Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

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Gaia degli Elfi
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Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gaia degli Elfi »

Cari amici, buona giornata a tutti!
Seguo sempre con grande interesse i topic, anche se ultimamente non ho avuto modo di intervenire. Sto concentrandomi sugli studi in facoltà, ma stavolta c'è un argomento che vorrei sottoporvi.
Leggendo la lezione 31, ieri sera mi è venuto un colpo (metaforico :-) ).
“Quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro" (RM:1,19)
Fui colpita molto da questa frase, poiché, almeno in italiano, si presta a diverse letture.
Mi interessava in particolare quel "manifesto IN loro".
Corsi a guardare la mia versione C.E.I., ma qui vi lessi:
"poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto".
La parolina "in" è stata letteralmente spazzata via.
La conseguenza è un cambiamento drammatico di significato: infatti, se Dio è manifesto in me (e in te), è ben diverso dal dire che è manifesto a me.
Col software di LaParola, dall'interlineare greco mi sembra di arguire che la preposizione sia presente nell'originale, eccome.
Qualcuno più ferrato di me, lo può gentilmente confermare?
Tutte le versioni bibliche che ho controllato (Nuova Diodati, Nuova Riveduta, ecc.) si attengono al senso originario. Anche la vulgata mi par di capire che mantenesse questa linea.
Se ho ben compreso, ma correggetemi se sbaglio, i traduttori della C.E.I. hanno invece cambiato volutamente il testo per trasformare il senso originario.
Mi piacerebbe un vostro parere sulla faccenda.
Grazie a tutti, e cari abbracci dalla foresta elfica!
stella
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da stella »

CARA GAIA ...
scusate doppio :ymblushing:...
Ultima modifica di stella il mercoledì 20 gennaio 2016, 18:21, modificato 1 volta in totale.
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
stella
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da stella »

CARA GAIA ...
ci provo io :-) sai mi sono incuriosita :ymblushing:...
infatti leggo che alcuni studiosi traducono il pronome ''loro '' ...con ''in loro''...

Paolo dice che questa conoscenza e' manifesta cioe' visibile o chiara ...avendo DIO manifestato verbo che deriva dal sostantivo ...

come detto alcuni traducono LORO .. ''in loro''..volendo dire che la conoscenza di DIO e' all'interno dell'uomo .. attraverso la COSCIENZA....

ma altri preferiscono interpretare secondo cui a loro ...per mezzo della natura ...continuando con il versetto 20 ne come dire convalida il versetto 19 ...
quello che si puo' conoscere di DIO le sue qualita' invisibili la SUA eterna potenza e divinita' ecc..ecc. possiamo percepirle solo tramite le sue opere ,la natura .. quindi non ''IN LORO '' coscienza ,...ma ''A LORO'' occhi ..

non ci sono scusanti per il pagano o gentili .... :-( anche se non possedevano la LUCE come il suo popolo ...avevano la natura ...che parlava e parla del CREATORE ...DELL'IDDIO INVISIBILE ,TRAMITE IL VISIBILE .. ;;)
mah ...cosa ne pensate? mi sono riuscita a spiegare? :ymblushing:
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Gaia degli Elfi
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gaia degli Elfi »

Cara Stella,
grazie mille per la risposta :-)
E' proprio questo il punto: gli studiosi traducono in due modi diversi. Ma qual è quello corretto? Qui ci vorrebbe il nostro Gianni, che conosce bene il greco.
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Gaia degli Elfi
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gaia degli Elfi »

Dobbiamo poi aggiungere che, qualora la corretta formulazione fosse "manifesto in loro", abbiamo due possibili letture.
La prima, quella classica (e, se vogliamo, quella che si preferisce perché crea molti meno problemi filosofici :-) ) è che l'uomo può percepire Dio attraverso la sua coscienza.
La seconda è che NELL'UOMO, Dio si manifesta, così come si manifesta nel resto della creazione (Rm 1:20). Del resto, l'uomo stesso non è un elemento della creazione?
In tal caso, la misura di questa eventuale presenza del Creatore nelle sue creature, ha diverse possibili gradazioni, nonché implicazioni teologiche notevoli (che volutamente tralasciamo in questo topic).
Quindi, mi sembra essenziale riuscire a capire quale delle due traduzioni è quella corretta in base al testo originario. "In" o senza "In" ?
Grazie :d
stella
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da stella »

SEMBRA SENZA ''IN '' CARA GAIA .. . :-)

Ho in casa piu' di una bibbia e ognuno un po' lo dice a modo suo... :-)

ma a logica ...''a logica mia ;;) ''' a tutti coloro che non sono stati raggiunti dalla parola di DIO ieri come oggi ...non ci sono scusanti c'e' la natura ( anche se come giustamente tu dici cara GAIA che l'uomo stesso e' una manifestazione di DIO ...
ma e' stato a ''lui manifesto''che vuol dire in che modo?..tramite cio' che vede .... :-)

NOTTE A TUTTI.. :YMHUG:
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Gianni
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gianni »

Ciao, carissima Gaia. La cosa migliore è vedere il testo originale di Rm 1:19. Eccolo:

τὸ γνωστὸν τοῦ θεοῦ φανερόν ἐστιν ἐν αὐτοῖς, ὁ θεὸς γὰρ αὐτοῖς ἐφανέρωσεν
tò ghnostòn tù theù faneròn estin en autòis, o theòs gàr autòis efanèrosen
il conoscibile del Dio manifesto è in loro, il Dio infatti ad essi si è manifestato

Qual è il senso? Lo ha già spiegato bene Stella. “In loro” fa riferimento alla coscienza. La sottolineatura “in” è rimarcata dal seguente “ad essi”. Per dimostrare che Dio si manifesta “in loro”, usando la parola “infatti” Paolo dice che Dio si è manifestato “ad essi”.
Qualcuno traduce en autòis (letteralmente “in loro”) “fra loro”. Grammaticalmente è possibile, ma poi c’è la seconda parte del versetto. E bisognerebbe tradurre ‘il conoscibile del Dio è manifesto fra loro, il Dio infatti ad essi si è manifestato’, creando così una tautologia. Per evitarla, TNM (che adotta la traduzione “fra loro”) deve difatti intervenire nella fase seguente, trasformando l’originale “Dio infatti ad essi si è manifestato” in “poiché Dio lo ha reso loro manifesto”, non evitando comunque la tautologia.

Io la spiego così: Paolo sta dicendo che “le sue [di Dio] qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue” (v. 20). Ora, quando ad esempio si guarda un cielo stellato, accadono due cose. Prima di tutto ci stupiamo. Poi ci stupiamo di stupirci. È in questo secondo momento che, per usare la tua espressione, ci viene un colpo (metaforico :-); ma non tanto, perchè avvertiamo come una scossa interiore). Il nostro stupore di stupirci ci sta dicendo non solo che dietro quel cielo stellato si avverte la presenza di Dio, ma che qualcosa si sta manifestando in noi: Dio stesso. Non si tratta semplicemente di avvertire un Creatore. Paolo prosegue dicendo: “Infatti il Dio si è manifestato ad essi”. Non si tratta perciò solo di un’idea astratta scaturita nella nostra mente che ci sia un Creatore, ma di una vera manifestazione del Dio Uno e Unico.
Si tratta di due atti diversi in cui il secondo spiega il primo. “I cieli raccontano la gloria di Dio” (Sl 19:1), afferma il salmista. Questa è la prima fase in cui, guardando un cielo stellato, ci rendiamo conto che un creatore deve pur esserci. Ma poi leggiamo anche che Dio non si è lasciato “privo di testimonianza”, perché ‘fa del bene, ci dà pioggia dal cielo e stagioni fruttifere, ci dà cibo in abbondanza e letizia nei nostri cuori’ (At 14:17). Le pietre sono testimonianze della sua creazione e gli alberi stessi e i fiori sono testimoni viventi di Dio.

Purtroppo, ci sono persone aride dentro, che di fronte ad un cielo stellato non solo si distraggono ma non permettono che si verifichi in loro alcuno stupore, e così non giungono allo stupore di stupirsi. Paolo li chiama “uomini che soffocano la verità” (Rm 1:18). Reprimendo ciò che Dio manifesta in loro, “sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato”. – Vv 20,21.
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Gianni
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gianni »

Verissimo, Jon. :-)
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Gaia degli Elfi
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gaia degli Elfi »

Grazie mille caro Gianni!
Volevo proprio la conferma che nell'originale greco ci fosse quella parola.
Nel momento in cui la C.E.I. la toglie, a mio avviso, si perde questa splendida sottolineatura: cioè il fatto che Dio sia percepibile "attraverso la coscienza".
Un lavoro interiore costante, grazie al quale - come giustamente dici - è possibile osservare il creato con gli occhi dello spirito, è essenziale, nel nostro rapporto con l'amato Padre.
Mi sembra che questa continua tendenza a togliere importanza all'interiorità, a beneficio unicamente dell'esteriorità, faccia perdere di vista la consapevolezza che le due sfere (l'interiore e l'esteriore) sono complementari fra loro, e necessitano l'una dell'altra.
Non per nulla il Creatore ci ha donato due piccoli occhi per guardare fuori, e un grande cuore per guardare dentro :)
Grazie a te e a tutti per le vostre risposte! <3
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Gianni
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Re: Un problema di "manifestazioni" (Rm 1:19)

Messaggio da Gianni »

:-)
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