Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ciao Tiger, ottimo commento, …..riguardo alla tua richiesta di tradurre חתנו non saprei cosa dirti, :-O indichi quattro consonanti che se fossero in un contesto di altre parole possono offrire significati più precisi, con la vocali più logiche si parla di un “cognato”, per fortuna non ne ho ancora nessuno …. Per ora,….ma sai che non si sa mai…. per il resto senza vocali come spieghi “Vite, vite,vite “ hanno in lingua italica solo tre significati in una unica parola, ma “Mezzo, mazza, mozzo, mazza, mozza (verbo), muzzo, mezza,” trovano sette significati alternando le vocali, ma immagino che tu abbia una seconda risposta pronta, altro no saprei che dirti.
Noiman
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Mi pare che חֹתְנוֹ sia il participio singolare maschile (חֹתֵן) del verbo חָתַן, con il suffisso della terza singolare maschile. Ma lascio la parola a Noiman …
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Lo sposo è להתחתן, חתן, è sposarsi , ma immagino che Gianni ne sappia di più, come ho già scritto una volta, ripeto che è il contesto del termine che offre il significato alla parola, l’ebraico essendo scritto senza le vocali offre ulteriori possibilità di lettura, ma è ovvio che quello che conta è il senso generale della frase, le vocali non sono nella mia tastiera e neanche nel programma di scrittura che utilizzo e non dispongo del corsivo.

Noiman
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Se partiamo dal vero senso del verbo חָתַן, che significa “imparentarsi”, è il contesto - come ha detto Noiman – che stabilisce il senso dei vocaboli derivati. Così, חָתָן viene a significare “sposo/marito” (o fidanzato, che nell’ebraico biblico è in fondo la stessa cosa, perché la differenza stava solo nella coabitazione o meno), ma – sempre in base al contesto – anche “genero” o semplicemente “parente”. Il vocabolo חֹתֵן indica invece il “suocero”.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Caro Tiger ;)

Non definirei stranezza il fatto che Google riporti una traduzione addomesticata o meglio concordata.
La stessa parola inserita vocalizzata o meno nel sistema Google viene considerata secondo il criterio del suo più probabile significato , questo lo capisci bene quando cerchi di tradurre una canzone o una poesia,
La traduzione del testo di Shmòt come "suocero" “suocero” per Google è del tutto insignificante, Google non studia il Midrash , invece voglio sottoporti altre stranezze che riguardano il passo da te citato di Shmòt 3/1, pochi notano che Jtro nel racconto biblico è indicato con diversi nomi e anche titoli , alcuni sono destinati a definire il suo ruolo, è chiamato il Cohen di Midian, il testo con questa affermazione vuole sottolineare un ruolo sacerdotale di cui abbiamo scarsa conoscenza e quasi nessun riferimento , successivamente viene chiamato Reuel, dove leggiamo a proposito delle sue 7 figlie:
Shmot 3/18 Tornate dal padre loro Reuel, questi disse loro”perche siete tornate oggi così in fretta “ותבאנה אל-רעואל אביהן , il significato di רעואל potrebbe nascondere un nome teoforico, un soprannome o un titolo, ci sono altri esempi della mobilità del nome di Jtro, ma non voglio dilungarmi troppo , il testo nella sua logica narrativa identifica Jtro come il suocero di Moshè , questo lo sappiamo quando leggiamo che Jtro ha ceduto in sposa una delle sue figlie , di conseguenza tutte le traduzioni tranne Google che ha una memoria di un elefante a livello solo statistico, concordano su questa linea traduttiva e come scrive Gianni la radice polisemica trilettera ha significato di “apparentarsi” , leggiamo in I° Re ויתחתו שלמה את- פרעה מלך מצרים “Salomone si imparentò con il Faraone di Egitto “(I Re3/1), verbo in forma itpae’el , imperfetto, sempre con il significato di diventare “genero” ritroviamo la stessa radice nella espressione di Saul: “E si disse Saul “Gliela darò, perché gli sia causa di disgrazia ed egli cada per mano dei filistei, Saul disse a David “Attraverso una delle mie figlie, oggi diventerai mio genero” ritroviamo תתחתו , altri esempi di traduzione riconducono a “genero, suocero, sposo, parente acquisito”, la radice di questo parolone quasi impronunciabile in italico vista la ח iniziale ha fatto il suo mestiere e per capire la miglior traduzione bisogna considerare di volta in volta sia l’aspetto contestuale che l’aspetto lessicale che non sempre coincidono, pochi notano che quando Moshè appare vicino al pozzo è solo, la comune traduzione si limita a dire che “Moshè giunto in terra di Madian abitò vicino a un pozzo” in realtà la traduzione più letterale indica che Moshè sedette presso un pozzo, sembra la stessa cosa ma la temporalità tra abitare e sedere è molto ampia, l’agiografo rimane concentrato sul fatto che Moshè come Jacov sedette presso un pozzo , il pozzo oltre al suo simbolismo serve per introdurre il resto del racconto, l’agiografo si affretta a introdurre le 7 figlie del Cohen di Madian, il resto del racconto serve per rafforzare l’immagine di Moshè che da salvato diventa salvatore e grazie all’aspetto di un egiziano riesce a intimidire gli altri pretendenti al pozzo, non si poteva scrivere una storia migliore ? Non poteva il buon Jtro scortare le proprie figlie con dei servi e poi non possedeva figli maschi? ma ancora una volta il racconto è intenzionale, l’espressione ויאכל לחם “mangi il nostro cibo” rivolta a Moshè da Jtro è una allusione a unire in matrimonio , anche Rashi interpreta questa espressione come una unione sessuale, lo capiamo meglio quando esaminiamo nel libro di Bereshit la stessa formula in una curiosa espressione:
ויעזב כל-אשר-לו ביד-יוסף ולא-ידע אתו מאומה כי אם-הלחם אשר-הוא אוכל
“Potifar “non gli chiedeva conto di nulla (a Josef) se non del cibo che mangiava”
Per capire meglio bisogna allargare la visione a qualche passaggio precedente:

“Josef era stato condotto in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardi, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l’avevano condotto laggiù. Allora il Signore fu con Josef: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell’Egiziano, suo padrone. Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quando egli il Signore faceva riuscire nelle sue mani. Cosi Josef trovo grazia ai suoi occhi e divenne il suo servitore personale;anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi [….], così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Josef e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava”(Bereshit 39-1/6) L’espressione כי אם-הלחם אשר-הוא אוכל, se non il cibo che mangiava è riferito ai rapporti sessuali, e questo lo capiremo quando la moglie di Potifar cercherà di sedurre Josef .
Riguardo alla stessa espressione utilizzata in Shmòt riguardo a Moshè è precedente quando leggiamo successivamente che Moshè “Accettò Moshe di abitare con l’uomo e diede Ziporàh ,sua figlia a Moshè "
Il racconto che non è storia del Medio oriente offre qualcosa di altamente simbolico, quante altre storie bibliche riguardano i pozzi, (di acqua e non di petrolio), Avrahàm li scava e i filistei li insabbiano, Izchàk ne salva almeno uno, ma noi lettori moderni la consideriamo una storia marginale.
Shalom
Noiman

Janira
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Ciao a tutti!
Tiger dice una cosa che è molto vicina all'insegnamento kabalista del Linguaggio dei rami.
Secondo quanto ho studiato finora, tutti i testi della Kabbalah sono scritto nel Linguaggio dei rami e non parlano di eventi del nostro mondo, ma solo di concetti spirituali.
Ad esempio, Abramo, Mosè ecc rappresentano stati del nostro sviluppo spirituale. Quindi in effetti è tutto scritto in un linguaggio criptato, che I Kabbalisti usano per capirsi fra loro.

https://www.kabbalah.it/libreria/yehuda ... linguaggio
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Certo Tiger, quello che hai notato è uno degli aspetti del pensiero cabalistico, la questione che poni è interessante e voglio risponderti senza farne un trattato, mi limito a commentare la tua osservazione sul cambiamento di nome di Avrahàm e di Saraj , ma prima è necessario aggiungere una breve osservazione sulle caratteristiche della lingua ebraica , l’ebraico biblico è una forma di scrittura quadrata in cui le singole lettere si possono scomporre in altri segni come anche si possono ricomporre, la più piccola delle lettere è la י , “yod” che ha valore numerico 10, ed è l’unica non scomponibile , la più semplice, un punto e credo che Janira sappia che secondo la tradizione cabalistica , la yod rappresenta il principio del “tzimtzum” , la restrizione o contrazione primordiale che precedette la formazione dei mondi :”Son nera, ma son bella”, (Shir ha- Shirim1/5.) (cantico dei cantici).

La י “Yod” ha anche la forma di un uncino, il punto originario a cui tutto si aggancia, il PALAZZO è rappresentato dalla ה “hey” che ha l’aspetto di una casa, la “hey” unita alla י “yod” compongono la parola יהי “yehì” “ sia”, come è scritto in Bereshit quando D-o disse: “sia la luce”.


Per concludere ancora una nota sulla prima lettera dell’alfabeto ebraico , la א alef, che secondo il principio che ho spiegato prima è scomponibile in due י e una ו, “vav”, la somma delle tre lettere è 26, pari a יהוה.
Come tu hai scritto Saraj era sterile , per mantenere la prima parte della promessa fatta al patriarca di una grande discendenza fu necessario rimodellare il ventre della donna, come in un file la nuova identità fu ottenuta rinominando la sua estensione, le lettere ebraiche si rimisero in movimento e fu riscritta la storia .
ולא יקרא עוד את שמך אברם והיה שמך אברהם כי אב המון גוים נתתיך
“Non ti chiamerai più Avràm, il tuo nome sarà Avrahàm perché ti faccio padre di numerose genti” Bereshit 17/5(Genesi ), non più padre solo del popolo di Aràm.
ויאמר אלהים אל אברהם שרי אשתך לא תקרא את שמה שרי כי שרה שמה
Poi Dio disse a Avrahàm” Sarà’i, tua moglie . Non chiamarla più Sarà’i , il suo nome sia Sàrah” (Bereshit )(genesi 17/15).
Al nome di Avràm fu aggiunta una ה “Hèi”che ha valore 5, e a Sarà’i fu tolta la י “yod”, valore 10, e a sua volta fu aggiunta la ה “ Hèi”.
Fu tolto 10 e distribuito 10, la presenza della lettera ה come lettera matres lectionis ha un doppio utilizzo, quiescenti o consonanti, la loro presenza va oltre all’aspetto grammaticale, lo stesso nome אלהים, è lo sviluppo di אל “El”che se dovesse diventare plurale si dovrebbe scrivere אלים, “Eli’m, ma sappiamo che invece il nome è arricchito con la presenza di una ה e leggiamo אלהים, la stessa lettera per una connessione con il divino è associata ai nomi dei patriarchi, Sarah non è più la principessa dei pastori di Avrahàm ma diventa la principessa della sua discendenza con un forte messaggio suggestivo.
Questa è la dimensione della sacralità della “parola” ogni cosa esiste dal momento in cui essa riceve il suo nome.
Shalom
נוימן

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Alla richiesta di un ulteriore il chiarimento richiesto del sig. ….. :-( che mi scrive privatamente , aggiungo un breve commento riguardo il passo di Dvarim 24/1-4 che abbiamo trattato abbondantemente nella cartella “Yeshuà e il divorzio” e successivamente anche in questa cartella, colgo l’occasione per fare ancora una precisazione che potrebbe essere in alcune parti una ripetizione di quanto già scrissi.

In Dvarim 24/1-4 e l’espressione “ervat davar”, non va isolata dal contesto generale, nel testo compaiono due termini, il primo è ba’al inteso come il primo marito e ‘ish è in riferimento al secondo uomo, direi che questa distinzione non è casuale, la stessa radice di ba’al si ritrova nel passivo al femminile di be’ulah “donna baita” traducibile come “donna del marito” , la donna della casa in un rapporto di esclusiva con l’uomo , la traduzione è sicuramente maschilista perché la possiamo interpretare che “essa” è e dominata da suo marito, tuttavia tutte le volte che leggiamo “be’ulah” appare in un contesto positivo, בעלת-בעל “beulàt ba’al” maritata al marito”, (Dvarim 22/22), va inteso nel suo senso ufficiale e pubblico di una donna maritata , questo per distinguere da un rapporto successivo con un uomo come conseguenza di un ghet .(Dvarim 24/1-4.)

“Ervat davar” non si riferisce alla scoperta dell’adulterio o di una mancata verginità della donna, argomenti trattati separatamente dalla Halachà e dalla Torah stessa, vedi Bemidbar 5/11-31 ,ecc. l’espressione “ervat davar” compare riguardo le feci disgustose in un accampamento, ervat davar rappresenta una condizione disgustosa al massimo del suo significato, scartato l’adulterio e la mancata verginità si può solo più riferire alla scoperta di una condizione di incesto.
Questo vuole dire che la donna è stata in contatto sessuale con un membro stretto della famiglia, il padre, il fratello e anche il futuro suocero.
La condanna della donna non è capitale perché la legislazione ebraica in qualche modo la difende consapevole della violenza all’interno delle mura domestiche , interessante è invece osservare che diversamente da qualunque testo giuridico la norma di Dvarim 24/1-4 non prende in considerazione una punizione per l’atto incestuoso , la definizione si limita a considerare la coppia che è sotto la condizione di “ervat davar” non sopportabile , la gravità dell’incesto all’interno di una unità famigliare rende incerta il frutto del matrimonio e crea contrasti sociali gravi.
Noiman

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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Preciso come sempre, Noiman. :-)
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Gianni ti ringrazio per le tue parole e colgo l’occasione per approfondire alcuni aspetti connessi a Dvarim 24/1-4 e la condizione di incesto all’interno della famiglia ebraica , su questo argomento si è scritto molto e non voglio ripetere quello che altri commentatori hanno aggiunto a loro volta interpretando il pensiero rabbinico della tradizione e nelle riflessioni talmudiche , non voglio neanche commentare ogni esempio scritturale in cui l’incesto è argomento di narrazione , mi limito solamente a evidenziare uno degli aspetti meno conosciuti utilizzando solo tre passi tratti dal Chumàsh.

In ebraico non esiste una radice differente tra fratello e sorella, il termine fratello e sorella possiedono un ambito semantico più ampio di quello che attribuiamo nel nostro utilizzo, il termine sorella compare in tutti i suoi derivati 82 volte, (fonte: Riccardo Disegni), per ben tre volte la moglie nell’ambito biblico viene presentata come sorella ogni volta per necessità o opportunità è necessario salvare la vita al proprio marito, questa sovrapposizione di significati ha determinato che in qualche caso si sia scambiato il rapporto di parentela per un incesto.

La proibizione dell’incesto è una norma che compare in Vaikrà 18/9 :“La nudità di tua sorella figlia di tuo padre o figlia di tua madre, nata in casa o nata fuori, non scoprire la nudità.”
Vaikrà 18/11 “La nudità di tua figlia della moglie di tuo padre, nata a tuo padre, è tua sorella, non scoprire la nudità
Vaikrà20/17”e l’uomo prenda sua sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e veda la sua nudità, e lei veda la nudità di lui, è cosa molto grave, e saranno recisi davanti agli occhi dei figli del loro popolo; ha scoperto la nudità di sua sorella porterà la sua colpa
Dvarim”Maledetto colui che giace con sua sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e tutto il popolo dirà “amen”.

Il passo di Vajkrà 20/17 è importante perché definisce l’incesto tramite un termine חסד chesed un termine che possiede un doppio valore semantico e può esprimere il concetto di bontà , affetto e fedeltà ma anche il suo opposto, un concetto negativo decisamente grave , esempio lo ritroviamo in Vaikrà ”è cosa molto grave”, un esempio in cui חסד compare con l’aspetto positivo lo ritroviamo in Tehilim “il mondo è costruito sulla bontà”(89/3), sono molto più numerose le citazioni bibliche dove Chesed” è positivo.
Un altro esempio del suo significato inteso come il massimo del negativo lo ritroviamo ancora in Vajkrà 20/17 וראה את-ערותה והיא-תראה את-ערותן חסד הוא “e vede la nudità di lei e vede la nudità di lui, essa è ignominia” ,
Bisogna osservare che la “bontà” nel suo significato biblico non è completamente sovrapponibile al concetto nella nostra cultura dove in questa parola coincidono diversi sinonimi, un esempio, il (chesèd) è un concetto diverso dalla misericordia (rachamìm), chi fa del bene al prossimo è perché prova compassione che non è esattamente la bontà ma misericordia, la misericordia è la zedakà.
E ci si pone la domanda, “ma che zedakà si può dare a un ricco ?

Allora Chesed è magari solo un sorriso, una buona parola.

Dunque bisogna considerare la sua forma positiva dove è scritto “il mondo verrà costruito sul chesèd”
Questa affermazione diventerà impegnativa e trova una connessione con il libro di Bereshit riguardo della narrazione dell’origine della prima umanità come discendenza naturale dei figli della prima coppia, Khàin e Set, il racconto non offre una logica soddisfacente per spiegare come fu possibile ricombinare le coppie nuovamente dopo la morte di Hèvel e non abbiamo notizie dirette di altri eventuali sopravvissuti, solo successivamente compaiono le prime mogli a iniziare con quella di Khàin , in Bereshit 5/3 apprendiamo che Adamo visse novecento anni e generò ancora figlie figli, il libro della Genesi non è un trattato genealogico e non ha neanche la pretesa di spiegare le sue stesse incongruenze, il significante è simbolico e usa ogni stratagemma per continuare il racconto secondo l’esigenza degli agiografi.

Un esempio che sarà utile per il seguito di questo studio sarebbe importante sapere cosa si dissero Khàin e Hével nel campo (lo abbiamo già commentato nella discussione Abele e Caino, suor Sandra se lo ricorda ?), il testo ancora una volta è laconico: ויאמר קין אל-הבל אחיו“va- yomer Qàyn el Hevèl achiw” “Disse Khaìn a Hevèl suo fratello”, nessun altro dettaglio , l’agiografo volutamente ha lasciato aperto il racconto a mille interpretazioni, il midrash su questa discussione fantastica,:
Erano in contrasto per una gemella che era nata in più a Hével”, ma Khàin diceva: “spetta a me perché sono il primogenito, Hèvel diceva”La prendo io, perché è nata insieme a me” (BR XXII/7).

Affermazione che sembra una suggestione senza nessuna base scritturale, in realtà il testo ebraico offre degli spunti per sostenere la base di questa affermazione , nel racconto biblico sono citati solamente i due figli maschi della coppia e non sono menzionate figlie femmine, il racconto non fornisce dettagli della gravidanza di Khàin קין e di הבל Hével , non è scritto che i fratelli sono nati lo stesso giorno, “Khain” è il primo a essere concepito, di Hevèl viene solo detto che nasce successivamente e non ritroviamo l’affermazione : “ho acquistato un uomo con il Signore “, la sequenza poco chiara delle nascite lascia aperta ogni supposizione. Compresa quella di padri diversi?

Una anomalia testuale riguarda Bereshit 4/2 che le traduzioni riportano come :”Poi partorì suo fratello Abele” in realtà il testo in una traduzione letterale riporta “E continuò a generare i il fratello di lui
ותסף ללדת את-אחיו את- הבל , “E continuò a generare il fratello di lui” La particella את “et”compare una volta sola per Khaìn e due volte consecutive per Hevel
il BR nota questa ripetizione e pone il suo commento:” grammaticalmente “et” può comparire sia come accusativo che complemento di compagnia” (fonte: note al Bereshit Rabbà XXII ) ,”
ותסף ללדת את-אחיו את-הבל possiamo letteralmente tradurlo come : “e aggiunse a partorire il fratello di lui , Hevel” che rende possibile che oltre Hével si aggiunsero delle sorelle gemelle.
"Tre miracoli avvennero quel giorno:in quel giorno vennero creati, in quel giorno si accoppiarono, in quel giorno ebbero discendenti. Disse R.Jehoshua ben Qohrah “Andarono a letto in due e ne discesero in sette, Caino e la sua gemella, Abele e le due sue gemelle”(B.R.XXII- 2) (Sanhedrin).

Allora bisogna riprendere l’affermazione di Tehilim “Il mondo è costruito sul Chesed” secondo espansione semantica può anche significare che l’umanità intera deriva da un atto di chesed inteso come incesto, un permesso speciale a fronte di una condizione eccezionale, appare una norma che non svelata troverà spiegazione negli libri successivi che compongono il Tanak, in ogni caso non era possibile nessuna combinazione tra i soppravissuti che non escludesse l’incesto e fu preferita la situazione meno incresciosa, cioè l’unione tra fratelli e sorelle allo lo scopo di adempiere il primo comandamento di crescere e moltiplicarsi.
L’insegnamento trasversale è che gli uomini sono chiamati in ogni modo a adempiere il disegno divino di mantenere la vita umana in questa creazione, questo esempio lo ritroviamo in seguito quando “Le figlie di Lot hanno il dubbio che non ci sia più nessuno al mondo e decidono di permettere l’incesto per non fare cessare il mondo”
Shalom ve shavua tov.

Noiman


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