Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Scrive Armando Albano

Vorrei rispondere a Noiman.

Il fatto che la gematria di Mosè sia speculare ad eyeh aser eyeh mi fa capire una cosa, che lo spirito di colui che si autodefini eyeh aser eye,era in Mosè. La presenza di Dio era in Mosè e per questo Mosè poteva benissimamente essere come Dio davanti al faraone. Il faraone vedendo Mosè è come se vedeva Dio,non tanto per la rappresentanza,ma perché lo spirito di io sarò chi sarò era in Mosè.

A voi ebrei,visto che Dio è il luogo di tutto e che è ovunque,vi risulta talmente difficile accettare che Dio poteva essere in Noe,in Abramo,in Mosè,Aronne,David,nei profeti? Perché pensate che sia violazione dello Shema? Un legno che si unisce ad un altro legno diventano un solo legno.

Da questa risposta deduco che forse non sono stato chiaro, oppure devo pensare che ignori i concetti fondamentali del significano del “NOME” nella tradizione ebraica ,provo fornirti qualche spunto per fare una tua ricerca.
Esempio nel libro di Shemot compare una forma angelica che la tradizione ebraica riconosce nel malach "Metatron."

Il nome è la definizione del suo incarico, Metatron possiede il nome del Signore, ma non è il Signore e questo lo possiamo intuire se consideriamo il nome come una immagine che può essere riflessa da uno specchio, ma sappiamo che essa è solo trasferita .
Conferire il proprio nome è un trasferimento di potere e di sovranità.

Ancora un chiarimento tratto da talmud che commenta così:

Una volta un min [ un eretico] disse a R. Idith: “Stà scritto:”Il Signore disse a Mosè: “Sali verso il Signore [ nel testo originale il tetragramma] Avrebbe dovuto dire però:”Sali verso di me” R. Idisth rispose: “Era Metatron (colui che ha detto questo, il cui nome è come quello del suo signore, perché sta scritto :”Il mio nome è in lui” (shmot 2321) (esodo) .
”Se però le cose stanno così (rispose il min), dovremmo adorarlo !”Lo stesso passo, però, rispose R.Idith dice:”Non ribellarti a lui” vale a dire, non Mi confondere con lui.
”Ma se le cose stanno così, perché sta scritto: “Egli non perdonerebbe la vostra trasgressione” R. idith rispose. “In verità non possiamo accettarlo nemmeno come messaggero, perché sta scritto:”E gli disse :”se il Tuo volto non camminerà con noi,non farci partire da qui”[shmot 33-15] .
(TB Sanhedrin 38b)

Dal libro di Enoc (sefer Hekalòt) poco conosciuto e anche poco tradotto è scritto:

Gli ho concesso parte della mia maestà[ è D-o che parla] della mia magnificenza e del splendore della mia gloria, che sopra il trono della mia gloria e l’ho chiamato con il mio nome, il piccolo YHWH, principe della presenza divina, conoscitore dei segreti. Gli ho rivelato ogni segreto come un padre, gli ho svelato ogni mistero [….] Ho preso settanta dei miei nomi e l’ho chiamato con quelli per accrescere il suo onore” (da Odeberg Enoc- Sefer Hecholot) (Moshè Idel).

Shalom
Noiman
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Israel75
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Israel75 »

A voi ebrei
Evitiamo anche queste frasi del tipo "noi e voi", non esiste nessun di questi e DIO non fà preferenze.

Sinceramente vorrei che ci si facesse un pò l'esame di coscienza, tirare sempre fuori in ballo gli Ebrei senza nemmeno conoscerne la storia travagliata dalla diaspora delle 12 tribù o 10 che si voglia dire è fuori luogo, serve solo ad inasprire un dialogo che dovrebbe essere costruttivo.
Questo tipo di atteggiamento viola le regole della buona educazione ancora prima che del forum, . Attenzione poi che qualcuno potrebbe scoprire di avere sangue Ebreo senza nemmeno saperlo.
Non facciamo gli insensati per favore. :-) :-) :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
ארמאנדו אלבנו
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Israel ma tu sei completamente fuori strada e prendi fischi per fiaschi.

Cosa c'è di volgare o di maleducato nel dire a voi ebrei? È come se dicessi a voi italiani ecc. Dov'è la mancanza di rispetto visto che gli ebrei sono un popolo come tutti gli altri. Si può domandare una cosa agli ebrei oppure dobbiamo chiedere il permesso ad Israel. Cmq nn c'è niente di strano nell'avere sangue ebrei. Sei tu che tiri in ballo argomenti come la shaoah che qua centrano come i cavoli a merende. A volte vicino ai duri bisogna fare i duri.
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Israel75
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Israel75 »

Israel ma tu sei completamente fuori strada e prendi fischi per fiaschi.
Mah guarda, di solito i fiaschi li bevo :d :d :d , cmq fai te.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Riprendo a inserire in questa cartella qualche esempio del pensiero ebraico. È possibile che quanto scrivo sia già stato inserito, ma alcune aggiunte rendono più completo questo argomento complesso.

Purità e impurità

E nel compimento dei giorni della sua purità per un figlio o per una figlia, porterà un agnello nel suo anno per olocausto ed un colombo o una tortora per chattat, alla porta della tenda della Radunanza al Cohen. E lo presenterà dinnanzi al Signore ed espierà su di essa, ed essa sarà pura dalle fonte e del suo sangue, questa è la torah della partoriente, per maschio e per femmina “ (Vaykrà 12/6-7),Levitico.
Il primo dei comandamenti dato all’uomo fu : “ crescete e moltiplicatevi”, questo è il precetto della procreazione , dopo la cacciata dal Gan Eden esse viene adempiuto tramite l’unione sessuale tra l’uomo e la donna .Con la scelta di Chavà fatta nel giardino anche la natura femminile subisce un cambiamento ,nel regno di malkut per garantire la discendenza e adempiere al comandamento fu aggiunta la sensualità.

La tradizione afferma che prima della scelta di Eva concepimento e parto coincidevano, Chaìn e Hevel e le loro sorelle gemelle nascono istantaneamente dopo il rapporto,
salirono due sul letto, scesero in tre”.
Ritornando alla realtà , nell’epoca in cui fu scritta la legge la maternità era molto rischiosa, oltre le complicazioni ambientali, guerre carestie , le donne che partorivano rischiavano molto la mortalità era molto elevata, in caso di complicazioni non esisteva nessun aiuto, le infezioni colpivano una grande quantità di partorienti.
L’atto creatore era accompagnato da incertezze e da timori, che amplificavano il dolore del parto. Ma cosa doveva espiare un madre che aggiungeva una vita al mondo?
Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta.
Nel talmud è contenuta una frase che cerca di interpretare e aprire una delle infinite discussioni tra maestri : “Nell’ora in cui sta per partorire si contorce per il dolore e giura di non avere più rapporti sessuali con suo marito” (TB niddà 35a).
Non si può fare un processo alle intenzioni, questo giuramento non sarebbe neanche valido perché è stato condizionato dal dolore e dalla insicurezza, dalle circostanze.
La legge ebraica stabilisce anche un giuramento non è vincolante se una delle due persone, in questo caso il marito ne è allo oscuro o lo subisce in condizione di emergenza.
Siamo al solito spacca capelli del pensiero giudaico.
Eppure sta scritto nella Torah che la donna deve espiare. Ramban aggiunge un altro pensiero: “Ha voluto espiare la Torah espiare il suo spirito, ed i pensieri del Signore sono profondi, e la Sua misericordia è grande che Egli vuole rendere giuste le sue creature”.
Dunque nel parto la donna adempie a quello che D-o stabili come sorte per tutte le progenie di Eva.” Alla donna disse: “Farò grandi le sofferenze tue e della tua gravidanza, partorirai i figli con doglia e avrai desiderio di tuo marito; egli dominerà su di te”(Bereshit 3/16) (genesi).

Agli occhi di D-o la donna è superiore all’uomo, essa si fa carico dei figli, soffre e qualche volta muore nel parto, il suo apparato riproduttivo è un perenne ricordo della sua diversità.
Il sacrificio che essa è chiamata a offrire è il ricordo della sua condizione, attraverso la maledizione che ricevette ma anche attraverso la benedizione che si aggiunge quando essa diventa generatrice di vita.
Il sacrificio è dunque un percorso attraverso cui la donna ricorda e si avvicina la mondo celeste.
Quando essa si presenta al santuario dopo aver generato non può presentarsi a mani vuote, l’offerta minima è una colomba che è il simbolo dell’unione e della fedeltà. L’uomo deve adempiere al mantenimento della famiglia, la sua presenza al tempio è regolata dai moadìm, le feste e le ricorrenze ebraiche, le donne ne sono in parte esenti, ad esse non è richiesto di adeguarsi al tempo attraverso i precetti , la donna si presenta al tempio in una condizione speciale di creatrice e socia di D-o in questa creazione.
Le donne attraverso la loro femminilità, sono sottoposte a cicli infiniti di purità e impurità, per la loro natura passano gran parte della vita a contare e gestire il tempo. Il giudaismo è la sacralizzazione del tempo, shabbat dopo shabbat, moed dopo moed. Una curiosità che ci conduce fuori tema:
ובמלאת “uvimlòot “ tradotto come: “ e nel compimento” contenuta nel libro di Vayqrà (levitico) è associata alla stessa espressione che è contenuta nel libro di Ester.
Leggiamo nella Meghillah di Ester (Ester 1/5)
“Al compimento di quei giorni “ Re Assuero fa tirare fuori tutti gli arredi e le vesti contenute nel santuario e depredate dal suo esercito, secondo il calcolo fatto da Assuero sono passati e scaduti i giorni in cui la redenzione di Israele doveva avvenire, egli è convinto che gli ebrei non verranno più redenti e quindi ordina tutta una serie di banchetti e da queste parole inizia la Meghillà di Ester e la ricorrenza di Purim.
Nel testo della Meghillà questa parola è scritta con una vav in più ובמלואת , il suono rimane uguale, ma il valore numerico della parola cambia e diviene 485, uguale alla parola טעות “taùt”errore.
Chi scrisse la Meghillà di Ester sapeva queste cose e dovette aggiungere la lettera “vav” per lasciare un traccia e adempiere a una profezia.
Dunque Assuero aveva sbagliato i propri conti e quello che avvenne cambio le sorti. Il concetto del puro e impuro sono completamente scollegati dal concetto occidentale che associa la purezza al buono o il suo opposto al cattivo . Nel giudaismo non è affatto detto che una persona giudicata “pura” sia buona .
Il concetto della purezza è piuttosto uno stato fisico e mentale che rende una persona adatta o meno a un certo ruolo.
Gianni ha trascritto la parola טמא “ tumà ” “impuro” che è l’opposta di una altra parola che è il suo contrario טהור “tahòr” che significa “puro”.
Le implicazioni e i significati di questi termini non sono morali, ma esprimono una condizione e uno stato. La stessa parola קדוש “qadòsh” “santo” nel suo significato originale significa “distinto”, quando D-o chiede e afferma che sarà un popolo santo, il vero significato è che sarà distinto.
Quando una donna è nel suo ciclo o ha partorito per il giudaismo non significa che è colpevole o cattiva, ma solamente impura nei significati che ho descritto.
L’Halachà proibisce i rapporti sessuali in questo periodo, perché esso sarebbe contaminato dal sangue, questo comportamento distingue l’uomo dall’animale.
La sessualità viene regolamentata da D-o, l’ebraismo afferma che il rapporto sessuale è lecito solamente all’interno del matrimonio, santo perché adempie al primo comandamento dato all’uomo, crescete e moltiplicatevi, tutto il resto è “araiòt” proibito.
In genesi, viene utilizzata l’espressione “ daàt”, che significa conoscere. Adam “conobbe “ Chavà sua moglie", questa parola è ricca di significato , ci separa dal sesso praticato dalle altre creature viventi.
Ritornando al sangue, esso scandisce la sessualità della donna e pone delle regole all’uomo.
Essa scruta per tutta la vita questo segno, i “shivà nekiim “ letteralmente “ i sette puliti”, sette giorni consecutivi che la rendono pura all’ottavo giorno, lo stesso spazio temporale di otto giorni in cui il maschio attraverso la circoncisione entra nel patto.
La mitzvà impone che per questo cambiamento di stato occorre portare un sacrificio al tempio, oggi che il tempio non esiste più l’Halachà prevede per le donne il bagno rituale nel mikvè.
L’impurità della donna subito dopo il parto è una condizione temporanea ,il giudaismo non considerando il peccato originale ritiene che il neonato sia puro e libero da ogni trasgressione, ma sottoposto alle conseguenze della scelta fatta dalla prima donna e dal primo uomo.. la morte.
Riguardo alla differenza di impurità tra una donna che partorisce un maschio e una che partorisce una femmina, il ragionamento è complesso. Bisogna riprendere il concetto della maternità visto dal punto di vista giudaico, ho scritto che quando una donna dopo nove mesi di gestazione è creatrice di una nuova vita, come quando D-o creò la natura e il primo uomo, traendo la materia dalla terra .
E’ un concetto azzardato, ma la donna è considerata come una specie di socia di D-o , partecipe nella creazione, durante la gestazione la donna è nella condizione di purezza assoluta, anche se essa fosse una assassina o una alcolista.
Questa condizione fa un profondo distinguo e differenza tra quello che per l’ebraismo è il puro o impuro.
Quando questo periodo finisce la madre , diventa impura secondo la norma tradizionale, per tradizione una donna che porti nel suo ventre una femmina è una creatrice che contiene una futura creatrice, secondo il principio che non si può adempiere a un precetto a mani vuote, la mizvà di purificazione vale il doppio, ovviamente questa spiegazione non troverà molti consensi, tuttavia essa ha una forte connotazione nella tradizione ebraica .
Ho anche detto che il neonato maschio viene circonciso all’ottavo giorno, secondo il principio che prima deve essere presentato al sabato, c’è anche una seconda ragione: la donna è pura all’ottavo giorno esattamente come dopo il suo ciclo, quindi idonea a entrare nel tempio.
Nello stesso giorno il neonato adempie alla mizvà della circoncisione la madre assume la purezza e può partecipare alla festa.
Resta da chiederci perché l’uomo non nasce già circonciso.
Qualcuno disse: “ Il pane è meglio del grano”
Shalom
Noiman
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

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noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

In questi giorni difficili qualcuno mi ha posto privatamente una domanda, come è possibile che l’ebraismo sia transitato attraverso i millenni quasi indenne.
Una buona risposta potrebbe essere questa:

Ci è sempre chiesti come l’ebraismo sia in qualche modo passato indenne attraverso la storia, gli ebrei negli ultimi due millenni , anche molto prima sono sempre vissuti in terre straniere, a fianco di popoli spesso ostili o non proprio amichevoli, sempre sottoposti a persecuzioni o atteggiamenti di disprezzo, sempre sottoposti a tentativi qualche volta anche estremi per convertirli al cristianesimo.

E’ possibile che coloro che furono idolatri sotto il Sinai e trasgredirono molte altre volte e uccidendo i loro profeti potessero invece mantenere nel tempo una così specifica identità ?
Nessuna nazione sarebbe sopravvissuta alla distruzione del suo centro spirituale, il tempio, come avvenne nell’epoca di Bar Kokhvà, sappiamo che la rivolta giudaica fu stroncata nel sangue da Roma al punto che i soldati romani avvezzi alle battaglie più cruente ne rimasero sconvolti.
Nel periodo successivo alla morte di rabbi Gesù in tutta la Giudea in seguito al concilio di Gerusalmme nel 48 d.c. agli ebrei fu imposto di non circoncidere più i loro figli, questo decisione fu presa per favorire le conversioni secondo quello che all’inizio doveva essere un ebraismo riformato prima che ci fosse il definitivo distacco tra la fede ebraica e il cristianesimo.

Esaurito questo preambolo per fornire una spiegazione alla domanda posta sul perché gli ebrei siano riusciti a passare indenni attraverso il tempo, occorre rivedere con altri occhi quello che furono le implicazioni a seguito della distruzione del secondo tempio e di conseguenza l’annientamento del potere sacerdotale a Gerusalemme e nell’intera Giudea.

Dopo la distruzione del Tempio , senza più il Cohen Gadol che a Kippur espiava le colpe di Israel nel Bet ha Miqdàsh e dispersi e poi sterminati tutti i chakhamim , il popolo ebraico si ritrovò privato di ogni riferimento, il destino poteva essere che esso si disperdesse in mille identità affini all’ellenismo ormai era diffuso in tutto l’impero romano .

Incredibilmente questo non avvenne , come il miracolo di Chanukkà attraverso una serie fortunata di circostanze la collettività superstite ai pogrom e alle persecuzioni , in qualche decennio sostituì il centralismo del culto e della fede attraverso un processo ( quasi inspiegabile ), che fin dall’inizio coinvolse i singoli in una nuova responsabilità personale che divenne infine collettività.
Fu pensato e poi affermato che ogni individuo avrebbe potuto pregare in ogni luogo ove almeno 10 persone potessero raccogliersi.
Ogni preghiera raccolta dal Santo poteva valere un sacrificio al tempio.

In breve la disfatta si trasformò in una redenzione, la possibilità di ottenere il perdono ricadde sul singolo ebreo, la responsabilità personale divenne collettiva attraverso le comunità che appena costituite divennero tanti templi, mantenendo integro il pensiero originale.
Questa mia interpretazione è inserita nella cartella “interpretazione ebraica”, msa poteva anche apparire nel salotto di Stella che ha colto bene il problema delle congregazioni e delle chiese, a parer mio poteva anche appartenere alla cartella “salve”.
Colgo l’occasione di fare i migliori auguri a Massimo e Mimimattia.
Per quest’ultimo come augurio cito una frase del Talmud:

L’angelo del Signore, preposto alla gravidanza prende una goccia (ovulo fecondato), e lo porta dinnanzi al Signore e dice dinnanzi a Lui:” Che ne sarà di questa goccia?, Forte o debole?. Intelligente e stupido? Ricco o povero?. Ma giusto o malvagio non viene detto, come quando dice Rabbì Channinà, il quale dice che “ tutto è nelle mani del Cielo, fuorché il timore del Cielo.” Nidda (16B).
Shalom
Noiman
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Grazie Mimyimattio, colgo l’occasione per postare una interpretazione dal punto di vita ebraico sulla rivelazione che Moshè rabbenu ricevette sul Sinai.
Le pagine della scrittura che descrivono questo incontro sono le più intense di tutta la Torah, il racconto è emozionante , qualche volta ci sembra che trascenda dalla intenzione di narrare un incontro straordinario e voglia suggerire molto di più.
Una serie di insegnamenti su come vanno i cieli, diceva mio nonno.

Moshè e Aronne risalirono il monte accompagnati da Nadav e Avihu ….. essi contemplarono la Divinità d’Israele e sotto i Suoi piedi si vedeva qualcosa di somigliante in chiarore alla bianchezza dello zaffiro e per limpidezza quale sostanza dal cielo. E gli eletti di Israele che meritarono . il Signore non li colpì e dopo aver goduto della visione divina, mangiarono e bevvero”( Shmot-mispatim 24/9/11) (esodo)

Questo mio intervento è dedicato a fornire una spiegazione riguardo alcuni aspetti che dipendono fortemente dalle interpretazioni e dalle traduzioni fornite in questi secoli.
Alcuni di noi interpretano come D-o abbia veramente mostrato a Moshè il suo volto, questa chiave di lettura assolutamente letterale piace a molti e in qualche modo ci avvicina alla figura divina.
Ma siamo sicuri di dare il giusto significato a quello che troviamo scritto nel testo quando leggiamo in versione originale e nelle traduzioni ?
I primi lettori auditori e commentatori vicini temporalmente a quei tempi affrontarono il testo attraverso i segni esattamente come possiamo fare noi oggi a distanza di alcuni millenni, sappiamo che lo fecero sempre secondo la tradizione che imponeva attraverso la lettura pubblica nell’obbligo settimanale la recitazione e lo studio della Torah, ma oggi non siamo in grado di sapere se oltre ai significati letterali che esprime il testo potevano comprendere di più o diversamente , tutti noi sappiamo che in quel passato remoto i riferimenti non avevano la stessa valenza di quelli che noi oggi ricaviamo dal testo includendo le conclusioni attraverso il pensiero occidentale figlio o figliastro del pensiero greco.
Alcuni di questi aspetti interpretativi li abbiamo già affrontati in questa cartella nel mese di giugno 2016 (per l’esattezza il 17 giugno).
Questo mio intervento va considerato come un proseguo e un ulteriore approfondimento sull’argomento : la lettura antropomorfica del testo ebraico, questo aspetto interpretativo è stato trattato con competenza da Avram, moderatore del forum “consulenza ebraica.
Inizio da alcuni passi biblici che tutti possono confrontare.

Moshè fece due domande al Santo, la prima di conoscere le sue vie, questo termine è la traduzione di :
הודעני נא את-דברך ואעך למען אמצא-חן בעיניך
"Prego! Degnati di farmi conoscere le tue vie”( Shmot- ki-tissà) 33/13) , secondo il pensiero ebraico conoscere le vie del Signore significa conoscere gli attributi di D-o, le azioni di D-o , le middòt.
Moshè ebbe un così rapporto privilegiato fino al punto di chiedere al Signore di poterlo veramente vedere nella sua vera immagine?

ויאמר הראני נא את-כבדך

Fammi vedere la tua Gloria” (Shemoth 33/18). (esodo) .
La domanda diretta di Moshè è una preghiera, lo capiamo dall’espressione נא che è “prego”, (ti prego!). La risposta che riceve è diversa dalle aspettative, gli viene proposto un compromesso, Moshè non vedrà la gloria del Signore ma solamente la sua bontà, il termine כל- טובי, tutta la mia bontà non deve essere interpretata nel senso tradizionale.(altra riflessione).
Tu non puoi vedere la mia faccia, perché l’uomo non mi può vedere e restare vivo”.
La risposta è emblematica: ”Farò passare davanti a te tutta la mia bontà” poi il Santo aggiunge:” proclamerò dinnanzi a te il nome del Signore”.

Moshè chiede di vedere la gloria del Signore e il Signore gli risponde che farà passare la sua bontà e pronuncerà il suo Nome” . Cosa significa fare passare tutta “la bontà”? Siamo noi in grado di spiegare che cosa è la bontà divina evitando l’influenza e le conclusioni del pensiero “occidentale”?


La parola ebraica כבוד “chavod “che leggiamo Gloria compare nelle traduzioni in genere con la prima lettera in maiuscolo, ma la definizione non appartiene al significato ebraico originale del termine , con conseguenze interpretative ed ermeneutiche devianti, “kavod” letteralmente significa “peso” non inteso nel significato comune che sottolinea questa parola in una specie di sovrascrittura, anche nell’ebraico un significato è connesso, una espressione molto comune è“col kavod”, quasi un saluto.
Essere di peso significava nel pensiero antico possedere una ricchezza che genericamente poteva essere di armenti, schiavi e altri beni, nel significato derivato possedere kavod voleva significare di disporre del potere , di riflesso disporre del rispetto a seguito di una forma di autorità, kavod è anche la responsabilità del comando.

Il termine legato alla divinità è la definizione di tutto un contenuto che essendo infinito e incalcolabile comprende ogni cosa possibile.
Nell’interpretazione aggiunta nei secoli successivi si definisce la Gloria del Signore ,(in questo caso scritta maiuscolo ) come una forza ustionante e distruttiva, paragonabile a guardare il sole in una giornata estiva senza protezione , vedere il Signore con occhi umani significa essere accecati dalla forza della presenza divina, l’espressione “Tu non puoi vedere la mia faccia, perché l’uomo non mi può vedere e restare vivo” tradotta nel suo senso letterale conferma questa interpretazione.
Un’altra possibilità di lettura alternativa potrebbe insegnarci che per vedere il kavod non bisogna appartenere a questa dimensione materiale, l’espressione “restare vivo” da questo punto di osservazione assume un nuovo significato, chi vuole incontrare D-o nella sua dimensione deve abbandonare il regno della “forma”.
Ma per l’uomo la rivelazione divina è lo spazio euclideo, la terra stessa è euclidea, il nostro cervello intuisce e elabora ogni cosa su base euclidea,la definizione che due linee parallele non possono in nessun modo incontrarsi è indiscutibile secondo il pensiero euclideo , la costruzione della materia che noi percepiamo appartiene al nostro piano tridimensionale, è per definizione il nostro “luogo” l’ebraismo lo definisce attraverso tre dimensioni: olàm,” (lo spazio) , “shanà” , ( il tempo) , “nefesh”, (l’anima).

Il Signore trascende queste tre dimensioni, Egli è fuori dal tempo, fuori dallo spazio, senza corpo . Anche a questo alluderebbe la triplice espressione di “Kadosh, Kadosh, Kadosh”, Santo, Santo, Santo della Kedushà, una segreta comprensione di queste dimensioni che sono la base dell’opera della creazione, i “levushìm” , gli abiti che veste il Santo
Nella poesia del “qalir” nel rito sinagogale italiano viene letto la mattina di Rosh Ha-Shanà, il Signore è descritto come “Il Re dei dieci abiti”. Ognuna delle dieci espressioni con il quale il Signore crea il mondo è un abito di cui D-o si ammanta. Ad esempio “Iddio stende la luce come un abito”, la dimensione divina è forse un luogo dove queste linee si possono incontrare e generare altre forme.
Quale abito riveste la nostra dimensione? La gloria di D-o è l’insieme dei suoi attributi; צדיק” zadìq”, giusto poi רחון “rachun”“misericordioso”, e דיין “dayàn “ giudice”ecc; l’espressione degli attributi è fortemente limitativa, in realtà questo termine rappresenta le middòt” che significa “due misure”, cioè la dimensione comprensibile per questo mondo delle sue caratteristiche, il Santo dice a Moshè che pronuncerà il vero suo Nome mai conosciuto prima, non un derivato ma il suo vero Nome.
La vera essenza della creatura divina, il Nome eterno anteriore alla creazione, condizione dove essere e essente coincidono nell’Uno, dove osservatore e osservato coincidono. Bel rompicapo !

Poi il Santo dice a Moshè:
Ecco un luogo vicino a me, tu starai in piedi sopra la roccia, poi quando passerà la mia Gloria, ti nasconderò nella cavità della roccia, ti ricoprirò con la mia mano, finché io sia passato, poi ritirerò la mia mano e tu mi vedrai per di dietro, ma la mia faccia è invisibile” .
Questo passo celebre è stato da sempre interpretato come se il Signore si fosse fatto realmente vedere da Moshè.
La prima osservazione che possiamo fare : “ realmente è possibile che Moshè chiedesse di vedere il Santo nell’aspetto materiale del suo corpo oppure possiamo pensare a una visione mistica.
Fine prima parte
Shalom
Noiman
stella
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da stella »

NOIMAN ,e' una delle tue esposizioni piu' belle ,non lo so forse dipende da me , da come ci accostiamo alla parola di D-O ...
mi sento cosi piccola cosi povera cosi nulla cosi spoglia ,...cosi insignificante ,dinanzi al SANTO ...tre volte SANTO ,che voi giudei conoscete bene il significato tre volte SANTO ...Kadosh ,Kadosh ,Kadosh.
noi molte volte non abbiamo riverenza ''noi cioe' gentili divenuti figli adottivi'' ...discutiamo su iterpretazioni su cosa dice la bibbia ecc..ecc.. ,vogliamo avere tutti ragione ,ma siamo LIMITATI ...
non aggiungo altro ,se solo potessimo entrare sotto la ''soglia ''di questa dimensione ;;)
Ebene riporto il versetto di
Poi il SANTO DISSE A MOSE .
“Ecco un luogo vicino a me, tu starai in piedi sopra la roccia, poi quando passerà la mia Gloria, ti nasconderò nella cavità della roccia, ti ricoprirò con la mia mano, finché io sia passato, poi ritirerò la mia mano e tu mi vedrai per di dietro, ma la mia faccia è invisibile” .
Questo passo celebre è stato da sempre interpretato come se il Signore si fosse fatto realmente vedere da Moshè.
La prima osservazione che possiamo fare : “ realmente è possibile che Moshè chiedesse di vedere il Santo nell’aspetto materiale del suo corpo oppure possiamo pensare a una visione mistica...

No ...NOIMAN ,alcuni credenti qui vedono CRISTO ...non credo mi sia lecito riportare lo scritto tratto da un libro di un mio conoscente ...
o forse potrei citarne il ''libro'' ..... ;)
grazie ancora NOIMAN ...
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Noiman, perché queste tue parole ci sono utilissime per acquisire un tipo di lettura più profonda e meno "euclidea", come tu la definisci, che può essere applicata anche alle Scritture Greche.
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