Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Noiman, hai un libro preziosissimo che ormai hanno solo certe Facoltà univesitarie. Non sciuparlo.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Augurandovi un buon 20 (*) 23, vi parlo un po’ di numeri.
(ispirato da uno studio di Shabetai Sabato , lezione Di Porto)

Qualcuno ha affermato che la Torah è una serie di lettere che compongono un grande nome, il nome di D-o, questo non è comprensibile perché la nostra concezione del Nome è adattata al significato acustico, interessante è il commento Sholem :
Se la Torah è fatta dei nomi di D-o, la forza stessa di D-o è nel suo nome impronunciabile, il tetragramma è uno squarcio nel tessuto” l’arigah “sui cui metaforicamente è tessuto il nome completo, il nome non può essere pronunciato perché non è completo e quindi incomprensibile, le forme delle lettere prendono forma e significato solo tramite la Torah orale, il tessuto bianco prende significato nel suo ordito, la rivelazione scritta non esiste, solo la Sapienza di D-o che non è esprimibile attraverso lettere e inchiostro si fonde con la sottostante e genera “La Parola “ ( elaborato da Sholem -L’idea messianica dell’ebraismo. )
Allora potrebbe essere vero che noi possediamo il nome, un lungo nome inarticolato di 304.805 lettere, questo ci sconcerta perché noi consideriamo il testo secondo la sua progressione e non immaginiamo che nel linguaggio divino non esiste il senso rettilineo e progressivo, anzi in teoria neanche esiste lo spazio tra le lettere e neanche un suono articolato ma solo significante che coincide con il significato, allora la nostra rivelazione è limitata? Era questo che spiegava le parole rav Josy Einseberg: “sul Sinai abbiamo avuto il dono della Torah ma non la ricezione della Torah”. ( fonte Josy Eisenberg-Parole di cabala), siamo quasi sicuri che quello che conserviamo per causa di errori di trasmissione non possediamo l’opera originale e quindi neanche tutte le lettere del Nome , quello che ci rimane è un racconto che diviso in 5 libri è il meglio che disponiamo.

Numeri e lettere che vanno e che vengono, significanti in cerca di significati, nonostante tutto non possiamo che rimanere ammirati e stupiti tra le relazioni tra i numeri che compaiono nel racconto biblico che sembrano delle relazioni non casuali.

Una di queste relazione tra numeri è distinguibile tra le analogie tra le misure e la composizione del miskàn e la struttura della famiglia di Jacov, secondo l’anagrafe del tempo scopriamo che i discendenti di Lea sono 33, ma nel brano dove vengono menzionati appaiono solamente in 32 , invece i discendenti di Rachel sono 14, il totale della discendenza di Jacov tramite le due mogli ufficiali è 46, ,a poi abbiamo i discendenti delle concubine , 16 per Zilphah e 7 per Bilhah , totale 23, con un rapporto di 2/1, allora possiamo trovare una connessione con il passo di Shmòt: “Weasù li miqdash weshakanti betokham ”E faranno per Mè un santuario ed Io risiederò in essi” ( Shmòt 25/8).

Attenzione, non è scritto in esso e anche le traduzioni non riportano la giusta espressione di Shmòt e veicolano : ”risiederò con loro” , ma il completamento lo ritroviamo poco dopo quando leggiamo Shmòt 29/45:” Weshanti be-tokh benè Israel” ….. “E risiederò in mezzo ai figli di Israel”, ora sappiamo che Israel è Jacov l’unico personaggio biblico a mantenere due nomi in modo distinto, altri hanno cambiato nome ma sono stati riconosciuti con un nome alla volta, interessante è cosa scrive Cassuto sull'alternanza dei nomi Jacov e Israel, Jacov compare più frequentemente e più raramente Israel, ma quando si parla di discendenza il riferimento è a Israel, ovvero i figli di Israel (pag. 133 in La Questione della Genesi), le alternanze tra i nomi ha incuriosito i commentatori(pag. 139), Cassuto osserva che quando le azioni riguardano la sua discendenza anche solo in aspetti collaterali è chiamato Israel, invece quando compare come identità singola è indicato come Jacov, un l’esempio lo ritroviamo “E fu mentre Israel dimorava in quella terra andò e Ruben giacque con Bilah concubina del padre e Israel lo venne a sapere” (Bereshit 35/22), di fatto Ruben unendosi sessualmente con Bilah impedì a Jacov di generare un tredicesimo figlio, deducete le implicazioni.

Ora dobbiamo riconsiderare l’espressione: weshanti be-tokh benè Israel” “ Risiederò in mezzo ai figli di Israel” possiamo ritrovare una connessione tra Jacov/Israel e il Miskan?
Osservando qualche particolare costruttivo del Miskan possiamo notare che gli assi del lato meridionale e settentrionale sono 20 per lato , nel lato occidentale sono 6, il totale degli assi è 46, altri numeri: le coperture mobili del Miskan sono:10 di lino, 11 di pelli di capra e una di pelle di montone di colore rosso, 1 (pelle di tachash) , totale 23.

E sorprendente che gli assi corrispondano ai discendenti di Rachel e di Lea e le coperture corrispondano alle discendenze di Bilhah e Zilphah, un’altra stranezza che potrebbe essere una coincidenza, questi numeri richiamano i 46 cromosomi umani , quelli sessuali sono 23, la loro unione è generatrice della vita, 23 è pari al numero corrisponde al numero delle volte che compare la parola אחד“ Echad” nel libro di Bereshit e 23 nel libro di Shmòt, il numero 46 apre è la porta cabalistica del concetto di discendenza e non sappiamo se per combinazione è connesso al numero delle lettere in cui è scritto in Bereshit 2/22 in cui questa è resa possibile tramite l’estrazione della donna:
ויבן יהוה אלהים את- הצלע אשר-לקח מן-האדם לאשה ויבאה אל האדם
Con la costola che aveva preso dall’uomo,Y*** Elohim . costruì una donna e la presentò all’uomo” esattamente come in Zaccaria (14/9) dove leggiamo
והיה יהוה למלך על כל-הארץ ביום החוא יהיה יהוה אשד ושמו אחד
E sarà che Y*** sarà Re su tutta la terra, in giorno quelloY***sarà unico e il suo nome Uno”

Ma se si deve dare i numeri bisogna farlo bene e si potrebbe trovare una falla nei conti ”La lista dei discendenti di Jacov in Egitto presenta una stranezza, perché due dei figli di Yehudà, Er e Onan erano scomparsi nel capitolo 38 del libro di Bereshit, perche allora annoverarli nel conteggio? Spiega Ramban, che è vero che erano fisicamente scomparsi, ma la loro anima era sopravissuta ed er trasmigrata nei corpi di Perez e Zerach, nati dall'unione di Yehudà e Tamar. E possibile individuare Er e Onan nel Mishkan? Due degli assi quelli posti agli angoli posteriori, hanno una caratteristica particolare, perché sono visibili interamente dall'esterno, ma non dall’interno”
Shalom
Noiman




animasalvata
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

Shalom Noiman
È un po che non scrivo. Volevo chiederti una cosa sul sommo sacerdote degli ebrei.

Io so che il sommo sacerdote può essere chiamato "il sacerdote grande", "il sacerdote il messia", "il sacerdote principale" e qualche volta anche "il sacerdote".

Adesso prendo il passo di 2 Samuele 15,35:

35 E non avrai forse là con te i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr? Quanto sentirai dire della reggia, lo riferirai ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr.

2 Samuele 20,25:
25 Seraià era scriba; Zadòk ed Ebiatàr erano sacerdoti e anche Ira lo Iairita era ministro di Davide

Contemporaneamente ci possono essere due sommi sacerdoti in carica?

Ciò mi fa fatto pensare anche a due passi dei vangeli

Luca 3,1-2
1 Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Qui sembra che contemporaneamente ce ne sono due. Addirittura menziona Anna prima di Caifa eppure Giovanni 18,13 sostiene che il sommo sacerdote in quell'anno era Caifa come risulta anche dalla lista dei sommi sacerdoti.

Sempre in Giovanni 18 abbiamo questi passi:

19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20 Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?» 23 Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24 Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.

Anna era stato sommo sacerdote prima di Caifa ma poi venne rimosso. Uno che perde quest'ufficio rimane comunque un sommo sacerdote (oggi diremmo il sommo sacerdote emerito)?

Qui in Atti 4 paradossalmente appaiono anche i nomi di un certo Giovanni e Alessandro.

5 Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, 6 il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti

Il sommo sacerdote non doveva essere uno solo?
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Rispondo a animasalvata, è probabile che il Cohen Gadol, tradotto letteralmente come “Sacerdote Grande”, sia stata una carica elettiva in esclusiva, ma come dimostra anche la storia della Chiesa ci sono stati ben due Papi in contemporanea , la cosa si è risolta definendo papa Benedetto come “Papa Emerito” (mia nota: le maiuscole se le merita tutte).

Ai tempi di Gesù è probabile che due Sommi Sacerdoti si siano alternati, uno era sicuramente Caifa, l’altro Ana, esiste anche un caso documentato in cui il re destituì il sacerdote in carica per aver convocato il Sinedrio senza essere autorizzato, altre fonti indicano in Caifa il Cohen Gadol al tempo di Gesù (Matteo 26/3-57) e Anania al tempo di Paolo, (Atti 23/2; 24/1), è anche possibile che sia stato Anania a interrogare Gesù pur non essendo più in carica, tanto e vero che non lo fece nel Tempio ma in una abitazione privata, quindi è possibile che si trattasse di un interrogatorio informale.


Il Cohen è una forma di sacerdozio ereditario per consacrazione miluim e per parte maschile, il figlio di un Cohen è sempre un Cohen, mentre il figlio di un profeta non è assolutamente detto che sia un profeta, vedi il caso di Moshè, il Cohen rimaneva per tutta la vita “sacerdote” anche quando ripudiato o escluso dal sinedrio.
Shalom
Noiman

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Grazie Shay per aver riportato quanto scritto da Besasea, io ho risposto limitatamente alla domanda, non intendevo fare l’erudito, di fatto secondo i Vangeli qualcuno interrogò Gesù e non era certamente Guariniello o Antonio Di Pietro, ben venga il Cohen Gadol nel giorno del Kippur.
Salutaci Besasea, direi che ci manca….
Noiman
chelaveritàtrionfi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Anania o Anano o Anna. Caifa fu suo genero e gli altri suoi figli e discendenze.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Ricambio il saluto di Noiman (che è venuto a trovarmi nella zona greca) sulla sua cartella ebraica, con un grande abbraccio.
animasalvata
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

noiman ha scritto: mercoledì 11 gennaio 2023, 12:19 Rispondo a animasalvata, è probabile che il Cohen Gadol, tradotto letteralmente come “Sacerdote Grande”, sia stata una carica elettiva in esclusiva, ma come dimostra anche la storia della Chiesa ci sono stati ben due Papi in contemporanea , la cosa si è risolta definendo papa Benedetto come “Papa Emerito” (mia nota: le maiuscole se le merita tutte).

Ai tempi di Gesù è probabile che due Sommi Sacerdoti si siano alternati, uno era sicuramente Caifa, l’altro Ana, esiste anche un caso documentato in cui il re destituì il sacerdote in carica per aver convocato il Sinedrio senza essere autorizzato, altre fonti indicano in Caifa il Cohen Gadol al tempo di Gesù (Matteo 26/3-57) e Anania al tempo di Paolo, (Atti 23/2; 24/1), è anche possibile che sia stato Anania a interrogare Gesù pur non essendo più in carica, tanto e vero che non lo fece nel Tempio ma in una abitazione privata, quindi è possibile che si trattasse di un interrogatorio informale.


Il Cohen è una forma di sacerdozio ereditario per consacrazione miluim e per parte maschile, il figlio di un Cohen è sempre un Cohen, mentre il figlio di un profeta non è assolutamente detto che sia un profeta, vedi il caso di Moshè, il Cohen rimaneva per tutta la vita “sacerdote” anche quando ripudiato o escluso dal sinedrio.
Shalom
Noiman

Grazie Noiman adesso vorrei chiederti ulteriormente:

1) Chi è che eleggeva gli anziani del Sinedrio e i saggi oratori/spettatori? Non mi riferisco al tempo di Mosè ma al tempo del post Mosè.

2) Secondo l'ebraismo un sommo sacedote che prendeva il posto di un sommo sacerdote deposto da un sovrano straniero come veniva considerato? Ci si poneva il problema se era era un sommo sacerdote legittimo?
animasalvata
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

Shay ha scritto: venerdì 13 gennaio 2023, 17:52 Gli anziani prendevano l'incarico per mezzo dell'imposizione delle mani come tradizione che risale ai 70 anziani del tempo di Mosè.
I sommi sacerdoti dovrebbero ricevere l'incarico principalmente per eredità come i re. Il re Salomone destitui aviatar e consacrò Zadok (1re 2,27). Un re unto israelita ha l'autorità di farlo, ma un re straniero no. Non a caso scoppio la rivolta.
Ho capito bene: i 70 imponevano poi le mani ai successivi 70? Erano i 70 che sceglievano i 70? Posso chiederti la fonte dove hai tratto questo?
Di nuovo grazie.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »


Una mano, due mani …..? :-O
Bisogna fare attenzione alle differenze tra le traduzioni e il testo originale, ma è comprensibile che si attinga per comodità alle traduzioni, ma esistono casi che fanno una notevole differenza e questo lo scopri quando esamini e traduci il testo originale aiutandoti con il commento millenario delle fonti ebraiche, iniziando dalla Mishnàh e al suo pensiero organizzato, il Talmud.

Se esaminiamo il testo citato Bemidbar nella parashat Pinchas possiamo trovare un osservazione che merita approfondimento.
E disse Y***a Moshè: “Prendi per te Jehoshuà figlio di Nun, persona in cui lo spirito è in lui, e porrai la tua mano su di lui. E lo farai stare dinnanzi a lui Elazar il sacerdote e dinnanzi a tutta la comunità e lo istruirai ai loro occhi. E porrai la potenza su di lui affinché ascoltino tutta la comunità dei figli di Israele. E innanzi ad Elazar il sacerdote starà e gli domanderà circa il giudizio degli Urim, dinnanzi aY**; per bocca sua usciranno e per bocca sua verranno, lui e tutti i figli d’Israele con lui e tutta la comunità“ (Bemidbar- Pinchas 27/18-21)

Da queste parole comprendiamo che non fu Moshè a scegliere chi doveva succedergli, ma adesso è interessante il resto.
“Moshè fece quanto il Signore gli aveva ordinato; prese Jehoshuà, lo fece stare davanti a Elazar il Cohen a tutta la comunità come aveva detto Y*** a mezzo di Moshè. Appoggiò le sue mani su di lui come Y***aveva comandato a mezzo di Moshé.” (Bemidbar -Pinchas 27/22)

וסמכת את-ידך עליו “ poni una mano” , D-o chiede di porre una mano, ma noi leggiamo che Moshè ne mette due :-O ויסמך את-ידיו עליו , questa differenza è omessa dalle traduzioni e di quale mano si tratti non abbiamo nessuna indicazione.
Per consacrare e abbracciare ci vogliono due mani, insolitamente D-o chiede di porre una sola mano, una interessante interpretazione è quella di Jonathan Pacifici:
Capiamo allora perché Moshè deve imporre una sola mano, In TB Sanedrin 107 b è detto che la “sinistra deve allontanare e la destra avvicinare” La sinistra della guerra deve allontanare i Canaanei e la destra della Torah ci deve avvicinare al Signore. La destra è sempre la Torah [Dvarim 33] .

In Tb Menachot 36b è anche detto che “mano” senza specificare quale, è sempre la sinistra. Da qui dice lo Shem MiShmuel che Moshè dovrebbe porre la sinistra si Jeoshua investendolo del suo ruolo di condottiero militare, lasciando la destra della Torah ad Elazar.”
Una mano, due mani, il testo di Wayqrà a sua volta contiene delle anomalia testuali che aggiungono ulteriori elementi per la discussione.
Aronne riceve l’investitura da Moshè e su suo invito celebra i sacrifici prescritti , il rituale è minuziosamente descritto in ogni dettaglio, successivamente leggiamo nel versetto 22 che Aronne alza le braccia e benedice il popolo וישא אהרן את-ידו “way’ssà Aron et yadò” “Aronne alzò la sua mano”, i masoreti notano la mancanza della seconda yod e tra parentesi iriportano ידיו, “le sue mani” il modo alternativo in cui si può leggere.
Il distinguo è una mano è alzata e l’altra no! Ma può essere alzata anche questa ma inferiore alla prima, ritroviamo la stessa variazione in Wayqrà 16/21, la stessa situazione la ritroviamo in Shemòt , nella guerra contro Amalek , finché Moshè teneva alzate le mani (ידו), Israel vinceva , (singolare).
“Ma le braccia(ידי ) (singolare) di Moshè erano pesanti, allora presero una pietra e la posero sotto, e gli si assise sopra, e Aronne e Chur sostenevano le sue braccia (e qui ritroviamo ( בידיו) (plurale) l’uno da una parte e l’altro dall’altra, cosicché le sue braccia ( ידיו ) (plurale) poterono sostenersi sino al tramonto del sole”
Bisogna considerare che Moshè impugnava la “verga del Signore” questa implica che poteva essere sorretta con una mano sola o con due mani, in questo caso esse dovevano essere poste in parallelo alla stessa altezza.
Queste differenze in realtà possono anche essere spiegate attraverso la forma duale della parola “yad” che si carica di significati diversi in circostanze legate l’intensità del testo,considerando che le mani sono sempre due il significato gestuale della loro imposizione appare codificato fino al concetto della semikhàh , la benedizione sacerdotale che secondo la Halachà deve impegnare le due mani, anche se abbiamo scoperto che nella Torah questo può capitare che si tratti di una sola mano.
Un ultimo aspetto è mistico, l’uomo mette una mano ma D-o aggiunge l’altra, il significato è che per ottenere l’armonia dei cieli e che la benedizione sia veramente efficace occorre l’intervento divino.
Shavua Tov
Noiman



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