1 Pietro 4:6

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trizzi74
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1 Pietro 4:6

Messaggio da trizzi74 »

Caro Gianni, ho letto il tuo studio riguardo a 1 Pietro 4:6 dove si afferma: “Infatti, per questo scopo la buona notizia fu dichiarata anche ai morti, affinché fossero giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini ma vivessero in quanto allo spirito dal punto di vista di Dio”.
La tua spiegazione alla frase “ “Giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini” è questa:
“È una condanna a morte (martirio?) oppure la constatazione che anche i credenti muoiono come gli altri, condannati alla morte agli occhi umani!
Visto che nel testo non si fa una menzione di morte come nel caso di Gesù in 1 Pt 3:18, mi sono chiesto: questa condanna che i servitori di Dio ( “i morti”) subirono nella loro esistenza terrena ( “nella carne”) potrebbe semplicemente riferirsi alle ingiurie che erano costretti a subire ( v.4) invece che alla morte dovuta al peccato adamico o martirio?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Gianni
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da Gianni »

Difficile scambiare la morte per ingiurie, non trovi?
trizzi74
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto:Difficile scambiare la morte per ingiurie, non trovi?
Il fatto è che io non riesco a vedere un riferimento palese alla morte nella frase: " giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini".
Se si parlasse di morte perché non scrivere " morti nella carne' come avviene in 1 Pt 3:18 per Gesù?
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bgaluppi
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da bgaluppi »

Trizzi, perché la frase è in contrapposizione a ζῶσι (zòsi), "vivano". Il giudizio secondo gli uomini nella carne, dunque, riguarda la morte, poiché il suo opposto è la vita secondo Dio. La vita secondo la carne comporta la morte, la vita secondo Dio comporta la vita.
trizzi74
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Trizzi, perché la frase è in contrapposizione a ζῶσι (zòsi), "vivano". Il giudizio secondo gli uomini nella carne, dunque, riguarda la morte, poiché il suo opposto è la vita secondo Dio. La vita secondo la carne comporta la morte, la vita secondo Dio comporta la vita.
Eppure potrebbe non essere così scontato. C'è chi la pensa diversamente.Leggi il punto 2a di queste pagine.
Allegati
La prima lettera di Pietro di Acthemeier.docx
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bgaluppi
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da bgaluppi »

Stasera esamino bene
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bgaluppi
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Trizzi. Premetto di non aver ancora ben inteso alla perfezione il senso delle parole di questo versetto, che deve essere valutato bene nel contesto (lasciamo questa valutazione ad un momento successivo). Prima di esaminare il contesto del discorso, dunque, mi limito ad un'analisi sia del testo da te proposto, sia del testo originale della lettera.

Il testo analitico da te proposto dice:

“La struttura μέν, δέ della frase con ἵνα indica che la prima metà (μέν) deve essere considerata subordinata alla seconda (δέ), e dunque riveste un valore concessivo: «benché siano giudicati... nondimeno potranno vivere».”.

Analizziamo μέν e δέ.

Quando è usata da sola, δέ è semplicemente una particella avversativa o continuativa, e si traduce con "ma" (nonostante sia meno forte di ἀλλά, allà), o con un semplice "e", oppure non si traduce affatto, in alcuni casi; è importante quindi esaminare μέν, a cui δέ in questo caso è correlata.

μέν è una particella asseverativa (affermativa) e determinativa; può essere assoluta (usata da sola), correlativa (usata in relazione ad altre particelle, che si trovano a distanza, es. μέν... δέ) o congiunta (immediatamente precedente altre particelle, es. μέν οὖν, men un). Nel primo caso si traduce veramente, certamente, sicuramente; nel secondo caso, e precisamente in relazione a δέ, è usata per indicare antitesi o contrapposizione, ma a volte anche la semplice giustapposizione di due proposizioni o di due termini di una stessa proposizione (il contesto suggerisce il giusto valore); nel terzo caso, il significato dipende dalla particella a cui è congiunta.

Non comprendo, dunque, il senso di subordinazione proposto dall'analisi da te indicata della proposizione introdotta da μέν rispetto a quella introdotta da δέ. L'unico rapporto che ci può essere tra le due proposizioni è di antitesi o giustapposizione, e deve essere il contesto a suggerirlo. L'autore del testo specifica che tale subordinazione sarebbe suggerita dalla presenza della congiunzione ἵνα, che di fatto non mi pare possa influenzare il senso delle due proposizioni, ma spiega solo il fine dell'azione di proclamazione del vangelo. Continuiamo per un momento ad esaminare il testo da te proposto, per poi tornare a valutare la congiunzione ἵνα:

“La congiunzione ἵνα deve essere considerata finale («affinché») piuttosto che consecutiva («così che» o «col risultato che»); essa spiega la ragione del fatto che i «morti» siano stati «evangelizzati», ossia non solo giudizio ma anche vita.”. Poi, al punto a, spiega che il verbo κρίνω (krìno) può assumere il senso di giudizio di condanna o il senso più generale di giudizio che può essere negativo o positivo; essendo in contrapposizione al verbo ζάω, l'autore dell'analisi ipotizza un suo valore negativo (condanna) in questo caso specifico. Con questo potrei trovarmi d'accordo, ma è necessario esaminare bene il contesto.

Premesso che la congiunzione ἵνα è sempre finale (infatti non esiste differenza tra affinché, così che o col risultato che) — perché le congiunzioni che introducono una proposizione consecutiva sono ὥστε (hoste) o, più raramente, l'avverbio ὡς (hos) — ha ragione l'autore dell'analisi nel dire che ἵνα spiega la ragione della proclamazione della notizia. Ma solo questo. Di nuovo, non riesco a individuare una subordinazione della proposizione introdotta da μέν rispetto a quella introdotta da δέ. Grammaticalmente parlando, specialmente in questo caso, non esiste un'influenza di ἵνα sulle proposizioni che seguono, in modo tale che una sia subordinata all'altra; come spiegato, μέν e δέ implicano la contrapposizione di due proposizioni, non la subordinazione dell'una rispetto all'altra; oltretutto, ἵνα è riferita ad entrambe; affinché siano giudicati... affinché vivano. Nella prima abbiamo un congiuntivo aoristo, che non è un tempo storico e si limita ad indicare l'aspetto dell'azione; nella seconda abbiamo un congiuntivo presente, che esprime un'azione durativa. Piuttosto, vedo come ἵνα sia correlato a εἰς τοῦτο (èis tùto) all'inizio del versetto, che ha valore dimostrativo. In alcuni casi, nel greco posteriore, ἵνα può essere usato in senso consecutivo al posto di ὥστε, ὅτι, ὡς, con verbi indicanti volontà, preghiera, esortazione, cura (Rocci), ma non mi sembra interessi il caso in questione, poiché il verbo che regge ἵνα è εὐαγγελίζω (euanghelìzo), che significa “annunciare la buona notizia”.

In base a quanto esposto fino ad ora, possiamo dire che:

1) ἵνα spiega il fine della proclamazione del vangelo, che è il giudizio in carne da una parte, la vita in spirito dall'altra;
2) le due proposizioni introdotte da μέν e δέ possono essere antitetiche o giustapposte (e non l'una subordinata all'altra in funzione della presenza di ἵνα).

Esaminiamo ora il contesto e il testo originale, traducendo alla lettera, per capire bene il senso:

εἰς τοῦτο (per questo) γὰρ (infatti) καὶ νεκροῖς (anche ai morti) εὐηγγελίσθη (è stata annunciata [la buona notizia]), ἵνα (affinché [correlato a εἰς τοῦτο]) κριθῶσι (siano giudicati) μὲν (da una parte) κατὰ ἀνθρώπους (secondo gli uomini) σαρκί (in carne), ζῶσι (vivano) δὲ (dall'altra) κατὰ Θεὸν (secondo Dio) πνεύματι (in spirito).

In base alla contrapposizione che sussiste tra carne e spirito, il senso della correlazione di μέν e δέ è senz'altro antitetico, e non giustappositivo, e non vedo assolutamente il supposto valore di subordinazione "benché... nondimeno" che propone l'autore dell'analisi (da scartare grammaticalmente e sintatticamente parlando, a meno che non mi sfugga qualcosa). Dunque tradurrei:

“Per questo infatti la buona notizia è stata annunciata anche ai morti, affinché da un lato siano giudicati in carne secondo gli uomini, dall'altro vivano in spirito secondo Dio”.

La ND rende il senso di antitesi di μέν e δέ: “Per questo infatti è stato predicato l'evangelo anche ai morti, affinché fossero giudicati nella carne secondo gli uomini, ma vivessero nello spirito secondo Dio” (qui ἵνα è riferito sia a "fossero giudicati", sia a "vivessero"); invece, la NR rende il senso di subordinazione proposto dall'autore dell'analisi: “Infatti per questo è stato annunciato il vangelo anche a coloro che sono morti; affinché, seppur essendo stati giudicati nella carne secondo gli uomini, potessero vivere nello Spirito secondo Dio.” (qui ἵνα è riferito erroneamente solo a "potessero vivere"); la CEI fa un pastrocchio: “infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.”; la TNM è in linea con ND, mantenendo l'antitesi tra le due proposizioni: “Infatti, per questo scopo la buona notizia fu dichiarata anche ai morti, affinché fossero giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini ma vivessero in quanto allo spirito dal punto di vista di Dio.” (anche qui ἵνα è riferito ad entrambe le proposizioni che seguono).

Adesso, secondo me, si tratta di capire innanzitutto chi siano "i morti" e cosa significhi "essere giudicati in carne" e "vivere in spirito". Si tratta di uomini morti fisicamente? Si tratta di vita dopo la morte o di condotta di vita retta, ossia in spirito secondo gli insegnamenti di Dio?
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Gianni
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da Gianni »

Ottima analisi, Antonio! (Come sempre :-) ).

Quanto al senso, lo spiego nella lezione n. 61 del Corso su Yeshùa della Facoltà Biblica (http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... arcere.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;), a pag. 6.
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bgaluppi
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da bgaluppi »

Grazie, lo leggerò con interesse. Questo versetto mi crea difficoltà, non riesco a cogliere perfettamente il senso.
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Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da Gianni »

:-)
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