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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: martedì 11 ottobre 2016, 17:23
da ארמאנדו אלבנו
Salve.

Volevo avere una precisazione. Ma nell'ebraico per quanto riguarda i verbi esiste solo il perfetto e l'imperfetto? I verbi ebraici non hanno il passato e il presente?

Altra cosa. Ho sentito dire che per i rabini Dio è trascendente. Ma cosa significa più esattamente nella mentalità ebraica che Dio è trascendente? Non si crede che Dio è ovunque?

Saluti.

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: martedì 11 ottobre 2016, 17:54
da bgaluppi
Per le forme verbali è meglio che ti risponda Noiman. Sulla trascendenza di Dio, essa non deve essere confusa con il panteismo, che è un concetto pagano. Dio non è parte della creazione, ne è il fautore ed interagisce con essa; Dio è oltre lo spazio, nel senso che non è confinabile.

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: lunedì 17 ottobre 2016, 11:29
da noiman
Saltando àààààààààààààààààààààààààààààà

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: domenica 23 ottobre 2016, 1:01
da noiman
da AKRAGAS » martedì 18 ottobre 2016, 23:38
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: giovedì 27 ottobre 2016, 23:55
da AKRAGAS
Ciao, Noiman. :YMHUG:
Ho letto e apprezzato tutto ciò che hai scritto; ti ringrazio di cuore per la tua generosità nel condividere la conoscenza; questo è per me uno stimolo ulteriore a studiare e ad avvicinarmi alla lingua e cultura ebraica.
Shalom

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: venerdì 11 novembre 2016, 0:15
da noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: venerdì 11 novembre 2016, 6:55
da Gianni
Ciao, carissimo! Bentornato. :-)
Io continuo a fare copia-incolla di questi tuoi interventi. Li sto pubblicando - come sai - a puntate su Ricerche Bibliche. Grazie, Noiman.

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: venerdì 11 novembre 2016, 14:05
da bgaluppi
Besasea, hai portato molti punti che necessiterebbero di discussioni a parte. Sarà un grande piacere risponderti con calma ma per adesso vorrei solo dirti che comprendo molto il tuo pensiero e lo rispetto assolutamente.

Tu dici che la Scrittura parla di certe cose e non dice certe cose. Come prima domanda ti chiedo: tu sei certo di aver compreso pienamente ciò che costituisce la parola e l'insegnamento di Colui che è assolutamente trascendente alla nostra comprensione? Non ti sfiora l'idea che, in quanto figlio di Israele, la tua comprensione sia esattamente quella che deve essere, ma non necessariamente assoluta? Gli ebrei comprendono la Scrittura meglio degli altri, ma ciò significa che la comprendono nella sua verità profonda? Solo uno può far questo, il Messia. Possiamo davvero affermare di essere in grado di comprendere la parola di Dio senza Dio che ce la spieghi?

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: sabato 12 novembre 2016, 5:42
da Gianni
Caro Besaseà, ogni volta che sento o che leggo valutazioni come quella che hai esposto, proprio una gran rabbia interiore e una profonda tristezza.

moderato

Tu dici che in anni di studio del Nuovo Testamento non puoi fare altro che notare quanto esso sia distante dalle vostre Scritture e dal modo di pensare ebraico. Ebbene, caro Besaseà, tu sei vittima inconsapevole dello stesso meccanismo mentale che affligge tanti moderato che pur sinceramente sono alla ricerca di verità.
Nel mio piccolo, diffondendo i miei poveri studi biblici, non faccio altro che raccomandare di fare tabula rasa della moderato se si vuole iniziare ad avvicinarsi al testo sacro. È difficile, lo so, ma mi sento di fare anche a te questa raccomandazione.

Moderato

Il tuo giudizio risente moltissimo del condizionamento moderato. Ma, come disse acutamente qualcuno, Yeshùa era ebreo, non era cristiano.

Quando tu dici che le Scritture parlano di un messia vero, di un re umano che nel futuro cambierà l'aspetto politico del mondo intero, dici una cosa verissima e nel contempo parziale. Anche tu, come tutti, sei figlio dei tempi. Il Tanàch presenta il progresso delle idee messianiche secondo la situazione sociologica del momento. L'ambiente nel quale il singolo libro biblico fu scritto, lascia le sue impronte anche nel modo con cui una dottrina vi è presentata. Basti esaminare proprio la concezione messianica. Essa, di volta in volta, è descritta ora come un nuovo esodo (Is 40 e 41), ora come una nuova attraversata del deserto (Ez 20:35), ora come un nuovo patto (Ger 31:31-34), ora come una nuova divisione palestinese (Ez 48) la cui capitale Gerusalemme sarà chiamata con un nome nuovo. - Is 62:4.
Tre figure dominano nella storia di Israele: il re, il profeta e il sacerdote. E tutt’e tre servono nel corso dei secoli per presentare il messia:
• Re. Il messia è il re davidico (Is 7:14;9:1-6;11:1-5), il “germoglio di Davide” (Ger 23:5). Anzi, è lo stesso Davide redivivo: “Certamente susciterò su di loro un solo pastore, ed egli le dovrà pascere, sì, il mio servitore Davide. Egli stesso le pascerà, ed egli stesso diverrà il loro pastore. E io stesso, Geova, diverrò certamente il loro Dio, e il mio servitore Davide un capo principale in mezzo a loro. Io stesso, Geova, ho parlato”, “E il mio servitore Davide sarà re su di loro, e un solo pastore è ciò che tutti avranno […]. Davide mio servitore sarà il loro capo principale a tempo indefinito”. - Ez 34:23,24;37:24,25, TNM.
• Profeta. Al tempo dell'esilio i profeti stanno in primo piano per cui anche il messia viene presentato come un profeta nei carmi di Yhvh.
• Il sommo sacerdote della restaurazione serve per presentare il messia in quel tempo (Sl 110:4). Il culto messianico riproduce il pensiero del tempo: Yhvh tornerà sul monte Sion (Ez 43:1-9; Is 52:8), nel Tempio che non sarà mai distrutto (Ez 37:26), con i sacerdoti presi tra i discendenti di Aronne, per offrire sacrifici di animali (Ger 33:19) e durante le usuali feste israelitiche (Is 66:23; Zc 14:16-19). In un ambiente con strutture politiche, civili e culturali diverse, ben diversa sarebbe risultata anche la presentazione del messianismo. Attenzione, però: Dio ha utilizzato quella cultura, quel popolo, quella lingua: questo implica che Dio ha voluto parlarci così, indicandoci realtà vere e profetiche. Se da una parte non si deve fare l’errore di prendere tutto letteralmente (errore tipico degli occidentali), dall’altra non si deve fare l’errore opposto (sempre tipico degli occidentali) di buttare tutto su un modo di dire solo descrittivo, buttando con l’acqua sporca anche il bambino. La Scrittura va presa molto sul serio. È per questo che occorre entrare nella mentalità ebraica per capire a fondo il messaggio vero che la Bibbia ci reca.

Come ha ben osservato Antonio, tu hai portato molti punti che necessiterebbero di discussioni a parte. Ma quanto ho scritto mi sentivo di precisarlo.

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Inviato: sabato 12 novembre 2016, 14:31
da chelaveritàtrionfi
In passato era nata una discussione dove si affrontavano passo passo tutti i versetti delle scritture ebree e greche...discussione morta sul nascere per mancanza di risposta e verifica scritturale, cioè se è vero che le scritture greche riportano le scritture ebraiche in modo diverso