Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Mashal , la parabola che mette fine ad una apparentemente contraddizione ,
Grazie Noiman , davvero geniale la soluzione e bella da seguire, i maestri saggi trovano come armonizzare e ricondurre dalla strada chi per poco tende a sbandare.
Così per le Scritture Greche avvolte si incespica su sottigliezze ma si perde di vista la globalità o meglio il punto focale centrale.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

In merito al mashàl (משל) ebraico, se può interessare:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... overbi.pdf
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Trasporto nella cartella “interpretazione delle scritture ebraiche quanto è stato scritto nella discussione Satana nelle scritture ebraiche e riporto l’intervento di Gianni riguardo i verbi in ebraico.
Aenim ci scrive:
se prima non mi chiarisco i verbi il resto della grammatica non lo guardo nemmeno.
L'alfabeto lo conosco, riesco a consultare il vocabolario (se non fosse che consultare il Klein in pdf è un po' molto faticoso) un centinaio di parole so leggerle... a memoria.
Per la vocalizzazione mi sono rifiutata di usare il complesso metodo delle niqqudot, mi servo degli audio di mechon-mamre. E così ho imparato appunto un sacco di parole.”


E Gianni » sabato 23 settembre 2023, 9:31 risponde:
AEnim, tu dici: “Questi 'tempi' dei verbi, che non ci sono, mi mandano al manicomio”. A ciò si può rimediare subito.

In ebraico non ci sono i nostri tempi (presente, passato prossimo, passato remoto, trapassato remoto, futuro e futuro anteriore), ma i tempi ci sono e sono due: perfetto (che qualche grammatica chiama futuro) e imperfetto. Ora mi spiego e vedrai che capirai al volo.

L’imperfetto esprime l’azione non compiuta, mentre il perfetto esprime l’azione conclusa. E il “tempo”, quello cronologico, il quando? Nell’imperfetto e nel perfetto ebraico non ha importanza. L’azione espressa può svolgersi nel presente, nel passato o nel futuro. Come si fa allora a saperlo? Dal contesto.

Se dico “tu mangi” in ebraico devo usare il tempo imperfetto, perché l’azione è in corso. Se dico “tu hai mangiato” userò in ebraico il perfetto, perché l’azione è stata conclusa. Ora attenzione!

Se dico “tu mangiavi” oppure “tu mangerai”, in ebraico si userebbe la stessa forma verbale precedente. A differenziare presente, passato e futuro ci pensa il contesto. Mettiamo che “tu mangi” si dica xyz (tempo imperfetto); avremmo: “adesso tu xyz”, “ieri tu xyz”, “domani tu xyz”. Se diciamo solo “tu xyz” stiamo descrivendo te solo nell’atto di mangiare, a prescindere da quando.

Mettiamo ora che XYX stia per “tu hai mangiato” (tempo perfetto). Dirò: “Tu ieri XYX”, “tu domani XYX”, “tu, prima che faccia notte, XYX”.

Complicato? Più a spiegarlo che a capirlo.

E, visto che abbiamo parlato di mangiare, anche se in anticipo: beteavòn (בתיאבון), buon appetito!
Cari tutti.


I verbi ebraici non sono tutto questo disastro, non si può spiegare i verbi o almeno è molto difficile senza cercare di comporre delle frasi cominciando con ebraico moderno , moderno nel senso colloquiale , non è quindi necessario conoscere tutti i binyamim questo è il termine equivalente ai tempi verbali letteralmente binyam significa” edificio”, nel plurale impalcature che definiscono la temporalità dell’azione, AEnim se ti può confortare in realtà per imparare un pò di ebraico e farsi capire sono sufficienti un centinaio di verbi e un migliaio di vocaboli, celebre è un libro di poche paginette e ormai datato che si chiama elef milim, mille parole considerate indispensabili, se vuoi partire dal pratico e semplice esiste in commercio il corso di Assimil che mi dicono tutti è ottimo e oltre a sentire parole nella giusta pronuncia impari in pochi mesi i verbi e puoi comprendere e fare conversazioni in ebraico, in poche lezioni ti mette in pista partendo da 0.

Vocabolario? Facile da trovare anche in versione mignon il PROLOS , milon italkit-ivrit. Costava una quindicina di euro.

Per l’ebraico biblico le cose stanno diversamente, innanzitutto come ha scritto Gianni l’impiego dei verbi in più tempi fa parte della forma narrativa che definisce l’azione nelle sue implicazioni più profonde , in più le sottolineature verbali danno il gusto al racconto biblico, la presenza di alcune anomalie verbali sono segnali che fanno da parentesi al testo che può essere spostato nell’azione e nella temporalità, cosa che le traduzioni evitano e edulcorano il significato spianandolo, vedi il caso della famosa risposta “sarò che sarò” che leggiamo in Shmòt in risposta alla domanda che Moshè pone a H.e tutte le implicazioni ermeneutiche.
Tutto questo e altre implicazioni sono difficili da spiegare e ancora meno insegnarlo, solo con l’esperienza e qualche aiutino qua e la che si possono fare progressi costanti nella interpretazione e avvicinarsi ai veri significati che l’agiografo intendeva , poi per aiutarsi ulteriormente occorre anche il commento dei maestri ebrei che hanno osservato e spiegato queste particolarità.

Forse Gianni non lo sa, ma io si….. che anche Ugo Volli nel suo libro “Il resto è interpretazione” (Semeiotica delle scritture ebraiche) a pag. 320 del suo libro cita uno studio di Gianni a proposito della waw inversiva riportandone una parte e indicando la fonte che ho riconosciuto come “la sequenza narrativa ebraica”, Volli da come fonte http://studylibit.com/doc/3880930/la-se ... va-ebraica ,mi ha fatto piacere che uno studioso del valore di Ugo Volli abbia citato Gianni. (sono un pò geloso a me non mi citano mai a parte i tribunali).
Comunque ne avevamo già discusso e riporto quanto scrivemmo nel 2018.

da noiman » venerdì 10 agosto 2018, 13:31
Ciao Gianni , scusa per la risposta tardiva.
Il waw inversivo è un argomento molto complesso e intrigante, nel Tanach è presente senza troppa parsimonia , un vero rompicapo , per fortuna di fatto assente nell’ebraico moderno , qualcuno disse che la “waw” sembra un serpentello che posto davanti a un verbo lo morde e lo fa sognare , iniettandogli la capacità di modificare la temporalità e di conseguenza il significato dell’azione, trasformando una azione incompiuta in compiuta e viceversa, il waw hahyfuk è veramente complesso e sembra fatto apposta per complicarci la lettura.
Tutto questo l’ho scritto per coloro che non conoscono questo aspetto dell’ebraico biblico.
Gianni ha affrontato questo argomento con competenza in un suo studio alla facoltà biblica.

Riguardo a Cronache 16/37 , leggendo l’insieme e poi il dettaglio mi viene da pensare che la costruzione verbale sia all’imperfetto, questo giustifica pienamente il “ waw” inversivo, quindi mi sembra corretta la lettura come “ lasciava”, una azione che non è conclusa, nel proseguo il testo la traduzione in italiano impiega ancora il verbo “lasciò” riguardo altri personaggi come: Oved il rosso e a i suoi sessantotto parenti, poi “lasciò “ lo ritroviamo con Tzadòch e i suoi parenti sacerdoti, ma devo osservare che nel testo originale il verbo לעזוב “lasciare, abbandonare” non compare in nessuna forma , è sostituito dalla ו “waw” intesa come congiunzione , di “e “ , “anche”, qualche cosa di simile a quello che è la struttura grammaticale che sostiene il primo verso del libro di Bereshit, in questo caso le implicazioni di una lettura veramente ermeneutica sono immense, ma questa è un’altra storia.
Gianni cosa ne pensi ?
Shalom
נוימן
Gianni ovviamente rispose….ecc. ecc.

Un aggiornamento di oggi: voglio citare un articolo dal titolo "Ebraismo, arte e scrittura, incontro con Nadine Shenkar," di cui riporto i punti principali
“Una delle idee principali dell’ebraismo è il concetto di un popolo che mira a una terra ma che rimane sempre in viaggio in un altrove; di uno spazio come trappola del radicamento; di una Gerusalemme non già posseduta ma sempre da acquisire”(N.S.)

Quando tu leggi wajomer in una traduzione praticamente leggi “lui diceva” , ma quando lo leggi in ebraico leggi al futuro, il waw inversivo, waw hahifuk, trasforma il passato in futuro, quando leggiamo “Ve-ahavta lereakha kamoka” in Waiqrà 19/12, “ amerai l’altro prossimo come te stesso”, in realtà ahavta è al passato ma con il waw inversivo diventa al futuro, la ו è come una leva che scaglia la parola in una diversa dimensione.

Un altro approfondimento lo si può ritrovare nel libro di Silvano Facioni dal titolo “La Cattura dell’Origine”


"A proposito del verbo essere è interessante osservare alcuni aspetti grammaticali del verbo “essere”, secondo la procedura del heqqesh (accostamento), che consente di applicare due verbi accostati in due forme diverse la prima al futuro ma interattiva con il passato,אשר- ילטו יום יום והיה ביום הששי והכינו את אשר- יביאו והיה משנה “ e sarà nel giorno sesto e prepareranno ciò che faranno venire e sarà doppio su cosa che raccoglieranno giorno per giorno”.(Shmòt 16/5) “Prepareranno quello che hanno portato”
I chachamim sostengono che ogni volta che un passo biblico inizia con
והיה “vehayàh” “e sarà” nell forma futuro contenga un racconto positivo, questo è il caso di Shmòt 16/5 dove wehayàh è ripetuto ben due volte.
Wayhi è propriamente un futuro del verbo essere che la waw ha trasformato in passato, a sua volta anche wehayà è un passato che la waw ha trasformato in futuro”
(Somekh)
I maestri interpretano che ogni volta che leggiamo a inizio di un passo ויהי, wayhi nel passati del verbo essere si anticipa un racconto negativo, esempio la meghillàh di Ester o la rivolta nel deserto העם כמתאנניםויהי “ e fu il popolo che si lamentava”.
Noiman
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Noiman, non sapevo di essere stato citato. :ymblushing: Recentemente mi hanno informato che sono citato da Wikipedia alla nota 24 di https://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_Biglino e alla nota n. 2 di https://it.wikipedia.org/wiki/Discussio ... ma_biblico, ma non sapevo della citazione che hai segnalato. Ti ringrazio.
AEnim

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AEnim »

Una piccolissima cortesia a Noiman o Gianni.
Nel nome di Re Elah אֵלָה che è piuttosto altisonante, la particella che viene aggiunta dopo El, cioè la he che significato conferisce al nome? Qualcosa tipo 'di Dio', 'da Dio', 'per Dio', o che cosa?
Grazie.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Buongiorno, AEnim. Specificando “re”, immagino tu ti riferisca all’Ela menzionato in 1Re 16:8, quarto sovrano del regno secessionista di Israele (c’è nella Bibbia anche uno sceicco edomita che ha lo stesso nome, oltre a tre altri Ela). Con la stessa grafia consonantica in Gs 24:26 (qui אַלָּה) indica la quercia, che la LXX rende però con τερέμινθος. “temerinto”. Spero che Noiman possa dirti di più.
AEnim

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AEnim »

Gianni ha scritto: mercoledì 4 ottobre 2023, 3:16 Buongiorno, AEnim. Specificando “re”, immagino tu ti riferisca all’Ela menzionato in 1Re 16:8, quarto sovrano del regno secessionista di Israele (c’è nella Bibbia anche uno sceicco edomita che ha lo stesso nome, oltre a tre altri Ela). Con la stessa grafia consonantica in Gs 24:26 (qui אַלָּה) indica la quercia, che la LXX rende però con τερέμινθος. “temerinto”. Spero che Noiman possa dirti di più.
Si, mi riferivo a quel Re. Pensavo fosse la radice El+ un post fisso.
Grazie.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Probabilmente in II Re il nome che hai indicato è un nome teoforico, come era uso in quel tempo, in tutta la scrittura la radice אל ha generato nomi senza contare le molte volte in cui è aggiunto un participio di funzione abbia generato nomi come “D-o mi vede” ecc., la presenza della ה (gutturale) è attributiva , AEnim perchè questo nome ti ha solleticato?
Noiman
AEnim

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AEnim »

noiman ha scritto: mercoledì 4 ottobre 2023, 19:17 Probabilmente in II Re il nome che hai indicato è un nome teoforico, come era uso in quel tempo, in tutta la scrittura la radice אל ha generato nomi senza contare le molte volte in cui è aggiunto un participio di funzione abbia generato nomi come “D-o mi vede” ecc., la presenza della ה (gutturale) è attributiva , AEnim perchè questo nome ti ha solleticato?
Noiman
Per una sciocchezza. Ho un 'corteggiatore' che mi avvicina a mia insaputa mandandomi messaggi in codice (sembra sia uno psicoqualcosa, prob. psicanalista, e maneggia in modo particolare comunicazione non verbale, non ebreo halachico ma di ascendenza ebraica di tutti e quattro i nonni). E probabilmente si è fatto un profilo sul facciabuco farlocco con nome "Elle Ela" solo per mostrarmi due meme. Quando ci sono forti sospetti si tratti di lui, se mi va, faccio il giochino di indagare tutti i riferimenti che eventualmente non mi dicono niente nell'immediato. Allora ho fatto una ricerca e "Elle" mi risulta significare "Quello, proprio quello", e per Ela ho trovato rispondenza in Re Elah (nel ns. linguaggio lui era "Il Re di Spagna" - personaggio nella colonna sonora di un bel film con Stefano Accorsi dal titolo ...Non ci posso credere o Tous les Soleils, e la canzone si intitola "Silenziu d'Amuri", su testo di Alfio Antico, mentre il titolo originale in francese del film è connesso ad una poesia di Ismail Kadare) che peccò, si ubriacò e quindi perse il brevissimo regno e fu teminato. Allora mi domandavo che significato avesse il nome di questo Re. Ultimo tassellino che mi mancava.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

C’è anche un Ela padre di Simei (1Re 4:18; cfr. v. 7), ma questo Ela si scrive in modo diverso: אֵלָא.
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