Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittura”?

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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

Lucry, ma se Pietro era analfabeta, cioè non sapeva leggere né scrivere, come può aver scritto la 2Pt, che oltretutto è scritta in ottimo greco e denota conoscenze dialettiche e retoriche? Se poi non la scrisse lui, e il testo fu redatto in prigione, doveva essere compagno di cella di qualcuno di lingua madre greca, versato nella scrittura.
trizzi74
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Lucry, ma se Pietro era analfabeta, cioè non sapeva leggere né scrivere
I capi e gli anziani di Gerusalemme, “vedendo . . . la franchezza di Pietro e Giovanni, e avendo compreso che erano uomini illetterati e comuni, si meravigliavano”. (Atti 4:13) Ma gli apostoli erano davvero illetterati, o analfabeti? Un’opera di consultazione dice a proposito di tale asserzione: “Probabilmente questi termini non vanno intesi in senso letterale come se Pietro [nonché Giovanni] fosse privo d’istruzione e non sapesse leggere e scrivere. Sottolineano semplicemente la profonda differenza sociale tra gli apostoli e coloro che sedevano in giudizio”. — The New Interpreter’s Bible.

Quindi come fai ad essere così certo che Pietro non sapeva leggere e scrivere?
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

Ciao a tutti,
allora il versetto atti 4:13 (grazie Tiziano), non ci dice che Giovanni era analfabeta, ma era una persona senza istruzione rabbinica. Infatti per i giudei del tempo, dire che una persona fosse ἰδιῶται - idiòtai voleva dire che non aveva ricevuto l'istruzione della Scrittura. Per questo motivo i giudei si meravigliavano. Questo vuol dire che Simon Pietro, era in grado di scrivere e di leggere e soprattutto di argomentare le Scritture, nonostante non gli fosse stata imposta l'istruzione rabbinica del tempo.
trizzi74
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da trizzi74 »

Aggiungo che non possiamo nemmeno essere certi che Pietro non conoscesse la lingua greca che era ampiamente diffusa nel Vicino Oriente. Sembra che alcuni autori del N.T., quantunque non particolarmente eruditi, erano in grado di leggere il greco della Septuaginta ( vd. l’uso della LXX da parte di Giacomo in At 15:14-18).

Infine ho trovato interessante quello che il prof. Salvoni afferma nell’introduzione alla lettera di 2 Pt nella Bibbia Concordata: “ Senza quindi disconoscere la canonicità è necessario studiare a fondo il problema dell’autenticità. E la soluzione di tale problema sembra possa trovarsi nell’ipotesi che un discepolo posteriore a Pietro abbia ripreso uno scritto autentico dell’apostolo ( costituito probabilmente, a grosso modo, dagli attuali capitolo primo e terzo) completandolo con la lettera di Giuda e rifondendo il tutto nell’attuale seconda lettera di Pietro.”- p.2010
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

la lettera di Giuda infatti è molto simile, proprio perchè prende spunti da 2 Pietro. Questo topic mi è piaciuto un sacchissimo. :d
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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

Ragazzi, agrammatos significa analfabeta, illetterato, non ha nulla a che fare con gli studi rabbinici (Rocci: “analfabeta, che non sa leggere e scrivere”, vedere anche commento sotto). La lettura “non istruito negli studi rabbinici”, che presenta il Thayer come “possibile”, è un’interpretazione molto lontana dal significato della parola greca (formata da alfa privativo e gramma, “lettera”, quindi “senza lettera”, che non sa leggere né scrivere, o gràfo, “scrivere”, quindi “che non scrive”). Il termine di riferimento non è ἰδιώτης (idiòtes), ma ἀγράμματος (agràmmatos). Un pescatore di un umile villaggio di provincia non avrebbe fatto studi rabbinici, né avrebbe avuto accesso agli studi generici, riservati alle classi sociali elevate che potevano permetterseli. Che Pietro, pescatore di Cafarnao, fosse analfabeta, è non probabile, ma sicuro (lo dice anche Atti).

È opinione comune che tutti i giudei in Palestina sapessero leggere e scrivere per poter studiare la Torah, e anche che tutti parlassero il greco, ma in realtà le cose sono ben diverse. Come spiega William Harris, docente di storia antica alla Columbia University di New York, l’apogeo di alfabetizzazione prima della rivoluzione industriale fu raggiunto nell’Atene del V-IV sec., in cui il dieci percento della popolazione era alfabetizzata, ed erano tutti uomini appartenenti alla classe sociale più elevata, che aveva tempo e risorse per potersi permettere un’istruzione. Oltretutto, saper leggere o saper parlare una lingua, non significava necessariamente saperla anche scrivere (per questo esistevano gli scribi, tutti uomini di classe sociale elevata). Si può imparare a leggere il greco, ma non potremo automaticamente scriverlo; esattamente come un bambino impara la lingua della cultura in cui cresce ma non saprà mai scriverla se non gli viene insegnato. Recenti studi sull’alfabetizzazione in Palestina - di cui uno tra i più autorevoli è quello di Catherine Hezser - hanno dimostrato che “nella Palestina romana la migliore stima, congetturale, del grado di alfabetizzazione possa aggirarsi intorno al 3% e che la maggioranza di questo 3% viveva nei centri più importanti. La maggior parte degli abitanti al di fuori delle aree urbane non aveva neanche l’opportunità di vedere un testo scritto. Alcune città più piccole e alcuni villaggi potevano avere un tasso di alfabetizzazione dell’1%. Inoltre, di solito si trattava di persone appartenenti alle classi più elevate. E chi imparava a leggere imparava l’ebraico (non il greco).” (Bart Ehrman).

Pietro era un pescatore di Cafarnao (nato a Betsaida), un umile villaggio dove - secondo i ritrovamenti archeologici - non esistevano strade, botteghe o magazzini, e in cui le case erano fatte di basalto o fango e avevano tetti di paglia. In tale villaggio non era presente una elite sociale talmente elevata da giustificare la presenza di scuole (non sono state ritrovate iscrizioni di alcun tipo). Gli abitanti erano perlopiù lavoratori a giornata, pescatori, che non avevano risorse per permettersi un’istruzione. Se mai Pietro andò ad una scuola, fu per imparare a leggere l’ebraico, non certo il greco, che non veniva parlato in una comunità povera fuori dalle rotte commerciali e interamente composta da giudei (si parlava aramaico). In base ai ritrovamenti archeologici e alle testimonianze degli scritti del periodo, i gentili in Galilea erano stanziati perlopiù a Sefforis e Tiberiade, mentre il resto del territorio era a predominanza ebraica (William Harris). Tutto ciò è perfettamente conforme ad At 4:13, che dice che Pietro era “analfabeta”, in quanto pescatore “popolano”, ossia appartenente al volgo, non alla classe sociale elevata. E lo stesso vale per Giovanni. Il volgo non andava a scuola, e non esisteva una classe media, che è sorta con la rivoluzione industriale; nel mondo antico c’era la classe elevata (che studiava) e la classe bassa (che non studiava). Se Pietro imparò a parlare il greco, cosa non impossibile anche se poco probabile, di certo non sapeva scrivere, essendo agràmmatos.

Queste sono cose molto importanti da sapere, che non possono essere sottovalutate.
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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

ἀγράμματος, Strong 62

“Analfabeta, non educato” (Dizionario del NT)
“Analfabeta, che non sa leggere e scrivere” (Rocci)
“Inteso a descrivere gli Apostoli come "illetterati", e non meramente non versati negli studi rabbinici (At 4:13)” (Moulton-Milligan).

Sostenere che Pietro non era analfabeta è scorretto biblicamente, perché è proprio questo che dice At 13:4 e il termine è sempre usato nella letteratura del periodo con questo significato (vedi Moulton-Milligan); poi, è atto a giustificare le due lettere, che sono comunemente ritenute essere suoi scritti. Non essendo possibile stabilire che furono redatte da qualcun altro, lo si ipotizza (proprio perché At 13:4 descrive Pietro come analfabeta) ma si tratta di speculazione.

In più, persino l'Enciclopedia Cattolica dichiara la 2Pt come testo comunemente ritenuto pseudoepigrafo (dagli studiosi, ovviamente, non dalla Chiesa Cattolica ;) )

https://it.cathopedia.org/wiki/Seconda_ ... _di_Pietro" onclick="window.open(this.href);return false;
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

Ciao Antonio, io ho trovato anche uno studio fatto da Gianni.
Lo posto perchè su alcuni punti è concorde su quanto detto da me e Tiziano.
http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... Dodici.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

Lo esaminerò, Lucry, ma non possiamo continuare a negare il fatto che Pietro fosse analfabeta e che il termine agràmmatos significhi proprio questo. Vorrebbe dire che Atti 13:4 dice il falso e che il Rocci e il Moulton-Milligan sbagliano, cosa praticamente impossibile. Non c'è niente di male ad accettare quello che la maggioranza dei padri della chiesa e degli studiosi contemporanei sostengono, cioè che la 2Pt sia pseudoepigrafa. Peggio sarebbe volerla accettare a tutti i costi fino a negare l'ovvio, come fanno i trinitari con la trinità. ;)

Resterebbe comunque un testo edificante da leggere e studiare, molto ben scritto.
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

Dopo il versetto postato da Tiziano, ho pensato "forse c'è un'altra spiegazione..." E infatti ho trovato che la parola agràmmatos per i giudei indicava “chi non aveva ricevuto istruzione nello studio rabbinico della Scrittura, proprio come riporta Gianni nel suo studio. Ma se inserisci la parola su google ti escono molti commentari e studi che sostengono questo. Lo studio di Gianni è molto completo, ma si possono trovare scritti e ricerche su Simon Pietro un pò da per tutto. Da considerarsi anche la Perspicacia riporta un bellissimo studio sulla questione. Questi studi con tanto di riferimenti biblici ci fanno capire prima di tutto che Simon Pietro era di Betsàida (città dei pescatori) e non era un popolano di basso ceto sociale, lo studio di Gianni riporta "Pietro svolgeva il lavoro di pescatore, ma non si deve pensare ad un povero pescatore
che viveva a stento di pesca. La sua attività potremmo definirla, con espressione moderna,
un’impresa ittica. Il fatto che avesse una casa di proprietà già ci dice il suo tenore di vita.
Quanto alla sua azienda ittica, doveva essere alquanto fiorente perché Pietro aveva una
barca di sua proprietà: in Lc 5:3 è menzionata la barca “che era di Simone”. Quella di Pietro
non era una piccola azienda individuale ma una società alquanto attiva; egli non solo era in
società con suo fratello Andrea (Mt 4:18), ma c’erano anche “Giacomo e Giovanni, figli di
Zebedeo, che erano soci di Simone” (Lc 5:10). Il benessere economico di Pietro possiamo
ulteriormente desumerlo dal fatto che con gli Zebedei Giacomo e Giovanni, suoi soci,
avevano alle loro dipendenze “uomini salariati”. - Mr 1:20, TNM"

Per quanto riguarda che fosse analfabeta lo studio di Gianni ci dice: Pietro, come già accennato, fu in contatto – sia a Betsaida, sua cittadina natale, sia poi a Capernaum – con stranieri e acquisì familiarità con la cultura ellenista e la lingua greca. La sua lingua madre, l’aramaico, risentiva di una inflessione fortemente galilaica che ne tradiva l’origine; fu infatti dal suo accento galilaico che fu riconosciuto quando attendeva fuori mentre Yeshùa era processato: “Certo anche tu sei di quelli, perché anche il tuo parlare tifa riconoscere” (Mt 26:73). Pietro era anche un buon conoscitore del Tanàch, la Bibbi aebraica, che veniva letta nelle sinagoghe della Galilea; ciò si vede dalle citazioni che egli nefa (cfr. At 1:20;2:15,21,25-28,34) e che trae dalla versione greca della Bibbia (LXX) La
valutazione fatta dai sinedriti secondo cui Pietro e Giovanni erano “popolani senza istruzione
[ἀγράμματοι καὶ ἰδιῶται (agràmmatoi kài idiòtai)]” (At 4:13), va compresa. Il termine
agràmmatos per i giudei indicava “chi non aveva ricevuto istruzione nello studio rabbinico
della Scrittura” (A Dictionary of the Bible, 1905, vol. III, pag. 757). È per questo che i
sacerdoti si irritavano quando Pietro citava la Bibbia. Ciò valeva anche per Yeshùa che non
aveva studiato nelle scuole rabbiniche: “I Giudei si meravigliavano e dicevano: «Come mai
conosce così bene le Scritture senza aver fatto studi?»”. - Gv 7:15.


Lo studio è molto interessante se poi sommato ad altre commentari e ricerche diventa molto completa e trova solidità ed armonia nel contesto. Ora se la lettera sia vera o non, se sia scritta di suo pugno o dettata e via dicendo non cambia il mio pensiero e la mia risposta iniziale in quanto io sono ancora del parere che Pietro non pensava che le lettere di Paolo facessero parte delle Scritture. Anche perchè il mio ragionamento parte dalla base che solo le Scritture ebraiche sono Scrittura.
Buona Serata a tutti :YMHUG:
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