Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

No, perché “verginità” in greco si dice παρθενία (parthenìa).
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Gianni
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

Ciao, Antonio. Un conto è dire che γαμίσκω è equivalente a γαμίζω, un altro dire che è lo stesso verbo. Il Rocci pure – come tu stesso noti - lo dà come equivalente. Ma il verbo γαμίσκω lo troviamo solamente in Lc 20:34.
Comunque hai ragione: pur attenendoci ai verbi giusti, il problema rimane. Non rinuncio a valutare la tua ipotesi del fidanzato e del padre, ma vorrei che il testo fosse sviscerato più a fondo. Vedremo cosa ne viene fuori … :-)
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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Si, anche io resto allo stato di ipotesi. Intanto, farò una ricerca per vedere come vengono usati i due verbi nelle Scritture Greche. Se gli autori rispettano i valori attivo e medio-passivo credo che la mia ipotesi acquisti più concretezza.
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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Intanto, pubblico questo lavoretto che ho fatto ieri sera, spero non ci siano errori. È un elenco completo dei casi in cui vengono usati i verbi γαμέω e γαμίζω nelle Scritture Greche.

1. γαμίζω, “do in matrimonio” (Rocci), “do una figlia in matrimonio” (Thayer); al medio, “prendo in matrimonio” (Rocci), nel passivo “prendere marito” (VNT, questa traduzione al passivo, riferita solo alla donna, non compare sul Rocci né sul Thayer).

Mt 22:30, γαμίζονται, pres. ind. medio-passivo, “sono date in matrimonio”, qui messo in relazione a γαμοῦσιν, pres. ind. attivo di γαμέω, “si sposano”.
Mt 24:38 γαμίζοντες, part. pres. attivo, “danti in matrimonio”, qui messo a confronto con γαμοῦντες, part. pres. attivo di γαμέω, “sposanti”.
Mr 12:25 (vedi Mt 22:30).
Lc 17:27 ἐγαμίζοντο, imp. ind. medio-passivo, “erano dati in matrimonio”, qui messo a confronto con ἐγάμουν, imp. ind. attivo di γαμέω, “si sposavano”.
20:35 (vedi Mt 22:30; Mr 12:25).
1Cor 7:38 è il caso che stiamo trattando, in cui abbiamo γαμίζων, part. pres. attivo, “dante in matrimonio”

2. γαμέω, “prendo in moglie”, “sposo q.no”; al medio, dei genitori, “do moglie/marito ai figli” (Rocci).

Mt 5:32 γαμήσῃ, cong. aor. attivo, “[chiunque] sposi”.
Mt 19:9 (vedi Mt 5:32).
Mt 19:10 γαμῆσαι inf. aor. attivo, “prendere moglie”.
Mt 22:25 γήμας, part. aor. attivo, “avente preso moglie”.
Mt 22:30 (vedi sopra).
Mt 24:38 (vedi sopra).
Mr 6:17 ἐγάμησεν, aor. ind. attivo, “aveva sposato”.
Mr 10:11,12 γαμήσῃ, cong. aor. attivo, “[chiunque] sposi”.
Mr (vedi Mt 22:30).
Mr 12:25 (vedi Mt 22:30).
Lc 14:20 ἔγημα, aor. ind. attivo, “ho sposato”.
Lc 16:18 γαμῶν, part. pres. attivo plur. e sing., “sposanti”, “sposante”.
Lc 17:27 (vedi sopra).
Lc 20:34 γαμοῦσιν, pres. ind. attivo, “si sposano”, qui messo a confronto con γαμίσκονται, pres. ind. medio-passivo di γαμίσκω (“sono dati in matrimonio”), equivalente a γαμίζω.
Lc 20:35 (vedi Mt 22:30).
1Cor 7:9 γαμησάτωσαν, aor. imp. attivo, “si sposino!”, e γαμῆσαι, aor. inf. attivo, “sposarsi”.
1Cor 7:10 γεγαμηκόσιν, part. perf. attivo, “essentisi sposati”.1Cor 7:28 γαμήσῃς, cong. aor. attivo, “[se] ti sposi” e γήμῃ, cong. aor. attivo, “[se] si sposa”.
1Cor 7:33 γαμήσας, part. aor. attivo, “essentesi sposato”.
1Cor 7:34 γαμήσασα, part. aor. attivo, “essentesi sposata”.
1Cor 7:36 γαμείτωσαν, imp. pres. attivo, “si sposino!”.
1Cor 7:39 γαμηθῆναι, inf. aor. passivo, “essere sposata”.
1Tim 4:3,11,14: γαμεῖν, inf. pres. attivo, “sposarsi”.
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bgaluppi
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Gianni, ho letto la tua bozza e riprendo da alcune tue considerazioni. In apertura, giustamente, dici: "Il primo problema consiste nell’identificazione di quel τις (tis), “qualcuno / un certo / un tale”, all’inizio del v. 36.". Per far questo, forse potremmo andare a ritroso nei vv. precedenti, tenendo a mente che il v.36 inizia con Εἰ δέ τις, “se poi qualcuno mai”.

Al v.35 abbiamo: “Dico questo nel vostro interesse; non per tendervi un tranello, ma in vista di ciò che è decoroso e affinché possiate consacrarvi al Signore senza distrazioni.”. Chi può consacrarsi al Signore? La persona non sposata (anche vergine), che, in quanto tale, mantiene la sua condizione e non è soggetta a distrazioni dovute alle responsabilità reciproche nel rapporto e al desiderio del marito o della moglie di piacere al partner (oppure quella già sposata, che deve vivere come se non lo fosse, v.29). Infatti, ai vv.32-34, Paolo scrive: “32 Vorrei che foste senza preoccupazioni. Chi non è sposato si dà pensiero delle cose del Signore, di come potrebbe piacere al Signore; 33 ma colui che è sposato si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere alla moglie 34 e i suoi interessi sono divisi. La donna senza marito o vergine si dà pensiero delle cose del Signore, per essere consacrata a lui nel corpo e nello spirito; mentre la sposata si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere al marito.”. Dunque, qui parla principalmente alle vergini non sposate, e poi anche a chi ha moglie, gli sposati, che devono vivere “come se non l'avessero” (v.29); tutto ciò concerne i fidanzati o gli sposati, non i padri; ma i padri possono essere certamente inclusi tra gli interlocutori, in quanto responsabili per le proprie figlie.

Dunque, Paolo sta dicendo che la differenza che sussiste tra una persona sposata e una vergine non sposata è che la prima, a differenza della seconda, non può consacrarsi interamente a Dio e deve preoccuparsi di come piacere al marito / alla moglie. Anche qui, parla ai diretti interessati, e non ai padri; ma, di nuovo, il tutto interessa anche ai padri.

Dopo aver consigliato ai credenti di non complicarsi la vita, invitandoli a restare nella condizione in cui si trovano, soprattutto chi è vergine, li rassicura dicendo che, comunque decidessero di cambiare la loro condizione fidanzandosi o sposandosi, non peccherebbero, ma avrebbero tribolazione nella carne, e lui vorrebbe che la evitassero onde potersi concentrare a dedicare se stessi a Dio. Tutto ciò è in riferimento in modo particolare alle vergini: “Quanto alle vergini” (v.25). Al v.26 dice che “Io penso dunque che a motivo della pesante situazione sia bene per loro di restare come sono; poiché per l'uomo [ἀνθρώπῳ] è bene di starsene così [com'è].” (NR). Qui parla di uomini e donne, poiché dice che è bene “per un uomo” (per tutti, donne e uomini) restare “così” (οὕτως); così come? Nella condizione in cui si trova: chi è fidanzato si sposi, chi è sposato resti sposato, ma in presenza del caso particolare di una vergine attempata, bene lo stesso che non si sposi (affinché preservi la sua verginità), perché comunque le consentirebbe di restare nella condizione in cui si trova.

Tornando al nostro εἰ δέ τις: Paolo ha fatto tutte le considerazioni esposte sopra ai credenti al momento sposati e non ancora sposati e vergini, per far capire loro che la cosa migliore è restare nella condizione in cui si trovano e non cambiare. A me pare che il suo discorso sia rivolto piuttosto ai fidanzati e alle coppie sposate, che ai padri delle ragazze vergini. Certo, il tutto interessa anche ai padri che avevano figlie nubili, ma indubbiamente tutta la scena è focalizzata intorno ai giovani non sposati e alle coppie già sposate; infatti, i padri non vengono mai menzionati. Tutto fila liscio fino al v.35, in cui Paolo dice:

“Dico questo nel vostro [di voi single, fidanzati o sposati] interesse; non per tendervi un tranello, ma in vista di ciò che è decoroso e affinché possiate consacrarvi [voi che siete single, fidanzati o sposati] al Signore senza distrazioni.”

E poi continua con: “Se poi qualcuno mai...”. Che senso ha che qui, improvvisamente, si faccia riferimento ai padri? Paolo aggiunge ulteriori considerazioni rispetto a quanto già detto, per trattare anche i casi particolari che concernono l'età delle ragazze vergini; ma si tratta sempre di sposarsi o non sposarsi, restare sposati o restare non sposati (e quindi, vergini), dunque parla a:

1. il fidanzato maschio che si facesse problemi a sposarsi a causa della fidanzata vergine troppo matura (v.36)
2. il fidanzato maschio che avesse deciso con certezza di non sposarsi (v.37) e consentire alla ragazza di restare nella sua condizione di verginità, come consigliato precedentemente al v.26
3. i padri che hanno figlie vergini da dare in sposa (che devono fidanzarsi) (v.38)

Perché al v.38 si parlerebbe dei padri? In virtù del verbo γαμίζω, che all'attivo significa “dare in matrimonio”, e in virtù del fatto che dopo aver parlato ai giovani, sposati e non sposati, si preoccupa anche dei padri, poiché certamente il tutto riguarda anche loro: ὥστε (in virtù di quanto detto), “colui che dà in sposa la sua [figlia] vergine agisce giustamente e colui che non la dà in sposa agisce meglio.”. Se il testo non parlasse dei padri, dovremmo tradurre: “colui che sposa la sua fidanzata vergine fa bene, e colui che non la sposa fa meglio.”. Ma perché "meglio"? Semmai, "fa bene lo stesso", in base a quanto detto subito prima (v.37). Immagino che quando un padre acconsentiva al matrimonio dovesse aver già acconsentito al fidanzamento; e il fidanzamento era finalizzato al matrimonio. Questo versetto ha senso nel caso si tratti del padre di una vergine attempata che decide di non acconsentire al fidanzamento, dunque sceglie di preservare sua figlia nella condizione in cui si trova e non farla neppure fidanzare, perché ormai non più giovane. Secondo me Paolo sta dicendo che, a suo giudizio, il padre più saggio è quello che - vista l'età della figlia - sceglie di mantenerla nella sua condizione di verginità; ma il padre che, invece, la dà in sposa, non sbaglia comunque.

Sulla base di quanto sopra, propongo la seguente traduzione:

25 Riguardo alle vergini non ho comandamento dal Signore; ma esprimo il mio parere, come uno che ha ricevuto dal Signore la grazia di essere degno di fiducia. 26 Io penso dunque che, in virtù della presente necessità, questo sia bene: che [ognuno] rimanga nella condizione in cui si trova. 27 Sei vincolato ad una donna [fidanzato]? Non cercare di svincolarti. Sei stato svincolato? Non cercare una donna. 28 Sia nel caso che [ἐὰν δὲ καὶ] ti sposassi, non commetteresti violazione, sia nel caso che [καὶ ἐὰν] chi è vergine si sposasse, non commetterebbe violazione; tuttavia, tali persone avrebbero tribolazione nella carne e io vorrei risparmiarvela.

[...]

36 Se poi qualcuno mai ritiene di agire impropriamente nei confronti della sua [fidanzata] vergine, nell’eventualità che [ella] fosse troppo matura, e [se] così deve avvenire, [egli] faccia ciò che vuole, non commette trasgressione: si sposino pure! 37 Invece, colui che resta saldo nel suo cuore, non avendo costringimento, e detiene controllo sulla sua stessa volontà, e perciò ha deciso in cuor suo di preservare la sua [fidanzata] vergine, agirà giustamente [non sposandosi]. 38 Sulla base di ciò, colui [il padre] che dà in sposa la sua [figlia] vergine agisce giustamente e colui [il padre] che non la dà in sposa agisce meglio.
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Gianni
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

Grazie, Antonio, che mi aiuti a scandagliare questo difficile brano. Ti rispondo.

Al v.35 non abbiamo: “in vista di ciò che è decoroso e affinché possiate consacrarvi al Signore senza distrazioni”, ma “in vista di ciò che è onorevole e assiduo per il Signore, senza distrazione”. Paolo parla a tutta la comunità, non ad una categoria di credenti. Cade così la tua domanda su chi può consacrarsi al Signore, e quindi la tua risposta. Il “qualcuno” iniziale rimane perciò ancora non identificabile.
In più, mi pare che l’espressione “[se] così deve avvenire” si adatti bene ad un padre e meno bene ad un fidanzato. Questi non è in balia di ciò che deve avvenire; un padre sì, se la figlia ha desiderio di maritarsi.
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da bgaluppi »

Rifletterò sulle tue considerazioni, ma ti prego di rileggere il tutto perché, vista la difficoltà, ho apportato molte modifiche. Certo che Paolo parla a tutti, ma lo fa nel contesto specifico del matrimonio; lo dice lui stesso che la persona non sposata può dedicarsi al Signore meglio di una sposata, che deve dedicarsi alle cose del mondo (vv.32-34).
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

Messaggio da Gianni »

Ho letto, Antonio. Ho però l'impressione che la soluzione stia in un dettaglio che poi tutto il contesto dovrà ovviamente confermare.
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

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Ci arriveremo!
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Re: Il difficile brano di 1Cor 7:36-38

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;)
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