2 Corinti 3:6

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trizzi74
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2 Corinti 3:6

Messaggio da trizzi74 »

Caro Gianni, leggendo 2 corinti 3:6 da una qualsiasi traduzione si può notare che si parla di una " lettera che uccide", invece la Tnm è l'unica che parla di un " codice scritto" che condanna alla morte.
Come reputi la traduzione di questo versetto da parte della Tnm?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
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Gianni
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Re: 2 Corinti 3:6

Messaggio da Gianni »

Ciao, Trizzi. La TNM, traducendo 2Cor 3:6, sbaglia in due punti e falsa il senso del pensiero di Paolo.
Qui Paolo sta dicendo che Dio ci ha resi idonei come servitori di un nuovo patto … “non di lettera ma di spirito; infatti, la lettera uccide, invece lo spirito vivifica” (traduzione letterale).
La prima traduzione errata riguarda la parola greca γράμμα (gràmma, genitivo γράμματος, gràmmatos), da cui deriva la nostra parola “grammatica”. Il vocabolo significa “lettera” e ha lo stesso senso della nostra parola italiana: può indicare una singola lettera dell’alfabeto (come in 2Cor 3:7) oppure uno scritto (come in Lc 16:6); al plurale, “lettere” può pure avere il senso che noi gli diamo riferendoci agli studi letterari (come in Gv 7:15).
A prima vista parrebbe che la traduzione di TNM sia giusta, riferendosi ad uno scritto. Paolo parla infatti di nuovo patto in relazione al vecchio patto scritto da Mosè. Però, che cos’è il nuovo patto? Yeshùa, come Mosè, è pure mediatore, ma del migliore nuovo patto (Eb 8:6), che altro non è che il primo (ovvero la Toràh) ma scritto nella mente e nel cuore dei credenti (Ger 31:33; Eb 8:10). Anche il nuovo patto è scritto, ma nel cuore. Paolo parla di un nuovo patto “non di lettera”. Yeshùa garantì che neppure la più piccola lettera della Toràh sarebbe mutata (Mt 5:17,18), è quindi impensabile che Paolo si stia riferendo al “codice scritto” come vuol fare intendere TNM. Essendo il nuovo patto “non di lettera ma di spirito” ed essendo costituito sempre dalla Toràh scritta questa volta nel cuore, il senso non può che essere: “non letterale ma spirituale”. Ci sono due modi di rispettare la Toràh: quello di attenersi alla lettera senza metterci il cuore (tipico dei farisei e che Paolo chiama “opere della Legge”) e quello spirituale che va oltre la lettera. Si può massacrare di botte qualcuno e portarlo in fin di vita e dirgli: “Ti ho forse ucciso? Ho rispettato il Comandamento” (agire alla lettera), ma si può evitare perfino di “ucciderlo” mortificandolo a parole, e ciò va oltre la lettera ed è spirituale.
Il secondo errore di traduzione di TNM è nella frase “il codice scritto condanna a morte”. Paolo invece dice che “la lettera uccide [ἀποκτείνει (apoktèinei), “distrugge”]”, contrapponendola allo spirito che vivifica. Ciò è in armonia con quanto appena spiegato. In pratica non cambia il cosa ma il come.
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