2Pt 1:19-21
Inviato: lunedì 25 gennaio 2016, 8:42
“Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori. Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo”. - 2Pt 1:19-21.
Ci sono due questioni che riguardano il suddetto passo.
Questione critica. Il v. 21 ci presenta diverse lezioni delle quali occorre scegliere la migliore. Esse sono:
• ἀπὸ θεοῦ ἄνθρωποι (apò theù ànthropoi), “da parte di Dio uomini [parlarono]”. - P 72, B, P.
• ἅγιοι θεοῦ ἄνθρωποι (àghioi theù ànthropoi), “santi di Dio uomini”. - C.
• ἅγιοι ἀπὸ θεοῦ ἄνθρωποι (àghioi apò theù ànthropoi), “santi da parte di Dio uomini”. È una combinazione delle due precedenti: “Santi uomini da parte di Dio”. - Sin, K, Beda, Vg.
Il senso fondamentale, come si vede, non muta; possiamo escludere la terza lezione che proviene dall'armonizzazione delle altre due. Sembra più probabile la prima che può spiegare l'origine della seconda per confusione delle lettere greche originarie scritte in maiuscolo:
ΑΠΟ (APO)
fu letto male come se fosse:
ΑΓΙΟ (AGHIO)
Ad ΑΓΙΟ (AGIO, pronuncia: àghio) fu poi aggiunto uno iota (I) per farlo concordare con il sostantivo plurale ἄνθρωποι (ànthropoi), “uomini”. Anche se talora il profeta è detto “santo” (àghios, cfr. At 3:21) in quanto partecipa alla sacralità divina ed è separato (questo il significato di “santo”) dagli altri uomini non profeti, è preferibile la preposizione “da” (apò) che meglio si accorda con il contesto del passo.
Il senso del passo. Si oppongono due diverse interpretazioni del vocabolo greco tradotto “interpretazione” (“Nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione”, v. 20, TNM). La parola greca è ἐπιλύσεως (epilΰseos), genitivo di ἐπίλυσις (epìlüsis) che letteralmente significa “soluzione di una difficoltà; dipanare un complesso problema, spiegazione, esposizione”. Siccome la parola può riferirsi tanto al profeta quanto al lettore, si può tradurre con “deduzione” o “interpretazione”.
• Il lettore. Siccome il profeta ha parlato sospinto dallo spirito santo, ne viene che la sua parola non può essere lasciata all’interpretazione privata, ci vuole un'interpretazione guidata dallo spirito santo. Questa è l’interpretazione favorita da molti cattolici (Fillion, Sales, Merk, Chaine) che vogliono vedervi la necessità della guida della Chiesa per capire la Bibbia. Tale ipotesi non regge perché qui Pietro sta parlando dell'origine, del sorgere della profezia: “Nessuna profezia della Scrittura proviene [γίνεται, ghìnetai] da […]” (v. 21). TNM perde questa importante sfumatura traducendo male quel ghìnetai: “La profezia non fu mai recata”. Si tratta quindi dell’origine della profezia e non della sua lettura e interpretazione. Tanto è vero che poi si continua al versetto seguente spiegando che i profeti hanno parlato perché sospinti dallo spirito santo. Di più, se Pietro avesse voluto insegnare che nessun lettore può capire con la propria intelligenza la profezia, avrebbe dovuto indicare dove si sarebbe potuto attingere la genuina interpretazione e additare quindi al lettore il magistero della chiesa di allora (apostoli e vescovi). Invece nulla dice di tutto ciò, anzi in seguito, quando parla di errori biblici, afferma che essi sono dovuti all'ignoranza del lettore che va eliminata dalla persona stessa con lo studio (togliere l'ignoranza) e con la fede (eliminare l'instabilità) senza alcun bisogno di un magistero specifico. Inoltre, l'ipotesi sembra anche contraddire quanto afferma l'apostolo all'inizio (v. 19): se la profezia non può essere compresa dal lettore, allora non è più “una lampada ancora più splendente capace di illuminare il cammino”. Occorre quindi ricercare un'altra soluzione.
• Le parole di Pietro riguardano il profeta. La profezia non deriva da indagine personale, da deduzione umana, da iniziativa individuale, bensì da illuminazione dello spirito santo. È quanto affermava già Beda (morto nel 735) nel commento a questo passo: “Nessuno dei santi profeti predicò i dogmi della vita con una sua propria interpretazione, ma ciò che Dio aveva detto, raccomandò di farlo ai suoi servitori”.
Ci sono due questioni che riguardano il suddetto passo.
Questione critica. Il v. 21 ci presenta diverse lezioni delle quali occorre scegliere la migliore. Esse sono:
• ἀπὸ θεοῦ ἄνθρωποι (apò theù ànthropoi), “da parte di Dio uomini [parlarono]”. - P 72, B, P.
• ἅγιοι θεοῦ ἄνθρωποι (àghioi theù ànthropoi), “santi di Dio uomini”. - C.
• ἅγιοι ἀπὸ θεοῦ ἄνθρωποι (àghioi apò theù ànthropoi), “santi da parte di Dio uomini”. È una combinazione delle due precedenti: “Santi uomini da parte di Dio”. - Sin, K, Beda, Vg.
Il senso fondamentale, come si vede, non muta; possiamo escludere la terza lezione che proviene dall'armonizzazione delle altre due. Sembra più probabile la prima che può spiegare l'origine della seconda per confusione delle lettere greche originarie scritte in maiuscolo:
ΑΠΟ (APO)
fu letto male come se fosse:
ΑΓΙΟ (AGHIO)
Ad ΑΓΙΟ (AGIO, pronuncia: àghio) fu poi aggiunto uno iota (I) per farlo concordare con il sostantivo plurale ἄνθρωποι (ànthropoi), “uomini”. Anche se talora il profeta è detto “santo” (àghios, cfr. At 3:21) in quanto partecipa alla sacralità divina ed è separato (questo il significato di “santo”) dagli altri uomini non profeti, è preferibile la preposizione “da” (apò) che meglio si accorda con il contesto del passo.
Il senso del passo. Si oppongono due diverse interpretazioni del vocabolo greco tradotto “interpretazione” (“Nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione”, v. 20, TNM). La parola greca è ἐπιλύσεως (epilΰseos), genitivo di ἐπίλυσις (epìlüsis) che letteralmente significa “soluzione di una difficoltà; dipanare un complesso problema, spiegazione, esposizione”. Siccome la parola può riferirsi tanto al profeta quanto al lettore, si può tradurre con “deduzione” o “interpretazione”.
• Il lettore. Siccome il profeta ha parlato sospinto dallo spirito santo, ne viene che la sua parola non può essere lasciata all’interpretazione privata, ci vuole un'interpretazione guidata dallo spirito santo. Questa è l’interpretazione favorita da molti cattolici (Fillion, Sales, Merk, Chaine) che vogliono vedervi la necessità della guida della Chiesa per capire la Bibbia. Tale ipotesi non regge perché qui Pietro sta parlando dell'origine, del sorgere della profezia: “Nessuna profezia della Scrittura proviene [γίνεται, ghìnetai] da […]” (v. 21). TNM perde questa importante sfumatura traducendo male quel ghìnetai: “La profezia non fu mai recata”. Si tratta quindi dell’origine della profezia e non della sua lettura e interpretazione. Tanto è vero che poi si continua al versetto seguente spiegando che i profeti hanno parlato perché sospinti dallo spirito santo. Di più, se Pietro avesse voluto insegnare che nessun lettore può capire con la propria intelligenza la profezia, avrebbe dovuto indicare dove si sarebbe potuto attingere la genuina interpretazione e additare quindi al lettore il magistero della chiesa di allora (apostoli e vescovi). Invece nulla dice di tutto ciò, anzi in seguito, quando parla di errori biblici, afferma che essi sono dovuti all'ignoranza del lettore che va eliminata dalla persona stessa con lo studio (togliere l'ignoranza) e con la fede (eliminare l'instabilità) senza alcun bisogno di un magistero specifico. Inoltre, l'ipotesi sembra anche contraddire quanto afferma l'apostolo all'inizio (v. 19): se la profezia non può essere compresa dal lettore, allora non è più “una lampada ancora più splendente capace di illuminare il cammino”. Occorre quindi ricercare un'altra soluzione.
• Le parole di Pietro riguardano il profeta. La profezia non deriva da indagine personale, da deduzione umana, da iniziativa individuale, bensì da illuminazione dello spirito santo. È quanto affermava già Beda (morto nel 735) nel commento a questo passo: “Nessuno dei santi profeti predicò i dogmi della vita con una sua propria interpretazione, ma ciò che Dio aveva detto, raccomandò di farlo ai suoi servitori”.