Colossesi 2:14,15

marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Vi scrivo cosa penso del messaggio di Paolo ai colossesi.
Cristo per Paolo non è paragonabile a nessuna cosa terrestre. Cristo è la libertà da tutti i vincoli religiosi. Cristo appartiene a Dio.
A Colosse come in tutte le città convertite a Cristo si insinuavano anticristi che cercavano di soffocare la sana dottrina del Vangelo, degenerandolo. Questa è lotta di Paolo documentata in quasi tutte le lettere.
Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l'ombra di cose che dovevano avvenire; Col 2,16
Non prendere, non gustare, non toccare Col 2,21
Per Paolo è inconcepibile mischiare o fondere le pratiche terrene con la realtà del Cristo.
Yeshùa ha rivoluzionato l'approccio dell'uomo con Dio. Non più rinchiuso (sempre se mai lo fosse stato) nel Santo dei Santi ma disponibile a ben altro: Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Gv 14,20
Nessuna cerimonia religiosa o sacrificale potrà rendergli omaggio come un cuore puro in preghiera: i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.Gv 4,23
Nessuna opera della legge ci rende graditi a Dio solo la fede in Cristo può.
La fede in Cristo consiste nell'essere suoi discepoli, operare come egli ha operato, insegnare agli altri ciò che egli ci ha insegnato, rispettare i comandamenti come egli ha fatto.
chelaveritàtrionfi
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

“Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo. Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo, da cui tutto il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le giunture e i legamenti, progredisce nella crescita voluta da Dio”

I colossesi erano pagani e adoravano le loro divinità ed avevamo le loro pratiche . Quel piccolo gruppetto di credenti seguiva invece la torah anche riguardo a cibi ecc. il testo dice "quindi" nessuno vi giudichi se osservate e non se non osservate, ma il corpo cioè la chiesa è di Cristo riferendosi a questi
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Caro Gianni allora è vero che tradurre è tradire.
“Se siete morti con Cristo dagli elementi del mondo, perché come viventi in mondo vi fate comandare”?
Non sarebbe opportuno lasciare la frase così?
Il pensiero paolino non si può barricare singolarmente dentro ogni singola lettera. Il pensiero paolino è unico per tutte le lettere e sovrapponibile.
In Rm 6,4 egli scrive questo: così anche noi abbiamo un comportamento di vita del tutto nuovo.
Questo comportamento di vita non dobbiamo intenderlo solo attraverso l'abbandono del peccato ma come scrive anche in Rm 7,6: Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.

Il peccato anche nel VT era condannato. Quindi non ha senso che Paolo ripeta un'ovvietà ma ciò che teneva prigionieri era la legge mosaica con i suoi precetti insostenibili da sopportare come scrive anche Pietro in Atti 15,10: imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?
Quindi i viventi in Cristo sono liberi dalle bramosie del peccato e dai vincoli della legge mosaica.
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Gianni
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

Caro Marco, tu stai facendo una gran confusione mischiando questioni diverse tra loro.
I colossesi provenivano dal paganesimo, per cui non avevano conosciuto la Toràh e perciò non è possibile accogliere la tesi fantasiosa di chi sostiene che vengano rimproverati perché vi “tornavano”. Non è possibile tornate dove non si è mai stati.
Poi non hai chiaro il concetto di opere. Se assumi quello tipico dei detrattori della santa Toràh di Dio, non puoi neppure comprendere perché Giacomo definisce morta la fede di chi non opera, né tantomeno la distinzione che Paolo fa tra opere della legge e opere sincere. Così travisi perfino Col 2:16 in cui Paolo sostiene l’osservanza del sabato e delle altre Feste bibliche.
Prova a chiarirti prima il vero concetto di opere. Scoprirai che Giacomo e Paolo dicono la stessa cosa.
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Mi aiuteresti? :-)
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Gianni
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

:-) Prova a valutare gli studi dal n. 10 al 13 qui:
http://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=4817" onclick="window.open(this.href);return false;
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Caro Gianni ho letto con interesse ciò che mi hai consigliato.
Una domanda: la Torah è tuttora valida così come scritta da Mosè?
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Gianni ha scritto:I colossesi provenivano dal paganesimo, per cui non avevano conosciuto la Toràh e perciò non è possibile accogliere la tesi fantasiosa di chi sostiene che vengano rimproverati perché vi “tornavano”. Non è possibile tornate dove non si è mai stati.
Caro Gianni non leggo nel testo la parola "tornavano". Se nel testo non compare la mia tesi è valida e non confusionaria.
Sappiamo benissimo cosa intendeva e a chi si riferiva Paolo quando scriveva frasi del genere: Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti Col 2,4
Nelle giovani comunità cristiane si insinuavano tizi alla maniera di Atti 15,1
Le lettere paoline erano indirizzate a comunità salde in Cristo dal punto di vista del paganesimo ma deboli per l'inevitabile influenza che l'ebraismo operava in simbiosi con il vangelo. Paolo ha lottato contro questo tacito accordo riconoscendo in Cristo una autorità nettamente superiore a Mosè. Per non parlare delle sette ebraiche deviate che mischiavano alla Torah il misticismo e la filosofia greca.
Questa lotta intestina traspare anche tra gli apostoli e Paolo. Il rapporto non è stato sempre idilliaco tra loro.
Lo stesso Pietro aveva timore di "quello" e dei Giudei convertiti.
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bgaluppi
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

Marco, i Colossesi non potevano tornare alla legge che non conoscevano. L'ebraismo non operava alcun influenza sui pagani, poiché l'ebraismo era solo per gli ebrei, esattamente come oggi. Non credo proprio che gli ebrei sarebbero andati a "influenzare" i pagani, piuttosto credo che si sarebbero tenuti ben lontani da loro (e a ragione). Al contrario, erano le dottrine pagane che operavano una forte influenza su chi, pur convertito alla fede in Yeshùa (e quindi all'ebraismo), proveniva da esse. Esattamente come la dottrina cattolica ha continuato ad avere una forte influenza in me, anche dopo che mi ero distaccato da essa.
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Gianni
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

Caro Marco, sull’attuale validità della Torah così come scritta da Mosè ti rimando allo studio n. 20 dell’elenco.

Tu dici che se nel testo di Col la parola "tornavano" non compare, la tua tesi è valida e non confusionaria.
La confusione nasce qualora non si tenga conto che Paolo vuole proprio impedire, da una parte, che i colossesi tornino alle pratiche pagane e, dall’altra, che Paolo si preoccupa che osservino la Toràh nel modo corretto. Diversamente, si mette Paolo in contrapposizione con Giacomo e la chiesa di Gerusalemme.

Partiamo da un concetto basilare. In Col 1:21 Paolo scrive a quelli di Colosse: “Un tempo eravate estranei e nemici”. È lo stesso concetto che Paolo ribadisce anche agli efesini, anch’essi provenienti dal paganesimo: “Ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita … ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo”. - Ef 2:11,12.
La conversione dei pagani li fa entrare nella cittadinanza spirituale d’Israele. Li innesta nell’ulivo ebraico, che è santo e da cui ricevono la linfa, come Paolo stesso dice ai romani.
Questo è un punto basilare. Non estraniati da Israele ma innestati in Israele.

Un secondo concetto basilare è dato dal nuovo modo di vivere la Toràh: da una parte il nuovo patto che interiorizza la Toràh e quindi rifiuta il formalismo della lettera (che Paolo chiama “opere della legge” ovvero le pure azioni legalistiche senza fede) e dall’altra il venir meno della circoncisione. È proprio sulla circoncisione che ci fu inizialmente disaccordo tra il partito giacobita (cui Pietro si atteneva) e Paolo. Disaccordo che mostra quanto la prima chiesa fosse del tutto legata ad Israele e che fu risolto nel concilio gerosolimitano ribadendo l’adesione alla Toràh perché “ogni sabato Mosè è letto nelle sinagoghe”, pure frequentate dai discepoli di Yeshùa.

Occorre, Marco, vedere le cose così com’erano. Se parti dalla situazione attuale ovvero da quella di una chiesa “cristiana” (derivata in tutto e per tutto da quella apostata del secondo e terzo secolo), hai una visione falsata. Devi rimanere alla chiesa del primo secolo fondata da Yeshùa. Dopo la morte dell’ultimo apostolo tutto cambia: quella chiesa non è più tale ma diventa un campo infestato dalle sataniche religiose zizzanie. Non c’è più la chiesa intatta, ma solo singole spighe di grano nascoste tra le numerose zizzanie.
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