Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Molto tempo fa in questa cartella avevamo commentando l’ottavo comandamento, ”non rubare”, ora rileggendomi quello che scrissi in questa discussione colgo l’occasione di completare questo studio aggiungendo qualche ulteriore considerazione , qualche cosa è già stato scritto e mi scuso della parziale ripetizione.

La generazione del diluvio prima di Noàch commise molte iniquità , era una società caratterizzata dall’ idolatria , dall'omicidio e gravi devianze sessuali, questo lo sappiamo interpretando un testo che si limita a sottolineare che la malvagità era sulla terra e ogni luogo era pieno di violenza, il talmud afferma che “D-o pazientò finchè non misero mano al furto” (TB Sanhedrin 108a).

Questo richiama il concetto di “proprietà” che secondo la visione biblica è molto più complesso di quello che sembra e fa parte del piano divino , il concetto di furto nella legislazione biblica è in sintonia con le leggi occidentali che distinguono il furto aggravato perpetuato con violenza da quello con destrezza, fino a quello di appropriazione indebita e altre forme di “furto”che sono reati contro il patrimonio

L’ebraismo attraverso la alachà già da oltre un millennio ha posto distinzione tra la ghevenàt mamòn (furto della proprietà), ghevenàt nèfesh (il sequestro di persona), e ghevenàt lev (la circonvenzione, inganno) , è anche è esposto in modo diverso tra Shmòt e Dvarim, “non rubare” e” non rubate”, questa differenza è una sottolineatura importante, si passa dal singolo al collettivo con tutte le sue implicazioni, nel senso individuale che collettivo chi ruba è sicuramente disposto a mentire e a uccidere.
In Shmòt 22/3 troviamo scritto un passo che avevo già commentato:
Se un uomo ruba un toro o un agnello, poi lo macella e lo vende, pagherà cinque tori a compenso del toro e quattro agnelli a compenso per l’agnello, ”Rashi commenta , rabbì Meir disse :”quanto è importante il valore del lavoro:un bue che è stato allontanato dal suo lavoro vale, quale risarcimento, cinque capi, mentre l’agnello che non è stato allontanato dal lavoro, il risarcimento corrisponde a quattro capi”.
( da Rashi Commento al libro di Shmòt 22/3).
Questo è stato abbastanza semplice e il nostro pensiero più lento lo ha compreso pienamente, ma c’è anche scritto “," poi lo macella e lo vende, pagherà cinque tori a compenso del toro e quattro agnelli a compenso per l’agnello” .
Perché il testo fa questa distinzione? facile ! e noi abbiamo la risposta pronta:” se è macellato o venduto non c’è più”, logico……! ma chi scrisse la regola intendeva sottolineare che il ladro con la macellazione o con la vendita poteva aver fatto del profitto, secondo il principio che se il toro valeva per il suo legittimo padrone poteva valere anche di più per il ladro, rimane secondario che la macellazione o la vendita eliminavano la possibilità della restituzione.
A compenso del toro rubato cinque tori e quattro agnelli a compenso per l’agnello” perché questa ripetizione ? Sempre Rashi ci fa notare che questo genere di risarcimento vale solo per questi animali e non per gli altri.

C’è anche un ragionamento alla rovescia che Rashi sottolinea interpretando un passo dal Talmud:
Disse Rabban Jochanan ben Zaccai: L’Onnipotente ha riguardo per la dignità delle creature; un bue che cammina sulle sue gambe, per cui il ladro non si degrada a portarlo sulle spalle, viene risarcito con cinque capi. Nel caso di un agnello, viene risarcito con quattro capi perché il ladro si è abbassato di dignità a portarlo sulle spalle

Bisogna anche sottolineare la differenza tra il ladro semplice “gannàv” e il rapinatore “gazlan”, in contraddizione con la legge moderna la Torah sembra infliggere la maggior punizione al ladro semplice che al rapinatore , alcune implicazioni che riguardano i risarcimenti:
Per esempio di colui che ruba a un ladro , poi il ladro che ruba una trave e la mette in un tetto, se il tetto è suo o di un altro, l’idea del risarcimento secondo il talmud è una specie di copyright dei libri della Torah, un esempio lo ritroviamo spesso anche nel Forum è meritorio quando in un suo intervento cita la fonte .
Esiste anche il furto di identità che è connessa con una forma di rapimento, ghenevàt da’at , cioè la sottrazione della ragione altrui, per complicarci la vita cito l’esempio di un macellaio ebreo che vende carne non kosher a un non ebreo, il cliente non ebreo si rifornisce da macellaio ebreo perché sa che costui vende carne kosher , lui crede di aver comprato carne kosher ma ha ricevuto un prodotto diverso, in un primo e superficiale giudizio il cliente non ebreo non avendo l’obbligo di mangiare carne kosher non viene danneggiato economicamente, il vero danno è solo quello di aver mangiato carne non kosher credendo che lo fosse, allora costui si dovrebbe solamente sentire danneggiato nella sua intenzione di mangiare kosher a causa della scarsa responsabilità del macellaio che come in una commedia di Totò si difende confermando che l’ipotesi che il suo cliente non ha subito un vero danno perché non ebreo e quindi esente dall’obbligo, ma se il cliente non ebreo è uno che ha studiato e non è certo arrendevole può pensare che nel suo caso della “bistecca tradita” è avvenuta una cosa che si riconduce alla ghenevàt da’at letteralmente il “furto della mente” che è una norma contenuta nel talmud che vale per tutti ebrei e non ebrei.

Quindi attenzione ai macellai ebrei e non.
Noiman


noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Caro Tiger
E un piacere ritrovarti ….. casher o kosher è una riflessione che impegna noi ebrei a considerare la tavola e di conseguenza il cibo come un modo di essere sempre attivi, un controllo permanete a una alternativa che “io posso mangiare tutto”, in realtà di devo dire che di religioso nella alimentazione kosher non c’è molto ma direi che è una forma di allenamento per tenersi svegli e si chiama “imùn”, l’esatto opposto di contare le pecore per addormentarsi , “tanto per rimanere in tema” .
Una barzelletta:
Un ortodosso di nome Schmitz in un ristorante non kasher chiede a un cameriere, “Mi dia una porzione di quel pesce in gelatina del carrello". "Signore ! ma quello è prosciutto!" , forse perchè conosceva l’identità del suo cliente !
Schmitz, infastidito: "Ho forse chiesto come si chiama quel pesce?".
(fonte : Ferruccio Folkel)
Noiman
stella
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da stella »

Scusate ,Mi intrometto un'attimino ..
io invece che contare le pecore leggo ""Kasher e Kesherut ""
Consiglierei a Tiger e a chi vuol saperne di più di procurarsi,il libretto
Guida alle regole alimentari ebraiche ((Riccardo Di Segni))
A cura dell'assemblea dei rabbini d'Italia .Edizioni LAMED
Costa euro 30 ,credo che in Italia puoi trovarlo facilmente .
Tiger te lo consiglio e molto interessante e ben spiegato ...shalom.
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speculator2
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da speculator2 »

Chi riesce a comandare il proprio sogno credo abbia raggiunto un livello di coscienza, se non superiore, certamente non comune e diverso dal comune.

Mi riferisco a persone che realmente mentre sognano sono capaci di sapere di sognare e di orientale lo sviluppo del proprio sogno.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Si chiama sogno cosciente. Non si può comandare ma si può esplorare mentre si sogna.
stella
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da stella »

. :-)
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noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Tiger afferma di non essere interessato a approfondire la kasherut e ha perfettamente ragione , la kasherut è una questione quasi esclusivamente dell’ebraismo e non c’è mai stata l’intenzione di proporla ai gentili, se mai il contrario
Ho letto da qualche parte l’affermazione che il giudaismo è di fatto un “labirintico semantico “inserito in un racconto, la kasherut appare fin dall’inizio della narrazione e subito regole che sembrano solo gastronomiche diventano precetto, la kasherut e le sue le narrazioni alimentari coinvolgono il frigorifero e la dispensa , il D-o di Israele non vanta prodezze venatorie ne offre particolari consigli su come allevare o coltivare ma distingue con cura minuziosa i cibi in “commestibili” e “non commestibili”, questo appare evidente già nelle prime fasi della creazione, il libro di Bereshit se indagato in profondità rivela particolari che le traduzione non riescono a trasferire al lettore.

La distinzione tra il commestibile e il non commestibile induce i lettori a una caccia più impegnativa e difficile, “pasti che uniscono e pasti che dividono”, scrive Giulio Busi , prima di mettere in bocca uno stufato o addentare una bistecca bisogna pensarci due volte, il rompicapo alimentare è divenuto un progetto di ordine nutrizionale molto impegnativo,un marchingegno che trasforma il significato originale che inghiotte un animale e lo restituisce commestibile .

Qualcuno potrebbe anche osservare che la carne da sempre è considerata fragile, soprattutto in epoche in cui non si disponeva di frigoriferi era difficile conservarla, di conseguenza la carne corrotta è stata la fonte di intossicazioni alimentari e malattie gravi o meno gravi, anche l’asportazione del sangue non ha eliminato il rischio di infettarsi.

Esaurita la carne possiamo parlare dei vegetali che” non sono menzionati” eppure sappiamo che anche tra questi ci sono pericoli mortali, l’ebraismo poi pone all’interno una ulteriore divisione , neppure tra gli animali tutto è lecito, ci sono animali sacrificabili e commestibili e altri commestibili ma non sacrificabili, vedi (Dvarim 12/21-25), un esempio che consentiva a chiunque di sacrificare e nutrirsi anche lontano dal tempio di Gerusalemme e consolida la possibilità di mangiare l’impuro con il puro.

E possibile che alcune regole alimentari fossero condivise dai popoli circostanti , ma nel caso del giudaismo i precetti vengono messi per scritto su un rotolo che verrà ricopiato e letto per millenni, le ragioni di D-o riguardo la gastronomia divina sono diventate documento storico e teologico.
L’ostilità del mondo greco che si riteneva superiore, Isocrate scrisse:”E la nostra città supera tanto gli altri uomini per cultura e per l’ingegno e per l’arte della parola che i suoi discepoli sono diventati maestri agli altri; ed ha fatto si che il nome dei greci non paresse più il nome di una razza, ma che dell’intelligenza e della cultura stessa; e che piuttosto si chiamano greci quelli che partecipano della nostra cultura che coloro che hanno comune con noi l’origine”(Isocrate-Panegirico) , Tacito si lamenta che gli ebrei mangiano separati, dormono e vivono separati (Historia V°4-5) è il primo testo antigiudaico, Filostrato aggiunge che essi non sono conviviali neanche a tavola, Giuditta esempio di kasherut recide la testa di Oloferne e la mette nella sporta del cibo, il sacrificio di Pesàch è un sacrificio del singolo, in ogni casa e non al Tempio .
In fondo il Pesàch ebraico è la convivialità che si realizza a tavola attraverso il racconto, la Haggadàh di Pesàch, che ha il compito di mantenere viva la memoria e unire le famiglie lasciando sempre un posto libero a tavola, , Silvana Greco l’ha definita una sorta di menù in dramma, (interessante è un articolo scritto con Giulio Busi da cui ho tratto alcune riflessioni che vi ho riportato).
Un ebreo quando si siede a tavola non può mangiare tutto, deve escludere prima gli alimenti proibiti,carne e altri prodotti vietati, poi deve distinguere all’interno dei prodotti quelli kasher, poi deve valutare di non mischiare i cibi permessi ma non da consumare insieme e quindi diventa importante la distanza temporale nel consumarli, gli stessi elementi come piatti, pentole e posate fanno la differenza.
Tutto questo forse è anche destinato a l’imun una forma di allenamento quotidiano che li rende vigili a livello personale e rafforza l’identità e sorveglia l’istinto.
Noiman
Dimenticavo:”non mangiamo pipistrelli” :-O

Shavua Tov

Janira
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Ciao Noiman,
mi piacerebbe avere un tuo parere su questa dichiarazione, anche da un punto di vista kabbalistico.

Question: Why must Messiah ben Joseph be killed?

Answer: Rav Kook wrote: Messiah ben Joseph reveals the importance of Israel alone, but the goal of Israel is to unite the whole world into one family and call the Lord. Therefore, “Messiah ben Joseph is destined to be killed and Messiah ben David will rule.”

This means that we are still in a period of Messiah ben Joseph, and the need to raise the value of Israel, Yashar- El (straight to the Creator) over all, and because of this, the time will come when we will unite the entire world, will work to Messiah ben David.
[147739]

Domanda: Perché il Messia ben Joseph deve essere ucciso?

Risposta: Rav Kook ha scritto: Il Messia ben Joseph rivela l'importanza di Israele solo, ma l'obiettivo di Israele è unire il mondo intero in un'unica famiglia e chiamare il Signore. Pertanto, "Il Messia ben Joseph è destinato ad essere ucciso e il Messia ben David regnerà".

Ciò significa che siamo ancora in un periodo di Messia ben Joseph, e la necessità di elevare il valore di Israele ,  Yashar-El (diretto al Creatore ) su tutto, e per questo, verrà il momento in cui uniremo i mondo intero, lavorerà al Messia ben David.



https://laitman.com/2014/11/messiah-ben ... ben-david/
Janira
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Per fortuna anche noi non mangiamo pipistrelli, ma ultimamente ho abbandonato anche il tentativo di rispettare le regole alimentari ebraiche. Sono infatti d'accordo con il fatto che siano un'espressione culturale del popolo ebraico.
Sarebbe comunque interessante approfondire la vera intenzione che è dietro a tutte quelle regole( anche se cerco di controllarlo, il mio desiderio di conoscenza intellettuale ogni tanto prevale🤣).
Io ho capito che si tratta del discernimento fra desideri che possiamo correggere con l'intenzione di dare e quelli che invece sono ancora troppo grandi e bisogna mettere da parte.
Ultima modifica di Janira il lunedì 28 marzo 2022, 11:15, modificato 2 volte in totale.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Caro Noiman, premesso che le norme alimentari bibliche sono tuttora valide, ho grossi dubbi che si debba “valutare di non mischiare i cibi permessi ma non da consumare insieme e quindi diventa importante la distanza temporale nel consumarli, gli stessi elementi come piatti, pentole e posate fanno la differenza”. L’unico divieto biblico riguarda il capretto cotto nel latte della madre. Tutto il resto è costituito da aggiunte rabbiniche.
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