“Odia il tuo nemico” - Mt 5:43

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bgaluppi
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“Odia il tuo nemico” - Mt 5:43

Messaggio da bgaluppi »

Parto da questo versetto per affrontare un più ampio discorso sull'insegnamento di Yeshùa, spesso ritenuto non conforme alla Torah.

Innanzi tutto mi interessa capire se il termine che la LXX traduce con μισέω (misèo), che in ebraico è שָׂנֵא, può avere una doppia valenza come in greco: odiare o non preferire. Il senso di “amare meno”, ossia “non preferire”, è evidente in Lc 14:26: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo”, che il versetto parallelo di Mt 10:37 traspone nella forma col suo giusto significato: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. Quindi, Yeshùa sta dicendo che il credente deve amare lui più di genitori e figli.

Entrando nel merito di Mt 5:43, bisogna ricordare che i lòghia di Yeshùa che Matteo usa sono spesso raggruppati senza che necessariamente sia seguito un procedimento narrativo preciso e temporalmente ordinato. Matteo tendeva a raggruppare per argomenti, creando delle vere e proprie sezioni; quindi può essere difficile, a volte, capire il perché dell'uso di certe espressioni, usate magari in contesti diversi ma raggruppate in un'unica sezione. Inoltre, è necessario leggere bene ciò che sta dicendo Yeshùa nel versetto in esame, e ricordare che il cosiddetto sermone della montagna non era rivolto alle folle, ma ai suoi discepoli: “Voi avete udito che fu detto...” (Ἠκούσατε ὅτι ἐρρέθη). Chi disse a chi? Dio a Mosè o Mosè a Israele, dopo aver ricevuto indicazioni da Dio sotto ispirazione?

Se Yeshùa avesse voluto citare la Scrittura avrebbe detto “sta scritto”, come in Mt 4:7;10; 21:13 etc. Al v.5:33 dice: “Avete anche udito che fu detto agli antichi”, riferendosi ai saggi. Sembra si riferisca a ciò che Mosè disse agli antichi. Besàseà mi ha spiegato che “nel linguaggio ebraico "fu detto" è solitamente riferito ai profeti, quando invece ci si riferisce al Pentateuco si dice "come è scritto".”. Ma i Vangeli non sono proprio un trattato tradizionale... Yeshùa usa “fu detto” e “fu detto agli antichi” in riferimento alla Toràh o al Tanàch e poi dice “fu detto” in riferimento ad una frase che non esiste sul Tanàch ("odia il tuo nemico"). Ma in altri casi usa la formula "sta scritto", sempre in riferimento ala Toràh o al Tanàch. È necessario dunque esaminare bene il contesto e immedesimarsi nella situazione per scoprire il motivo di questo uso tradizionalmente improprio di certe espressioni.

Yeshuàh non era prettamente conforme alla tradizione, e questo è un fatto. Ma quale tradizione? Poiché di scuole di pensiero e di correnti interpretative ne esistevano diverse a quei tempi, come testimonia Flavio. In un altro versetto controverso, egli afferma, contro la tradizione, che certi precetti furono "tollerati" da Dio tramite Mosè, ossia che non rispecchiarono necessariamente la volontà di Dio ma furono stabiliti da Mosè per necessità. Mi riferisco a Mt 19:3-9:

“Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» 4 Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: 5 "Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne"? 6 Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi». 7 Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» 8 Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. 9 Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio».”

Infatti sta scritto: “«io odio [שָׂנֵ֣א] il ripudio», dice il Signore, Dio d'Israele; «chi ripudia copre di violenza la sua veste», dice il Signore degli eserciti. Badate dunque al vostro spirito e non siate sleali.” (Mal 2:16). Qui non c'è spazio per il ripudio giustificato da un atto scritto; questa è una condanna del ripudio in senso assoluto. Yeshùa fa notare, a chi lo accusava secondo una certa tradizione, che l'unione del matrimonio è stabilita da Dio, come è scritto in Genesi, e quindi l'uomo non ha la libertà di separare ciò che Dio ha unito. Ciò è perfettamente conforme alle parole di Malachia. Tuttavia, Mosè, profeta e Maestro scelto da Dio, stabilisce ciò che è necessario in quel tempo, e Dio lo consente.

Dunque, tornando alla frase "odia il tuo nemico" e all'uso delle parole "fu detto" e "fu detto agli antichi", credo che debbano essere inquadrate mettendosi nei panni di Yeshùa, che, certamente, si pose in contrasto con certe tradizioni. La frase "odia il tuo nemico", ad esempio, può essere ricondotta alla regola della comunità degli esseni, che incitavano all'odio verso il nemico. Però, vorrei chiedere, ciò che Yeshùa dice ("E io vi dico") è conforme o non conforme alla Torah?

Con questo non intendo svalorare tutta la tradizione. La mia analisi è tesa esclusivamente a individuare le possibili ragioni dietro certe espressioni e comportamenti di Yeshùa che non erano conformi ad una certa tradizione e che causarono la sua identificazione come eretico. E comunque credo sia più importante analizzare il contenuto del suo insegnamento alla luce del Tanàch, piuttosto che incancrenirsi sul perché dell'uso di certi tecnicismi. Di fatto, Yeshùa insegnò ad amare il proprio nemico, ossia a "non odiarlo" e "non giudicarlo"; e ciò è assolutamente conforme alla Torah:

“Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, non mancare di ricondurglielo. Se vedi l’asino di colui che ti odia caduto a terra sotto il carico, guardati bene dall’abbandonarlo, ma aiuta il suo padrone a scaricarlo”. – Es 23:4,5.
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bgaluppi
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Re: “Odia il tuo nemico” - Mt 5:43

Messaggio da bgaluppi »

Noiman ha scritto quella che secondo me è una grande verità: “Le tradizioni sono accettate, questo vale per tutti, ebrei e cristiani. Devono solo non essere in contrasto con quello che è il testo, non importa se del tanach o quello dei Vangeli.”

Questo è il senso che sto cercando di esprimere. Yeshùa aveva ragione a criticare certe tradizioni oppure esse devono essere accettate e basta, come se fossero "parola di Dio"? Il fatto che all'interno di Israele esistessero correnti diverse e addirittura in contrapposizione dimostra, secondo me, come le tradizioni non debbano essere sostituite al testo scritturale, fino ad annullarlo. Yeshùa afferma che “fu detto agli antichi: "Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale"”; e aggiunge: “io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: "Raca" sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: "Pazzo!" sarà condannato alla geenna del fuoco. Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta” (Mt 5:21-24).

Fu detto da chi? Le parole che Yeshuàh cita originano da varie parti della Torah: Gn 9:6; Es 20:13; Dt 5:17; Lv 24:17; Dt 17:9. Quella frase che Yeshuàh cita non compare sul testo scritto così com'è. Yeshùa, infatti, non dice "è scritto", ma "fu detto", facendo evidentemente riferimento ad una tradizione orale. Al modo rabbinico, egli cita ciò che fu detto e aggiunge "E io vi dico", non "ma io vi dico", come viene comunemente tradotto (quindi non intende annullare ciò che cita, ma aggiunge il suo insegnamento).

Il suo insegnamento, tra l'altro, va a toccare l'aspetto della necessità della purificazione, ed è conforme a Is 1:12,13,16,: “«Quando venite a presentarvi davanti a me, chi vi ha chiesto di contaminare i miei cortili? Smettete di portare offerte inutili; l'incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni, io non posso sopportare l'iniquità unita all'assemblea solenne.[...] Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male;[...] Poi venite, e discutiamo», dice il Signore”.

Dunque, non si tratta più solo di non uccidere per non essere giudicati; ora bisogna anche imparare ad essere puri sotto ogni aspetto. Non solo chi uccide sarà giudicato, ma anche chi porta rancore verso un fratello. E questo è perfettamente conforme alla Torah. Troppo spesso ci fermiamo sui dettagli e non cogliamo il senso profondo delle cose.
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bgaluppi
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Re: “Odia il tuo nemico” - Mt 5:43

Messaggio da bgaluppi »

Ciò che è interessante, secondo me, è il fatto che Yeshùa affermi come il divorzio fu consentito da Mosè "per la durezza del cuore" di quelli di allora, cioè perché non erano in grado di comprendere e non erano pronti ad una certa purificazione. Mosè, dunque, fece ciò che era giusto fare in quel momento, poiché lui era guidato da Dio, e ciò che fece contribuì a migliorare notevolmente la condizione della donna all'interno della comunità, e in generale il senso morale di Israele. E Yeshùa aggiunge: “ma da principio non era così” (19:8), ossia prima della violazione adamica. Il discorso di Yeshùa punta secondo me a riavvicinare alla condizione originaria, in cui l'unione tra uomo e donna, sancita da Dio come due parti di un unico "essere", è indivisibile. Se è Dio ad unire, chi è l'uomo per dividere?

PS. Conosco l'interpretazione classica, secondo cui l'unione delle carni è rappresentata, in realtà, dalla discendenza (i figli), ma non la condivido affatto per l'eccessivo pragmatismo e razionalismo, che annulla la bellezza dell'unione spirituale. La parola di Dio può essere svuotata del suo significato spirituale?
AKRAGAS
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Re: “Odia il tuo nemico” - Mt 5:43

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao, Antonio.
Ti rispondo semplicemente per spirito di condivisione e non di certo per insegnare qualcosa né a te né ad alcun altro ( non ho la competenza ).

Hai fatto molte domande, ma interessanti, almeno per me.
Riguardo al termine Greco della LXX non so nulla, ma riguardo al termine ebraico avrai notato, se hai preventivamente fatto una ricerca, che si può tradurre e intendere a volte come : trascurare.
Vedi ad esempio in Genesi dove è scritto che il Signore vide che Lea era odiata...
Leggendo il versetto precedente si comprende come Giacobbe amava maggiormente Rebecca e quindi si dedicava meno a Lea.
E sempre il contesto che ti permette di comprendere il senso del termine.


Riguardo alle tradizioni (uso parole mie ), Neusner spiega che nel periodo che precede la distruzione del II Tempio esisteva un pensiero collettivo, quella che è definito come Torah orale, a volte diverso da maestro a maestro, talvolta in contrapposizione , ma pur sempre attinente e conforme al corpo della Torah.
Anche Yeshùa, in qualità di maestro istruiva i suoi studenti con la sua Torà orale, talvolta contrapponendosi su alcuni particolari della tradizione sia in termini di pensiero sia in termini di azione, ma pur vincolato al corpo della Torah.
Quindi, quando Yeshùa diceva- : ... e io vi dico... utilizza probabilmente un termine tecnico per introdurre un suo insegnamento orale.

Avrei altri pensieri da condividere... semmai alla prossima.
Ciao
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