1 Pietro 4:6

Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da bgaluppi »

Secondo me bisogna tradurre il più letterale possibile e considerare tutte le traduzioni che la grammatica e la sintassi consentono, senza dover stravolgere il testo, per poi valutare il tutto nel contesto. Traduco il v. 3:18 mettendo tra parentesi quadre eventuali traduzioni alternative.

ὅτι καὶ Χριστὸς ἅπαξ περὶ ἁμαρτιῶν ἀπέθανεν δίκαιος ὑπὲρ ἀδίκων, ἵνα ὑμᾶς προσαγάγῃ τῷ Θεῷ, θανατωθεὶς μὲν σαρκὶ ζωοποιηθεὶς δὲ πνεύματι·
perché anche Cristo una volta per tutte a motivo dei peccati soffrì giusto a favore degli [a nome degli] ingiusti affinché noi avvicinasse a Dio essendo stato messo a morte in [secondo la] carne ma essendo stato reso vivo in [secondo lo] spirito

Innanzitutto, qui si parla non di morte naturale — che è la condanna che ogni essere umano subisce in seguito alla disobbedienza adamica —, ma di morte violenta: "essendo stato messo a morte", "ucciso". Credo che il motivo principale per cui Pietro qui non usa κρίνω ("giudicare", "condannare") come in 4:6 ma θανατόω (thanatòo, "mettere a morte", "uccidere") sia esattamente questo.
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da Gianni »

Mi piace la tua traduzione e correggo quanto avevo scritto. Il dativo è qui un dativo del punto di vista (dativus iudicantis).
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: 1 Pietro 4:6

Messaggio da bgaluppi »

Si, mi sembra che il dativo di relazione renda bene l'idea che la morte è quella della carne, mentre la vita è quella dello spirito. Come dire, hanno distrutto il suo corpo ma Dio lo ha reso vivo in spirito, messo a morte in senso carnale ma reso vivente in senso spirituale.
Rispondi