Ciao, carissima Gaia. La cosa migliore è vedere il testo originale di Rm 1:19. Eccolo:
τὸ γνωστὸν τοῦ θεοῦ φανερόν ἐστιν
ἐν αὐτοῖς, ὁ θεὸς γὰρ αὐτοῖς ἐφανέρωσεν
tò ghnostòn tù theù faneròn estin
en autòis, o theòs gàr autòis efanèrosen
il conoscibile del Dio manifesto è
in loro, il Dio infatti ad essi si è manifestato
Qual è il senso? Lo ha già spiegato bene Stella. “In loro” fa riferimento alla coscienza. La sottolineatura “in” è rimarcata dal seguente “ad essi”. Per dimostrare che Dio si manifesta “in loro”, usando la parola “infatti” Paolo dice che Dio si è manifestato “ad essi”.
Qualcuno traduce en autòis (letteralmente “in loro”) “fra loro”. Grammaticalmente è possibile, ma poi c’è la seconda parte del versetto. E bisognerebbe tradurre ‘il conoscibile del Dio è manifesto fra loro, il Dio infatti ad essi si è manifestato’, creando così una tautologia. Per evitarla, TNM (che adotta la traduzione “fra loro”) deve difatti intervenire nella fase seguente, trasformando l’originale “Dio infatti ad essi si è manifestato” in “poiché Dio lo ha reso loro manifesto”, non evitando comunque la tautologia.
Io la spiego così: Paolo sta dicendo che “le sue [di Dio] qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue” (v. 20). Ora, quando ad esempio si guarda un cielo stellato, accadono due cose. Prima di tutto ci stupiamo. Poi ci stupiamo di stupirci. È in questo secondo momento che, per usare la tua espressione, ci viene un colpo (metaforico
![Happy :-)](./images/smilies/1.gif)
; ma non tanto, perchè avvertiamo come una scossa interiore). Il nostro stupore di stupirci ci sta dicendo non solo che dietro quel cielo stellato si avverte la presenza di Dio, ma che qualcosa si sta manifestando in noi: Dio stesso. Non si tratta semplicemente di avvertire un Creatore. Paolo prosegue dicendo: “Infatti il Dio si è manifestato ad essi”. Non si tratta perciò solo di un’idea astratta scaturita nella nostra mente che ci sia un Creatore, ma di una vera manifestazione del Dio Uno e Unico.
Si tratta di due atti diversi in cui il secondo spiega il primo. “I cieli raccontano la gloria di Dio” (Sl 19:1), afferma il salmista. Questa è la prima fase in cui, guardando un cielo stellato, ci rendiamo conto che un creatore deve pur esserci. Ma poi leggiamo anche che Dio non si è lasciato “privo di testimonianza”, perché ‘fa del bene, ci dà pioggia dal cielo e stagioni fruttifere, ci dà cibo in abbondanza e letizia nei nostri cuori’ (At 14:17). Le pietre sono testimonianze della sua creazione e gli alberi stessi e i fiori sono testimoni viventi di Dio.
Purtroppo, ci sono persone aride dentro, che di fronte ad un cielo stellato non solo si distraggono ma non permettono che si verifichi in loro alcuno stupore, e così non giungono allo stupore di stupirsi. Paolo li chiama “uomini che soffocano la verità” (Rm 1:18). Reprimendo ciò che Dio manifesta
in loro, “sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato”. – Vv 20,21.