Matteo 28:19,20

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bgaluppi
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Re: Matteo 28:19,20

Messaggio da bgaluppi »

Si, certo. Ma c'è di più, secondo me; gli eventi descritti in Mt 24 sono un misto di futuro prossimo e futuro lontano, ossia parlano della distruzione di Gerusalemme e anche della venuta nella gloria. Matteo spesso raggruppa insieme le profezie, se non sbaglio, invece di riferirle seguendo una consecutio temporum. Per questo si può fare confusione. Altra caratteristica mattaica è quella di evidenziare la gloria di Yeshùa, per questo probabilmente decide di inserire nel racconto la venuta nella gloria. Subito prima (23:39) Yeshùa parla del suo ritorno, citando il salmo 118: “Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"”.

È necessario distinguere quali parole sono riferite alla distruzione di Gerusalemme e quali ad un futuro più lontano. È ovvio che quando Yeshùa dice che quella generazione non passerà prima che siano avvenute tutte quelle cose si riferisce alle profezie riguardanti la distruzione di Gerusalemme. Il resto è aggiunto da Matteo per esaltare la sua messianicità.
chelaveritàtrionfi
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Re: Matteo 28:19,20

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Bene. Essendo che Matteo comprende anche le sezioni chiamate "i discorsi (lòghia ) ed è stato composto un pò alla volta, può essere che siano stati riportati "fatti diversi" tutti insieme. Si ha quindi difficoltà a discernere le due descrizioni per via della redazione?

Riporto alcune righe di un studio di Gianni che ho trovato onesto ed interessante:

Sembra quindi doveroso ammettere una composizione graduale del Vangelo scritto di Matteo. Verso l’anno 50 della nostra èra, una serie di discorsi (i lòghia), poi – tra il 70 e l’80 – la composizione attuale. Questa data, posteriore alla distruzione di Gerusalemme (70 E. V.) sembra suggerita dalle parole di una parabola:

“Altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città”. – Mt 22:6,7.

Queste parole mancano nel passo parallelo della stessa parabola in Lc 14:15-24. Questo particolare suppone la distruzione di Gerusalemme come un evento già avveratosi.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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bgaluppi
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Re: Matteo 28:19,20

Messaggio da bgaluppi »

Non sono ancora arrivato a studiare i vangeli in dettaglio, ma mi sembra una deduzione piuttosto logica. Matteo tendeva a raggruppare, più che a organizzare il testo in modo cronologicamente e narrativamente coerente. Però, leggendo con cura il cap.24, è possibile vedere come molte cose che, ad una prima lettura, sembrano avere un certo significato, in realtà possono averne un altro.

Analizziamo Mt 24 con logica, sperando di non perderci :-)

Dal v.4 al 20 parla in generale degli eventi che riguardano quella generazione, gli apostoli in particolare, poiché al v.14 è detto: “questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine”. Furono solo gli apostoli a rendere testimonianza, e specialmente i Dodici, poiché solo loro furono testimoni e vennero scelti direttamente da Cristo per svolgere il loro compito. Chi non è testimone non può certo rendere testimonianza. Quindi, da questo si comprende come gli eventi che Yeshùa sta per descrivere si riferiscono alla generazione in corso. Dal v.15, entra nello specifico.

Fino al v.21 nessun problema: gli eventi possono benissimo riferirsi al primo secolo prima e fino alla distruzione di Gerusalemme. Ma già dal v.21 le informazioni sembrano confondersi: “perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà”. Qui possono insorgere varie interpretazioni.

1. Essendoci state due guerre mondiali nel XX secolo, con annessi e connessi, sembrerebbe strano che la tribolazione possa riferirsi agli eventi relativi alla distruzione di Gerusalemme; poiché la tribolazione, a detta di Yeshùa, sarà unica nel suo genere. 2. Potrebbe trattarsi di linguaggio iperbolico, teso ad esaltare la gravità della situazione relativa alla distruzione di Gerusalemme. 3. Meglio ancora, non è detto che la tribolazione debba necessariamente essere una guerra, come è talvolta inteso, o la distruzione della città, o qualcosa relativo agli ultimi tempi; poiché il termine (θλῖψις, thlìpsis) significa persecuzione, afflizione, e definisce un senso di "oppressione interna", di non avere via d'uscita da una situazione. Vediamo cosa potrebbe essere. Al v.7 si parla di nazioni che insorgeranno contro altre nazioni, ma quello sarà solo l'inizio (v.8) e la tribolazione viene dopo che l'abominazione sarà posta in luogo santo (v.15). Secondo il significato proprio del termine, la grande tribolazione può benissimo riferirsi in modo specifico alla persecuzione degli apostoli e dei credenti della prima chiesa (infatti, Yeshùa sta parlando ed avvertendo loro).

Ma subito dopo, al v.22, dice: “Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati”; ad una prima lettura, qui sembra riferirsi agli ultimi giorni prima del ritorno del Messia, perché si parla di eletti, che saranno manifestati solo al suo ritorno in potenza (Mt 24:31). Ma occorre ragionare. Gli apostoli erano certamente da lui considerati eletti, poiché dice loro “i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10:20); tuttavia, se si fosse riferito solo agli apostoli, non avrebbe menzionato gli eletti in genere, ma avrebbe detto "a motivo di voi eletti", anzi semplicemente "a motivo di voi". Però poteva voler dire che, a motivo di protezione e sopravvivenza degli eletti che sarebbero vissuti durante la tribolazione, quei giorni di persecuzione sarebbero stati abbreviati (infatti, con Costantino la chiesa diventa religione di stato riconosciuta e approvata e le persecuzioni terminano, con alcuni stralci sotto Licinio). Grazie a questo "abbreviamento" della persecuzione (la grande tribolazione), i credenti eletti sono sopravvissuti, altrimenti sarebbero stati sterminati. Come Israele fu fatta sopravvivere, anche gli eletti vengono protetti dall'estinzione. Questa mi pare la migliore interpretazione.

Il greco ha οὐκ ἂν ἐσώθη πᾶσα σάρξ (uk an esòthe pàsa sàrx), non si sarebbe salvato ogni corpo, ossia nessuno si sarebbe salvato (dalla morte)

Il v.23 descrive eventi prossimi: “Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo è qui", oppure: "È là", non lo credete”. Bar Kocheba si dichiarò Cristo e ingannò molti, ed è facile pensare che già nel primo secolo siano stati attivi altri falsi profeti, visto che Paolo riferisce della loro presenza all'interno della congregazione (2Cor 11:12-14). Anche nei vv. successivi (23-26) Yeshùa mette in guardia i discepoli dai falsi profeti e da chi si spaccia come il Cristo, e questo può riferirsi anche al futuro recente, non necessariamente agli ultimi tempi; gli ebrei attendevano a breve la venuta di un Messia umano, un grande re potente che avrebbe liberato Israele dai Romani e dominato su tutti i popoli, e quindi lui li avverte di non farsi ingannare, poiché il Figlio dell'Uomo sarebbe tornato in modo inaspettato e improvviso, “come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente” (v.27).

Ora, è ovvio che qui sta parlando della seconda venuta, quindi di nuovo fa un salto in avanti ad un futuro più lontano; ma noi lo leggiamo lontano perché dopo duemila anni ancora il Messia non è tornato, ma lui non necessariamente faceva riferimento ad un futuro così lontano, poiché non sapeva affatto quando sarebbe ritornato: “quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo” (Mt 24:36, cfr. Mr 13:32).

Nel v.29 Yeshùa usa un linguaggio tipicamente apocalittico che non deve essere preso alla lettera e può benissimo riferirsi alla distruzione di Gerusalemme, ma anche agli ultimi giorni, poiché questi sono i segni che indicano l'approssimarsi della sua venuta (vv.32,33); tuttavia, di nuovo, lui non sapeva quando sarebbe avvenuto il ritorno in potenza. Ai vv.30 e 31 si parla chiaramente degli ultimi giorni dell'era presente, poiché è menzionato il segno del Messia in cielo, il cordoglio di Israele, la venuta nella gloria e la manifestazione degli eletti. Ma, ancora, quando si sarebbe manifestato questo ritorno? Poi, al v.34, si torna di nuovo chiaramente al primo secolo, poiché Yeshùa afferma che "tutte queste cose" avverranno entro la fine della generazione presente. Quali cose? Naturalmente, quelle che si riferiscono al futuro prossimo, alle persecuzioni degli apostoli e dei discepoli, non alla venuta in potenza. Il fatto che Yeshùa garantisca l'avvenire di tutte quelle cose entro quella generazione ci suggerisce l'idea che sapesse perfettamente che la venuta nella gloria è un avvenimento distinto dal periodo della distruzione di Gerusalemme e della tribolazione, poiché se dice di non conoscere il giorno del suo ritorno in potenza non poteva garantire che sarebbe avvenuto entro quella generazione. Quindi, le profezie in Mt 24 sono ben distinte.

Mettendo insieme i pezzi si possono distinguere le due profezie. Naza, tu che sei più bravo di me a sintetizzare, mi puoi aiutare a riordinare il tutto e poi magari apriamo una cartella dedicata a Mt 24? Potrebbe venirne fuori un bello studio. :-)
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bgaluppi
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Re: Matteo 28:19,20

Messaggio da bgaluppi »

Ho riaggiustato il messaggio precedente perché lo avevo scritto di getto ieri sera tardi e conteneva diverse imprecisioni. Adesso credo sia più chiaro, ma forse ne contiene ancora. ;)
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