continuo però a non capire dove vuoi arrivare.
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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Che sia passivo o medio, alla fin fine, cambia poco. Il senso è lo stesso: sei sposato? Sei divorziato? Ciò che non capisco è perché Paolo inviti a non cercare il divorzio. È ovvio che un uomo che si sposi non debba cercare il divorzio, altrimenti che si sposa a fare? Sarebbe più sensato che dicesse: “Sei sposato? Non divorziare”. Vediamo se riesco a spiegare il mio dubbio analizzando un versetto alla volta.

Al v. 26 dice che ciò che è bene per un uomo (in senso di essere umano, quindi anche per una donna) è restare nella condizione in cui si trova. E questo è il princìpio che Paolo indica come la linea migliore da seguire. Fin qui tutto ok.

Poi fa due esempi precisi: se uno è sposato non deve divorziare, se uno è divorziato non deve sposarsi di nuovo (v. 27). Ciò che non capisco qui è perché usare il verbo ζητέω, "non cercare il divorzio (λύσιν)"; perché non dire semplicemente "non separarti" (μή λυέσθω): δέδεσαι γυναικί; μὴ λυέσθω· Insegnare a non divorziare in caso di matrimonio ha senso, visto che chi è sposato deve restare in quella condizione; ma che senso ha dire "non desiderare il divorzio"? Non riesco proprio a capire.

Poi dice che anche se si sposasse (chi?), non commetterebbe peccato. E se una vergine si sposasse, non commetterebbe peccato (v. 28). A chi si riferisce? A colui che è divorziato (a cui ha consigliato di non sposarsi di nuovo subito prima) o parla in generale ad ogni uomo celibe? Così sembrerebbe, perché subito dopo parla alla donna vergine, ossia nubile e mai sposata (che, se fosse divorziata, probabilmente non sarebbe vergine), dicendo che non peccherebbe se si sposasse.

Per capire. Dopo aver detto che è bene per un uomo restare nella condizione in cui si trova:

“Sei sposato? Non cercare di divorziare. Sei divorziato? Non sposarti di nuovo. Comunque, sia che tu sia celibe e decida di sposarti, sia che una vergine nubile decida di sposarsi (ambedue cambiano la loro condizione), in entrambi i casi non c'è peccato (perché il matrimonio non può essere peccato)”.

Oppure:

“Sei sposato? Non cercare di divorziare. Sei divorziato? Non ti sposare di nuovo. Ma anche se ti sposassi (dopo aver divorziato, riferito al caso del divorziato appena menzionato), non sbaglieresti; e se una vergine (dunque mai sposata e mai divorziata) si sposasse, non sbaglierebbe.”.

Quale delle due per te ha più senso?
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

Antonio, finora abbiamo applicato legare e sciogliere allo sposarsi e al divorziare. Se però ci atteniamo al significato principale di lýo ovvero “sciogliere”, capiamo che Paolo sta dicendo semplicemente a chi è legato ad una donna di non sciogliere il legame (chissà, magari in vista della fine imminente) e a chi è libero da legami sentimentali di non cercarne.
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Si, credo anch'io. Lui sta dicendo: se sei legato, non pensare neppure a scioglierti, non considerarlo, proprio in vista della fine imminente.

Ma secondo te il v. 28 a chi è riferito? Ai separati o in generale a chi non è sposato? Secondo me la seconda, perché mette insieme non sposati (cioè mai sposati) e vergini (ossia non sposate).
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

L’inizio di 1Cor 7:28 - ἐὰν δὲ καὶ γαμήσῃς – è tradotto da TILC “se però ti sposi”; io tradurrei: “Se però anche ti sposassi”. Il riferimento più naturale è a chi è menzionato subito prima, ovvero a chi è senza legami e a cui Paolo consiglia di non cercare una donna (v. 27b). Infatti, poi aggiunge la vergine: καὶ ἐὰν γήμῃ ἡ παρθένος, “e se si sposasse la vergine”. Ciò che non mi quadra nella traduzione è quel ἥμαρτες all’aoristo indicativo che, a differenza del precedente aoristo congiuntivo, ha valore di passato (la stessa cosa vale per l’aoristo indicativo alla terza persona riferito alla vergine), ma è superabile traducendo “se però anche ti fossi sposato” e traducendo poi “non ti saresti messo a peccare”.

Però, Antonio, continuo a non capire questo tuo cercare il pelo nell’uovo. Abbiamo capito che Paolo sta consigliando a tutti di rimanere nella situazione in cui si trovavano quando ebbero la chiamata. Che altro c’è da cercare col microscopio?
Ma sia chiaro, questo mio non capire la tua ossessionata ricerca è un limite mio. Non ci arrivo. Magari tu vuoi fare emergere qualcosa di più profondo che mi sfugge e, se così fosse, sarebbe per me un po’ avvilente. Ma, al momento, ancora non comprendo.

Ho come l’impressione (già avuta con Armando Albano) che ci sia dietro qualcosa di personale che si cerca di dirimere scovando qualche principio biblico. Se questa mia lettura tra le righe è fuori luogo, chiedo sinceramente scusa ad ambedue (chiamatela pure distorsione professionale). Se la mia intuizione fosse invece vera, mi sento di dire che quella situazione di due millenni or sono, in cui i credenti si aspettavano di vedere Yeshùa scendere dal cielo da un momento all’altro, è del tutto estranea alla nostra situazione di oggi, qualunque essa sia.
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

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Ciao Gianni, ma no, il mio è solo eccesso di precisione. Come avrai notato, spesso sostengo fortemente una cosa che mi sembra di aver compreso, per mollarla in un istante nel momento in cui capisco di essere sulla strada sbagliata e trovo quella giusta. Si capisce benissimo cosa sta dicendo Paolo, ma quando affronto un versetto voglio risolvere ogni dettaglio, e non per cercare chissà quale verità, ma solo per poter dire di aver compreso tutto (testo permettendo). :-)
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

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Riguardo a ἥμαρτες, io lo tradurrei con un futuro anteriore: "se ti sposassi (o se ti sposi) non avrai peccato", perché esprime un'azione che si compie in un ipotetico futuro.
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