“Odia il tuo nemico” - Mt 5:43
Inviato: lunedì 12 dicembre 2016, 11:57
Parto da questo versetto per affrontare un più ampio discorso sull'insegnamento di Yeshùa, spesso ritenuto non conforme alla Torah.
Innanzi tutto mi interessa capire se il termine che la LXX traduce con μισέω (misèo), che in ebraico è שָׂנֵא, può avere una doppia valenza come in greco: odiare o non preferire. Il senso di “amare meno”, ossia “non preferire”, è evidente in Lc 14:26: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo”, che il versetto parallelo di Mt 10:37 traspone nella forma col suo giusto significato: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. Quindi, Yeshùa sta dicendo che il credente deve amare lui più di genitori e figli.
Entrando nel merito di Mt 5:43, bisogna ricordare che i lòghia di Yeshùa che Matteo usa sono spesso raggruppati senza che necessariamente sia seguito un procedimento narrativo preciso e temporalmente ordinato. Matteo tendeva a raggruppare per argomenti, creando delle vere e proprie sezioni; quindi può essere difficile, a volte, capire il perché dell'uso di certe espressioni, usate magari in contesti diversi ma raggruppate in un'unica sezione. Inoltre, è necessario leggere bene ciò che sta dicendo Yeshùa nel versetto in esame, e ricordare che il cosiddetto sermone della montagna non era rivolto alle folle, ma ai suoi discepoli: “Voi avete udito che fu detto...” (Ἠκούσατε ὅτι ἐρρέθη). Chi disse a chi? Dio a Mosè o Mosè a Israele, dopo aver ricevuto indicazioni da Dio sotto ispirazione?
Se Yeshùa avesse voluto citare la Scrittura avrebbe detto “sta scritto”, come in Mt 4:7;10; 21:13 etc. Al v.5:33 dice: “Avete anche udito che fu detto agli antichi”, riferendosi ai saggi. Sembra si riferisca a ciò che Mosè disse agli antichi. Besàseà mi ha spiegato che “nel linguaggio ebraico "fu detto" è solitamente riferito ai profeti, quando invece ci si riferisce al Pentateuco si dice "come è scritto".”. Ma i Vangeli non sono proprio un trattato tradizionale... Yeshùa usa “fu detto” e “fu detto agli antichi” in riferimento alla Toràh o al Tanàch e poi dice “fu detto” in riferimento ad una frase che non esiste sul Tanàch ("odia il tuo nemico"). Ma in altri casi usa la formula "sta scritto", sempre in riferimento ala Toràh o al Tanàch. È necessario dunque esaminare bene il contesto e immedesimarsi nella situazione per scoprire il motivo di questo uso tradizionalmente improprio di certe espressioni.
Yeshuàh non era prettamente conforme alla tradizione, e questo è un fatto. Ma quale tradizione? Poiché di scuole di pensiero e di correnti interpretative ne esistevano diverse a quei tempi, come testimonia Flavio. In un altro versetto controverso, egli afferma, contro la tradizione, che certi precetti furono "tollerati" da Dio tramite Mosè, ossia che non rispecchiarono necessariamente la volontà di Dio ma furono stabiliti da Mosè per necessità. Mi riferisco a Mt 19:3-9:
“Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» 4 Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: 5 "Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne"? 6 Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi». 7 Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» 8 Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. 9 Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio».”
Infatti sta scritto: “«io odio [שָׂנֵ֣א] il ripudio», dice il Signore, Dio d'Israele; «chi ripudia copre di violenza la sua veste», dice il Signore degli eserciti. Badate dunque al vostro spirito e non siate sleali.” (Mal 2:16). Qui non c'è spazio per il ripudio giustificato da un atto scritto; questa è una condanna del ripudio in senso assoluto. Yeshùa fa notare, a chi lo accusava secondo una certa tradizione, che l'unione del matrimonio è stabilita da Dio, come è scritto in Genesi, e quindi l'uomo non ha la libertà di separare ciò che Dio ha unito. Ciò è perfettamente conforme alle parole di Malachia. Tuttavia, Mosè, profeta e Maestro scelto da Dio, stabilisce ciò che è necessario in quel tempo, e Dio lo consente.
Dunque, tornando alla frase "odia il tuo nemico" e all'uso delle parole "fu detto" e "fu detto agli antichi", credo che debbano essere inquadrate mettendosi nei panni di Yeshùa, che, certamente, si pose in contrasto con certe tradizioni. La frase "odia il tuo nemico", ad esempio, può essere ricondotta alla regola della comunità degli esseni, che incitavano all'odio verso il nemico. Però, vorrei chiedere, ciò che Yeshùa dice ("E io vi dico") è conforme o non conforme alla Torah?
Con questo non intendo svalorare tutta la tradizione. La mia analisi è tesa esclusivamente a individuare le possibili ragioni dietro certe espressioni e comportamenti di Yeshùa che non erano conformi ad una certa tradizione e che causarono la sua identificazione come eretico. E comunque credo sia più importante analizzare il contenuto del suo insegnamento alla luce del Tanàch, piuttosto che incancrenirsi sul perché dell'uso di certi tecnicismi. Di fatto, Yeshùa insegnò ad amare il proprio nemico, ossia a "non odiarlo" e "non giudicarlo"; e ciò è assolutamente conforme alla Torah:
“Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, non mancare di ricondurglielo. Se vedi l’asino di colui che ti odia caduto a terra sotto il carico, guardati bene dall’abbandonarlo, ma aiuta il suo padrone a scaricarlo”. – Es 23:4,5.
Innanzi tutto mi interessa capire se il termine che la LXX traduce con μισέω (misèo), che in ebraico è שָׂנֵא, può avere una doppia valenza come in greco: odiare o non preferire. Il senso di “amare meno”, ossia “non preferire”, è evidente in Lc 14:26: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo”, che il versetto parallelo di Mt 10:37 traspone nella forma col suo giusto significato: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. Quindi, Yeshùa sta dicendo che il credente deve amare lui più di genitori e figli.
Entrando nel merito di Mt 5:43, bisogna ricordare che i lòghia di Yeshùa che Matteo usa sono spesso raggruppati senza che necessariamente sia seguito un procedimento narrativo preciso e temporalmente ordinato. Matteo tendeva a raggruppare per argomenti, creando delle vere e proprie sezioni; quindi può essere difficile, a volte, capire il perché dell'uso di certe espressioni, usate magari in contesti diversi ma raggruppate in un'unica sezione. Inoltre, è necessario leggere bene ciò che sta dicendo Yeshùa nel versetto in esame, e ricordare che il cosiddetto sermone della montagna non era rivolto alle folle, ma ai suoi discepoli: “Voi avete udito che fu detto...” (Ἠκούσατε ὅτι ἐρρέθη). Chi disse a chi? Dio a Mosè o Mosè a Israele, dopo aver ricevuto indicazioni da Dio sotto ispirazione?
Se Yeshùa avesse voluto citare la Scrittura avrebbe detto “sta scritto”, come in Mt 4:7;10; 21:13 etc. Al v.5:33 dice: “Avete anche udito che fu detto agli antichi”, riferendosi ai saggi. Sembra si riferisca a ciò che Mosè disse agli antichi. Besàseà mi ha spiegato che “nel linguaggio ebraico "fu detto" è solitamente riferito ai profeti, quando invece ci si riferisce al Pentateuco si dice "come è scritto".”. Ma i Vangeli non sono proprio un trattato tradizionale... Yeshùa usa “fu detto” e “fu detto agli antichi” in riferimento alla Toràh o al Tanàch e poi dice “fu detto” in riferimento ad una frase che non esiste sul Tanàch ("odia il tuo nemico"). Ma in altri casi usa la formula "sta scritto", sempre in riferimento ala Toràh o al Tanàch. È necessario dunque esaminare bene il contesto e immedesimarsi nella situazione per scoprire il motivo di questo uso tradizionalmente improprio di certe espressioni.
Yeshuàh non era prettamente conforme alla tradizione, e questo è un fatto. Ma quale tradizione? Poiché di scuole di pensiero e di correnti interpretative ne esistevano diverse a quei tempi, come testimonia Flavio. In un altro versetto controverso, egli afferma, contro la tradizione, che certi precetti furono "tollerati" da Dio tramite Mosè, ossia che non rispecchiarono necessariamente la volontà di Dio ma furono stabiliti da Mosè per necessità. Mi riferisco a Mt 19:3-9:
“Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» 4 Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: 5 "Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne"? 6 Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi». 7 Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» 8 Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. 9 Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio».”
Infatti sta scritto: “«io odio [שָׂנֵ֣א] il ripudio», dice il Signore, Dio d'Israele; «chi ripudia copre di violenza la sua veste», dice il Signore degli eserciti. Badate dunque al vostro spirito e non siate sleali.” (Mal 2:16). Qui non c'è spazio per il ripudio giustificato da un atto scritto; questa è una condanna del ripudio in senso assoluto. Yeshùa fa notare, a chi lo accusava secondo una certa tradizione, che l'unione del matrimonio è stabilita da Dio, come è scritto in Genesi, e quindi l'uomo non ha la libertà di separare ciò che Dio ha unito. Ciò è perfettamente conforme alle parole di Malachia. Tuttavia, Mosè, profeta e Maestro scelto da Dio, stabilisce ciò che è necessario in quel tempo, e Dio lo consente.
Dunque, tornando alla frase "odia il tuo nemico" e all'uso delle parole "fu detto" e "fu detto agli antichi", credo che debbano essere inquadrate mettendosi nei panni di Yeshùa, che, certamente, si pose in contrasto con certe tradizioni. La frase "odia il tuo nemico", ad esempio, può essere ricondotta alla regola della comunità degli esseni, che incitavano all'odio verso il nemico. Però, vorrei chiedere, ciò che Yeshùa dice ("E io vi dico") è conforme o non conforme alla Torah?
Con questo non intendo svalorare tutta la tradizione. La mia analisi è tesa esclusivamente a individuare le possibili ragioni dietro certe espressioni e comportamenti di Yeshùa che non erano conformi ad una certa tradizione e che causarono la sua identificazione come eretico. E comunque credo sia più importante analizzare il contenuto del suo insegnamento alla luce del Tanàch, piuttosto che incancrenirsi sul perché dell'uso di certi tecnicismi. Di fatto, Yeshùa insegnò ad amare il proprio nemico, ossia a "non odiarlo" e "non giudicarlo"; e ciò è assolutamente conforme alla Torah:
“Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, non mancare di ricondurglielo. Se vedi l’asino di colui che ti odia caduto a terra sotto il carico, guardati bene dall’abbandonarlo, ma aiuta il suo padrone a scaricarlo”. – Es 23:4,5.