Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

da Michele » giovedì 3 gennaio 2019, 20:10
“Ci sono due strade, a quanto sembra di capire:
1- L'uomo che cerca Colui che è
2- Colui che è cerca l'uomo

Io vedo diverse implicazioni, ne accenno alcune:
1-cercare Colui che è non è una cosa sbagliata, per quanto possa apparire
2-se è Colui che è a cercare l'uomo, allora l'uomo è privilegiato ma ha anche una responsabilità maggiore
3-l'uomo non si è auto-creato ma è una creatura di Colui che è
4-in definitiva Colui che è non fa favoritismi tra popoli, ma Colui che è si fa conoscere per attirare tutta l'umanità a Se
5-per Colui che è, un popolo vale l'altro, ma il fine è sempre quello
6-che un popolo si sia conservato durante i secoli è dipeso al 99%, dalle usanze di questo popolo, dalle leggi sul matrimonio, ecc.
7-Colui che è ha mandato suo Figlio, o un profeta o un maestro (a seconda quello che si crede) e il popolo che si era scelto lo ha condannato a morte”



Caro Michele, sostituire D-o come “colui che è”, diverse volte in solo poche righe mi è sembrato provocatorio, forse non hai gradito chi per prima ha osservato la ridondanza della affermazione , l’uso eccessivo e improprio anche se l’espressione rimane giusta.
In alternativa potresti provare con “COLEI CHE E”…. nakòn ? :YMHUG:

Noiman
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Michele
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Certo, ma sono due cose diverse. La ripetizione si può ovviare non scrivendo sempre lo stesso nome, e invece cambiare termine può avere un altro significato. Per esempio con HaShem oppure con D-o. Assicuro che non si tratta di provocazione. Poi se la si vuole interpretare così, non sono io che posso far cambiare idea, anzi mi sembrava un nome decoroso e in sostanza che rispettasse le scritture...va bhè, ognuno poi ...
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Antonio suggerisce a Michele di chiamare Dio col termine Dio. Io sono grato che non lo chiami Utente dell'universo.
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Michele
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Sbagli ancora utente Gianni, l'utente bgaluppi ha indicato di nominarlo con HaShem, ovvero "il Nome". Mi fa sorridere il fatto che intervieni su questo, ma non hai risposte da dare quando si formulano domande sulle scritture, se non rimandare ai dogmi che hai stabilito e formattato in tante schede
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Gianni non risponde quando le discussioni prendono una piega disordinata. Io non capisco più di cosa stiamo parlando in giro per i vari 3D. Siamo OT in ogni discussione. Cerchiamo di mantenere il tema del discorso.
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Michele
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Ma risponde però a cose inconsistenti tanto per fare una battuta
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Lasciamo perdere le polemiche, questo è un sito di studio sulle scritture bibliche di due grandi religioni, cristianesimo e ebraismo.
Siamo fortunati di disporre di questo luogo virtuale di studio , questo è merito del suo fondatore, finanziatore e responsabile, Gianni Montefameglio.
Io mi considero un vecchio frequentatore , già prima del 2014 scrivevo in questo spazio virtuale nella vecchia versione, ad oggi nonostante che alcuni di noi scrivano in modo impulsivo come in wazzap, alcuni interventi e studi meritano davvero di essere considerati, quando trovo qualche cosa di inedito e ben documentato lo salvo con un copia incolla su word, questo ultimamente è divenuto abbastanza raro

Riprendo lo studio:
Utilizzare nelle traduzioni “Colui” oltre che tradire il testo originale, significa anche offrire una pericolosa attribuzione alla essenza maschile di D-o, il testo originale non contiene nessuna distinzione riguardo la natura divina, nella espressione אהיה אשר אהיה, “ Hejè” è il soggetto, “asher” l’attributo, la ripetizione significa che il soggetto può coincidere con l’attributo.

Scriveva Eric Fromm: “il mio nome è senza nome” , come dire” : gli idoli che sono finiti hanno un nome perché essi sono delle cose, il D-o “vivente” non può avere un nome, “Io sono quello sono, che è stato e che sarà “,presente, passato e futuro coincidono in un unico tempo, ecco il mistero della affermazione. ”il mio nome è perpetuo”(shmoth 3/15) .

Per l’essere umano la temporalità è percepita attraverso la sua fisicità, misuriamo e comprendiamo le distanze fisiche tramite una dinamica consequenziale, gli avvenimenti fanno da distinzione e separazione , solo nel divenire e nell’essere stati percepiamo i cambiamenti , tutto il nostro sistema espressivo è connesso a questo sistema operativo e sappiamo nessun computer può ragionare al di fuori del suo sistema operativo, il presunto rapporto con D-o è regolato su di noi e di conseguenza personalizza il nostro divenire e ha influito sul passato, l’espressione “sarò quello che sarò “ secondo il giudaismo è un concetto dinamico, di “movimento”, ciascuno di noi come singolo o appartenete a una comunità ha l’opportunità di divenire.

L’affermazione אהיה אשר אהיה “Hejè asher Hejè”” sarò quello che sarò” si presta ad alcune osservazioni supplementari, innanzitutto considerando una peculiarità delle lettere ebraiche.
Il verbo è di quattro lettere, la lettera א “alef” iniziale grammaticalmente distingue il verbo nel tempo verbale impegnato al futuro, la “alef” compare nella affermazione tre volte come capolettera, niente di particolare considerando che è una ripetizione, la lettera א“alef” sappiamo è la prima lettera dell’alfabeto ebraico dispone di valore gematrico pari a 1 che rappresenta l’indivisibile, tuttavia osservandola con occhio diverso possiamo scoprire che la “alef” è scomponibile in tre segni.

Il segmento superiore destro e inferiore sinistro della “alef” è costituito da due י”Yod”,il segno più piccolo dell’alfabeto ebraico, di aspetto puntiforme non è ulteriormente scomponibile, il suo valore gematrico è 10, nella lettera alef a congiungere trasversalmente le due “yod” troviamo la lettera ו “vav”, simile a un bastone o piccolo serpentello, il suo valore gematrico è di 6
Le due “ yod” esprimono nel loro insieme il valore gematrico di 20, (10+10), sommato alla “vav” genera il numero 26, (10+10+6) , lo stesso valore numerico di יהוה, tetragramma ( י = 10, ה =5, ו = 6, ה =5) , con queste quattro lettere si può formare le parole: היה “era” הוה “, è (presente), יהיה “ “, sarà.
Ho affermato che la א ha valore 1, simbolicamente rappresenta l’unità , unicità e indivisibilità ma sappiamo che il numero 1 è generatore di numeri, per quanto grande possa essere un numero la sola aggiunta di una unità genera un numero nuovo, ogni numero possiede un suo nome , unico e assoluto dove significato e significante coincidono.

Dunque l’espressione è mobile e dinamica nel divenire, il verbo espresso al futuro indica la pluralità delle manifestazioni infinite quanto può essere il futuro, ogni possibilità nel suo manifestarsi è il “presente” e anche passato, la relazione è quindi solo temporale ?


ויאמר עוד אלהים אל משה כה תאמר אל בני ישראל יהוה אלהי אבתיכם אלהי אברהם אלהי יצחק ואלהי יעקב שלחני אליכם צה שמי לעלם “Disse ancora il Signore a Moshèdirai ai figli di Israele Il Signore(יהוה) [tetragramma ] Iddio אלהי [il Dio] dei vostri padri, Iddio אלהי [Dio] di Avrahàm Dio אלהי[il Dio] di Isacco e Dio אלהי [il Dio] di Jacov che mi manda a voi, questo nome זח שמי [nome questo ] e per sempre לעלם [per sempre, nascosto] , וזה [ e questo], זכרי [in ricordo di me ], לדר [per generazione] in generazione.
Alcuni elementi i riflessione sono evidenti esaminando meglio il testo e in particolare l’ultima parte:
זה-שמי לעלם וזה זכרי לדר דר
Una traduzione proposta:
Questo il mio Nome in ricordo mio per generazione in generazione”

Innanzitutto non significa che a Moshè e Israele fu rivelato il nome di D-o, una rilettura può essere : “Dirai così ai figli di Israele , Adonai (non come è scritto ma come si legge), il Dio dei vostri padri , il Dio di Avrahàm, il Dio di Izchàk , il Dio di Jacov, questo è il mio nome che sarò ricordato di generazione in generazione.”

“Verrà ricordato per in Nome che Lui ha scelto “.

Un’altra singolarità è la forma difettiva della parola שמי לעלם “ il mio nome è perpetuo" (per sempre), Rashi nel suo commento al libro di Shmot sottolinea la forma difettiva in cui è scritto, ( omessa la ו ) la stessa radice può essere letta in modo alternativo come להעלים “leha’alìm” nascondere.
Il nome viene ripetuto quattro volte nell’appellativo di D-o, inteso come divinità e una volta sola nella sua essenza יהוה.

Fine seconda parte
Noiman
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Michele
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Grazie Noiman. In verità di quanto scrivi, credo di aver capito molto poco. Però se posso, quando nel linguaggio corrente italiano e credo anche internazionale si dice "l'uomo", esso è riferito ad entrambi i sessi, considerato ormai come linguaggio simbolico di uomo=umanità. Il tutto è traslato al nome di D-o che non conosciamo, infatti ho scritto COLUI CHE E', per intendere "chi è per sempre". Così io pensavo di non "disturbare" la convinzione di chiunque qui dentro a prescindere dalla religione professata o dalla fede. Così non era. Mi spiace
Per i sistemi operativi, c'è anche qualcosa che viene prima di Windows che è il dos.
Mi dispiace anche per i miei tanti interventi definiti WhatsApp, che in effetti uso pochissimo. Per questo spero di non essere condannato di nuovo :-(
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Caro Michele non hai disturbato, anzi per nulla . ;) :YMPEACE:
Sono convinto che il significato della parola “uomo” è assolutamente generico, ma quando fu redatto il testo biblico questo concetto universalistico non era considerato nei significati che noi oggi attribuiamo , una civiltà di pastori aveva sicuramente un senso di marcia maschilista, nonostante che il pantheon delle divinità comprendesse l’aspetto femminile quasi sempre collegato all’aspetto della fertilità e interpretazione sessuale.
Whatsapp , ( più simpatico wazzapp) che acchiappa di più è un modo di comunicare ottimo per discutere se ci si trova a cena o no!
Lo scopo della mia “discutere” è quello di approfondire quello che in definitiva è corretto scrivere “COLUI CHE E’” ma secondo il punto di vista ebraico.
“DOS” ? lo visto nascere e in qualche modo l’ho vissuto in prima persona, rimane sempre dentro “la scatola” e non ha occhi e orecchie per sentire fuori.
Condannato? Sei ancora con noi….! :YMPEACE:
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

In verità di quanto scrivi, credo di aver capito molto poco.
Michele, sei un grande...! :-)
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