Per fare un esempio di confronto, cito alcuni passaggi dal vangelo di Giuda (Iscariota):
Quando Gesù apparve sulla terra, compì miracoli e grandi meraviglie per la salvezza dell’umanità. E dato che alcuni (camminavano) nella strada della verità mentre altri camminavano nelle loro trasgressioni, furono chiamati i dodici discepoli.
Cominciò a parlare con loro sui misteri al di sopra del mondo e su ciò che succederà alla fine. Spesso non appariva ai suoi discepoli come sé stesso, ma fu trovato fra loro come un bimbo.
Scena 1
Gesù dialoga con i suoi discepoli: la preghiera di ringraziamento o eucarestia.
Un giorno era coi suoi discepoli in Giudea e li trovò riuniti insieme e in atteggiamento di pia osservanza. Quando (si avvicinò) ai suoi discepoli, (34) riuniti insieme e seduti in atteggiamento di preghiera di ringraziamento sul pane, (egli) rise.
I discepoli (gli) dissero: «Maestro, perché ridi della (nostra) preghiera di ringraziamento? Abbiamo fatto quello che è giusto».
Egli rispose e disse loro: «Non sto ridendo di voi. Voi non state facendo questo a causa della vostra volontà ma perché è attraverso questo che il vostro dio (sarà) glorificato».
Essi dissero: «Maestro, tu sei (...) il figlio del nostro dio».
Gesù disse loro: «Come mi conoscete? In verità (io) dico a voi nessuna generazione del popolo che è tra voi mi conoscerà».
Subito notiamo un'incongruenza con i testi canonici: fu il sacrificio a servire alla salvezza, non i miracoli; questi ultimi servirono a rendere testimonianza della sua messianicità, perché sbocciasse la fede:
“questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati” (Mt 26:28); “essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira” (Rm 5;9); “è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio” (Eb 9:26); “Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1Gv 2:2).
“Se non faccio le opere del Padre mio, non mi credete; ma se le faccio, anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre” (Gv 10:37,38); “Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato»” (Gv 11:3,4); “Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro” (At 4:33).
Poi il testo afferma che Yeshùa “Spesso non appariva ai suoi discepoli come sé stesso, ma fu trovato fra loro come un bimbo.”. Questo è in netto contrasto con i vangeli, in cui mai si afferma che Yeshùa potesse apparire sotto diverse sembianze se non dopo la risurrezione, e comunque mai come un bimbo:
“Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano.” (Lc 24:15,16); “[Maria] si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!»” (Gv 20:14:16); “Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!»” (Gv 21:4-7).
Poi l'apocrifo afferma che i discepoli erano riuniti in una “preghiera di ringraziamento sul pane” e che Dio sarebbe stato glorificato da quel rito. Innanzitutto, se qui esiste un vago riferimento ala cena del Signore, questa fu stabilita da Yeshùa poco prima della sua morte, quindi i discepoli non avrebbero potuto celebrarla prima che lui la celebrasse con loro; in secondo luogo, la cena non serve a glorificare Dio, ma a riportare al presente, attraverso il ricordo, il sacrificio di Yeshùa che rappresenta la salvezza. Inoltre, il ringraziamento e lo spezzamento del pane era una pratica comune tra i giudei prima della consumazione del pasto in famiglia.
Per finire, l'apocrifo afferma: “Gesù disse loro: «Come mi conoscete? In verità (io) dico a voi nessuna generazione del popolo che è tra voi mi conoscerà»”. Anche queste parole non sono affatto conformi ai testi canonici:
“Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13:35); “Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"?” (Gv 14:8,9); “Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato” (Gv 17:25); “se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non lo conosciamo più così” (2Cor 5:16); “Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Io l'ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in lui, deve camminare com'egli camminò.” (1Gv 2:3-6).
Non si può avere fede in ciò che non si conosce.