Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

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Michele
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Giovanni e il Logos

Messaggio da Michele »

Una riflessione sul Vangelo di Giovanni.
A chi si riferiva Giovanni nel suo Vangelo, nel Prologo, quando parlava del Logos?
E' evidente che parlava di Yeshu'a e che non dette spiegazioni in merito, dato che si trattava di un termine (logos) già di uso comune e indicante qualcuno in particolare. Altrimenti Giovanni avrebbe senz'altro spiegato a chi si rivolgeva.
Ma questo è soltanto un piccolo dettaglio. In effetti quello che voglio dimostrare, è che gli ebrei, parlando di Dio abbiano fatto una leggera confusione. E presto ve ne renderò spiegazione. Se noi per Dio, indicassimo qualcuno che può essere spiegato e che addirittura si può manifestare in una forma anziché un'altra, non avremmo parlato del vero Dio. Egli non può essere né raffigurato, né tanto meno spiegato, dato che potremmo parlare di Lui, inizialmente, soltanto attraverso forme di negazione e non già di affermazione. Infatti di chi non si conosce non si può neppure parlare. Di Dio potremmo dire cosa non è, più di quello che è, dato che per affermare chi sia, dovremmo conoscerlo, e conoscere Dio è impossibile.
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Gianni
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Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

Messaggio da Gianni »

Il vocabolo greco lògos significa “parola”. Il libro di Gn inizia con Dio che, parlando, crea. Dio nominava le cose e queste iniziavano ad esistere. “I cieli furono fatti dalla parola del Signore, e tutto il loro esercito dal soffio della sua bocca” (Sl 33:6). Giovanni si richiama a ciò e inizia il suo Vangelo ricordando che “nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta” (Gv 1:1-3). Il fraintendimento dei teologi delle religioni si palesa già nel mettere la maiuscola all’iniziale del vocabolo “parola” e nell’usare il pronome “lei” invece di “essa”.
Che cos’è il lògos, la “parola”? Innanzitutto è ciò che dice il vocabolo stesso: la “parola”! Si tratta poi della parola creatrice di Dio, come Giovanni stesso afferma. Si tratta quindi della “parola” di Dio, la parola creatrice di Dio. “In principio Dio creò” (Gn 1:1): “Dio disse” (Gn 1:3). Dio nominava le cose ed esse erano create. Dio creò tramite la sua parola. È la parola vivificante di Dio di cui egli stesso dice: “Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata” (Is 55:11). In più, se si legge attentamente tutto il Vangelo giovanneo, si noterà che la “parola” è in esso sempre la stessa cosa: la parola di Dio. “Se perseverate nella mia parola [λόγος, lògos]” (Gv 8:31); “Se uno osserva la mia parola [λόγος, lògos]” (Gv 8:51); “Chi ascolta la mia parola [λόγος, lògos]” (Gv 5:24). Questa “parola” (λόγος, lògos) è la parola di Dio: “Io ho dato loro la tua parola [λόγος, lògos]” (Gv 17:14); essa è la verità: “La tua parola è verità [λόγος, lògos]”. - Gv 17:17.
Questa “parola”, sapienza di Dio, era presso Dio. Prima di Yeshùa era già una potenza divina. È proprio questa parola di Dio che è scesa in Yeshùa e ha abitato in lui. Come, infatti, Yeshùa potrebbe proclamare con tanta autorità quella parola se non per il fatto che essa è scesa in lui? “La Parola è divenuta carne e ha risieduto fra noi” (Gv 1:14, TNM): essa ha risieduto nella persona mortale di Yeshùa. È per questo che Yeshùa non pronuncia parole umane, ma parole di Dio: “Chi trascura me e non riceve le mie parole ha uno che lo giudica. La parola che ho detto è ciò che lo giudicherà nell’ultimo giorno, perché non ho parlato di mio proprio impulso, ma il Padre stesso che mi ha mandato mi ha dato comandamento su ciò che devo dire e di che devo parlare” (Gv 12:48,49, TNM). Dio stesso aveva profetizzato circa il messia: “Susciterò per loro [gli israeliti] di mezzo ai loro fratelli un profeta come te [Mosè]; e in realtà metterò le mie parole nella sua bocca, ed egli certamente pronuncerà loro tutto ciò che io gli comanderò”. - Dt 18:18.
l’idea di un lògos quale demiurgo e artefice della creazione è un concetto pagano del tutto estraneo alla Scrittura. È nella letteratura greca pagana che si parla di un lògos artefice. La filosofia del logos è presente nello Stoicismo. Cleante (3°-4° secolo a. E. V.), richiamandosi ad Eraclito, afferma la dottrina del logos spermatikòs (la “ragione seminale”) che si diffonde nella materia inerte animandola e portando alla vita i diversi enti. Filone d’Alessandria (20 circa a. E. V. – 50 E.V.) riprenderà il logos della tradizione stoica incorporandolo nella sua teologia e connettendolo al tema biblico della “parola di Dio”. Per Filone, che si rifà anche al Timeo di Platone, Dio è trascendente rispetto al mondo, e a far da mediatore tra il primo e il secondo è proprio il logos. Nella dottrina di Filone si riconoscono temi e concetti che poi torneranno nel cosiddetto cristianesimo (che è in verità l’apostasia dalla dottrina originale di Yeshùa).
Mai Giovanni avrebbe utilizzato una tale categoria filosofica pagana. Giovanni era un ebreo che conosceva la verità delle Scritture: per lui come per tutti gli ebrei la parola di Dio era la sua stessa sapienza. Dispiace che alcuni studiosi della Bibbia ritengano che Giovanni abbia usato il termine logos in una doppia accezione: per comunicare sia agli ambienti ebraici, familiari col concetto della divina sapienza, sia agli ambienti della filosofia ellenistica, in cui il logos era un concetto filosofico radicato da tempo. Questo metodo (di mettere insieme verità biblica e paganesimo) è tipico del cosiddetto cristianesimo (apostasia istituzionalizzata nel 4° secolo E. V. e dai cui sorse la Chiesa Cattolica) e nulla ha a che fare con Giovanni, l’autore dell’omonimo vangelo. Seguendo quest'idea, alcune traduzioni cinesi del Vangelo di Giovanni hanno addirittura tradotto il termine logos con “Tao”!
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Maryam Bat Hagar
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Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

"Questo metodo (di mettere insieme verità biblica e paganesimo) è tipico del cosiddetto cristianesimo (apostasia istituzionalizzata nel 4° secolo E. V. e dai cui sorse la Chiesa Cattolica) e nulla ha a che fare con Giovanni, l’autore dell’omonimo vangelo"

effettivamente quando si ha qualche discussione con persone che credono nella trinità(altra eredità del paganesimo)generalmente il primo passo della Bibbia che citano per suffragare la loro tesi è proprio Gv 1,1-18.
il nostro nemico non è né l'ebreo né il cristiano
il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza

Ali ibn Abi Talib(599- 661)
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Michele
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Re: Giovanni e il Logos

Messaggio da Michele »

Il discorso più importante riguarda Dio e non il logos. Anche se il logos fosse interpretato ora nell'una ora nell'altra versione, le cose non cambierebbero. Si parla di Dio essenzialmente. E nessun popolo, men che meno Israele, può aver mai conosciuto Dio. Il dilemma è che quindi si tratti di qualcuno scambiato per Dio. E chi potrebbe essere? Sicuramente qualcuno inferiore a Dio, ma che abbia al contempo la capacità e il precipuo scopo di potersi manifestare agli uomini.
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Michele
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Re: Giovanni e il Logos

Messaggio da Michele »

Quello che volevo dire aprendo il post è che se il termine "logos" non debba essere inteso come sinonimo di Yeshu'a (e invece sembrerebbe di si), si tratterebbe di un sostantivo avente sigificato di: parola, discorso, affermazione, argomento, cosa, resoconto, notizia, calcolo, ragionamento, fatto, causa, equestione, scritto, rivelazione divina, ragione, pensiero logico, valutazione ecc.
E come tale dovrebbe "far parte" di Dio, una sua emanazione. Ecco in questo caso, ci si troverebbe nell'impossibilità di dargli una giusta collocazione, infatti Dio non può essere spiegato, non può essere visto, non si può definire. E ogni teoria naufragherebbe nel vuoto più assoluto, dato che si parlerebbe di Dio, senza saperne i contorni. E lo spirito non potrebbe mai parlare di se stesso in quanto Dio, Dio è l'immanifestabile, non potrebbe mai essere qualcosa del genere.
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Israel75
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Re: Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

Messaggio da Israel75 »

Una domanda a bruciapelo:
parola e 10 comandamenti hanno un qualche legame? Cioè "decalogo" significa "10 parole" se non ricordo male... O meglio si potrebbe dire che i 10 comandamenti o "le 10 parole" sono una "parola" di particolare rilevanza.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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Gianni
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Re: Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

Messaggio da Gianni »

Caro Bruno, la parola "decalogo" è di derivazione greca ed è composta da deka ("dieci") e da lògos ("parola"); significa quindi "(le) dieci parole", che è esattamente il nome che il Decalogo ha in ebraico. “Egli [Dio] vi dichiarava il suo patto, che vi comandò di mettere in pratica, le Dieci Parole” (Dt 4:13, TNM). In altre traduzioni della Bibbia troviamo: “Egli vi annunciò il suo patto, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti” (NR), “I dieci comandamenti” (CEI). L’ebraico ha עֲשֶׂרֶת הַדְּבָרִים (asèret hadvarìm), “dieci le parole”.
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Israel75
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Re: Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

Messaggio da Israel75 »

Sì , Gianni. quindi la parola sono i 10 comandamenti in pratica?
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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Gianni
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Re: Il lògos dell’incipit del Vangelo di Giovanni

Messaggio da Gianni »

Caro Bruno, non direi che i Dieci Comandamenti sono la parola, ma piuttosto che ne fanno parte. Intendo dire che la parola di Dio non si esaurisce nei Comandamenti. Per dirla con la Bibbia, “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. – Eb 1:1,2.
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Michele
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Origene e il Logos

Messaggio da Michele »

L'esegesi di Origene arriva alle seguenti conclusioni:
1) la distinzione tra il Logos e il "Principio" in cui si trova;
2) l'esistenza ipostatica del Logos "presso Dio";
3) il carattere divino del Logos

Origene identifica il "principio" del Logos in base ai libri sapienziali, con la Sapienza, come conoscenza che il Padre ha di se stesso ecc.
Nel frammento CVIII il Logos è rappresentato come "volontà che procede dalla mente".
Il Logos è sempre esistito e non divenuto, "presso Dio", perché è la conoscenza ipostatizzata che Dio ha di se stesso.
Il Logos è quindi l'immagine di tutto ciò che Dio è in se stesso, ma proprio per questo esso non è in tutto e per tutto uguale al Padre.


E qui Origene ha la stessa idea che anche io esprimo, con la differenza che Origene era tutto sommato, "legato" alla chiesa e non si poteva spingere tanto oltre, da sconfinare addirittura nel pensiero gnostico, dal quale è molto affine.
Ora la visione di Yeshu'a come il Logos è perfettamente in linea con la scrittura, e viene descritto come colui che è immagine di Dio Padre, dato che da Lui proviene. Un suo riflesso, quindi diretta creazione (questo l'ho aggiunto io, dato che Origine non la pensa così)
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