Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Janira
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Ho un pò di difficoltà a seguirvi, ho la sensazione confusa che alcuni argomenti vengano trattati al contrario.
Ad esempio questo delle maledizioni.
Sembra che si voglia far dire alla Torah che il Creatore sia un despota cattivo e prepotente, che rende la vita un incubo a chi non Gli obbedisce.
Io invece la vedo in questo modo: ci sono delle Leggi nella Natura che non cambiano e la Creatura può essere in contrasto con esse. In tal caso avrà su di sé degli effetti negativi( maledizioni).
La Torah scritta è proprio un manuale di istruzioni che ci permette di capire queste Leggi della Natura e come adattare e cambiare la nostra natura ad esse.

Il brano seguente è tratto dal libro:
Discosing a portion.
Parashat Ki Tavo
M.Laitman

Per la maggior parte, la Torah parla di cose che affrontiamo contro la nostra volontà. Non dice che possiamo passare tutto in modo buono e piacevole; indica solo gli ostacoli davanti a sé, come una guida che segnala ostacoli, problemi, trasgressioni e così via. Se percorriamo il sentiero secondo la nostra natura, senza avanzare utilizzando la guida, subiremo maledizioni. Questa è la nostra strada: ci sono maledizioni, punizioni e problemi, perché siamo un “popolo dal collo duro”,** come abbiamo visto lungo la strada nel deserto. La Torah non tiene conto del fatto che possiamo correre più velocemente della frusta che ci sferza.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ben fatto, :-) ringrazio Tiger, in realtà avevo già in mente da tempo di introdurre la questione della maledizione divina dal punto di osservazione delle scritture ebraiche, argomento molto vasto che non coincide completamente con il senso attribuito dalla cultura occidentale, poi ho letto in altre discussioni alcuni interventi in cui è stato stravolto il senso originale di Dvarim b-) che mi hanno indotto a aprire l'argomento adattando quello che era già stato scritto introducendo le citazioni riportate. Ho scelto " Interpretazione delle scritture ebraiche ", discussione lanciata da Sandro 48 nel 2014, questo per evitare di aprire una ennesima discussione, (in tanti anni di presenza sul forum, non credo di aver aperto più di 3/4 cartelle).
Bene, vediamo ora cosa succede, certamente l'argomento non è esaurito e penso che nessuno possa contestare Dvarim 21/23 e confondere "maledetto con "maledizione", se poi si approfondisce ulteriormente il significato originale del termine le cose dovrebbero apparire più semplici e scaricare la tensione sulla parola maledire e maledetto appioppata agli ebrei.
Mi viene in mente l'espressione " Iminneh u-veh ibba leyzèl beyh narga.” che significa “Di ciò stesso di cui è fatto il bosco, in esso entra la scure" ;) (talmud Sanhedrin 39b)
Noiman
chelaveritàtrionfi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Qui possiamo continuare il discorso sulla maledizione ( ho notato che ce ne sono di diversi tipi e chiamati in ebraico in maniera diversa), mentre nell’altra discussione sul sacrificio. Così Janira avrà la risposta alla sua domanda 😊. Una volta definite le possibilità letterali potrebbero venir fuori altre cose.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Bene. Iniziamo col definire la parola “maledizione”. Ci aiutano due passi biblici:
Dt 11:26-28: “Guardate, io metto oggi davanti a voi la benedizione e la maledizione: la benedizione se ubbidite ai comandamenti del Signore vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non ubbidite ai comandamenti del Signore vostro Dio”.
Dt 30:19: “Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva”.

Facendo una semplice esegesi vediamo che la maledizione è opposta e contraria alla benedizione, e anche che la maledizione è fatta corrispondere alla morte in Dt 30:19.

Il termine ebraico per “maledizione” è קְלָלָה (qelalàh), reso in greco dagli ebrei alessandrini κατάρα (katàra).
La radice qll ha il significato fondamentale di essere piccolo, leggero, di poco valore. Qelalàh è un derivato della radice qll e ricorre nel Tanàch 33 volte, di cui 11 in Deuteronomio e 9 in Geremia.

Che cosa ha a che fare l’essere piccolo, leggero, di poco valore, con la maledizione? In Gn 16:4,5 abbiamo sotto gli occhi un passaggio evolutivo, se così si può dire: “Quando si accorse di essere incinta, [Agar] guardò la sua padrona con disprezzo. Sarai disse ad Abramo: «L'offesa fatta a me ricada su di te! Io ti ho dato la mia serva in seno e, da quando si è accorta d'essere incinta, mi guarda con disprezzo [וָאֵקַל (vaeqàl) = “fui disprezzata”]. Il Signore sia giudice fra me e te»”. Il verbo è קָלַל (qalàl), “essere piccolo / abbassare”. Qui siamo al sinonimo di disprezzare. Anche noi oggi parliamo della piccolezza di qualcuno in senso dispregiativo.

In 1Sam 2:30 abbiamo un interessante passaggio: Yhvh dice, stando a NR: “Io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati”. La traduzione giusta però è: “Onoranti me onorerò e disprezzanti me malediranno [יֵקָֽלּוּ (yqàllu); verbo קָלַל (qalàl); “malediranno” altri, per cui i disprezzanti Dio saranno oggetto di maledizione]”. Se poi vogliamo stare del tutto sul letterale: “Quelli che mi onorano li aumenterò di peso, quelli che mi disprezzano perdono di pes".
“Io ti preparerò la tomba perché sei diventato spregevole [קַלֹּותָ (qallòta); verbo קָלַל (qalàl); piccolo > spregevole > maledetto]” (Naum 1:14). Il piccolo/spregevole merita solo la morte. E qui torniamo a Dt 30:19.
Vediamo così l’evoluzione: rendere leggero > insignificante > spregevole > disprezzato > maledetto.

Credo di aver messo abbastanza carne al fuoco. Quindi mi fermo lasciando commenti ed eventuali correzioni al nostro caro, competente e stimato Noiman. Poi, chiarito per bene questo passaggio, potremo continuare.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Gianni è stato chiaro e direi che non c’è nulla di significativo da aggiungere , al massimo posso evidenziare che nell’ebraico biblico abbiamo due diversi termini ebraici per “maledire”, il primo che deriva dalla radice ”ארר, arar, arur, il suo sviluppo lo si ritrova in Bereshit in riferimento a האדמה, "il suolo" ( non la terra intesa nel suo senso generale ma solo come terra coltivata), che viene maledetta per causa della trasgressione, il suolo è maledetto per Adam e di conseguenza i suoi frutti sono maledetti, inteso che il loro rendimento è "diminuito", questo è il senso anche se non è usata una parola proveniente dalla radice קלל , tutto questo sarà una condizione di svantaggio per Khàin che trarrà la sua offerta dai frutti della terra e quasi come un moltiplicatore ritroveremo una seconda volta ארור a proposito della maledizione su Khàin
In realtà e più diffusa la radice קלל, qalal, che come scrive Gianni è anche sinonimo di diminuire, semplificare, anche se non sempre le traduzioni riescono a trasferire il senso di “diminuire con riducendo”, esempio Bereshit 8/8 “Poi mandò fuori una colomba per vedere se le acque fossero diminuite sulla terra” in questo caso l’impiego del verbo nella forma dubitativa הקלו “erano forse diminuite” , che vuole anche dire erano più basse .
La maledizione di D-o non è evidente, perché la sua forma non è un epiteto, il senso è che D-o diminuisce invece che maledire. Ricordate Mene-Tekel –Peres fu il giudizio divino su Baltasa’ar, il cui regno è stato pesato e giudicato leggero, תקל tekel leggero.
Noiman



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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Grazie, Noiman.
chelaveritàtrionfi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Seguendo le linee guida delle spiegazioni già date, provo a dare un contributo.

Così come il termine “benedizione” nella bibbia assume un significato complesso (spesso indica un donare, un’azione condizionata da colui che è più potente), così anche il termine “maledizione” che risulta apparentemente opposto.

Noiman scrive : <<Maledizione e benedizione sono concetti che nel pensiero biblico ebraico sono in profonda connessione, la morte e la maledizione possono essere fonte di benedizione>>. E Gianni scrive: <<Il termine ebraico per “maledizione” è קְלָלָה (qelalàh)” da cui poi spiega la radice qll>>.

In base alle radici da cui deriva un termine (correggetemi se sbaglio con questi concetti) si possono ricavare diversi tipi di maledizione (riporto da una ricerca): <<qll (scrive Gianni) ha il significato fondamentale di essere piccolo, leggero, di poco valore>>. qll indica una maledizione che disprezza (esattamente come spiega Gianni poco dopo), così come (aggiungo io) ‘rr la maledizione che umilia, ‘Ih la maledizione che invoca giurando e z’m la maledizione invocata all’ira. Anche facendo una ricerca attraverso le traduzioni, in base alla frase in cui compare il termine “maledizione” si può intuirne il genere. Mi pare di capire che il temine “maledizione” può essere a volte considerato una “parola in grado di causare eventi nefasti o funesti”, questa parola può essere emessa da Colui che ha autorità, un potere regale (nella maggior parte dei casi D-o) e per ovvia e giusta causa, ma volta a togliere qualcosa al soggetto o all’oggetto in questione (per esempio il suolo in Genesi 3:17) in maniera condizionata alla condotta (nel caso di uomini). Per esempio in Genesi 3:14 è il serpente ad essere maledetto (gli viene tolto qualcosa, cambia la sua condizione in un peggioramento). Da Adamo ad Abramo si ha poi una progressiva estensione delle maledizioni: la disobbedienza e la corruzione portano alla morte. Ciò avviene letteralmente arrivando al diluvio ma si ha un ovvio significato simbolico. Ma anche chi è oppresso “impreca” maledizioni come nel caso degli israeliti per esempio nei Salmi (5:11) I profeti annunciano eventi nefasti e rovina (portando la parola di Dio) a causa della disobbedienza e della trasgressione del popolo. Oppure invocano maledizioni contro i nemici da una forza superiore (D-o), come per esempio in Geremia (11:20), in questo caso la “vendetta”. Nella LXX è utilizzata la radice ἀρά ará, che designa l’imprecazione o il voto o la preghiera.

Quando il termine intende una “imprecazione” è detto che non si può maledire alla leggera, senza correre il rischio di scatenare sulla propria persona la maledizione che s'invoca. Es. in Sal 109,17 : Ha amato la maledizione: ricada su di lui! Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!

Anche il termine ”ארר, arar, arur è utilizzato nel senso di maledire. Noiman scrive <<ארר, arar, arur, il suo sviluppo lo si ritrova in Bereshit in riferimento a האדמה, "il suolo" della terra e quasi come un moltiplicatore ritroveremo una seconda volta ארור a proposito della maledizione su Khàin>>.

Questo termine è usato in Deut 21:23, passo citato da Paolo nella lettera ai Galati: «maledetto chi pende dal legno».
Ultima modifica di chelaveritàtrionfi il martedì 23 agosto 2022, 23:09, modificato 1 volta in totale.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Sì, Tiger, ma per entrarci devi conoscerlo. E, soprattutto, non puoi fare dei salti senza né capo né coda, come fai con la parola greca nòmos. In greco classico significa “uso/usanza/costume”, ma già lì aveva il senso di “legge” in quanto si intendeva l’“uso/usanza” avente forza di legge. Quando nella Bibbia della LXX si legge “il nòmos di Dio”, non si più intendete l’“uso/usanza/costume” di Dio!
Va detto chiaramente: i Settanta fecero una scelta scellerata traducendo l’ebraico toràh (= insegnamento) con nòmos.

Tu usando semplicemente il vocabolario, peggiori le cose, passando addirittura al plurale per dare il senso di “Gesù ci ha redento dalla condanna delle tradizioni”! Senza né capo né coda. Mi ricordi quella barzelletta in cui un tale dice di essere stato gravemente offeso e dà questa spiegazione: “Mi ha portato del formaggio, e con cosa è fatto il formaggio? Col latte. E chi fa il latte? La vacca. E chi è il marito della vacca? Il bue! Mi ha dato del cornuto!”.
Janira
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Dt 30:19: “Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva”.

Noiman scrive : <<Maledizione e benedizione sono concetti che nel pensiero biblico ebraico sono in profonda connessione, la morte e la maledizione possono essere fonte di benedizione>>.

Domanda: come è possibile che dalla morte si possa arrivare alla vita?

La mia opinione è che ancora una volta tutto dipende dell'intenzione.
Spesso ho letto nei testi kabbalistici le parole Lo Lishma e Lishma ( Non per il Suo Nome / Per il Suo Nome)
In altre parole, non è un oggetto in sé ad essere pericoloso, dipende sempre dall'uso che se ne fa.
Se dalla Torah vogliamo ricevere una ricompensa o evitare una punizione, ecco che cadiamo in Lo Lishma, ( e davanti a noi abbiamo la morte, perché in realtà siamo GIÀ morti).
Ma i saggi dicono che da Lo Lishma, possiamo arrivare a Lishma e ottenere la Vita.

Quando la Torah diviene maledizione? Quando non le permettiamo di correggerci attraverso la Luce che è in essa.
" Ho creato l'inclinazione al male, ho creato la Torah come spezia" ,perché la Luce che è contenuta in essa è una Luce che riforma.
Così passiamo da Lo Lishma a lavorare per il Bene del Creatore, cioè con la fede( Lishma).
Ultima modifica di Janira il mercoledì 24 agosto 2022, 8:58, modificato 1 volta in totale.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Janira, la Toràh non diviene mai maledizione. È la nostra disubbidienza all'insegnamento (toràh) di Dio che ci attira la meledizione in essa prevista per i disubbidienti.
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