Colossesi 2,2-3

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Gianni
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da Gianni »

Ottimo abbinamento, Antonio! Bravo.

Quando si comprendono punti della Bibbia profondi come questo, come per magia tutto ciò che gli ruota attorno si aggrega; è come una chiave che apre una porta; gli altri passi che vi sono collegati iniziano allora ad illuminarsi e l’intero concetto diventa radioso.
E io faccio questa riflessione: nessuno ha mai visto Dio né potrebbe vederlo, perché è talmente altro e talmente grande che non reggeremmo. “Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l'ha fatto conoscere” (Gv 1:18, TILC). Relativamente a noi, Yeshùa è come Dio, vedere Yeshùa è come vedere Dio, perché Dio si manifesta in lui. Ora, quindi, che mai deve essere Dio in sé? Quanto grandissimo è?
“Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?» Ora noi abbiamo la mente di Cristo”. - 1Cor 2:16.
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bgaluppi
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da bgaluppi »

Adesso mi viene in mente un’altra riflessione. Giovanni dice “Nessuno ha mai visto Dio”, e utilizza il verbo orào, che significa propriamente vedere con gli occhi. Il senso della vista è quello che maggiormente ci influenza, ma spesso è ingannevole, perché le cose le possiamo conoscere veramente solo attraverso l’esperienza intima. Il velo non può essere tolto attraverso la conoscenza che deriva dai sensi, che è solo superficiale; occorre una conoscenza più profonda, intima, perché qualcosa possa essere svelato, e quindi conosciuto veramente. I sensi sono importanti, ma non portano alla piena conoscenza, se ciò che ci permettono di vedere, sentire, odorare, toccare, assaggiare, non viene poi elaborato nel nostro intimo. Per questo Yeshùa dice “Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20:29). E Filippo chiede: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”; lui ha bisogno di vedere, di conoscere attraverso i sensi, perché non ha ancora compreso in cosa consista la vera conoscenza; Filippo chiede una sorta di miracolo che manifesti la divinità in modo palese; e Yeshùa gli risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"?” (Gv 14:8,9). Da queste parole, è ovvio che “vedere” Yeshùa non faccia riferimento al vedere e conoscere con gli occhi, come lo intendono spesso i semplici o i religiosi trinitari, ma al vedere e conoscere per mezzo dell’esperienza intima. Giovanni, poi, dice che Yeshùa “ha fatto conoscere” il Padre; il verbo che utilizza è exeghèomai (la radice da cui il termine italiano “esegesi”), che significa conduco, guido, interpreto, spiego, ordino, prescrivo; essendo composto da ex ("fuori da e verso", dall’interno verso l’esterno) ed eghèomai (la radice da cui il termine italiano “egèmone”), significa propriamente “condurre fuori”, dunque “spiegare dall’interno verso l’esterno”. Yeshùa rende manifesto Dio attraverso se stesso, ne mostra l’essenza dal suo interno e verso l’esterno, attraverso l’atto esperienziale che Lo rivela in modo intimo. Questo accade anche a noi oggi. Il credente impara a conoscere Dio attraverso l’esperienza intima, non attraverso la superficialità di atti, parole, riti. Per questo Yeshùa disse: “Dimorate in me, e io dimorerò in voi” (Gv 15:4); questo “dimorare” fa riferimento all’intimo, non al superficiale. Dimorare in Yeshùa significa arrivare a comprendere intimamente ed esperienzialmente il suo insegnamento e metterlo in pratica. Paolo disse: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” (Gal 2:20). “Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore.” (Gv 15:10). Yeshùa osservò i comandamenti in base al loro significato intimo e profondo, non superficiale o legalistico; chi crede in lui deve imparare ad osservarli allo stesso modo, e così facendo mostrerà di aver veramente conosciuto Dio: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui.” (Gv 14:23).
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Gianni
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da Gianni »

Ottima e profonda riflessione, Antonio. Del tutto in linea con il pensiero ebraico che permea la Bibbia. Se i semplici capissero anche la valenza ebraica del verbo "conoscere" (che ben poco ha a che fare con l'intelletto), sarebbero sulla strada giusta, almeno al suo inizio.
ארמאנדו אלבנו
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Certo che però se la conoscenza di Dio è stata messa da da Dio in Gesù per essere rivelata attraverso Gesù ne consegue allora che Gesù risorto ha la stessa conoscenza del Padre,Sapienza infinita del Padre. Ma.come può una creatura avere tutta la conoscenza di Dio? Paolo dice che nessuno tranne lo Spirito di Dio conosce le cose di Dio.

Colossesi 2,2-3 secondo me dice inconfutabilmente che Cristo è onniscente come il Padre. E se non erro Pietro davanti a Cristo risorto disse che lui sapeva OGNI COSA.
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bgaluppi
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da bgaluppi »

Per alcuni non esiste altro che il tema della presunta divinità di Yeshùa. È davvero una fissazione. Mah.
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Israel75
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da Israel75 »

Mt 24:36 «Ma quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, -------------- ma il Padre solo.
Ultima modifica di Israel75 il giovedì 30 novembre 2017, 20:17, modificato 1 volta in totale.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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bgaluppi
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da bgaluppi »

Caro Bruno, sono talmente stufo di certi argomenti che li bannerei dalle discussioni... ;)
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Israel75
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da Israel75 »

hai proprio ragione :-) :-) :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
ארמאנדו אלבנו
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Non direi

Giovanni 21:17
Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai OGNI cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore.

Gesù sa ogni cosa. Parola di Pietro.

C'è contraddizione tra quello che scrive Giovanni e quello che scrive Matteo? No perche quando parla Pietro il contesto è quello dove Gesu era risorto ed era divenuto IMMUTABILE E SUPERIORE gli Angeli come ci dice la lettera agli ebrei,mentre nell'episodio che riporta Matteo quella parole furono dette PRIMA DELLA MORTE DOVE GESÙ ERA UN UOMO INFERIORE AGLI ANGELI.
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bgaluppi
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Re: Colossesi 2,2-3

Messaggio da bgaluppi »

Questo commento è OT e verrà spostato in moderazione. Armando, puoi restare in tema, per favore?
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