Colossesi 2:14,15

Avatar utente
Giorgia
Messaggi: 1186
Iscritto il: martedì 9 dicembre 2014, 9:15

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Giorgia »

Mi spiace, ma ancora il discorso non mi torna.

Faccio con voi un ragionamento a voce alta: Paolo era un pignolo, vero?

Allora, prima dice che se si infrangere uno solo dei comandamenti è come infrangerli tutti. Poi però dice: non scandalizzare qualcuno per il cibo. Se sei ospite, non metterti a fare storie.

Ora, è ammissibile per voi che Paolo ci consigli di infrangere tutti i comandamenti per non scandalizzare qualcuno?

Se invece prendiamo per vero che quando dice la frase sull'infrangere un comandamento, si riferisce solo ai 10 comandamenti, il ragionamento torna.
AKRAGAS
Messaggi: 1016
Iscritto il: domenica 1 febbraio 2015, 9:38

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao,Giorgia.
Sai perché nel ragionamento che hai appena messo in risalto sembra che tu ponga una questione contraddittoria? Semplicemente perché si tende a non fare una analisi biblica: si decontestualizzano dei versetti e si mettono in parallelo con altri a loro volta decontestualizzati. In questo forum lo si fa spessissimo. Inoltre, a contribuire a questo errato modo di fare esegesi, ci mette lo zampino la traduzione italiana già stampata.
Se analizzi, invece, ciò che hai scritto nel loro contesto scritturale e, soprattutto, fai una verifica sul testo greco, non troverai più questa contraddizione.
Un consiglio per me e per tutti è quello che sottolinea sempre Gianni: un passo alla volta.
Ciao , Giorgia :YMHUG:
Yomo
Messaggi: 74
Iscritto il: lunedì 13 febbraio 2017, 19:49

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Yomo »

Semplicemente perché si tende a non fare una analisi biblica: si decontestualizzano dei versetti e si mettono in parallelo con altri a loro volta decontestualizzati.
Akragas quindi per confermare e/o analizzare dei versi pensi sia sbagliato utilizzarne altri?

Ciao..
AKRAGAS
Messaggi: 1016
Iscritto il: domenica 1 febbraio 2015, 9:38

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da AKRAGAS »

AKRAGAS ha scritto: Akragas quindi per confermare e/o analizzare dei versi pensi sia sbagliato utilizzarne altri?
No, non è sbagliato usarne altri, ma per verificare se si è attuata ermeneutica correttamente è necessario rispondere ad alcune regole.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

Yomo, un versetto non sussiste da solo, ma è sempre parte integrante di un discorso in cui viene affrontato un tema. Ad esempio, Paolo dice: “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere” (Ef 2:8,9); mentre Giacomo, il fratello carnale di Yeshùa e suo apostolo, dice: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?”, e “L’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto” (Gc 2:14,24).

Chi ha ragione? Se prendi ciascuno di questi due versetti da solo estrapolandoli dal contesto, e soprattutto dal "contesto biblico", puoi dimostrare una tesi e il suo contrario, ma poi dovresti sceglierne uno e scartarne l'altro. Invece, tutti e due fanno parte della Bibbia. Tutti e due sono giusti, nel senso che l'uno completa l'altro. Fede e opere sono inseparabili. Un ottimo studio lo trovi qui:

http://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=648" onclick="window.open(this.href);return false;
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

Una volta compresa la necessaria complementarietà di fede e opere, cioè capito che per dimostrare fede è necessario fare, mettere in pratica, uno potrebbe chiedere: in cosa consistono le opere da mettere in pratica? E qui è un po' più complicato, ma attraverso la lettura attenta e meditata della Scrittura si arriva a capire.

Innanzitutto, abbiamo un esempio perfetto: Yeshùa. Quindi, si può cominciare analizzando bene in che modo lui mise in pratica i comandamenti di Dio (e non solo i Dieci Comandamenti). Però, i Vangeli e tutte le Scritture Greche ci offrono un panorama piuttosto ridotto, come afferma Gv 21:25: “Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero.”. Certamente, Yeshùa rispettava la legge, altrimenti nessuno in Israele lo avrebbe mai preso in considerazione seriamente (neppure i suoi discepoli). Poi, bisogna distinguere tra applicazione legalistica e applicazione per fede.

Il legalismo consiste nel cercare la salvezza attraverso la messa in pratica di tutti i precetti, le prescrizioni e gli insegnamenti della Torah con ferrea volontà; ma dov'è l'uomo che può dire di aver messo in pratica tutto (a parte Yeshùa, che era il Messia)? E poi, la salvezza è un dono, non un merito (Ef 2:8,9; Rm 4:2-5). Questo è ciò che facevano i farisei (e che oggi noi non potremmo fare neppure se lo volessimo, perché il mondo è cambiato profondamente). L'applicazione delle opere per fede, invece, consiste nel fare determinate cose (obbedire a comandamenti e precetti) come forma di dimostrazione di fede per la grazia che abbiamo già ricevuto gratuitamente grazie a Yeshùa.

Per capire, facciamo un semplice ragionamento. Io non metterò più in pratica i comandamenti, i precetti e le prescrizioni per avere la grazia, perché l'ho già ricevuta; allora obbedirò a Dio perché Lui mi ha salvato. Poi, sta a me capire cosa deve essere messo in pratica e cosa non serve; inutile sacrificare agnelli, perché Yeshùa ha sostituito il sacrificio animale mediante il sacrificio perfetto di sé stesso. E certamente, se mia moglie è adùltera, non metterò a morte né lei né la persona con cui ha consumato l'adulterio, perché certe pratiche furono comandate a Israele in un determinato periodo storico in cui questo peccato era all'ordine del giorno, affinché il popolo sopravvivesse e non si corrompesse totalmente, allontanandosi da Dio: “Un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta” (Gal 5:9); “toglierai via il male di mezzo a te” (Dt 13:5; 17:7; 19:19; 21:21,22,24; 24:7; cfr. Rm 12:21; 1Cor 5:13). Con Yeshùa, l'adultèrio non è punito più dagli uomini, ma da Dio; perché chi crede in Yeshùa e lo ha conosciuto, non può commettere questo peccato, e se lo commette, rifiuta Yeshùa e quindi rifiuta la salvezza di Dio (2Pt 2; Mt 10:38).

Dunque, per capire a cosa devo obbedire, leggerò la Scrittura e metterò in pratica tutto ciò che mi è stato insegnato e comandato per il mio bene da un Dio che mi ama; e se mi ama tanto da avermi salvato gratuitamente per mezzo di Yeshùa, io dovrò corrispondere al Suo amore. Se Dio mi dice: "non mangiare il maiale perché ti fa male", io non lo mangerò, perché così facendo metterò in pratica ciò che Lui mi ha insegnato per il mio bene. Se io, padre, dico a mia figlia: "non mangiare troppi dolci perché non fanno bene" e lei mi ascolta, io sarò felice e saprò con certezza che lei si fida di me; se, invece, lei non mi ascolta e li mangia, penserò: "mia figlia non mi ascolta", e non sarò felice, perché mi avrà dimostrato che non crede fino in fondo a ciò che le dico per il suo bene.
stella
Messaggi: 3925
Iscritto il: giovedì 3 aprile 2014, 17:44

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da stella »

Antonio :YMAPPLAUSE:

Questa è la grazia ... :-)
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

Akragas, hai espresso sinteticamente i più comuni errori che si fanno quando si affronta il testo biblico con già in mente un’idea, che spesso è dettata dalla religione o dal sentito dire: estrapolare un versetto dal suo contesto e basarsi su una traduzione anziché sulla Scrittura. Dici bene, purtroppo: “Si decontestualizzano dei versetti e si mettono in parallelo con altri a loro volta decontestualizzati”.

Personalmente credo che spessissimo le vittime di questo modo scriteriato di affrontare le Scritture siano proprio coloro che in tutta buona fede abboccano. Perché mai dovrebbero dubitare? Lo ha detto il pastore, il vescovo, il prete, l'anziano di congregazione, il papa, è scritto nei libri. Quando poi si scopre che una certa cosa non sta così, ci si rimane pure male. L’ho sperimentato sulla mia pelle: ci ho messo decenni a capire, ad esempio, la validità del sabato e il fatto che Dio non è trino.

Non è affatto facile rendersi conto di avere una convinzione errata. A volte si fanno scoperte che ci illuminano e che ci fanno gioire, ma altre volte ci rimaniamo malissimo.

Carissima Giorgia, ti capisco molto bene. Tu ti riferisci a 1Cor 10:27: “Se qualcuno dei non credenti v'invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza”.
Tuttavia, il contesto mostra che qui Paolo sta parlando delle carni sacrificate agli idoli. Occorre sapere che, al tempo, tra le carni vendute al macello c’erano anche quelle provenienti dai templi pagani e che erano state sacrificate agli idoli. Sappiamo che erano state dissanguate, per cui la norma biblica sul divieto di assumere sangue era rispettata (non perché i pagani la rispettassero, ma perché usavano dissanguare). Paolo può quindi serenamente dire: “Mangiate di tutto quello che si vende al mercato, senza fare inchieste per motivo di coscienza” (v. 25). Dopo aver detto che se uno è ospite può mangiare senza mettersi a fare storie, tuttavia aggiunge: “Ma se qualcuno vi dice: «Questa è carne di sacrifici», non ne mangiate per riguardo a colui che vi ha avvertito e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro” (vv. 28,29). In 1Cor 8:13 arriva a dire: “Perciò, se un cibo scandalizza mio fratello, non mangerò mai più carne, per non scandalizzare mio fratello”. – Si legga 1Cor 8:4-13.

Si pensi, per attualizzare la questione, ad un credente che è invitato a pranzo da una famiglia cattolica. Paolo direbbe: se “voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti”. Poi mettiamo che arrivi un altro credente che dica al primo che quel pranzo sarà benedetto da un sacerdote. Ci verrebbe da dire: E chi se ne importa! Ma qui Paolo direbbe: non ci andare, perché colui che ti ha avvertito ha una coscienza debole, non capisce e ci rimarrà male. Ci verrebbe allora da replicare che scandalizzarsi è da bambini, da immaturi e anche un po’ da scemi! E, Paolo, di nuovo: “Badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli”. - 1Cor 8:9.

Se una persona che non ha conoscenza inciampa e si scandalizza, serve a ben poco cercare di illuminarla. Una mia amica Testimone di Geova mi raccontava un fatto che illustra quanto diversi decenni fa i Testimoni fossero spaventosamente più ignoranti di oggi. Negli anni ’70 si era diffusa tra loro l’idea che i biscotti al Plasmon contenessero sangue. Qualche ignorantone tra loro aveva pensato: Plasmon = plasma, quindi = sangue! Alla fine dovettero scrivere alla sede centrale, la quale assicurò che quei biscotti non contenevano sangue. La stessa cosa avvenne per la mortadella. Cose da pazzi, verrebbe da dire. Ma ciò illustra bene tutta la cautela di Paolo nel tener conto – per amore – dell’ignoranza e della debolezza altrui.
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Cara Giorgia per l'ennesima volta i 10 Comandamenti li considero validi compreso il Sabato.
Credo nel rinnovamento effettuato da Cristo nell'approcciarsi a Dio.
Non più alla maniera giudaica, ma in spirito e verità, come disse Yeshùa alla samaritana.
Provate a guardare con occhi liberi da lenti colorate tutta la Torah e vedrete che, benché Parola di Dio, è infarcita di pratiche comuni a tutte le religioni. Niente di nuovo anzi sono pratiche prese/copiate da altri culti. La circoncisione, gli olocausti, i sacrifici e le offerte, il sacro e il profano, le vesti sacerdotali, gli utensili, il trono di Salomone, tutte cose materiali. E soprattutto fine a se stesse.
Dio ha dimostrato agli Apostoli che sono sacri anche i pagani senza le opere di santità comandate da Mosè. Infatti a loro è sceso lo Spirito Santo senza fare distinzione di corpo impuro o puro, essendo dei mangiatori di porco. Quindi ciò che santifica l'uomo è il cuore puro ed aperto alla chiamata e non ciò che si ingerisce.
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

bgaluppi ha scritto:Dunque, per capire a cosa devo obbedire, leggerò la Scrittura e metterò in pratica tutto ciò che mi è stato insegnato e comandato per il mio bene da un Dio che mi ama; e se mi ama tanto da avermi salvato gratuitamente per mezzo di Yeshùa, io dovrò corrispondere al Suo amore. Se Dio mi dice: "non mangiare il maiale perché ti fa male", io non lo mangerò, perché così facendo metterò in pratica ciò che Lui mi ha insegnato per il mio bene.
Caro Antonio se queste serve per farti sentire meglio, ben venga, in fondo corriamo tutti per piacere a Dio.
Ma insegnare ciò è sbagliato e controproducente. Sbagliato perché l'uomo non si ferma mai, una volta acquisito il divieto, si spingerà oltre, nell'intendo di perfezionarsi, magari cercando qualche altra mizvot. In questo modo non solo stiamo acquistando le catene ma siamo talmente bravi da ridurne la misura fino a non muoverci più. Dio non vuole ciò. Dio vuole vedere l'uomo maturo e consapevole della somiglianza con Lui. Dio è Spirito e noi dobbiamo imitarlo in questo. Tutte queste pratiche sono totalmente inutili.
Controproducente perché nella nostra mente entrerà l'idea che il mio fratello che mangia cibi impuri sarà di conseguenza un impuro. E mentalmente, anche se non lo diciamo, lo giudichiamo tale.
Dio ci ha insegnato a non chiamare impuro nessuno perché con il Sacrificio di Cristo tutto è stato rinnovato.
Rispondi