Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Scrive Tiger 18 agosto 2022
" Male-dizione significa Male- parlare, dunque un parlare- male, e quando si parla male si scrive anche male e diventa maledizione anche lo scritto.
Il termine Greco "νομου"(nomou) tradotto come "legge" in realtà significa "un uso, un costume" quindi un modo consueto di pensare che poi diventa un'abitudine poi tradizione è messa per iscritto diventa una legge.
Quindi Paolo dice che i costumi tradizionali sono stati scritti come legge e non vengono da Dio.
Paolo non dice che tutta la legge è una maledizione, Ma dice che tra la legge ci sono dei costumi tradizionali che sono stati fatti passare come legge di Dio. ( questo lo diceva anche Gesù ) Questa è la vera violazione della legge.
Paolo sapeva bene cosa diceva quando diceva la "maledizione della legge" lo capivano bene anche i suoi contemporanei è compaesani.


Scrive Natzarim 16 agosto
"Sebbene per riscattare le persone non giudee non fosse necessario che Yahusha morisse su un palo, ciò era necessario per togliere la maledizione dagli ebrei dovuta allo loro disubbidienza: “Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge, per metterle in pratica”. – Dt 27:26.
In base all’Insegnamento di Yahuah (la Toràh), chiunque fosse stato appeso ad un palo era maledetto: “Quando uno avrà commesso un delitto passibile di morte, e viene messo a morte, lo appenderai a un albero. Il suo cadavere non rimarrà tutta la notte sull’albero, ma lo seppellirai senza indugio lo stesso giorno, perché il cadavere appeso è maledetto da Yahuah”. – Dt 21:22,23.
Prendendo innocentemente il posto di un malfattore, egli si caricò la maledizione che gravava sugli ebrei. “Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti”. – Rm 5:18.19.
“Ha Mashiach ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno)”. – Gal 3:13.


Lo scopo di questo brevissimo studio è quello di fornire l’interpretazione del significato della parola “maledire” nel contesto delle scritture ebraiche , partendo da il passo contenuto in Dvarim 21/22-23 “Maledetto chiunque pende dal legno”, riguardo i costumi tradizionali citati da Tiger non capisco a cosa si riferisce, (tradizionale è la Sagra del tartufo ad Alba dove ogni anno sono invitato), la maledizione degli ebrei per la loro disubbidienza è un altro “FALSO” , chi scrive questo travisa e falsifica le scritture, non per niente Tiger ha sempre detto che le traduzioni sono addomesticate per fini teologici e per incapacità dei traduttori.
Tutto nasce oltre da una cattiva fede, (il contrario di essere in buona fede) e dalla manipolazione della parola “maledizione “ che non solo non è compresa nel suo significato originale ma nel tempo si è caricata di contenuti che non hanno più nulla a vedere con il senso originale degli agiografi.

Le parole di Paolo travisano le scritture e ci fanno anche pensare che desiderasse il distacco dall’ebraismo. Quando scrive nella lettera ai Galati:”Maledetto chiunque pende dal legno”travisa volutamente il passo di dvarim dove è scritto:
כי קללת אלהים תלוי ולא תטמא את אדמתך אשר יהוה אלהיך נתן לך נחלה
Perché il cadavere appeso è causa di maledizione da parte di Dio e tu non renderai impuro il territorio che il Signore tuo Dio è per darti in retaggio "(dvarim 21/23) la vera traduzione.
Paolo stravolge il passo biblico e ne fa una sua esegesi, inducendo a pensare che i martiri ebraici sono maledetti da D-o.
Commenta Pinchas Lapide queste parole sono diventate”una delle colonne portanti del vocabolario cristiano della salvezza” (leggete questo libro- "La bibbia tradita") da cui ho tratto qualche osservazione.
Platone oltre trecento anni prima aveva fatto un collegamento con la giustizia, la conclusione è che il giusto deve passare attraverso la sofferenza e subire l’ingiustizia, egli viene appeso al legno come un ingiusto, la conseguenza è che tale atrocità se vagliata sarà ricompensata in una sorta di riabilitazione divina.
Paolo va oltre e considera la morte del giusto in modo trascendente se collegata al messia, Gesù Cristo attraverso la sua morte appeso al legno diventa strumento di redenzione, avendo preso su se stesso la maledizione in base alla scrittura “maledetto chi è appeso al legno” , diventa riscatto universale attraverso la benedizione di Avrahàm che passerebbe ai gentili.
Il ragionamento può iniziare su quanto è scritto sul libro di Bereshit riguardo alla fede di Avrahàm , da Bereshit 12/2-3 dove ricompare l’espressione “maledire” e il suo apparente contrario “benedire”:“E farò di una nazione grande e ti benedirò e grande farò il tuo nome e sarai una benedizione e benedirò quelli che ti benediranno e maledirò quelli che ti disprezzano, in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”
La traduzione , la più letterale possibile inciampa in un termine che richiede attenzione, infatti l’espressione בך “in te” potrebbe essere nella forma causativa (a causa tua), oppure strumentale “per mezzo del tuo nome” o dall’agente “da te”, ( fonte:. Voltaggio), le versioni in aramaico del targum Neofiti rendono l’espressione בך come בזכותך , “per merito tuo” la radice זכו, veicola il senso di innocente o e per inversione delle consonanti possiamo ritrovare זכה, “puro” queste assumono un significato teologico importante sottolineato dal targum Onkelos che utilizza בדילך come chiave interpretativa, ( fonte :Voltaggio-La figura del maledetto appeso al legno) , sulla stessa linea di Neofiti è anche il targum palestinese, la conclusione è il merito è di Avrahàm , merito e giustizia sono la conseguenza della “fede”.
Paolo che conosceva i testi della Torah e i targumim in uso del tempo ha tratto la sua conclusione collegando il merito alla fede e ripropone alla discendenza di Avrahàm , anzi nella sua visione messianica collega la discendenza di Avrahàm direttamente al messia.
Maledizione e benedizione sono concetti che nel pensiero biblico ebraico sono in profonda connessione, la morte e la maledizione possono essere fonte di benedizione, il servo fedele e sofferente di Isaia è uno di questi esempi, lo stesso sacrificio di Izchàk anticipa il sacrificio vicario che troverà la massima espressione nel cristianesimo attraverso la morte di Cristo, il servo sofferente si offre come olocausto e ha un significato espiatorio attraverso il suo sacrificio in sostituzione a quello del popolo di Israel, ovvero il male che attraverso a un male simile guarisce, di questi esempi nel Tanak ne troviamo molti, l’esempio delle acque amara risanate da un legno, l’ interpretazione midrashica del legno come intermediario assume significato particolare già dalle prime pagine del libro di Bereshit che si pone la domanda sulla natura dell’albero primordiale nel Gan nell’Eden, connesso alla vita e alla conoscenza, il commento fantastica e compie audaci collegamenti tra il legno dell’albero del giardino e il legno con cui era fatta la verga di Moshè evidenziando la visione dell’albero citato in Shmòt 15/25, la stessa polisemia del termine עץ che anche graficamente ricorda i rami frastagliati di un albero ha un duplice significato e può significare sia “legno” che “albero”, lo stesso Filone nel suo Liber Antiquatum Biblicarum collega il legno risanatore delle acque amare con il legno dell’albero della vita, , questa interpretazione è molto antica, già Rabbi Shimon bar Yochai vissuto nel primo secolo e.v fornisce un interessante parallelismo tra le acque che alternativamente possono essere fonte di bene o di male, a iniziare dalle acque con contornavano il Gan Eden, poi le acque del mabbul, le acque del Nilo che salvano Moshè e danno fecondità dell’Egitto,diventeranno fonte di maledizione quando Y*** colpirà con la piaga il Nilo , il fatto che non fosse Moshè che toccò il fiume con la verga si carica di significati, il legno “etz” diventa ancora volta fonte di speculazione, di quale albero proveniva il legno?
Per analogia si è sempre ritenuto che il legno appartenesse a una specie dolce in grado di sanare un’acqua troppo salata secondo la regola degli opposti, in realtà pare che si trattasse di un legno amaro, forse di cedro, di salice o di eucalipto che è anche velenoso, quindi la cura all'amaro giunge proprio dall'amaro, il legno amaro ha la prerogativa di curare l’amaro stesso e in questo caso di rendere l’acqua dolce, questo è connesso con il pensiero che il male come la maledizione è strumento per correggere il male stesso, concetto caro ai cabalisti che non è mai forse volutamente spiegato a fondo, ( questo Janira lo ha intuito), per cercare di concludere capiamo che il cristianesimo ha ampliato l’immagine evocativa del legno che sana, nella prefigurazione del legno della croce di Cristo che salva il mondo, questo concetto trova il massimo sviluppo nella affermazione contenuta in Atti dove leggiamo “il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù che avete ucciso appendendolo al legno”, la maledizione diviene benedizione il sacrificio individuale diventa prospettiva del riscatto universale attraverso il sacrificio vicario.
Qui avrei terminato di fornire qualche riflessione sul concetto di maledire e di maledetto, rimangono in sospeso ancora un paio di approfondimenti, iniziando con qualche esempio in cui le maledizioni si trasformano in benedizioni, esempi biblici , Yitzhak che “viene caricato del legno dell’olocausto “sui cui verrà “legato e deposto” , come l’agnello che non si ribella si pone nella disponibilità del sacrificio.
“Dio guarisce il male attraverso un male simile ? un altro esempio biblico, Eliseo risana le acque di una sorgente malsana versandogli del sale (II°Re 2/19) , i serpenti di bronzo che salvano dai serpenti veri, il legno amaro che risana le acque amare, dopo esserci già fatti la domanda quale fosse il legno risanatore, una spiegazione viene dalla Mekhiltà, commento al libro di Shmòt “Venite e vedete quanto sono diverse le vie dell’Onnipotente da quelle degli uomini! L’uomo cura l’amaro con il dolce, mentre colui che con la sua Parola ha creato il mondo non fa così, ma cura l’amaro con l’amaro. Come? Pone la sostanza dannosa dentro la sostanza danneggiata per fare questo miracolo” Anche in Yirmeyà troviamo il concetto che la guarigione parte dalle stesse ferite”Coloro che depredano saranno depredati e coloro che ti hanno saccheggiato saranno oggetto di saccheggio”Poichè guarirò la tua ferita, curerò la tua piaga , dice il Signore, poichè ti chiamano “la dispersa”, Sion quella di cui nessuno si cura”(Ger. 30/17)
, כי אעלה ארכה לך וממכותיך ארפאך נאם-יהוה
Nell’espressione וממכתיך “u-mim-mach kò-tayk” troviamo מן anticipata da la ו, waw grammaticalmente la caduta della נ “sofit” e il raddoppiamento della seconda מ consente di leggere in alternativa “e a iniziare dalle tue ferite” ci consentono di riproporre una nuova traduzione come: “Poiché ripristinerò la vostra salute e dalle tue ferite ti risanerò”, secondo il significato che è tramite le ferite che inizia il processo di guarigione, da non confondere con le traduzione comuni che trasmettono “ guarirò la tua ferita”,
Non è un riferimento al vaccino?
Noiman
Ultima modifica di noiman il lunedì 22 agosto 2022, 16:30, modificato 1 volta in totale.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

La lunga e dotta trattazione di Noiman è indubbiamente molto interessante, tuttavia non è specifica riguardo a ciò che aveva scritto Tiger, ovvero che Paolo sapeva bene cosa diceva quando diceva la "maledizione della legge". Quando e se vorrete discutere di ciò, parteciperò con piacere.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Questa discussione la lascio a voi perchè secondo me si sorvola su tutto ciò che è accaduto storicamente ed ideologicamente nel post esilio fino a giungere al I secolo, momento in cui volente o nolente il Tempio fisico viene demolito e così cessano i sacrifici. Già nel II secolo E.V. ci furono gruppi all'interno dell'area palestinese, tra Giudei e popolazioni di aree adiacenti (considerando le divisioni del territorio e le lotte ideologiche tra le classi ebraiche) che rifiutarono il culto del Tempio perchè era considerato non più conforme a quello di origine. In più i ribelli avevano si riconquistato l'indipendenza del regno ma a dapprima combattendo di sabato e poi, gli ultimi regnanti Asmonei imposero il culto giudaico in maniera forzata. Vennero uccisi da uno dei regnanti intere famiglie di farisei.

Ciò che sta scritto nel testo greco va compreso e non letto alla maniera religiosa (chi ha le chiavi?). Riguardo a Paolo non scrivo nulla qui.. per evitare vespai. Giuseppe Flavio (Yosef ben Mattityahu) prima di ricevere il titolo romano, era a capo di un gruppo di ribello ai romani. Catturato divenne proprietario di terre e storico.

Queste sono notizie di pubblico dominio, ma c'è una storia che la massa non conosce ...ma può trovare incongruenze, racconti "strani" e punti di domanda.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Naza, ma cosa c'entra con ciò la Toràh?
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Era per mettere in evidenza le divergenze ideologiche su alcune questioni in determinate epoche e che nel I secolo si raggiunge il culmine. La Toràh quella è e rimane immutata. Oggi c'è un pullulare di interpretazioni ..e chi vuole studiare deve vedersela non solo con lingue, cultura di popoli diversi in ere diverse ma anche con questioni storiche ignote. Si può discutere di cose prettamente legate al testo ma non abbiamo la certezza che quello che comprendiamo sia esatto
Ultima modifica di chelaveritàtrionfi il lunedì 22 agosto 2022, 10:18, modificato 1 volta in totale.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

La Toràh quella è e rimane immutata.Infatti. Ma se non si comprende cosa sia la "maledizione della legge" la si annulla, come hanno preteso di fare le relgioni.
chelaveritàtrionfi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Evidentemente Paolo si riferiva a ben altra cosa. Noiman ha citato tanti passi (mi pare di capire, interpretati in un certo modo) . Uno di questi è quello del serpente di bronzo. In Giovanni 3:14,15 c'è un riferimento all'innalzamento del figlio dell'uomo paragonato all'innalzamento del serpente di bronzo attorcigliato all'asta di Mosè, nel deserto. Chi lo guardava guariva dal morso dei serpenti veri. Quando il popolo cominciò ad idolatrare il simbolo, offrendo incenso ecc. il re Ezechia lo fece abbattare così come l'idolo di Astaroth (2Re 18:4). La storia del serpente guaritore insegna che occorre guardare oltre, perchè non era il serpente che salvava. Nel libro della Sapienza (deuterocanonico) questo concetto è ben spiegato al capitolo 16. Al versetto 7 sta scritto:

"Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti".

A parte che queste storie dovrebbero far riflettere tutti coloro che si inginocchiano dinnanzi ad un simbolo in adorazione (altro che solo incenso), insegnano che occorre andare oltre a quello che si vede. Il serpente attorcigliato ad un'asta è in uso ancora oggi, spesso come simbolo di guarigione.

Ora, lasciando a voi le questioni prettamente ebraiche che a me non è concesso di scorgere a fondo, la questione è che forse bisogna vedere gli scritti greci da altri punti di vista.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Secondo me invece occorre indagare bene la scrittura con i suoi significati, tutti quelli che riusciamo a ricavare. In questo piccolo forum, indipendentemente da come uno la pensa, possono venire fuori cose interessanti con il contributo di tutti. Il tema adesso è "la maledizione". Per i sacrifici degli agnelli si potrebbe anche dire che era usanza di molti popoli nomadi pastori sacrificare agnelli in primavera per allontanare le forze malvagie e avere un buon raccolto. La primavera, considerata la partenza, la rinascita, dopo l'inverno, della stagione agricola. Ma che le popolazioni facevano sacrifici, ognuna per le loro divinità, è risaputo.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Il mio primo post sulle divergenze ideologiche e la storia nel post esilio, c'entrano con l'interpretazione di alcuni concetti della Toràh. In qualche modo hanno anche a che fare con le interpretazioni odierne dopo migliaia di anni dalla sua comparsa, nei secoli riscritta, tramandata, tradotta (LXX) vocalizzata (TM), ritradotta dal TM ecc. A parte questo, parlando di Paolo (Saulo), era un giudeo nato a Tarso di Cilìcia, ma educato in questa città ai piedi di Gamalièle (Atti 22:3), fariseo ed educato da farisei (Atti 23:6) che quando venne portato davanti al sinedrio si trovò dinnanzi a sè, membri in parte sadducei ed in parte farisei. I sadducei erano i discendenti della linea sacerdotale del sommo sacerdote Sadoc, che nel post esilio furono considerati gli eredi della parte santa del tempio e coloro che non si erano svianti quando i figli di Israele (anche leviti) si sviavano (Ez 48). I farisei erano coloro che si erano "separati" da questi. I brani di Atti narrano della vicenda di Paolo nel sinedrio e di queste due fazioni che avevano posizioni ideologiche divergenti, per esempio sul tema della risurrezione (per i sadducei non vi era alcuna risurrezione dai morti ma per i farisei si) e vi furono delle divisioni anche in questo caso. Paolo, come già scritto, era stato educato da Gamalièle. Questi era nipote di Hillel il Vecchio (il fondatore di una delle due grandi scuole di pensiero del giudaismo farisaico) e dopo la distruzione del Tempio nel 70 E.V., la sua casa (Bet Hillel) fu preferita all'altra, Bet Shammai. Detto questo, Paolo non poteva storpiare nulla, nè abolire alcuna legge, nè accettare che questa fosse abolita da colui che poi accettò di seguire (Yeshùa) e mai egli pensò tutto ad un tratto, che Yeshùa fosse Dio (il legislatore supremo) e che avesse abolito la sua stessa legge!
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ho modificato come richiesto da Tiger il testo in citazione, non capisco a quali due pagine ti riferisci, effettivamente rileggendo l’ultima parte sembra che sia stata inserita di forza , ma rimane connessa con il “maledire” e il “benedire” secondo il Tanak, il tema che ho lanciato è la maledizione nella tradizione ebraica , il riferimento a Paolo è secondario, non avevo intenzione di sconfinare troppo nei Vangeli oltre l’affermazione di Paolo in Galati , forse mi sono basato troppo dal Libro di Pinchas Lapide- La bibbia Tradita dove l’autore commenta l’esegesi di Paolo a Dvarim 21/23 che viene proposta in chiave teologica modificando il testo biblico originale, e qui mi fermo perché non ho nessuna intenzione di criticare il buon Paolo, rimanendo al punto centrale Gianni se lo ritiene può approfondire il concetto di “ maledizione “ nel contesto ebraico, in alternativa credo che esista già una cartella dove si tratta le opere e la fede secondo Paolo, vedete voi.
Shavua Tov
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