Ciao, Trizzi. Non vorrei mandarti in confusione, ma io ho una spiegazione un po’ diversa da quella fornita dall’ottimo Antonio.
Vediamo intanto il contesto di 2Pt 1:4. Pietro indirizza la sua seconda lettera a “coloro che hanno ricevuto una fede di uguale valore” a quella sua e degli altri discepoli (v. 1) e si augura che grazia e pace vengano loro moltiplicate (v. 2), perché la “potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la santa devozione attraverso l’accurata conoscenza di colui che ci ha chiamati per la propria gloria e virtù”. - V. 3.
E arriviamo al v. 4: “Attraverso queste [la gloria e la virtù di Dio (1Pt 2:9; 2Tm 1:9)] ci sono state donate le sue preziose e grandissime promesse” … ἵνα (ìna), affinché …
Abbiamo quindi che Dio ci ha donato non solo la fede ma anche tutto ciò che concerne la vita e la santa devozione, e ciò attraverso la conoscenza che abbiamo di Lui (che non è una conoscenza intellettuale ma ottenuta mediante un’intima relazione con Dio). Tutto ciò ha uno scopo: ἵνα (ìna), affinché …
Affinché γένησθε (ghènesthe). Il verbo è γίνομαι (ghìnomai), “diventare”, espresso alla seconda persona plurale del medio aoristo congiuntivo. L’aoristo greco esprime l’azione vista nel momento del suo accadere. Per esprimerla bene in italiano dobbiamo usare un giro di parole. Io tradurrei “affinché … iniziate a divenire”, mantenendo il congiuntivo. Il seguito dà ragione di questa traduzione.
“Affinché … iniziate a divenire partecipi della natura divina”. E in che modo? “Sfuggendo alla corruzione che è nel mondo con la concupiscenza”. – Sempre al v. 4.
Ora si noti che Pietro parla di risposta da parte dei credenti: “Mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l'autocontrollo; all'autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l'affetto fraterno; e all'affetto fraterno l'amore”. - Vv. 5-7.
La traduzione di NR “diventaste partecipi della natura divina” non è corretta perché traduce il congiuntivo aoristo γένησθε (ghènesthe) con il passato remoto indicativo. Per questo errore è costretta ad aggiungere l’avverbio “dopo” non presente nel testo greco, traducendo “dopo essere sfuggiti alla corruzione” (NR), mentre il testo biblico dice invece ἀποφυγόντες (apofygòntes), participio aoristo, letteralmente “essenti iniziati a sfuggire”. In più, la traduzione di NR “perché per mezzo di esse [la gloria e la virtù di Dio (1Pt 2:9; 2Tm 1:9)] voi diventaste partecipi della natura divina” è molto equivoca: infatti che senso mai bisogna dare a quel “perché”? L’errata traduzione “diventaste” obbliga ad intenderlo “per la ragione che”. Ma il greco ha ἵνα (ìna), “affinché”, per cui si tratta di scopo e non di causa.
Ciò che è già accaduto è espresso al v. 4 dal verbo δεδώρηται (dedòretai), all’indicativo perfetto, “sono state donate”, riferito alle promesse divine. Ma si noti che ciò che è stato donato sono le promesse, non il loro adempimento. L’unica cosa del tutto accaduta è espressa al v. 3 da δεδωρημένης (dedoremènes), al participio perfetto genitivo, “avente fatto dono”, riferito a ciò che concerne la vita e la santa devozione. Tuttavia si noti anche qui che il dono c’è sì stato, ma come sarà usato?
Tutto è insomma in divenire. Dio ci ha donato il necessario, ma dobbiamo poi metterci del nostro. La sue promesse sono certissime, ma sono condizionate.
“Compiendo in risposta ogni premuroso sforzo” (v. 5, TNM), dobbiamo lavorare su noi stessi utilizzando al meglio i doni divini per ottenere l’adempimento delle promesse. E tutto ciò, dice Pietro, “affinché … iniziate a divenire partecipi della natura divina”.
I credenti sono sono affatto diventati partecipi della natura divina, ma iniziano ad esserlo. A patto che compiano tutti quei premurosi sforzi elencati da Pietro.
Detto con altri passi della Scrittura:
“Bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità”. - 1Co 15:53.
“Affinché siamo partecipi della sua santità”. - Eb 12:10.
“Ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui”. - 1Gv 3:2.
“Per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi”. - 1Pt 1:4.
Ora sarà Antonio a correggermi se ho sbagliato qualcosa.