Cara Janira (sei una donna, vero...?), il raffronto di migliaia di manoscritti e il lavoro enorme della critica testuale hanno prodotto e continuano a produrre un testo praticamente conforme all'originale. Che i Vangeli abbiano un substrato aramaico è oggi comunemente accettato dagli studiosi. I manoscritti siriaci antichi, tuttavia, non sono gli originali, anzi contengono lacune e palesi corruzioni. Anche quelli sono copie di copie. Che il testo greco dei Vangeli sia stato tradotto dagli autori stessi – se di traduzione si tratta –, che parlavano aramaico ed ebraico, traspare dal testo stesso. Che sia ispirato traspare dalla grande differenza con i testi apocrifi non ispirati, che si sono esclusi dal canone da soli, e dall'assenza di contraddizioni, pur in presenza di diversità nella narrazione e di lezioni diverse che la critica testuale ha messo in evidenza.
Non ti nascondo che da un po' di tempo mi faccio domande sulla genuinità di parti dei primi due capitoli di Matteo e di Luca, diciamo sulle parti relative alla nascita e all'infanzia di Yeshùa. I manoscritti più antichi ed autorevoli riportano queste parti, dunque non è possibile sostenere che non siano originali sulla base dei manoscritti, tuttavia – e questo è il mio insignificante parere – credo sia possibile sostenerlo sulla base dei contenuti. È un tema molto ampio, per affrontare il quale è necessaria una preparazione che non posseggo...
Il mio dubbio principale riguarda proprio la nascita miracolosa di Yeshùa, ed origina da una semplice riflessione. Mi sono chiesto perché mai il vangelo più antico, fonte di Matteo, non riporti gli episodi relativi alla nascita e all'infanzia; stessa cosa vale per il vangelo di Giovanni, forse il più genuino ed integro dei quattro, scritto da colui a cui Yeshùa affidò sua madre. In più, mi sono chiesto come mai nessun altro autore delle Scritture Greche faccia mai menzione della nascita miracolosa. Poi mi sono chiesto come fosse possibile che la stessa madre di Yeshùa e i suoi congiunti pensassero ad un certo punto che Yeshùa fosse un folle... Se Miryam fu visitata da un angelo che le annunciò la nascita miracolosa di colui che sarebbe divenuto Messia di Israele e figlio di Davide, e se effettivamente Miryam visse in prima persona il realizzarsi di questo evento miracoloso, perché mai la sua famiglia avrebbe dovuto avere anche il minimo dubbio sulla sanità mentale di Yeshùa? Perché, ad un certo punto, Miryam scompare dalla scena, per ricomparire solo alla morte del figlio? E perché i suoi fratelli non credevano in lui? Di che prove avevano bisogno, oltre alla nascita per volontà di Dio annunciata da un angelo del Signore e realizzata dal Suo ruach? E possibile che Giovanni, che visse a contatto con Miryam, non faccia menzione di quell'evento a dir poco straordinario?
Gli eventi descritti da Matteo profumano più di paganesimo che di cultura ebraica. La nascita miracolosa da una vergine è un tema caro alle culture pagane di ogni tempo e a nulla serve per rafforzare la messianicità di Yeshùa. Ciò che rende Yeshùa il Messia è costituito da ciò che insegnò, che fece, dalla sua morte e soprattutto dalla sua resurrezione, non dalla sua nascita miracolosa. Neppure la genealogia presentata dai due vangeli qualifica Yeshùa come figlio di Davide, anzi lo squalifica, da un punto di vista prettamente ebraico (dunque perché inserirla?) e lui non disse mai di essere il figlio di Davide (annunciò che lo sarebbe stato in futuro, applicando a sé DN 7:13), né parlò mai ai suoi discepoli della sua nascita miracolosa – e se mai lo fece, gli evangelisti testimoni diretti non lo riportano, stranamente.
Dunque, il testo delle Scritture Greche in nostro possesso è certamente ispirato finché non contiene contraddizioni e non presenta dottrine o immagini estranee all'ebraismo, che potevano essere state inserite già in seguito al primissimo periodo della chiesa, periodo in cui già circolavano scritti apostati, come testimonia Paolo. Ma questa è solo la mia opinione.