Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Dalle parole di Stefanotus :
"In questo caso, in questo forum, si ritiene per esempio che tutto il Nuovo Testamento vada accettato ma reinterpretato con mentalità ebraico/giudaica. Ossia utilizzando in modo puntuale (ma io oserei dire forzoso) tutti i paradigmi culturali e religiosi del popolo ebraico. Questo realizza in fondo una nuova "religione".

Testi ebraici realizzati al di fuori delle Scritture stesse, indipendentemente dal loro contesto storico e dagli scopi della loro stesura, vengono ritenuti mezzi NECESSARI per la corretta interpretazione del testo biblico e del suo messaggio.
Ma non vi è nulla nella Scrittura che giustifichi questa presa di posizione. E' una premessa che il sito di biblistica propone e non mette in discussione."
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Sandro_48
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Anche se siamo in una discussione che tratta l’interpretazione ebraica delle scritture ebraiche non possiamo non fare riferimenti al modo in cui venivano diffuse le copie della corrispondenza tra i primi cristiani, scritti che in seguito furono raccolti e definiti Vangeli.
La corrispondenza tra le varie comunità era affidata o per dettatura o per copia a uomini che non sempre avevano le qualità necessarie. A differenza tra i testi ebraici che erano in uso , questi documenti non appartenevano ancora alla sacralità di un testo cristallizzato come la Torah, che la tradizione afferma furono scritti da Moshè venivano ricopiati su rotoli di pelle solamente quando si era certi che chi era impegnato nell’opera fosse in grado di ricopiare con estrema precisione ogni segno.
Un grande impegno, ma ridotto sul piano quantitativo e che garantiva che ogni copia fosse perfettamente uguale al suo originale, una specie di fotocopia identica nei segni e nella impaginazione. Questo lo si è potuto verificare confrontando i rotoli ritrovati a Qumran con quelli conosciuti, in particolare il rotolo di Isaia che è perfettamente identico a quelli più recenti.

In epoca cristiana scribi e schiavi istruiti avevano l’incarico di ricopiare il testo che spesso era una corrispondenza con esortazioni, consigli e riflessioni e testimonianze sulla vita di Gesù, lunghe missive dirette a luoghi lontani.
Spesso chi ricopiava sapeva comporre i segni ma non sapeva leggere. Copiare senza comprensione del testo comportava commettere degli errori, scriveva Marziale:” Se in questi epigrammi troverai, o lettore, delle espressioni troppo oscure o non schiettamente latine, non dare colpa a me; me li ha guastati lo scrivano nella fretta di copiarli per te. Se poi crederai che la colpa sia mai e non dello scrivano, allora penserò che non hai un briciolo dell’intelligenza.”Ma questi epigrammi sono brutti”. Come se io negassi una cosa evidente! Si, sono brutti, ma tu non ne fai di migliori”(Marziale, Epigrammi).
Se lo scriba non sapeva leggere poteva copiare i segni ma in quei tempi la carta era preziosa ed era uso scrivere senza l’utilizzo di paragrafi, virgole e spazi fra le lettere; di questo ne abbiamo testimonianze attraverso i testi pervenuti; questo metodo si chiamava scripto continua e non rendeva facile la comprensione del testo anche di chi sapeva leggere, un esempio tratto dal libro di Bruce M.Metzger e Bart D.Ehrman dove si esamina un brano tratto dal Nuovo testamento dove è scritto senza spazi:”Ilvaloredellafedeèindubbio” potrà essere letto da un ateo o un teista in modo diverso: “Il valore della fede è indubbio” oppure “Il valore della fede è in dubbio”
Cambia completamente il significato e le implicazioni teologiche.
Origene vescovo della chiesa se ne lamenta e scrive:” Alcuni fedeli, come gente che ha bevuto troppo, giungono ad altercare tra di loro,e alterare il testo originario del Vangelo, tre o quattro volte e più ancora, e cambiare la sua natura per avere la possibilità di difendersi dalle accuse.”
Aggiunge:”Le differenze fra i manoscritti sono diventate grandi, per la negligenza di alcuni copisti o per la perversa audacia di altri, dimenticano di controllare ciò che hanno trascritto, oppure, mentre lo controllano, effettuano aggiunte e cancellazioni a loro piacimento”
Anche il vescovo di Corinto Dionigi è travolto da queste mediocri se non cattive copiature e se ne lamenta scrivendo:
Quando i miei fratelli cristiani mi hanno invitato a scrivere delle lettere così ho fatto. Questi apostoli del diavolo le hanno riempite di zizzania, togliendo alcune cose e aggiungendone altre. Guai a loro.Non sorprende dunque che alcuni abbiano osato corrompere persino la parola del Signore, quando hanno cospirato per mutilare i miei umili sforzi”.
Ireneo che contrastava Marcione per la scelta del canone che attribuiva i testi da includere nei vangeli scrive: “Ha mutilati anche le lettere di Paolo apostolo, togliendo tutti i passi in cui parla chiarissimamente del Dio che ha creato il mondo, dicendo che questi è il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, e tutto ciò che l’apostolo ha insegnato citando passi profetici”
La somma degli errori di copiatura ( non si parla ancora di traduzione) più con le modifica degli scribi che non sempre approvavano i contenuti, senza nessun controllo del copyright e sul diritto di autore, hanno generato testi che possono essere differenti da quelli anteriori.
All’inizio sicuramente l’incompetenza può essere giustificata dall’improvvisazione, (dilettanti allo sbaraglio), ma in epoche successive la sostituzione del testo assume un valore teologico per addomesticare il messaggio originale in base alla convinzione personale e sotto la pressione di chi voleva un testo addomesticato.
Gli errori si sommano, copia dopo copia, errori su errori, cancellazioni, omissioni aggiunte. Nel caso che uno scriba abbia ha disposizioni più versioni dello stesso testo esso sarà costretto a interpretare e a sovrascrivere, i più onesti lasciavano alcuni commenti accanto al testo ma tutti gli altri seguivano la propria interpretazione.
Questo è avvenuto per molti secoli.
Lo stesso Paolo non scrive di suo pugno tutte le epistole, ma si avvale di collaboratori e questo lo sappiamo esaminando il testo di una lettera ai Galati, dopo il contenuto dell’epistola dettata allo scriba aggiunge di suo pugno di fianco al testo la seguente affermazione: ”Vedete che in grossi caratteri vi scrivo, ora, di mia mano”(Galati6/11) , queste parole garantiscono la sua super visione del testo, oppure possiamo pensare che abbia scritto tutto in un carattere più grande? Non avrebbe senso. Queste parole potrebbero essere la sua firma, ma non abbiamo la certezza che Paolo avesse visionato il testo e soprattutto scritto di suo pugno, anche se certamente lo scriba scrive quello che gli è stato ordinato di scrivere.
E molto probabile che anche nel V.T ci siano alcune manipolazioni sul testo, è vero che i manoscritti del Mar Morto in gran parte risultino identici a quelli più recenti, ma è stato dimostrato che in almeno un caso il testo è stato modificato intenzionalmente in un punto del libro di Dvarim (deuteronomio) dove è scritto “ l’Altissimo separò i figli di Adamo, fissò i confini dei popoli secondo il numero dei figli di Israele “ (32/8).
Il rotolo ritrovato riporta “secondo il numero dei figli di Dio”. Questo dettaglio apparve a uno scriba come una forma di politeismo ed è probabile che qualche masoreta decise di ricopiare in un altro modo e evitare discussioni teologiche.
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 30 aprile 2017, 22:30, modificato 2 volte in totale.
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Noiman chiede: "“Testi ebraici realizzati al di fuori delle Scritture stesse, indipendentemente dal loro contesto storico e dagli scopi della loro stesura, vengono ritenuti mezzi NECESSARI per la corretta interpretazione del testo biblico e del suo messaggio.
Ma non vi è nulla nella Scrittura che giustifichi questa presa di posizione. E' una premessa che il sito di biblistica propone e non mette in discussione”

Ho capito giusto?
Che bisogna ricercare nei testi biblici l’autorizzazione al modo di come interpretarli !" Risposta: molto dipende dall'intelligenza o meglio dalla mente di chi analizza i testi: esempio: se si considera i testi "Parola di Dio" esisteranno 2 modi (come minimo) dogmatici di intenderli parola del D-o di Israele [popolo la cui storia va contestualizzata] o come parola del Dio dei Cristiani (e qui si ricade nell'interpretazione letteralistica autoritaria); oppure si possono interpretare i testi come pezzi di Antiquariato, e allora andranno interpretati secondo il metodo letterario -filologico- critico - e storico. Ci sono poi 2 altre variabili: il D-o degli Ebrei è sicuramente per i Cristiani il loro Dio perchè è il D-o di Gesù Cristo. Viceversa il Dio dei Cristiani, per un Ebreo di quelli "originali" NON è D-o perchè Gesù è stato Deizzato. Con queste 4 variabili , si possono analizzare i testi biblici, che avranno come minimo 4 significati fra loro diversi. Shalom. Ho semplificato molto perchè fra i cristiani esistono molti differenti punti di vista, così come altrettanto varie e mai univoche possono essere le Interpretazioni ebraiche.
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

3
Alla base della interpretazione di qualunque documento c’è la lettura. Sembra scontato che per studiare un testo e interpretarlo lo si debba leggere, ma nel giudaismo il significato di lettura è profondo , stratificato nei significati e nelle implicazioni.
Noi possiamo leggere ovunque, qualunque cosa in silenzio o con voce alta perché gli altri ci ascoltino, questa ultima condizione è assai rara. Oggi solo qualche vecchio legge il giornale a voce alta. Tutti noi leggiamo silenziosi, ma duemila anni prima non era così, leggevano in pochi, il numero degli uomini che sapevano leggere e di conseguenza scrivere era molto esiguo. Tutti gli altri leggevano in se stessi, cioè ripetevano un testo che sapevano a memoria. Non c’era nulla da leggere, nei tempi in cui furono compilate le scritture .
Conoscere un testo a memoria era la garanzia che il testo potesse passare quasi indenne attraverso le generazioni, su questo concetto fu preservata la Torah orale che solo in seguito fu messa per scritto
La Torah si leggeva a voce alta , questo significava che essa era udita e di conseguenza imparata a memoria da quelli che non potevano leggere, tanto da meritare la definizione:“Elì’ezer figlio di Ircano è un pozzo intonacato che non perde una goccia” tratto da Pirky Avot (Avot 2/8) (Massime dei Padri).
Un tempo le scritture erano ricordate a memoria, parola dopo parola; questa lettura memonica era facilitata da un tipo di memoria di tipo testuale caratteristica dei ebrei del tempo, diversa da quella estetica che è greca.
Di conseguenza la tradizione della lettura a voce alta ha generato la parola מיקרא mikrà che significa “scrittura” ma deriva dal verbo לקרא, liqrò leggere, questa inversione semantica raccoglie i due significati, esattamente come la radice del verbo insegnare e la stessa del verbo studiare , le implicazioni sono profonde.
Dunque “leggere” significa anche “proclamare”, la radice קרא possiede anche questo secondo significato, la lettura pubblica avviene per proclamazione, a Giosuè viene chiesto di non allontanare mai il sefer Torah dalla sua boccaלא ימוש ספר התורה הזה מפיך והגית בו יומם וליללה ..... “questo libro della Torah non si allontani mai dalla tua bocca, meditalo giorno e notte” ( Giosuè 1/8), il verbo הגיה significa “mormorare” come in una cantilena.

Leggere a voce alta significa essere ascoltati, da qui nasce l’arte del canto sinagogale che tutti ascoltano e sono invitati a imitare, imitare significa leggere il testo e riprodurlo con voce alta e confrontarsi con gli altri che giudicheranno e correggeranno, da tutto questo nasce lo studio e l’interpretazione.
Ancora oggi è uso nelle yeshivòt studiare Torah in coppia e a voce alta, gli studiosi si definiscono “chaverim” che non significa solo compagni, ma patner, “la chavrutà” è la prima partership del mondo.
Quale migliore garanzia per mantenere nel tempo inalterato il messaggio divino?
Tutto questo avveniva nelle piazze e in altri luoghi pubblici, il centro non è l’altare ma la” meghilàh” il rotolo della scrittura che viene letto da un luogo più elevato affinché tutti possano sentire la voce del lettore. La lettura era sostenuta da un assistente che aveva due compiti, il primo di srotolare la pergamena man mano che la lettura da destra a sinistra, dall’alto in basso procedeva….. cosa complessa perché la meghilàh era in genere lunga dai sette ai dieci metri,infine esso controllava che il testo fosse letto nel giusto ordine, non essendoci scritte le vocali occorreva grande attenzione , quattro occhi erano meglio di due. Ancora oggi la lettura pubblica della Torah procede allo stesso modo.
E da questo presupposto che attraverso i secoli il giudaismo le scritture sono state lette, cantate, proclamate e infine interpretate come esortò Moshè in Shmòt- mispatim (esodo) dove troviamo scritto:
ויבא משה ויספר לעם את כל-דברי יהוה ואת כל –המשפטים ויען כל-העם קול אחד ויאמרו כל-הדברים אשר-דבר יהוה נעשה
Moshè, sceso dal monte, trasmise al popolo tutte le parole del Signore e tutti i suoi statuti, e il popolo tutto insieme gridò:”tutto quanto ha detto il Signore noi faremo”
(esodo 24/3)

ויקח ספר הברית ויקרא באזני העם ויאמרו כל אשר-דבר יהוה נעשה ונשמע:
Prese il libro del Patto[Moshè] , lo lesse alla presenza del popolo il quale disse:” tutte le parole che disse il Signore, faremo e ascolteremo”(esodo 24/7)

“Nell’ora in cui anticiparono Israele” faremo ed ascolteremo ”è uscita una Voce Celeste che ha detto loro.”Chi ha rivelato ai miei figli questo segreto che utilizzano gli angeli del Servizio?”come è scritto; “benedite il Signore Suoi Angeli, possenti nella forza, che fanno la Sua Parola e che ascoltano nella voce della sua Parola.”Prima fanno e poi ascoltano “(Talmud TB Shabbat 88a).
La sequenza delle parole “faremo e ascolteremo” sono l’invito allo studio e alla comprensione dei significati. E da qui che possiamo a breve provare a entrare nel interpretazione ebraica del Tanach.
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 30 aprile 2017, 22:34, modificato 2 volte in totale.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Sandro, certamente Noè non aveva la Torah (con lettera maiuscola è quella scritta, minuscola quella orale) ma la conosceva, poiché In Gn 7:2, Dio dice a Noè: “Prendi con te sette coppie di tutti gli animali non impuri: sette maschi e sette femmine.”. Il testo non specifica quali fossero gli animali puri (tahor) e quelli impuri, il che implica che Noè sapesse distinguerli, nonostante la Torah scritta non esistesse ancora. Secondo i rabbini, Mosè fu addirittura capace di “vedere” la Torah nella sua interezza prima di scriverla. Cos'era, quindi, la Torah, prima che fosse data all'uomo? La Torah è la sapienza di Dio, come Lui considera se stesso, noi e il Suo mondo. La Torah contiene la sapienza con la quale Egli crea il mondo e lo regola e certamente preesiste presso Dio da prima della creazione, come tu stesso fai notare.

Ma, di fatto, gli ebrei (e tutti gli uomini) hanno una Torah scritta, che è parola ispirata di Dio, e una orale, che non è parola ispirata. Dico bene Noiman?

La torah orale la consulto, per quello che posso, in inglese. Non eistono molte traduzioni in italiano. Su internet trovi siti di consultazione.

Per chiarire il mio modo di interpretazione, considera questo esempio: Isaia 53. In questo capitolo si parla del "servo" di Dio: per gli ebrei, il servo in questo caso è Israele, non il Messia; se parlo con un ebreo di questo capitolo, devo mettermi nello stato mentale che il servo di cui si sta parlando è Israele, e solo cosí potrò comprendere a fondo il punto di vista ebraico, che, fino a prova contraria, è il piú autorevole solo per il fatto che il popolo ebraico è il destinatario originale della Torah. Ho iniziato a prendere in considerazione questa chiave di lettura "nei panni di un ebreo" su consiglio di Besasea, che piú di una volta mi ha invitato a lasciar da parte la mia fede per comprendere al meglio la Scrittura Ebraica. E aveva ragione, anche se io interpreto questo capitolo in modo molto diverso da lui.

D'altro canto, accettando Yeshua come Messia, io vedo il Messia nel servo di Is 53, passo biblico che calza come un guanto la figura di Yeshua. Avendo fede, io vedo la Scrittura adempiersi con Yeshua. Gli ebrei non vedono questo, infatti è Yeshua stesso a dover spiegare ai discepoli tutti i passi della Tanach dove si parla di lui (Lc 24:45). Altro esempio sono gli angeli. Gli ebrei (la maggioranza di loro) vedono gli angeli non come creature ma come diverse manifestazioni di Dio, i cristiani li vedono come creature e parlano anche di una certa ribellione, di cui sulla Bibbia Ebraica non c'è traccia; che differenza fa se siano manifestazioni di Dio o vere creature? In ogni caso, fanno la volontà di Dio.

Per comprendere bene i significati profondi della Scrittura Ebraica è necessario mettere da parte la fede e immedesimarsi nel pensiero ebraico; in questo modo, chi ha fede potrà comprendere meglio le parole di Yeshùa. Yeshùa parlava agli ebrei, ed era scontato che loro comprendessero certe cose che, invece, noi non comprendiamo; per capire bene chi è e cosa dice, è necessario fare un salto indietro nel tempo e vedersi nella Galilea di 2000 anni, fingendo di essere un discepolo, o un ebreo che assiste ai suoi discorsi. Soltanto così potremo comprenderlo a fondo, poiché lui parlava ai suoi fratelli ebrei. :-)
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Michele
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Una cosa che ho imparato da poco è quella per cui le interpretazioni della Torah o del Talmud, non è detto che debbano avere una sola interpretazione, anzi è prassi consolidata tra i rabbini che vi siano più di una interpretazione? Giusto?
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Michele, credo che dipenda da cosa si discute. Ad esempio, sul Messia e sulla sua funzione non esistono interpretazioni diverse. Sugli angeli forse si.
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Michele
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Infatti, il Messia è descritto in una maniera molto diversa da come poi Gesù ha realizzato la sua vita. Tanto più che il Messia ebreo è quello della fine dei tempi.
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Giusto Michele: "dove ci sono 2 Ebrei, ci sono 3 interpretazioni"
Sandro_48
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

bgaluppi , per cortesia, mi scrivi qui il LINK in inglese per la Torah Orale?


Io veramente leggo meglio il Tedesco dell'inglese: il mio ideale sarebbe trovare un LINK in Tedesco alla Torah Orale !

Grazie Bgaluppi.
Sandro_48
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