Luca 1:35

trizzi74
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Luca 1:35

Messaggio da trizzi74 »

Caro Gianni, quest’oggi ho letto un tuo studio e quindi vorrei farti una domanda.In particolare mi riferisco a queste tue affermazioni che si trovano nel tuo articolo “LE ANNUNCIAZIONI DELLE NASCITE DI YESHÙA E DEL BATTEZZATORE” :

“COLUI CHE NASCERÀ SARÀ CHIAMATO SANTO” (1:35). IN EBRAICO “SANTO” SIGNIFICA “SEPARATO”, APPARTATO PER UNO SCOPO SPECIALE. COME DEVE ESSERE TRADOTTA QUESTA PARTE DEL VERSETTO 35?

NR: “COLUI CHE NASCERÀ SARÀ CHIAMATO SANTO, FIGLIO DI DIO”;
CEI: “COLUI CHE NASCERÀ SARÀ DUNQUE SANTO E CHIAMATO FIGLIO DI DIO”
DID: “CIÒ CHE NASCERÀ DA TE SANTO SARÀ CHIAMATO FIGLIUOL DI DIO”
ND: “IL SANTO CHE NASCERÀ DA TE SARÀ CHIAMATO FIGLIO DI DIO”
LU: “IL SANTO CHE NASCERÀ, SARÀ CHIAMATO FIGLIUOLO DI DIO”
TNM: “QUELLO CHE NASCERÀ SARÀ CHIAMATO SANTO, FIGLIO DI DIO”
TESTO ORIGINALE GRECO
ΔΙὸ ΚΑὶ Τὸ ΓΕΝΝΏΜΕΝΟΝ ἅΓΙΟΝ ΚΛΗΘΉΣΕΤΑΙ ΥἱὸΣ ΘΕΟῦ
DIÒ KÀI TO GHENNÒMENON ÀGHION KLETHÈSETAI ΫIÒS THEÙ
PERCIÒ E CIÒ CHE NASCENTE SANTO SARÀ CHIAMATO FIGLIO DI DIO

LE TRADUZIONI POSSIBILI SONO DUE:
1. CIÒ CHE NASCERÀ SANTO SARÀ CHIAMATO FIGLIO DI DIO
2. CIÒ CHE NASCERÀ SARÀ CHIAMATO SANTO E FIGLIO DI DIO

IN QUESTO SECONDO CASO, COME SI NOTA, NELLA TRADUZIONE È STATA AGGIUNTA LA CONGIUNZIONE “E”. NON È UNA LIBERTÀ DEI TRADUTTORI. SE FOSSIMO DI FRONTE AD UNA PAGINA DI GRECO CLASSICO SAREMMO AUTORIZZATI A TRADURRE “E” SOLO ALLA PRESENZA DEL CORRISPETTIVO GRECO ΚΑΊ (KÀI), “E”. MA QUI SI TRATTA DI GRECO POPOLARE, KOINÈ, E LA CONGIUNZIONE “E” NON È INDISPENSABILE. ABBIAMO CASI BEN ATTESTATI. PER CITARNE UNO: “SE CHIAMI IL SABATO UNA DELIZIA E VENERABILE CIÒ CHE È SACRO” (IS 58:13), NEL TESTO GRECO DELLA LXX LA FRASE È LETTERALMENTE: “SE CHIAMI I SABATI DELIZIE SANTI A DIO”; I TRADUTTORI METTONO UNA “E” (COME NR CITATA) OPPURE UNA VIRGOLA (COME TNM: “CHIAMERAI IL SABATO UNO SQUISITO DILETTO, UN [GIORNO] SANTO”). DIFFICILE DIRE QUALE DELLE DUE TRADUZIONI SIA PIÙ CORRETTA NEL CASO DI LC 1:35". ( Fine citazione)


La domanda è questa: se si sceglie la prima o la seconda traduzione quale cambio di interpretazione avviene tenendo conto del contesto in cui si trova?
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Gianni
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Re: Luca 1:35

Messaggio da Gianni »

Caro Trizzi, il prof. Salvoni traduce così Lc 1:35 nel suo Nuovo Testamento puro testo, senza note o interpretazioni teologiche ed ecclesiastiche: “Il Santo che nascerà sarà chiamato figlio di Dio”. Questa traduzione rispetta il testo greco originale.

Tu domandi quale cambio di interpretazione avviene, tenendo conto del contesto in cui si trova, se si sceglie la prima o la seconda delle due traduzioni possibili.
La seconda traduzione (“ciò che nascerà sarà chiamato santo e figlio di Dio) mette tutto al futuro: sarà chiamato santo e figlio di Dio dopo essere nato. La prima traduzione (“ciò che nascerà santo sarà chiamato figlio di Dio”) lo fa nascere già santo, per essere poi chiamato in futuro figlio di Dio. Quest’ultima traduzione, adottata dal Salvoni, mi sembra più corrispondente al contesto allargato. Infatti, al v. 15 è detto del figlio di Zaccaria: “Sarà riempito di spirito santo fin dal seno di sua madre” (testo greco). Il Messia non poteva quindi essere da meno.
Si noti poi il raffronto tra il futuro battezzatore e il futuro Messia:
Giovanni: “Sarà grande davanti al Signore” (v. 15); Yeshùa: “Sarà chiamato figlio di Dio” (v. 35). La differenza è notevole. Per il resto, il battista fu pieno di spirito santo già prima di nascere e Yeshùa nacque già santo.
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bgaluppi
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Re: Luca 1:35

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, però ho una domanda. Qui abbiamo due possibilità:

τὸ γεννώμενον ἅγιον κληθήσεται, υἱὸς θεοῦ (W&H)

Possiamo sostantivare il participio, e dunque hàghion è predicato nominale, come huiòs; oppure possiamo sostantivare hàghion, che diventa il soggetto e il participio si accorda, e quindi il predicato nominale sarebbe soltanto huiòs. Dunque avremo:

1. il nascente [soggetto] è santo [predicato nominale], figlio di Dio [p. nom.]

2. il santo che nasce [soggetto] è figlio di Dio [predicato nominale]

Se la traduzione giusta è quella che propone il Salvoni, con santo soggetto della frase (tra l'altro con lettera maiuscola, ad indicare la persona), come mai τὸ γεννώμενον ἅγιον è al neutro? Non dovrebbe essere al maschile (ὁ γεννώμενος ἅγιος), come υἱὸς? Essendo al neutro, sarebbe meglio tradurre “ciò che nasce santo”, o nascerà, non “il santo che nasce”, o nascerà. Dunque, seguendo il Salvoni, dovremmo tradurre “ciò che nascerà santo sarà chiamato figlio di Dio”, ma non ha senso che si usi il neutro se il riferimento è ad una persona, cioè il figlio nascituro. Sarebbe meglio “Colui che nascerà santo sarà chiamato figlio di Dio”, ma allora il soggetto dovrebbe essere al maschile, non al neutro.

Dunque, la costruzione più giusta, per seguire il Salvoni, dovrebbe essere ὁ γεννώμενος ἅγιος κληθήσεται υἱὸς θεοῦ

in cui ὁ γεννώμενος ἅγιος è il soggetto (riferito a persona e non a cosa perché maschile) e υἱὸς θεοῦ è predicato nominale, che si accorda al soggetto, esattamente come in Gv 1:1: θεὸς ἦν ὁ λόγος, in cui ho lògos è soggetto e theòs è predicato nominale. E qui non ci sarebbero dubbi riguardo al fatto che hàghios sia sostantivato e dunque soggetto della frase.

Se ci fai caso, W&H mette una virgola dopo κληθήσεται, il che fa pensare che υἱὸς θεοῦ non è che una specificazione dell'identità di τὸ γεννώμενον ἅγιον, ossia il figlio di Dio. Fa capire che il frutto del seno di Miryàm (ciò che nasce) sarà chiamato santo in quanto figlio di Dio. L'uso del neutro è giusto in questo senso. Infatti, in Lc 1:42 è detto: “benedetto è il frutto del tuo seno!” (in cui benedetto è εὐλογημένος, che significa "favorito", ed è diverso da "santo"). Inoltre, il verbo alla fine della frase è più comune, dunque κληθήσεται si potrebbe benissimo riferire a ἅγιον: “il nascente [soggetto, con articolo] santo [p. nom., senza articolo] sarà chiamato, figlio di Dio [p.nom, senza articolo, a precisare il significato di santo]”. Non so, ma mi sembra che questa costruzione sia più corretta e W&H la suggerisce con quella virgola aggiunta. Se dovessi tradurre in bell'italiano, io scriverei così:

“Il frutto del tuo seno sarà chiamato santo, figlio di Dio”, o anche meglio “ciò che sarà generato sarà chiamato santo, figlio di Dio” in accordo con Mr 1:24, Lc 4:34 e Gv 6:69, in cui l'epiteto ὁ ἅγιος τοῦ θεοῦ indica la messianicità di Yeshùa, il suo essere figlio di Dio, dunque santo.

Inoltre, in Gv 10:36 Yeshùa dice di se stesso di essere “colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo”; quando è stato santificato, ossia "separato"? Nel momento del battesimo, ossia della consacrazione, in cui Dio dice: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Mr 1:11). E At 13:33: Υἱός μου εἶ σύ, ἐγὼ σήμερον γεγέννηκά σε, “tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”. Non è quello il momento in cui Dio manda nel mondo Yeshùa dopo averlo santificato come figlio? Ed è il momento a cui fa riferimento Lc 1:35 parlando al futuro: “sarà chiamato santo, figlio di Dio”. È Dio che lo santifica nel momento del battesimo; è Dio che lo chiama santo e figlio, in quanto è Lui che santifica. Altrimenti, dovremmo pensare che Yeshùa già esistesse prima della nascita ed è "mandato nel mondo" già santo attraverso il ventre di Miryàm. Ma non è questo il senso di Gv 10:36.
trizzi74
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Re: Luca 1:35

Messaggio da trizzi74 »

Pochi minuti fa ho dato uno sguardo al Kittel che afferma quanto segue: “ Qui ἅγιον è riferito al soggetto τὸ γεννώμενον , poiché il predicato è υἱὸς θεοῦ; tuttavia l’espressione τὸ γεννώμενον ἅγιον si spiega con l’origine soprannaturale del nuovo essere che, proprio per questa origine, è chiamato υἱὸς θεοῦ, designazione che non si riferisce quindi alla figura messianica del Cristo, ma alla sua origine.” – Vol.1, colonna 271.
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bgaluppi
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Re: Luca 1:35

Messaggio da bgaluppi »

Mi pare una interpretazione tesa a validare la divinità di Yeshùa. Tesi che a mio avviso è insostenibile, come ho scritto nell'ultima parte del mio commento. Il fatto che Miryàm resti incinta per la potenza dello spirito, non implica la santità del nascituro, che è un essere umano; ciò che è santo, piuttosto, è lo spirito che interviene. Il testo parla semplicemente di ciò che è generato nel ventre di Miryàm, senza specificarne la soprannaturalità. Anche perché il verbo al futuro indica che sarà chiamato figlio di Dio in seguito, non che lo è già. Se fosse già santo, sarebbe già figlio di Dio alla nascita; invece, viene consacrato figlio nel momento del battesimo. E Paolo afferma che Yeshùa diventa definitivamente figlio di Dio nel momento della resurrezione (Rm 1:4). Poi, anche hàghion può essere predicato nominale, come ho evidenziato.
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Gianni
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Re: Luca 1:35

Messaggio da Gianni »

Buona analisi, Antonio. Tuttavia …

Il participio γεννώμενον è un participio presente passivo al nominativo singolare neutro.
Se tu sostantivi ἅγιον è come se avessimo τὸ ἅγιον e dovresti tradurre “la cosa santa” oppure “ciò [che è] santo”, e non “il santo che nasce” come tu proponi trascurando il neutro e il passivo. Il participio presente è in luogo del futuro: l’essente generato > ciò che sarà generato. Se poni ἅγιον come soggetto non hai “il santo che nasce” ma una specie di “ciò [che è] santo che sarà generato”, e mi pare che sia troppo mal costruito per essere accolto. Il testo greco scorre benissimo così com’è: “ciò che sarà generato santo”.
Il τὸ può anche essere tradotto “quello”. Rimane da spiegare perché è al neutro. Il problema si risolve forse con la critica testuale: i codici unciali di prima mano C e Θ hanno ἐκ σοῦ dopo τὸ γεννώμενον. Se si tiene buona questa lezione si ha “ciò che sarà generato da te santo”.
Quanto alla virgola, il Nestle-Aland non la mette.

Se stiamo allo stile di Luca, va notato che al v. 13 l’angelo dice a Zaccaria: “Elisabetta partorirà un figlio a te”, mente al v. 35 “ciò che sarà generato da te”; al v. 13 è Zaccaria che dovrà chiamare suo figlio Giovanni, ma al v. 35 il nascituro “sarà chiamato”, che probabilmente è un passivo divino per indicare Dio. – Cfr. Mt 5:19

In più, al v. 32 abbiamo un parallelo: “[Yeshùa] sarà chiamato figlio dell’Altissimo”. Il che esclude l’aggiustamento con la virgola.

Quando Yeshùa fu pienamente chiamato “figlio di Dio”? “Dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore”. - Rm 1:4.

Non credo che Yeshùa sia stato santificato ossia "separato" al momento del battesimo. Proprio perché il termine significa “separato”, egli nacque già separato per uno scopo speciale. È lo stesso concetto che con altre parole Paolo applica a sé in Gal 1:15.
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bgaluppi
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Re: Luca 1:35

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, infatti io non proponevo "il santo che nasce" ma "ciò che è generato sarà chiamato santo", con hàghion predicato nominale. Questo spiega il neutro. Si tratta del frutto del seno di Miryàm che sarà chiamato santo, ma non lo sarebbe ancora, però è "favorito", in quanto nato svincolato dal peccato (v. 42). Mi sembra che i termini favorito e santo siano diversi. Del resto, anche i credenti saranno separati, ossia chiamati santi, ma non nascono santi, e neppure favoriti.
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Re: Luca 1:35

Messaggio da Gianni »

L’asserzione del Kittel è invalidata dal testo biblico che ha “sarà chiamato figlio di Dio” al futuro.

Anche riguardo alla nascita di Yeshùa si usa questa espressione: “Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre” (Lc 1:32). Tuttavia Yeshùa “sarà chiamato Figlio dell'Altissimo” in futuro, quando sarà grande. La natura divina uguale a quella di Dio qui è esclusa: quello che nasce e che “sarà chiamato figlio dell’Altissimo” è infatti l’uomo Yeshùa figlio di una donna (non si allude ad una natura divina prima della nascita). Anche se si volesse sostenere (contro la Scrittura) che Yeshùa era da subito, dalla nascita, figlio di Dio non si potrebbe certo pensare alla seconda persona della trinità, altrimenti si dovrebbe dedurre che egli nacque proprio allora e di conseguenza non sarebbe eterno (condizione richiesta dalla non scritturale dottrina della trinità).
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Re: Luca 1:35

Messaggio da Gianni »

Antonio, "ciò che è generato sarà chiamato separato" comporta che alla nascita non lo fosse.
Però in Lc 2:22 si ricorda quanto affermato dalla Toràh: “Ogni maschio che apre la matrice sarà chiamato santo al Signore”.
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bgaluppi
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Re: Luca 1:35

Messaggio da bgaluppi »

Interessante. Questa è un'ottima argomentazione.

Dunque, la traduzione corretta, seguendo questa argomentazione biblica, sarebbe:

“Ciò che è generato santo [in quanto primogenito], sarà chiamato figlio di Dio”

Il versetto che citi (Lc 2:23), però, è in riferimento alla consacrazione ufficiale, la circoncisione: “22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»”. Ma ciò non è in riferimento alla nascita. Se viene consacrato l'ottavo giorno, significa che precedentemente non lo è.

Da un punto di vista sintattico, non ti sembra che la traduzione che proponi dovrebbe avere

τὸ ἅγιον γεννώμενον, κληθήσεται υἱὸς θεοῦ
ciò che è santo essente generato, sarà chiamato figlio di Dio

Invece la costruzione è diversa. Questa traduzione sembra che dica che ciò che è generato santo sarà figlio di Dio, cioè che l'essere figlio di Dio sia conseguente alla santità generativa. Ma così non è, perché Yeshùa fu dichiarato messia in virtù dell'obbedienza (Flp 2:8,9), non della sua nascita miracolosa.

Invece:

“L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò [come risultato dell'azione dello spirito appena descritta], (τὸ γεννώμενον ἅγιον κληθήσεται, υἱὸς θεοῦ) ciò che è generato, santo sarà chiamato [con verbo al termine della frase], figlio di Dio”. Questa è quella che suggerisce W&H.

Perciò, ciò che è generato sarà chiamato santo, figlio di Dio”, ossia, il frutto del tuo seno sarà il santo di Dio. Le annuncia che suo figlio sarà santificato, ossia consacrato messia, il santo figlio di Dio. A me pare più corretta questa interpretazione, però sono sempre pronto a cambiare idea.
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