I ministeri

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Lucry
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Re: I ministeri

Messaggio da Lucry »

pace a tutti, volevo dirvi che ho trovato una discussione che parla proprio della chiesa, la metto qui perchè sicuramente puo' servirci per comprendere meglio il ruolo dell' ecclesia oggi.
http://www.biblistica.eu/viewtopic.php?f=7&t=506" onclick="window.open(this.href);return false;
Buona serata a tutti :YMHUG:
Jerome
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Iscritto il: martedì 23 febbraio 2016, 23:33

Re: I ministeri

Messaggio da Jerome »

Personalmente ritengo che il discorso ministeri sia stato enfatizzato un po troppo dalle comunità evangeliche oggigiorno. A mio parere (magari errato) i ministeri, come i doni, servivano i primi tempi per la fondazione delle prime comunità. Ma se non aspettiamo altri profeti, perché ogni comunità evangelica possiede il suo? Stessa cosa per quanto riguarda apostoli ecc.. Ho espresso più volte a molti "pastori" (?!?!?!?) Il mio pensiero: più che un ADI mi sembra una partita a D&D (dangeous and dragon) dove si fa a gara a chi possiede più ministeri, o addirittura il "pastore" (come ho avuto modo di ascoltare) consiglia di cambiare il "dono" o chi addirittura possiede 3 ministeri. Non nego la voglia di andare a qualche assemblea per alzarmi in piedi e profetizzare :d dato che ormai ogni comunità evangelica si possa definire autocefala con "possessione della verita". quindi tornando al discorso, a parer mio mettiamoci il cuore in pace, i ministeri sono chiusi. E magari finiamola con storie di pastori, profeti, apostoli e compagnia bella nelle varie comunità, perché sarebbe paragonabile ad un gioco di ruolo più che una preghiera al Creatore. Pace a tutti
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Giorgia
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Re: I ministeri

Messaggio da Giorgia »

Jerome concordo in pieno!

:d
Lella
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Re: I ministeri

Messaggio da Lella »

Jerome,...permettimi di farti una domanda:

Mi potresti rinfrescare la memoria,..citandomi il passo dove dice che i ministeri sono chiusi?

Perchè sai,...per quanto mi riguarda,...a me,... risulta che tutti i ministeri sono apertissimi!

Jerome,...sono solo le nostre menti che si sono chiuse,...e non più inclini nel credere a certi ministeri.

Infatti,...sempre così si inizia per passare poi verso l'ateismo.

Si inizia prima ad avere dei dubbi su alcuni passi,....poi a non credere più a certi ministeri,...poi ai doni dello Spirito Santo,...poi agli scritti dei Vangeli,... poi ancora su l'esistenza di Cristo,....poi su l'esistenza di un Dio creatore,....e in fine si è belli e che passati all'ateismo senza neanche accorgersene.

Infatti non a caso Gesù disse:

"Ma quando tornerò,...troverò ancora la fede?"

Io,...visto come sta andando l'andazzo,...ho i miei dubbi che quando tornerà il nostro Glorioso Signore e Salvatore Cristo Gesù,...ci sia ancora qualcuno che creda in lui.

Anche perchè:

Stiamo tutti andando verso la globalizzazione al quale metteranno a capo un solo uomo.

Ecco,...quel solo uomo,... sarà l'Anticristo profetizzato nel Vangelo.

Allora si,... che i ministeri saranno veramente chiusi,...ma non a causa delle Sacre Scritture,...ma a causa di quell'uomo anticristo,...e a causa nostra,...in quanto saremo costretti e invogliati a seguirlo per i grandi prodigi e miracoli che farà,...ma non nel nome di Cristo Gesù,...ma nel suo nome.

Credetemi,...il futuro dei veri seguaci di Cristo,...non lo vedo molto roseo,...ma anzi...... Lella
Ultima modifica di Lella il giovedì 31 marzo 2016, 7:28, modificato 2 volte in totale.
marco
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Re: I ministeri

Messaggio da marco »

Concordo cara Lella.
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bgaluppi
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Re: I ministeri

Messaggio da bgaluppi »

Caro Jerome, io invece sono d'accordo con te, e spiegherò biblicamente le ragioni della mia convinzione; una completa risposta è già stata data da Gianni qui:

http://www.biblistica.eu/viewtopic.php? ... =30#p35353" onclick="window.open(this.href);return false;

Aggiungo quanto segue, per fare un chiarimento importante sulla differenza che intercorre tra gli apostoli e i discepoli, o credenti, onde evitare di fare confusione. Rispondendo innanzitutto a Lella e Marco, la fede non dipende dai doni, semmai il contrario, almeno in epoca apostolica, quando i doni erano elargiti. Ciò che il credente deve perseguire è l'amore innanzitutto, non i doni: “L'amore non verrà mai meno. [...] Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore” (1Cor 13:8,13). Infatti, “Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4:16). Inoltre, da una lettura attenta, si capisce che i doni sono legati in modo indissolubile agli apostoli e a nessun altro, e spiegherò perché. E i doni avevano una funzione specifica, oggi non piú necessaria.

In At 1:2 leggiamo: “Prima di salire in cielo egli, per mezzo dello Spirito Santo aveva dato istruzioni a coloro che aveva scelto come apostoli” (TILC). Yeshua ha scelto i suoi apostoli personalmente; essi non sono dei semplici credenti battezzati da altri credenti. Vediamo qual'è la differenza tra il termine apostolo e il termine credente o discepolo.

Apostolo è ἀπόστολος (apòstolos) e deriva da ἀποστέλλω (apostèllo), che significa inviare, commissionare, mandare con un messaggio o una missione precisi. Nel greco classico aveva il significato di spedizione navale. Il termine biblico apostolo, dunque, significa propriamente messaggero, delegato, inviato, "uno commissionato da un altro per rappresentarlo in qualche modo" (Strong). Il primo grande apostolo per eccellenza, se vogliamo, è Cristo stesso, poiché è "l'inviato di Dio" che reca non soltanto la buona novella, ma la salvezza; la stessa salvezza, poi, è recata dagli apostoli da lui scelti. L'apostolo è colui che riceve da Cristo stesso un mandato specifico. Nella LXX il termine apostolo traduce l'ebraico shalùach, che significa inviato. Il Sinedrio spesso inviava messi incaricati di portare a termine mandati particolari, come raccogliere denaro per il tempio, e questi inviati erano chiamati apostoli (sheluchîn, in aramaico), ed utilizzavano l'imposizione delle mani per ufficializzare il loro mandato.

Il credente è ὁ πιστός (o pistòs), colui che è fedele, persuaso da Dio, colui che crede. Il termine non implica alcun mandato o missione, ma solo il credere in Dio, l'avere fede. E, nei vangeli, si riferisce in modo preciso a coloro che credono in Cristo, oltreché in Dio. Ma, di nuovo, non ha niente a che fare con il senso di "inviato" espresso dal termine apostolo.

Il discepolo è μαθητής (mathetès), colui che apprende, l'apprendista, il "seguace di Cristo che impara le dottrine delle Scritture e lo stile di vita che richiedono" (HELPS). Negli Atti, οἱ μαθηταί (òi mathetài) sono "tutti coloro che confessano che Yeshua è il Messia" (Strong). Anche in questo termine non esiste il senso di "inviato con una missione specifica", che invece esprime il termine apostolo.

Gli apostoli, dunque, erano sia αποστολοί (apostolói, inviati), sia πιστοί (pistòi, credenti), sia μαθηταί (mathetài, discepoli). Ma soprattutto, avevano dei requisiti, che li rendevano tali, che i credenti non hanno: furono scelti direttamente da Yeshua, vissero a contatto con lui, lo videro, quando era in vita o dopo la risurrezione, e ricevettero da lui un mandato.

Chiarito il senso dei termini, vediamo chi erano gli apostoli secondo la Scrittura. Naturalmente, gli undici che vissero con lui, ai quali piú tardi si aggiunse Mattia, necessario sostituto di Giuda Iscariota per completare il numero dodici, profondamente simbolico. Infatti, dodici sono i figli di Giacobbe, i capostipiti delle dodici tribù di Israele; il dodici simboleggiava, attraverso gli apostoli, l'Israele a cui fu promesso il futuro regno messianico. Yeshua sceglie i dodici perché essi rappresentano i nuovi capostipiti del nuovo popolo di Dio. Quei dodici lo videro risorto e ricevettero da lui il mandato di messaggeri e missionari: “Perciò andate, fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo” (Mt 28:19); qui, Yeshua parla agli undici che lo seguirono e vissero con lui (Giuda Iscariota era già morto), come chiarito dal v.16 poco prima: “Gli undici discepoli [ἕνδεκα μαθηταὶ, èndeka mathetài] andarono in Galilea, su quella collina che Gesù aveva indicato”.

È importante notare come Yeshua ordini ai discepoli di "fare diventare discepoli tutti gli uomini"; non ordina di fare diventare apostoli tutti gli uomini, ma discepoli: “μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη” (mathetèusate pànta ta èthne), in cui μαθητεύσατε (mathetèusate) è l'imperativo aoristo di μαθητεύω (mathetèuo), che significa "istruire per rendere discepoli, apprendisti". Il termine non indica un passaggio dell'apostolato, ossia del mandato specifico degli apostoli; infatti, quel mandato di apostolato lo avevano soltanto quei discepoli e credenti che lo avevano ricevuto direttamente da Yeshua e da nessun altro uomo, e non è trasferibile, altrimenti l'autorità stessa di Yeshua sarebbe messa in discussione: “fino al giorno che fu elevato in cielo, dopo aver dato mediante lo Spirito Santo delle istruzioni agli apostoli che aveva scelti” (At 1:2). 

At 1:13 ci indica l'elenco completo degli apostoli testimoni diretti: “Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone che era stato del partito degli zeloti, e Giuda figlio di Giacomo”. Ne mancava uno: Giuda Iscariota, e doveva essere rimpiazzato. In At 1:21-26 leggiamo cosa dice Pietro davanti a centoventi credenti riuniti (At 1:15): “Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesù visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione». Essi ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Poi in preghiera dissero: «Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo». Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli.” Il testo fa capire chiaramente che Mattia, dunque, fu testimone di Yeshua e della sua risurrezione (e anche Giuseppe, ma non fu investito del mandato). Da questo passaggio risulta chiaro che il ruolo di apostolo fu conferito solo ed esclusivamente a coloro che furono testimoni di Cristo e della sua risurrezione.

Nel passaggio immediatamente successivo (At 2:1-3) si legge che “Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro.”. Chi erano questi uomini riuniti “insieme nello stesso luogo”? Naturalmente i dodici, incluso Mattia, come specificato da At 2:14: “Allora Pietro si alzò insieme con gli altri undici apostoli”. Tra di loro potevano esserci anche i due discepoli di Emmaus, le donne e i fratelli di Yeshua. Infatti, i due discepoli di Emmaus, dopo aver visto Yeshua risorto, tornano a Gerusalemme e si riuniscono con gli undici (Lc 24:33); al v.36 è scritto che “Gli undici apostoli e i loro compagni stavano parlando di queste cose. Gesù apparve in mezzo a loro”; e al v.49 è scritto: “io manderò su di voi lo Spirito Santo”. Yeshua stava parlando agli undici e ai due discepoli di Emmaus. È necessario credere che la promessa dello spirito fatta ai presenti, inclusi "i compagni”, fu mantenuta. Tra “i loro compagni” dovevano esserci, oltre ai due discepoli di Emmaus, anche le donne e i fratelli di Yeshua (Giacomo e Giuda, autori delle lettere canoniche), che assieme agli undici “si riunivano regolarmente per la preghiera” (At 1:14). Detto ciò, i presenti nel giorno della Pentecoste sono i primi scelti da Yeshua e investiti del mandato apostolico tramite lo spirito in forma di vento impetuoso e fiamme. Ricevono lo spirito direttamente da Dio, non da uomini.

La Scrittura, certamente, testimonia che gli apostoli non furono soltanto i dodici, ma anche altri. Tra questi, oltre a Paolo, vi sono gli “apostoli delle chiese” (2Cor 8:23) come Barnaba e Sila, inviati dalla congregazione di Gerusalemme ai gentili (At 15:27), o Timoteo ed Erasto (At 19:22). Anche Andronico e Giunio vengono chiamati apostoli (Rm 16:7), e anche Giacomo (Ga 1:19; 1Cor 15:7), il quale non era uno dei dodici, poiché quando Yeshua era ancora in vita non credette nella sua messianicità (Gv 7:5). Giacomo, di nuovo, doveva essere tra “i compagni” che si riunivano con gli undici, ed era probabilmente presente anche quando Yeshua risorto apparve ai discepoli e nel giorno della Pentecoste. Paolo, comunque, assicura che Yeshua apparve a Giacomo (1Cor 15:7). Evidentemente, a tutti loro apparve Cristo dopo la risurrezione.

Adesso è necessaria una considerazione. Paolo ci informa che Yeshua “apparve a più di cinquecento fratelli in una volta” (1Cor 15:6) e poi “a Giacomo, poi a tutti gli apostoli” (1Cor 15:7); da notare che nel v.6 parla di fratelli, nel v.7 parla di apostoli, quindi si presume che il semplice fatto di apparire a qualcuno dopo la risurrezione e prima della sua elevazione non costituisca la sola prova di elezione ad apostolato, altrimenti Paolo non avrebbe distinto tra il suo apparire "a tutti gli apostoli" e "a piú di cinquecento fratelli". Però, vedere il Cristo risorto era certamente uno dei requisiti per l'apostolato; infatti, Paolo, in 1Cor 9:1, dice: “Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore?”; lui era apostolo, poiché aveva veduto Cristo, ma senza averlo conosciuto prima. Ma Paolo, a differenza di molti altri tra quei cinquecento che lo avevano veduto, ricevette anche il mandato da Cristo stesso (Ga 1:1; 2Cor 1:1; At 9:15); ecco, dunque, il secondo requisito per l'apostolato: il mandato diretto da parte di Cristo e dello spirito.

Da notare, infine, come lo spirito agiva con grande potenza negli apostoli; certi doni, dunque, erano prerogativa degli apostoli, come espresso dallo stesso Paolo in 2Cor 12:12: “Certo, i segni dell'apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti.”. I doni taumaturgici erano concessi anche ai credenti non apostoli, come il diacono Filippo; gli stessi dodici, ben prima di ricevere lo spirito durante la Pentecoste, furono dotati dell'autorità di scacciare i demòni, guarire gli ammalati e risuscitare i morti (Mt 10:8; Lc 9:1). Gli apostoli, però, erano gli unici che, con imposizione delle mani e per opera di Dio, concedevano lo spirito e i suoi doni nei battezzati; la Scrittura, infatti, insegna che i credenti battezzati ricevevano i doni dello spirito, ma non la capacità di conferire gli stessi doni ad altri, prerogativa, questa, dei soli apostoli (At 5:15; At 19:12). Altra prerogativa degli apostoli era la conversione delle anime (1Cor 9:2).

La Scrittura non riferisce che normali credenti battezzati potessero a loro volta conferire doni dello spirito a quelli che battezzavano. Prova di ciò è l'episodio del diacono Filippo (At 6:5, da non confondersi con l'apostolo). Filippo predicava Cristo, scacciava demòni e curava gli ammalati (At 8:5-7); egli aveva i doni dello spirito (At 6:3), e il Signore operava in modo evidente in lui, ma Filippo non era apostolo e non aveva l'autorità di far scendere lo spirito sui battezzati con conseguente manifestazione dei doni (At 8:9-18). Egli battezzò delle persone in Samaria in nome di Yeshua, ma fu solo in seguito all'imposizione delle mani da parte degli apostoli Pietro e Giovanni che quei battezzati ricevettero lo spirito. Filippo, dunque, non aveva autorità apostolica, quindi non possedeva le prerogative necessarie per essere apostolo: essere testimone diretto di Cristo e aver ricevuto il mandato da Cristo stesso

In At 8:36-39 Filippo battezza l'eunuco etiope; la Scrittura non riferisce che quell'eunuco ricevette lo spirito e i doni, ma solo che continuò il suo viaggio tutto allegro. Come nel caso degli uomini di Samaria, dunque, nell'eunuco non ci fu manifestazione dei doni dello spirito, quindi lo spirito non discese letteralmente su di lui; nonostante ciò, certamente quell'eunuco entrò a far parte della ekklesia di Cristo, poiché fu battezzato in suo nome e accettò Cristo come Messia, ma ciò non implica necessariamente la discesa dello spirito in senso letterale e la manifestazione dei suoi doni. Solo gli apostoli avevano l'autorità di far scendere lo spirito in senso letterale su chi battezzavano imponendo le mani, con conseguente manifestazione dei doni.

In seguito a tutte queste considerazioni, l'episodio di Filippo è molto significativo per comprendere che il conferimento dello spirito in senso letterale, con conseguente "riempimento" del battezzato e manifestazione di doni, era una prerogativa dei soli apostoli, che ricevettero il giorno della Pentecoste direttamente da Cristo, per volontà di Dio. I doni servivano ad edificare la ekklesía, a manifestare la potenza di Dio affinché gli uomini credessero che Yeshua fu il Cristo di Dio. Gli apostoli, con la loro morte, portarono a termine quel mandato e nessuno, dopo di loro, ebbe la stessa autorità, poiché solo loro furono scelti da Cristo ed investiti di quella stessa autorità. Oggi non esistono apostoli, poiché l'ultimo che visse sulla terra fu Giovanni; oggi esistono solo credenti, o discepoli. Nessun credente oggi può pensare di essere "pieno di spirito" come lo furono Yeshua e gli apostoli e in grado di battezzare in spirito con autorità apostolica; in seguito alla morte degli apostoli, nessuno ebbe piú tale autorità, perché nessuno, tranne loro, è "apostolo", ossia "incaricato" e "messaggero" scelto direttamente da Yeshua.

Conseguentemente, visto che i doni si manifestavano nei battezzati solo per mano degli apostoli, oggi nessuno può possedere i doni dello spirito; se qualcuno possiede capacità particolari, esse non originano dallo spirito ma da altre fonti. Ed è necessario fare molta attenzione. Nonostante ciò, lo spirito di Dio guida e protegge il credente fedele, la ekklesia tutta, che è dispersa in mezzo alle zizzanie: “Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie” (Mt 13:26). Paolo predisse l'avvento dell'apostasia, già presente in epoca apostolica, che dilagò in seguito alla morte dell'ultimo apostolo (At 20:29,30; 2Tes 2:7); gli apostoli, in quanto testimoni diretti di Yeshua e unici depositari della pura dottrina, garantirono l'unità della ekklesia e fecero si' che crescesse in modo conforme alla verità; morti loro, questa garanzia venne meno per sempre.

Oggi, l'unico depositario di verità e garante della trasmissione della giusta dottrina è la Sacra Scrittura.
AKRAGAS
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Re: I ministeri

Messaggio da AKRAGAS »

Complimenti, Antonio; bel lavoro. :YMPEACE:
Copio e salvo.
Grazie.
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bgaluppi
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Re: I ministeri

Messaggio da bgaluppi »

Akra, un giorno ti chiederò di farmi copia del materiale che salvi... Tu sei organizzato, io sono un cialtrone in queste cose... :-)
AKRAGAS
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Re: I ministeri

Messaggio da AKRAGAS »

:d D'accordo, Antonio. :-)
Jerome
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Re: I ministeri

Messaggio da Jerome »

Bellissima spiegazione Antonio :YMHUG:
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