DI CASA IN CASA ?

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Giorgia
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da Giorgia »

Antonio, ho l'impressione che ti sfugga una caratteristica dell'uomo.
Tu dici che devi informare chi crede in modo sbagliato che viene preso in giro.

La mente umana è strutturata in maniera da mantenere una coerenza. Se qualcosa disturba questa coerenza, l'elemento di disturbo viene allontanato senza remore. Non importa che il disturbo sia vero o falso. Alla nostra mente non interessa minimamente il concetto di verità. Gli interessa la coerenza.

Ora, se qualcuno crede in modo sbagliato secondo la Bibbia, fintanto ché non comprende da solo lo sbaglio, tu potrai metterglielo sotto il naso tutti i santi giorni, che tanto non lo vedrà! Anzi, rischi di essere detestato per aver cercato di minare il suo equilibrio!

Un'altra cosa che ho notato in diverse persone, non solo in te, è la necessità di dimostrare che quello in cui credi tu è giusto.

All'inizio della mia strada con Dio, anche io sentivo questa necessità... con il tempo è sparita. Troverò sempre qualcuno che la penserà diversamente da me, che mi dirà che tutto quello che mi è capitato nella vita è frutto del caso. Ma io sono talmente sicura del contrario, che non mi interessa più dimostrare nulla.

E' come se un testimone in tribunale volesse anche raccogliere delle prove. Non è il nostro compito. Noi siamo testimoni di eventi, non agenti del Ris che dobbiamo dimostrare qualcosa. Il compito di dimostrare è di Dio. Non accolliamoci compiti non nostri... perché esattamente come in un processo, se una persona a caso tocca delle prove, rischia di inquinarle e renderle inutilizzabili.
Rendiamo testimonianza, dicendo il vero. E' più che sufficiente, credimi.

Tu puoi avere tutta la ragione del mondo, ma se io sono convinta del contrario, troverò mille scappatoie per aver ragione...
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Giorgia
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da Giorgia »

Antonio, il punto sta proprio in quel ragazzo di 20 anni, e nel fatto che ti spaventa che ti possa mettere nel sacco utilizzando la Bibbia.

Alla Bibbia possiamo far dire quello che vogliamo. Ci sono talmente tante parole, che se le estrapolo, posso veramente far dire quello che voglio. Qualcuno ci legge che venerare Maria è giusto, qualcuno ci legge che la decima è ancora attiva, altri ci leggono che se credi veramente cominci a parlare lingue che capisce solo chi le parla... Ognuno di noi può trovarci la scusa che sta cercando per continuare a credere in ciò che crede.

Quindi una cosa è quello che ci leggi, e un'altra è ciò che dice realmente e quello che volevano dire le persone che quei libri li hanno scritti.

Ora, a me non succede di essere messa in buca da qualcuno che vuole dimostrarmi che la sua religione ha ragione, perché non abbiamo gli stessi fondamenti. Non parliamo la stessa lingua. Quindi nemmeno arrivo a discuterci.

Già solo per il fatto che considerano una parabola qualcosa di letterale, mi fa capire che hanno dato interpretazioni del tutto personali al testo biblico. E dell'opinione personale non me ne faccio nulla. Se vai in Cina, speri forse che tutti capiscano l'italiano? O ti metti forse a discutere in italiano con uno che ti risponde in cinese?

Ecco, quando parli con qualcuno che appartiene ad una religione, la sostanza, spesso e volentieri, è questa. Tu parli, cercando di tener conto di quello che l'autore voleva dire, loro ti rispondono in base alle opinioni di chi quella religione l'ha inventata...

Tempo fa feci un esempio calzante. C'è un muro enorme che divide una città. Un lato è rosa, un lato è azzurro. Chi abita di qua dice: è rosa, chi abita di là dirà: è azzurro.
Poi ci sono altre persone che si prendono la briga di verificare e vanno sopra al muro e allora capiscono che il muro è da un lato rosa, dall'altro azzurro, sopra è giallo e si rendono pure conto che non posso sapere di che colore è sotto...

Ecco, quelli che sono saliti sul muro, lo possono gridare nelle orecchie a tutti quello che hanno scoperto, ma troveranno sempre quello che lo prenderà, lo metterà davanti al lato di muro e gli dirà: senza muoverti da qui, dimostrami di che colore è il muro...
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Kalebh
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da Kalebh »

Questo post stà diventando una campagna denigratoria verso i tdg e sinceramente non mi sembra corretto anche per rispetto dei tdg che frequentano questo forum.
I motivi per cui non si deve predicare di casa in casa mi sembra siano stati esplicitati abbondantemente, fermiamoci qui, non cadiamo nell'errore di sentirci migliori di loro, che ne dite? ;)
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bgaluppi
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da bgaluppi »

Caro Antonio, io ho avuto modo di parlare con un tdg e lasciarlo ammutolito :-) Non sarà stato un proclamatore da 10 e lode, magari, ma davanti a certe indiscutibili verità scritturali è rimasto decisamente sorpreso.

Il Vangelo doveva essere predicato a tutte le genti (Lc 24:47) e in tutto il mondo (Mt 24:14). Chi sono le "genti" e il "mondo"?

ἔθνeος (Strong 1484, ethnos) significa propriamente razza, gente, nazione, popolo composto da persone che condividono gli stessi costumi; generalmente si riferisce ai "gentili", ossia i non-credenti e non appartenenti a Israele.

οἰκουμένη (Strong 3625, oikumene) e' propriamente il mondo abitato, ossia il mondo di allora, quello romano (STRONG), "poiche' tutto fuori da esso non era tenuto in conto" (SOUTER). Puo' anche significare l'intera terra ove abita l'uomo, in senso universale (Lc 4:5; 21:26; At 24:5; Rm 10:18; Eb 1:6; Ap 16:14), ma questo significato lo si capisce dal contesto.

La profezia sulla predicazione (proclamazione) della buona notizia, dunque, si riferisce all'attivita' apostolica, in cui viene annunciato il regno nel mondo conosciuto di allora, quello romano; e gli apostoli portarono a termine la loro missione di proclamazione (ma non andavano porta a porta). Il Vangelo è già stato annunciato, e la Bibbia, oggi, è tradotta in piú di duemila lingue, e continua ad essere tradotta, piú di ogni altro libro al mondo. Yeshua, certamente, è il personaggio piú famoso di tutto il genere umano.

Nonostante ciò, la maggioranza delle persone con cui entriamo in contatto ogni giorno, non ha la minima idea di chi sia realmente Yeshua, ossia il Messia, e di cosa egli rappresenti; ma niente e nessuno impedisce loro di scoprirlo, se sono interessati. Il fatto è che la maggioranza della gente non è interessata a scoprirlo: tantissimi rifiutano Dio poiché lo reputano una superstizione per gente stupida e ignorante, tanti altri si affidano a istituzioni religiose e non imparano neppure che non bisogna pregare Cristo, ma Dio, o che non ci si deve inginocchiare davanti a statuette di gesso.

Invece, la buona notizia è stata proclamata, ed è lí, disponibile per chiunque decida di scoprirne il contenuto; aprire la Scrittura con mente libera e con umiltà è il primo passo, il resto lo fa Dio. E Dio sa esattamente come portare a Sé chi Gli appartiene. Per quanto riguarda i credenti, come spiega 1Pt 3:15,16 citato da Gianni, non devono certo tirarsi indietro se qualcuno pone delle domande.
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Kalebh
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da Kalebh »

fate come volete, il mio era solo un consiglio ;)
cristianolibero
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da cristianolibero »

esatto. l'esempio nella vita pratica è fondamentale. ad esempio se io non festeggio il compleanno e uno mi chiede perchè ecco che testimonio la mia appartenenza a Dio. è il modo migliore anche se non mira alle "retate" delle chiese organizzate che vogliono solo fare numero puntando alla quantità e non alla qualità. certo è che se noi discepoli di Yeshùa non ci distinguiamo per niente dalla gente del mondo ........ :-( :-(
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Enigma
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da Enigma »

Interlazio: Gianni ehehhe magari fosse cosi facile perché a Yeshua avrebbero risposto con
Matteo 24,14:
E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.

Matteo 28,19:
Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Salve a bello. :d
Sai Antonio, sono stato colpito da quello che ha scritto Jon quando ha detto:
"anche se amo la Bibbia e la verità, non me la sento di fare un discorso in piazza o al mercato come faceva Paolo.
Non ne ho la preparazione, la cultura e le capacità".


Personalmente non vedo in Jon una mancanza di preparazione e capacità nel fare un discorso in piazza. Lui la mette sotto questo aspetto, mentre io penso che la causa sia la mancanza di spinta e ora vediamo di che spinta sto parlando. Stando ai due passi di Matteo, da te citati, sembrerebbe che il caro Jon stia venendo meno a un comando di Yeshùa, mentre per i tdg sembrano essere i perfetti osservatori in questo comando. Ora la domanda è: In questo comando deve essere incluso ogni credete per come intendono i tdg? In Matteo leggiamo il comando che Yeshùa dette prima di salire al Padre, ma non viene detto cosa doveva avvenire prima di questo comando. Per saperlo dobbiamo spostarci in Atti, dove leggiamo che Yeshùa "ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'attuazione della promessa del Padre, "la quale", egli disse, "avete udita da me. Perché Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni" (Atti 1:4,5). Al verso 8 viene detto cosa avrebbe permesso loro di fare lo spirito santo: "riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra". Nel giorno di pentecoste gli apostoli, con altri discepoli, ricevettero l'adempimento di questa promessa (At 2:1). Ed è solo grazie al dono dello spirito santo che questi discepoli ebbero la spinta a compiere il comando di testimonianza a tutte le genti con ottimi risultati, tanto è vero che sola alla prima predicazione di Pietro ci fu una raccolta di circa 3000 credenti (At 2:41). Inoltre la loro testimonianza era anche sostenuta da opere miracolose: "mentre Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con doni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà" (Ebr 2:4. Vedi anche At 2:43; 3:6; 4:29,30; 5:12; 8:13). Un'altra prova ci viene data da Paolo indicando i segni dell'apostolo, ossia colui è viene mandato da Dio come Suo messaggero: Certo, i segni dell'apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti(Cor 12:12). Questo è ciò che manca a Jon, a me, a te, ai tdg: la chiamata, la spinta dello spirito santo, le opere potenti per sostenere la testimonianza come prova del mandato divino e poter dire come Paolo: "E' un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!" (1 Cor 9:16).
La testimonianza che oggi i credenti sono tenuti a dare è quella indicata da Pietro già citata da Gianni: "Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto”. - 1Pt 3:15,16.
Questo non vieta, per chi lo vuole, di intraprendere un'azione di evangelizzazione, e solo che chi lo fa deve sempre ricordarsi che è solo un'iniziativa umana. Quindi, sia i tdg, che sono convinti che quel comando riguarda loro, o gli evangelici, che usano delle tende per l'evangelizzare, dove dichiarano che il Signore gli ha parlati promettendo anche guarigioni ai presenti a tutta forza (almeno nel sud usano così). Queste e altre denominazioni religiose in ciò che fanno è solo iniziativa dell'uomo che equivale a rovina. :d Ritorno nel mio letargo. :P
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bgaluppi
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da bgaluppi »

Buffo, Enigma. Prima che tu scrivessi questo commento, col quale concordo, stavo leggendo proprio il passo di Atti relativo all'investitura degli apostoli. Credo che molti non capiscano che Yeshua stava parlando agli apostoli, in quel momento, e non a tutti i credenti futuri. C'è molta confusione su questo punto: il fatto che col battesimo si riceva la guida dello spirito, non significa che si diventi "ripieni di spirito" come lo erano gli apostoli, che furono scelti da Yeshua (e soprattutto da Dio, Gv 17:9) per essere suoi testimoni. Nessuno dei credenti successivi è testimone.
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Gianni
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da Gianni »

Interlazio79, in tutta sincerità non capisco come una questione così semplice debba occupare tante pagine e anche una difesa ad oltranza di una posizione che è antiscritturale.
Da parte mia, quindi, questa è l’ultima volta che rispondo in merito.

Il tuo esempio dei feriti in pericolo di morte e dell’urgente bisogno di autolettiga non è affatto appropriato. E ora ti spiego perché.

Siamo tutti feriti dal peccato, tu ed io compresi. E non siamo in pericolo di morte, ma siamo proprio destinati a morire, non c’è scampo. Infatti, “è stabilito che gli uomini muoiano” (Eb 9:27). A questo mondo non c’è nessuno che possa salvarci dalla morte. C’è però una salvezza dalla morte eterna. Questa la dona solo Dio tramite Yeshùa e chi crede in Yeshùa, “anche se muore, vivrà” (Gv 11:25). Su questa terra non ci sono perciò medici spirituali che salvino la vita, né tantomeno paramedici né portantini spirituali. Quindi neppure ambulanze spirituali.
Se proprio vuoi mantenere il tuo esempio, possiamo al massimo parlare di credenti già salvati in speranza che, ubbidendo al comando di Yeshùa, recano la buona notizia della possibile guarigione. Nel far ciò essi si limitano ad annunciare la salvezza, ma essi stessi non salvano proprio nessuno. Chi pensa di dover guidare un’ambulanza spirituale per salvare gente in pericolo di morte è un presuntuoso. Allo stesso modo lo è chi pensa di essere un pompiere spirituale che deve intervenire per spegnere l’incendio che sta divorando un palazzo. La verità che è che il palazzo brucerà, perché “i cieli e la terra attuali sono … riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi”. - 2Pt 3:7.

Chi assilla insistentemente le persone, sgomentandole e suonando in continuazione i campanelli, è un terrorista spirituale. La notizia del Regno è una buona notizia, non un allarmante e terrificante avviso che il palazzo sta bruciando. Chi reca la buona notizia è un pubblico araldo, non un paramedico con la fissa di dover salvare presunti feriti in pericolo di morte portandoli in autolettiga in una Sala del Regno.
Se il predicatore in giacca e cravatta col vestito buono della domenica e la borsa in mano non fosse così presuntuoso reputandosi un medico che salva vite a forza, si applicherebbe il proverbio “medico, cura te stesso”. - Lc 4:23.

In Mt 24:14 Yeshùa predisse: “Questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine”. Si noti lo scopo della predicazione: “Affinché ne sia resa testimonianza”. Lo scopo non è quello di cercare di convertire le persone, men che meno di salvarle. La Bibbia dice chiaramente che solo una piccola parte, esigua, dell’umanità si converte: “Larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano”. - Mt 7:13,14.

La testimonianza deve essere generica, non assillante presso le singole persone. “Il Signore conosce quelli che sono suoi” (2Tm 2:19). “Se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui” (1Cor 8:3). È solamente Dio che può aprire la mente delle persone alla verità. Yeshùa lo spiegò: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre” (Gv 6:44). Ecco perché Yeshùa vietò di andare di casa in casa.

Per me l’argomento è chiuso. Chi pensa di dover fare il pompiere o il medico di pronto intervento in senso spirituale si assume un compito che non gli spetta. C’è anche un che di pazzesco nel pensare dover suonare tutti i campanelli perché lì c’è qualcuno in pericolo di morte.
marco
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Re: DI CASA IN CASA ?

Messaggio da marco »

Gianni ha scritto:La testimonianza deve essere generica, non assillante presso le singole persone. “Il Signore conosce quelli che sono suoi” (2Tm 2:19). “Se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui” (1Cor 8:3). È solamente Dio che può aprire la mente delle persone alla verità. Yeshùa lo spiegò: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre” (Gv 6:44). Ecco perché Yeshùa vietò di andare di casa in casa.
Dal mio punto di vista qui Gianni ha ragione. Non sono d'accordo invece con la frase di Antonio:
bgaluppi ha scritto: Credo che molti non capiscano che Yeshua stava parlando agli apostoli, in quel momento, e non a tutti i credenti futuri. C'è molta confusione su questo punto: il fatto che col battesimo si riceva la guida dello spirito, non significa che si diventi "ripieni di spirito" come lo erano gli apostoli, che furono scelti da Yeshua (e soprattutto da Dio, Gv 17:9) per essere suoi testimoni. Nessuno dei credenti successivi è testimone.
Allora perché in Ap si dice che il Dragone farà guerra col resto della progenie di lei, che custodisce i comandamenti di Dio ed ha la TESTIMONIANZA di Gesù Cristo?
Ogni discepolo è testimone di Cristo. La differenza tra noi e i Dodici risiede solo in questo punto: loro sono stati i testimoni oculari. Però ciò che annulla questa mancanza è la fede.
Gv 20,24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
Credere cosa significa? Credere che Giulio Cesare è realmente vissuto? Oppure che Napoleone è stato un grande generale? O che Cristo è risuscitato da morte e basta?
Questo intendeva Cristo con "beati quelli che pur non avendo visto crederanno"?
Io invece sono sicuro che Yeshùa intendeva il credere in maniera molto diversa. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 13 Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Questo intendeva Cristo. Questa nostra mancanza di fede in ciò è una perdita immensa. Non siamo stati capaci di crederci. Satana ci ha tolto la fede quella che sposta le montagne.
Cristo è con noi da duemila anni attende solamente il nostro atto di fede.
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