Colossesi 2:14,15

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bgaluppi
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

marco ha scritto:Dio vuole vedere l'uomo maturo e consapevole della somiglianza con Lui.
Ti rispondo con Giacomo 2:18: “Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.”.

Rifletti bene su queste parole, Marco. Uno può dire belle parole di fede e di speranza, dire "Signore, Signore!", ma se poi non mette in pratica, quelle parole sono vuote. Mettere in pratica significa fare tutto per piacere a Dio, non solo alcune cose. Cosa significa "imitare Dio in spirito"? Tu puoi autoconvincerti quanto vuoi di essere spirituale come Dio, ma a Dio non bastano pensieri, buoni propositi e belle parole. Con questo non sto dicendo che tu sbagli, parlo in generale. Quando sei disposto a rendere la tua vita più complicata per piacere a Dio, stai dimostrando la tua fede nei fatti; se invece dici "non dovrei fare questo, ma lo faccio lo stesso tanto ciò che conta è lo spirito", tu stai dimostrando poca fede e bassa considerazione nei confronti di Dio e di te stesso, perché Lui vuole che tu faccia tutto per il tuo bene come Lui insegna, non solo certe cose "più importanti". Ricorda che “Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere” (Rm 2:6), non secondo la sua fede a parole. Se tu hai figli, vorrai che loro facciano tutto ciò che di buono gli insegni; se i tuoi figli imparano ad essere misericordiosi, buoni, comprensivi e generosi, benissimo! Ma se poi non si curano del proprio corpo, come gli hai insegnato, e mangiano e bevono schifezze, fanno tardi la sera, e vivono nel disordine, tu sei felice?

Bisogna mettersi "nei panni di Dio", e capire che se Lui ci ha dato degli insegnamenti, lo ha fatto a ragion di causa e per uno scopo; Dio non fa e non dice nulla a caso, tutto ha una funzione, uno scopo e un significato profondo. Gli insegnamenti di Dio, anche quelli sul cibo, non sono affatto inutili, come dici, perché Dio non fa nulla di inutile.

Pensa a Yeshùa. Tu credi che Yeshùa mangiasse maiale e facesse quello che voleva? Dio lo ha dichiarato messia proprio perché lui fece tutto quello che piaceva a Dio, non solo le cose "importanti" tralasciando quelle "meno importanti". Certamente, al primo posto il giudizio, la misericordia e la fede, ma senza tralasciare il resto; perché la fede, senza opere, è pura ipocrisia.

“Ma guai a voi, farisei, perché pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erba, e trascurate la giustizia e l'amor di Dio! Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.” (Lc 11:42, cfr. Mt 23:23)

“Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì suo figlio Isacco sull'altare? 22 Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa; 23 così fu adempiuta la Scrittura che dice: «Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia»; e fu chiamato amico di Dio.” (Gc 2:21-23)

In che modo Abraamo mostrò la sua fede, cosicché fosse dichiarato giusto? Non a parole, ma obbedendo in tutto e per tutto, fino a sacrificare suo figlio.
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Caro Antonio Giacomo nella sua lettera non parla delle opere di purità levitiche ma opere di carità.
Se non riesci a leggere il testo per quello che dice è perché hai le "lenti colorate".
Ecco i versetti prima del v. 18 da te citato.
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Gc 2,16-17
La lettera di Giacomo è un apologia alla sana condotta cristiana.
Mi domando come è possibile capovolgere il testo e far dire ciò che non c'è scritto?

Abramo nel sacrificare suo figlio stava commettendo un omicidio. Dio apprezzò la volontà e non quel tipo di opera.
Mosè dette quelle leggi e Dio apprezzava la volontà che gli ebrei ci mettevano in quelle pratiche.
Con la venuta del Suo Figliolo Dio ci ha fatto conoscere il corretto modo per adorarlo.
Tutto la materialità è inutile. Fuochi, olocausti, incensi, vesti sacre, spazi sacri, Papi e sacerdoti, tutte queste cose rientrano nella sfera della materia. Alcuni, anzi molti, ne hanno di bisogno per "vedere" il sacro. Invece Cristo ci ha insegnato che il sacro si trova dentro di noi.
E come fare per mantenere sempre accesa la Menorah all'interno del nostro cuore?
Prendersi cura del prossimo, del sofferente, dell'appestato, dell'emarginato, del lebbroso.
Cristo ha forzato la legge, ha dovuto farlo, per avvicinarsi al lebbroso e toccarlo. Forzare la legge non significa trasgredire. Gesù ha insegnato che la nostra giustizia deve superare quella degli scribi. Davide mangiò i pani dell'offerta e Yeshùa ne esalta il gesto. Davide forzò la legge ma non trasgredì.
Non c'è niente di più prezioso agli occhi di Dio della carità disinteressata.
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Caro Antonio lo so che hai deciso di intraprendere la strada levitica per compiacere Dio, tramite l'ubbidienza.
Andrebbe pure bene, perché in fondo non fai del male a nessuno, tranne che a te.
Quel tipo di ubbidienza rafforza la nostra volontà ma è un'arma a doppio taglio perché come ti dissi ha il potere di creare la separazione tra il puro e l'impuro.
Quando sappiamo bene che Dio l'ha abolito.
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Gianni
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

Occorre leggere bene tutto il contesto di Gc 2.
È vero che Giacomo fa alcuni esempi di quelle che potremmo chiamare opere di bene (ma di quelle vere), però in 2:20-23 dice: “Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore? Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì suo figlio Isacco sull'altare? Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa; così fu adempiuta la Scrittura che dice: «Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia»; e fu chiamato amico di Dio”.
Abraamo ubbidì a Dio.

Le opere richieste dalla fede sono soprattutto quelle di ubbidienza a Dio. Di “opere di bene” alla maniera umana son piene le chiese; esse vanno dal domenicale “fratelli, andate in pace” al donare il superfluo al poveri.

Non esiste una strada levitica per compiacere Dio, ma esiste un modo farisaico di farlo. E non porta a nulla. Finché le opere in ubbidienza son fatte con l’intento di essere dichiarati giusti, non servono a nulla. Esse sono invece sinceramente compiute con fede in risposta alla giustificazione che Dio ha già concesso. È qui l’abissale differenza. Tra la maniera farisaica e quella insegnata da Yeshùa (e ribadita da Paolo e da Giacomo) c’è una specie di limbo in cui ci si riempie solo la bocca della parola fede, che però è vuota, sterile, morta.
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

Marco, ti ha risposto Gianni. Il versetto di Giacomo che citi fa riferimento all'opera di Abraamo, che consiste precisamente nel mettere in atto (opera, "fare") il sacrificio comandatogli da Dio:

“Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì suo figlio Isacco sull'altare?

Quale opere? L'obbedienza al comando: sacrificare Isacco. Attraverso questa opera, dettata dalla fede assoluta in Dio che conosce ciò che è giusto, Abraamo fu dichiarato giusto per la sua fede. Dunque, l'opera è il "fare"; fare cosa? Ogni cosa che Dio comanda. Dove sono scritte queste opere che è necessario mettere in pratica? Nella Scrittura Ebraica. E Yeshùa fu dichiarato giusto proprio perché mise in atto quelle opere. Stai pur certo che Yeshùa rispettava "ogni minimo comandamento", come lui stesso invita noi a fare.
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

Possiamo aggiungere che Abraamo è nelle Scritture Ebraiche il massimo esempio di fede operante. Abraamo non fece opere di bene, ma opere di ubbidienza a Dio.
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

Adesso rileggevo il versetto proposto da Marco:

“Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.” - Gc 2:16,17

In realtà, qui Giacomo non sta strettamente indicando un tipo di opera, ma sta facendo un esempio per far capire che ciò che conta non sono le parole ma le opere, cioè il fare, l'operare. Infatti pone un esempio pratico e poi paragona fede e opere a quell'esempio. Non bisogna confondere il termine opera con buona azione. Il significato del termine è strettamente "fare", "agire", contrapposto al "parlare senza fare". Quindi, Giacomo sta dicendo: "inutile tu parli senza fare, fai.". Allo stesso modo, potrei fare un altro esempio simile:

Trovo un cieco che deve attraversare la strada e mi preoccupo di fermarmi e dirgli: "mi raccomando, stia attento ad attraversare". Cosa ho fatto? Assolutamente niente, gli ho solo detto di fare ciò che già sapeva di dover fare. Se, invece, lo prendo sotto braccio e lo aiuto ad attraversare, ho fatto, ho operato.

Allo stesso modo, se so che devo pregare e mi rammento continuamente di farlo ma non lo faccio, a cosa mi serve? E come dimostro la mia fede? Meglio pregare e basta, anche se non ne ho voglia, e così avrò operato.

Il tutto è spiegato bene dalla parabola del seminatore. E comunque la Scrittura distingue tra opere buone, opere potenti, opere della legge, opere di Dio etc. Ma il comun denominatore è sempre lo stesso, il fare. Se si trattasse solo di buone azioni, anche il non credente può farle seguendo il suo senso morale, e non ci sarebbe bisogno della Scrittura né della fede. Invece, la Scrittura indica esattamente quali sono le opere del credente, che rivelano la sua fede; e delle opere non è possibile vantarsi, perché consistono in dovere d'obbedienza, non in meriti speciali.

“Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio; infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia»” -Rm 4:2,3

Abraamo non si vantò delle proprie opere, perché esse costituivano un dovere d'obbedienza; e non è possibile vantarsi di ciò che facciamo per dovere. Ma attraverso quelle opere di obbedienza fu giustificato per fede, non per le opere stesse.
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da Gianni »

Ottima analisi, Antonio.
marco
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da marco »

Caro Antonio non trovi strano che in nessuna lettera ci sia un chiaro rimando alle opere della legge mosaica?
Mi spiego.
bgaluppi ha scritto: In realtà, qui Giacomo non sta strettamente indicando un tipo di opera, ma sta facendo un esempio per far capire che ciò che conta non sono le parole ma le opere, cioè il fare, l'operare. Infatti pone un esempio pratico e poi paragona fede e opere a quell'esempio. .
Perché Giacomo invece di utilizzare i mille esempi della legge mosaica utilizza esempi inflazionati come vestire il povero e sfamarlo?

L'ubbidienza a Dio che scaturisce dall'osservanza della legge mosaica è fine a se stessa. Se non mangi un certo cibo, ammesso e non concesso che arrechi danno alla salute, eventualmente hai fatto del bene solo a te.
Ciò che ci comanda Cristo è operare e agire per il bene del prossimo.
Prendersi cura del bisognoso, arrivando anche a privarsi, questa è ubbidienza al massimo livello. Questa è l'ubbidienza comandata da Yeshùa.
Nel momento in cui si arriva a provare compassione, vera compassione, per il nostro prossimo afflitto dai problemi dell'esistenza, e ci prodighiamo per togliergli di dosso il macigno che lo schiaccia, così che riacquisti almeno per qualche tempo il sorriso, bene in questo lasso di tempo siamo ad immagine e somiglianza di Dio.
Questa esperienza dura solo un brevissimo lasso di tempo perché siamo immersi nel peccato, siamo sopraffatti dalla mondanità della vita, siamo calamitati al denaro, abbiamo mille pensieri e altrettanti bisogni che riempiono le ore della nostra giornata.
Dio non ha immagine e tanto meno può assomigliare a qualcosa, tramite le nostre azioni possiamo assomigliare a Dio. Yeshùa era ad immagine e somiglianza di Dio perché il suo operato era perfettamente conforme a Dio. Noi dobbiamo seguire i comandi del Cristo per essere sicuri di piacere a Dio.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». Gv 13,34-35
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Re: Colossesi 2:14,15

Messaggio da bgaluppi »

Marco, se il fare comandato dalla legge fosse sostituito con un diverso tipo di fare, non credi che Yeshùa e gli apostoli lo avrebbero spiegato chiaramente, magari facendo un elenco preciso e completo delle "nuove opere"? Invece, Yeshùa dice semplicemente che il fare deve essere accompagnato dalla purezza elle intenzioni, da giudizio, fede e misericordia; ma ciò non implica la cancellazione delle opere della legge, semmai un modo più profondo di metterle in pratica:

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.” - Mt 23:23

Giudizio, misericordia e fede prevalgono, ma le altre opere non devono essere tralasciate. Se fossero inutili, avrebbe comandato di tralasciarle. Prendiamo come esempio il sacrificio di espiazione, un comando preciso che costituisce "legge perenne" (Lv 16:34). Come può essere perenne se il tempio è stato distrutto? È perenne perché il sacrificio resta, ma in forma diversa e spirituale; è il sacrificio animale a non essere perenne, non il sacrificio in senso stretto:

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.” - Rm 12:1

Dunque, ciò non significa che il sacrificio prescritto nella legge sia abolito; significa che il sacrificio deve essere effettuato tramite il nuovo tempio spirituale, che è il corpo del credente e il corpo di Yeshùa, perché a lui appartiene. Stessa cosa per le altre opere della legge, come il comando di rispettare il riposo, ad esempio.
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