Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Mattia, aggiungo anche io i primi pensieri. Leggendo il cap. 26 si percepisce una certa "tensione" da parte di Mosè, quasi ansia e preoccupazione. Dopo essere stato alla guida del suo popolo, averlo condotto, istruito, protetto, egli si appresta a lasciare che cammini con le sue gambe; mi sembra che Mosè si senta quasi come un genitore che deve lasciar andare suo figlio ormai divenuto adulto, ma ancora troppo giovane e privo di esperienza: saprà il figlio mettere in pratica l'insegnamento del padre?

Nei primi due versetti egli ripete tre volte che il Signore è il Dio di Israele, quasi ad inculcarlo in testa agli ascoltatori, come un mantra. Alla fine del capitolo, mette in evidenza l'importanza dell'oggi, il qui e ora: l'osservanza deve essere quotidiana, il momento importante è l'ora, più che il dopo. Israele entra nella terra oggi, e riceve la Torah oggi. Questo richiama alla mente la Haggadà di Pesach, in cui devono essere dette le parole: “E racconterai a tuo figlio in quel giorno dicendo: ‘Per via di questo, il Signore mi fece quando uscii dall’Egitto’” (Es 13:8). Ogni israelita, si sente come se Dio avesse fatto uscire lui dall'Egitto, dunque l'evento passato che riguardò il popolo diviene presente e riguarda il singolo.

Ci sono quattro "oggi" nel testo: “Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese che il Signore giurò ai nostri padri di darci” (v.3); “Oggi, il Signore, il tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste prescrizioni; osservale dunque, mettile in pratica con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua.” (v.16); “Tu hai fatto dichiarare oggi al Signore che egli sarà il tuo Dio, purché tu cammini nelle sue vie e osservi le sue leggi, i suoi comandamenti, le sue prescrizioni, e tu ubbidisca alla sua voce.” (v.17); “Il Signore ti ha fatto oggi dichiarare che sarai un popolo che gli appartiene, come egli ti ha detto, e che osserverai tutti i suoi comandamenti” (v.18). Mi pare che il testo metta in evidenza, di nuovo, questa “tensione” da parte di Mosè; la sua preoccupazione forse sta nel fatto che gli Israeliti potrebbero "crogiolarsi" sui risultati ottenuti, sul fatto che ormai sono nella terra, sono arrivati. Allora insiste sull'importanza del presente, sul fatto che ciò che conta è osservare ora, non domani.

Il v.17, nella traduzione NR, dice “tu hai fatto dichiarare al Signore...”. È un'espressione particolare, anzi unica nella Scrittura, che acquista importanza in quel momento in cui il popolo di Israele si appresta a prendere possesso della terra e Mosè sta per lasciarlo. Rashi la spiega così: Da tutte le divinità pagane, hai separato il Signore per te stesso, per essere il tuo Dio, e Lui ti ha separato per Sè da tutti i popoli della terra per essere il Suo popolo prezioso. È come se Mosè ricordasse a Israele la scelta che ha fatto: ha scelto Dio, Lo ha santificato, e Dio ha scelto lui, santificandolo. Questa dichiarazione sembra un ammonimento, come dire: ricordate cosa comporta una simile scelta e cosa si aspetta da voi il Signore, che vi ha scelto.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Mattia, molto bello; me lo leggo bene poi faccio le mie considerazioni.
stella
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da stella »

Grazie MATTIA ...mi permetto di dire la mia ''
.Mose ;;) ,mi piace tanto leggere la vita di MOSE' ...l'amico di DIO e il salvatore del suo popolo ...
mi chiedevo , non voleva morire , ;) assolutamente mo prima di entrare nella terra promessa ,... :-( ,poi credo che avrebbe accettato ,e sarebbe andato '''sazio di giorni ''come tutti gli antenati ,..ma non era questo il volere di DIO ....i tempi ed i medoti di MOSE ,non erano quelli di DIO ..
MOSE ...si prese cura del popolo da DIO affidatogli ,...servi il SIGNORE ''...
certo io come credente ''del nuovo patto''' ,mi chiedo cosa mi vuol dire OGGI a me tutto cio' ... ;)
Tutti noi siamo chiamati a servire ,ad essere dei piccoli mose' ..
dopo 40 anni di combattimento di guida , amore per il suo popolo ,ma anche tristezza ,conoscendo ,sapendo che avrebbero peccato ,ecc..ecc...dovette accontentarsi di vedere da lontano ''la terra promessa'' ... :-( ..

la mia conclusione ,

Servi inutili siamo , luca cap.17 ,10
“Anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” e poi chiudiamo gli occhi nell'attesa di poter entrare nella '''terra promessa'' ;;)

buon sabato a tutti voi ...io purtroppo mi devo accontentare di guardarlo un po' ''da lontano'' ... :-(
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Gli ultimi otto versi e la morte di Moshè

Disse rabbi Jeudà : “nell’ora in cui Moshè è salito nell’eccelso ha trovato il Santo Benedetto Egli Sia che sedeva e legava dei tagghim, [ corone] sulle lettere [della Torah].
Disse dinnanzi a lui: “Padrone del mondo, chi te lo fa fare ? Gli disse “ C’è un uomo destinato a vivere alla fine di molte generazioni, il suo nome è Akivà figlio di Josef, che ricaverà da ogni punto e punto [delle corone], mucchi e mucchi di Halachòt [leggi].”Disse dinnanzi a Lui: “padrone del Mondo, fammelo vedere”. Gli disse:”Voltati”. Andò e si sedette dietro a otto file [di studenti] e non sapeva che cosa dicevano e si senti mancare. [Moshè].
Quando giunsero a parlare di un certo argomento gli disse uno dei discepoli [a rabbì Akivà]: “ maestro, da dove lo impari?”. Disse loro:”E una regola [data] a Moshè sul Sinai ,[al che Moshè si riprese]. E tornato dinnanzi al Santo Benedetto Egli sia ed ha detto: “Padrone del mondo, hai un uomo del genere e Tu dai la Torah per mezzo mio?. “Disse lui:”Taci! Così ho deciso”. Disse dinnanzi a lui: Padrone del Mondo, mi hai fatto vedere la sua Torah, fammi vedere la sua ricompensa”. Gli disse: “Voltati”. Si voltò e vide che pesavano la sua carne [di Rabbì Akivà] al mercato bovino. Disse dinnanzi a lui: “Questa è la Torah e questa è la sua ricompensa? “Disse lui: “Taci. Così ho deciso.”
( Tb Menachot 29b).

I “tagghim” sono dei segni a forma di decorazione posti sopra le lettere , ignorati nella lettura, nello studio costituiscono una importante risorsa per una interpretazione parallela al testo,i tagghim sono suggeritori e amplificatori di significati, ecco perché l’espressione “mucchi e mucchi di leggi”.

Gli otto versi di Dvarim narrano la morte di Moshè, per logica questi ultimi otto versi non potevano essere stati scritti da Moshè, in contrasto con il pensiero ebraico che afferma che tutta la Torah fu scritta da Moshè sul Sinai.
Nel trattato di Menachòt gli ultimi otto versi raffigurano gli otto banchi in una yeshivà virtuale in cui è seduto Moshè ,” Andò e si sedette dietro a otto file [di studenti] e non sapeva che cosa dicevano e si senti mancare. [Moshè].
La separazione è simbolica, gli ultimi otto versi del libro di Dvarim rappresentano i limiti di Moshè , l’impossibilità di narrare la propria morte.
La tradizione afferma che Moshè ricevette il libro di Dvarim sul monte Sinai insieme agli altri libri quattro libri che compongono la Torah, “man mano che il Santo dettava Moshè scriveva “, il midrash fantastica e ipotizza che Moshè quando giunse alla fine di Dvarim dove si narrava la sua morte non fu in grado di compilare l’opera , nonostante disponesse di tutte le lettere necessarie, non fu in grado di dare loro la giusta sequenza.
Moshè sa che non varcherà il Giordano, questa certezza diventa assoluta quando D-o gli chiede di preparare il suo successore.

E disse il Signore a Moshè: “ prendi per te Jehoshuà figlio di Nun, persona di spirito, e porrai la tua mano su di lui. E lo farai stare dinnanzi ad Elazar il sacerdote e dinnanzi a tutta la congrega e lo istruirai ai loro occhi. E darai della tua gloria su di lui affinché ascoltino tutta la congrega dei figli di Israele. E dinnanzi ad Elazar il sacerdote starà e gli domanderà circa il giudizio degli urim, dinnanzi al Signore. Per bocca sua usciranno e per bocca sua verranno, lui e tutti i figli d’Israele con lui e tutta la congrega, “( bemidbar 27/18-21) ( Numeri ).


La successione non è ereditaria, , all’opposto dell’Egitto e delle popolazioni contemporanee viene esclusa la discendenza divina, il successore è scelto per meriti e per elezione divina, il cambiamento è radicale e nessun uomo in Israel avrà le prerogative di Moshè , il ruolo di mediatore teoforico unico e privilegiato, l’epoca dei miracoli pirotecnici è quasi al termine, la morte di Moshè conclude un’era storica che per certi aspetti è più contigua ad Avrahàm che ha quelli che seguiranno Moshè, è evidente da subito che il livello della rivelazione viene abbassato, i Coanim per conoscere i voleri dei cieli avranno bisogno degli Urim e Thummin .

Nella successione la discendenza diretta di Moshè è esclusa, i suoi figli non vengono menzionati, sarà Jehoshuà a succedergli insieme a Elazar , figlio di Aron, nipote di Moshè , il ruolo di condottiero e guida morale è riclassificato e separato nelle figure di Re e Sacerdote.
“Moshè fece quanto il Signore aveva ordinato; prese Jehoshuà, lo fece stare davanti al sacerdote Elazar e davanti a tutta l’assemblea, come aveva detto il Signore a mezzo di Moshè. Appoggio le sue mani su di lui e gli diede l’ordine, come il Signore aveva detto per mezzo di Moshè” (bemidbar 27/ 22) (numeri).
Il Signore chiede di imporre una mano, Moshè ne pone due.
Perché due mani ?
Questo “aggiungere” è un insegnamento o una anomalia testuale?.

Nel testo originale leggiamo וסמכת את-ידך “appoggerai la mano tua”, alcune bibbie traducono “le tue mani”, non si tratta di una svista, il traduttore non pone particolare differenza tra il porre due mai o una , la forma duale di yad induce il traduttore a immaginare che le mani sono sempre due, il testo originale al contrario sottolinea la differenza e pone il distinguo , lo capiamo quando leggiamo את-ידיו ויסמך “ appoggiò le sue mani” scritto al plurale.(27/ 23).
D-o chiede a Moshè di porre una mano , ma leggiamoויסמך את-ידיו עליו “appoggio su di lui le mani”.
Per approfondire questa apparente anomalia testuale occorre considerare che era uso antico imporre due mani per consacrare, anche per l’abbraccio occorrono due braccia e due mani, ma a Moshè viene chiesto di porre una sola mano…!
Interessante è l’ interpretazione è di Jonathan Pacifici:
“ Capiamo allora perché Moshè deve imporre una sola mano, In TB Sanedrin 107 b è detto che la “sinistra deve allontanare e la destra avvicinare” La sinistra della guerra deve allontanare i Canaanei e la destra della Torah ci deve avvicinare al Signore. La destra è sempre la Torah [dvarim 33] .
In Tb Menachot 36b è anche detto che “mano” senza specificare quale, è sempre la sinistra. Da qui dice lo Shem MiShmuel che Moshè dovrebbe porre la sinistra su Jehoshuà investendolo del suo ruolo di condottiero militare, lasciando la destra della Torah ad Elazar.”


Una mano, due mani……! Nel Levitico troviamo altre anomalie testuali riguardo l’uso di porre una mano o due, Aronne riceve l’investitura da Moshè e celebra i sacrifici prescritti , il rituale è minuziosamente descritto in ogni dettaglio, Aronne alza le braccia e benedice il popolo וישא אהרן את-ידו “E sollevò Aronne la mano sua “” letteralmente “yadò” “la mano di lui ”, i masoreti notano l’omissione della lettera yod e segnalano la possibile variazione con una nota tra parentesi ידיו, “le sue mani” in una lettura alternativa. ( Vaykrà – Sheminì 9/22).
Il distinguo è una mano è alzata e l’altra no!
Ritroviamo la stessa anomalia in Levitico (Vaikrà –Acharè -mòth 16/21), prima ancora nel libro di Shemòt nell’episodio della guerra tra Israel e Amalèk, quando Moshè teneva alzate le mani (ידו), Israel vinceva , (singolare), se le abbassava perdeva.
Ma le braccia(ידי ) (singolare) di Moshè erano pesanti, allora presero una pietra e la posero sotto, e gli si assise sopra, e Aronne e Chur sostenevano le sue braccia(, בידיו) (plurale) l’uno da una parte e l’altro dall’altra, cosicché le sue braccia ( ידיו ) (plurale) poterono sostenersi sino al tramonto del sole”(12).(Levitico).
Bisogna considerare che Moshè impugnava la “verga del Signore” questa implica che poteva essere sorretta con una mano sola o con due mani, in questo caso esse avrebbero dovuto essere poste in parallelo.
Concludendo yad è inteso in modo alternativo secondo il livello di intensità del testo, privilegiando il significato gestuale e simbolico nella forma plurale, questo è il caso della (semikhàh) la benedizione sacerdotale che secondo la Halachà è codificata nella imposizione di entrambi le mani anche se spesso è menzionata una sola mano.
Un ultimo aspetto è quello mistico, l’uomo porge una sola mano e D-o aggiunge l’altra a insegnare che per ottenere l’armonia dei cieli e rendere la benedizione veramente efficace occorre l’intervento divino.
In realtà esiste anche una spiegazione assai meno cervellotica, è possibile che l’affermazione “ appoggerai la mano tua” vada letta e considerata in misura riduttiva e privando l’espressione di solennità, in pratica D-o disse a Moshè solo di appoggiare la mano su Jehoshuà con lo scopo di indicarlo al popolo.

Se la Torah è come la matematica allora i segni significano sempre qualche cosa, aggiunte o omissioni trovano sempre il loro significato.
Riprendiamo da Numeri (27/20-21) e approfondiamo questa parte:
E lo farai stare dinnanzi ad Elazar il sacerdote e dinnanzi a tutta la congrega e lo istruirai ai loro occhi. E darai della tua gloria su di lui affinché ascoltino tutta la congrega dei figli di Israele"

Esaminiamo l’espressione וצויתה אתו לעיניהם, “ordinerai lui ai loro occhi” le traduzioni più comuni riportano” gli darai i tuoi ordini”, “gli darai ordini alla tua presenza” , ancora “lo istruirai a loro occhi”.
Poi successivamente leggiamoונתתה מהודך עליו letteralmente “darai della tua maestà” , altri traducono con “potenza”, la radice di questa parola esprime il concetto di “potenza e splendore”, la radice di questo termine è la stessa della nona sephiràh הד, lo splendore.
Il versetto è consequenziale, la prima parla di una autorità conferita, la seconda parte è l’autorevolezza che nella ricerca di sinonimi adatti traduciamo in modo ingannevole” E darai la tua gloria a lui”, anche “Darai della tua dignità a lui” (27/20).

Jehoshuà figlio di Nun, ha ricevuto da Moshè : autorevolezza, autorità, dignità , gloria, magnificenza, parole che nel nostro pensiero veloce travisano significati originali che si confondono e sovrascrivono, il nostro modo di pensare è riduttivo e generico , ci induce a semplificare tutto questo in un concetto, il potere.

Il midrash riflette e commenta che in realtà le due azioni sono completamente distinte e addirittura opposte nella forma e nel significato , per spiegarlo pone un esempio:
Il primo passaggio “ordinerai lui ai loro occhi” è paragonabile ad accendere un lume tramite un altro lume, il primo lume non perde di intensità pur riversando energia sul secondo ,invece l’espressione “ darai della tua maestà” è paragonabile al travaso di un liquido da un recipiente ad un altro, in questo caso otteniamo una condizione opposta, il primo vaso subisce una sottrazione a favore del secondo vaso , questo esempio è suggeritore e ci induce a considerare che Jehoshuà ricevette una parte del potere di Moshè, non tutto , lo capiamo dalle parole “darai della tua maestà” , Rashi offre a riguardo una buona interpretazione di Bemidbar 11/17 “Io porro su di loro” e scrive: ”A cosa divenne simile Moshè in quell’ora?A una lampada posta su un candelabro , a cui tutti accendono le proprie lampade, senza che la sua luce venga per nulla a scemare”(Rashi- Commento a Bemidbar).
Prosegue
Shalom
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Il 23 di tishrì 5779 si conclude il ciclo della lettura della Torah, martedi 2 ottobre è Simchàt Torah , dedico a Stella la conclusione della seconda parte “gli ultimi otto versi e la morte di Moshè .

Noi pensiamo che il diniego è una punizione , forse la peggiore delusione che si può ricevere.
Sali su questo monte Avar e guarda la terra che io ho dato ai figli di Israele , e dopo averla veduta verrai raccolto alla tua gente anche tu ”(Bemidbar 27/12).
Rashi commenta :”Sali su questo monte”Perché questa sezione segue immediatamente quella che precede? dal momento che il Santo Benedetto egli sia, aveva detto a Moshè:”tu non darai certamente a loro”, questi pensò[ Moshè] “E’ a me che Dio ha comandato di spartire l’eredità, forse il decreto è stato annullato e io posso entrare nella terra!
Gli disse il Santo , Benedetto egli sia:”il mio decreto rimane inalterato
”(Rashi Commento a Bemidbar).
Queste parole sono di grande sconforto per Moshè, quando si rivolge a D-o percepiamo la sua delusione e il volto terribilmente umano di chi accetta il proprio destino a malincuore, non può sfuggirci il tono imperativo delle parole pronunciate , forma e tono sono una esortazione , queste sensazioni sono difficilmente trasferibili nelle traduzioni, l’espressione “il D-o degli spiriti e d’ogni creatura vivente” è come una preghiera che va oltre al significato letterale, la richiesta di indagare nell’anima umana e la fisicità nel tempo, il suo successore dovrà affrontare molte prove e mostrare un carattere indomito, Moshè sa che a succedergli sarà Jehoshuà e vuole che D-o veda il futuro e fargli comprendere che la scelta migliore.

Il Signore, il Dio degli spiriti in carne, costituisca sulla comunità un uomo, che esca davanti a loro e rientri davanti a loro, che li faccia uscire e li faccia rientrare; così la comunità del Signore non sarà come un gregge senza pastore” (Bemidbar 27/16-17).
D-o non dà una risposta diretta, “E disse il Signore a Moshè: “ prendi per te Jehoshuà figlio di Nun, persona di spirito, e porrai la tua mano su di lui”.
E’ la risposta che Moshè attendeva.

Commenta Erik Fromm “Moshè fu guida per la libertà, ma non nella libertà
E’ D-o stesso a fornire la spiegazione e la motivazione sul perché a Moshè non è concesso di varcare il fiume Giordano:
«Sali su questo monte di Abarim , sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gerico, e guarda il paese di Canaan, che io do in possesso ai figli d’Israele. Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito al tuo popolo, come tuo fratello Aaronne è morto sul monte Or ed è stato riunito al suo popolo, perché mi siete stati infedeli in mezzo ai figli d’Israele, presso le acque di Meriba, a Cades, nel deserto di Sin, in quanto non mi avete santificato in mezzo ai figli d’Israele. Tu vedrai il paese davanti a te, ma là, nel paese che io do ai figli d’Israele, non entrerai» (Deuteronomio 32:49-52)
Sono le stesse parole che abbiamo letto in Bemidbar , con una precisazione sul luogo, il monte Nebo, da queste parole abbiamo la conferma che anche suo fratello Aron è morto prima di oltrepassare il Giordano, il testo biblico è chiaro nell’indicare la motivazione, è D-o stesso a rivelarla, la contesa delle acque di Meriva nel deserto di Zin , l’argomento ha generato una ricca letteratura , è difficile aggiungere qualche cosa di nuovo e inedito, tuttavia alcuni spunti di riflessione possono essere utili per approfondire altre possibili implicazioni, considerando nelle cause del diniego anche l’episodio del vitello d’oro e l’incapacità di Moshè di impedire la deriva idolatrica di Israel, a discolpa di Moshè e rivedendo l’episodio del vitello d’oro abbiamo buone ragioni per non attribuire la colpa interamente a Moshè e ritrovare responsabilità maggiori in Aron che stranamente fin dall’inizio del racconto appare accondiscendente e collaborativo con le richieste del popolo, non troviamo nessuna sua obiezione, direttamente impartisce le istruzioni su come raccogliere l’oro e fabbricare la forma, lo stampo in cui venne forgiato il vitello è opera delle sue mani, la sua iniziativa non si ferma alla sola realizzazione fisica, sappiamo che Aron eresse un altare dinnanzi all’ idolo in oro e istituì una festa solenne .
Quando Moshè scende dal monte scarica la responsabilità al popolo:
Moshè disse a Aron:”Che cosa ti ha fatto questo popolo che tu l’hai indotto ad una così grave colpa? “Aron rispose: “ non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso conosci come questo popolo sia incline al male:”. Ora essi mi hanno detto: “fabbricaci un dio che ci sia di guida, poiché Moshè, l’uomo che ci fece uscire dalla terra di Egitto, non sappiamo più che cosa ne sia avvenuto” Allora io risposi “Chi ha dell’oro, se ne spogli” e me lo consegnarono; l’ho gettato nel fuoco e ne è sortito fuori questo vitello” Moshè constatò che il popolo era senza freno avendo Aron sopportato tale condizione. ( dvarim –ki tissà) (esodo).

La spiegazione di Aron non si limita alla descrizione dei fatti ma è una autodifesa , Moshè comprende benissimo la situazione e lo giustifica“Moshè constatò che il popolo era senza freno avendo Aron sopportato tale condizione “ e conclude che se Aron non avesse soddisfatto le richieste del popolo probabilmente sarebbe stato travolto e ucciso, Moshè si attribuisce la colpa dell’azione idolatra e chiede a D-o di perdonare il suo popolo.
Esiste un’altra interpretazione , Moshè prima di salire sul monte ha nominato i suoi sostituti, Aron suo fratello e Chur figlio di Miriam, suo nipote , dando istruzioni al popolo che in caso di contese si potevano rivolgere a loro in sua vece.(shmot 24/14) (esodo).
Sappiamo che solo Aronne è coinvolto nella costruzione del vitello d’oro, Chur non viene menzionato, il midrash va ha colmare questa omissione e commenta che all’inizio il popolo si rivolse a Chur nella speranza che essendo più giovane fosse anche più malleabile , Chur negò il permesso e per questo fu ucciso , il suo nome è ricordato attraverso la discendenza , Betzalel il costruttore del Tabernacolo.
Dobbiamo anche ricordare che Aron era un Cohen e ucciderlo avrebbe avuto un esito irreparabile, nelle Lamentazioni è scritto: “Non sia ucciso un Cohen nel Santuario” , quindi fu scelto il male minore.
Moshè si prende di fatto la colpa:
Deh ! O Signore, questo popolo è colpevole di grave peccato, si fabbricarono una divinità d’oro. Or dunque perdona la loro colpa, o altrimenti cancellami dal libro che tu hai scritto”. Il Signore rispose a Moshè: “Colui che ha peccato contro di Me, quello cancellerò dal Mio libro.(Shmòt- Ki Tissà)
Aron non viene menzionato, Moshè intercede per lui in seguito, la supplica di Moshè viene ripetuta in Dvarim- Echev , 9/9-22).(deuteronomio).
Il midrash interpreta e commenta l’episodio del vitello d’oro, questo episodio è commentato in Shemot Rabbà (43-34):
Racconta il Midrash (Shemot Rabbà 43,4) che Moshè nostro Maestro liberò da un voto… il Santo Benedetto! Proprio così. Allorché i Figli d’Israele commisero la trasgressione del vitello d’oro, Moshè supplicò il buon D. affinché li perdonasse, ma il S.B. disse: “Non posso. Sono ormai vincolato da una promessa. Ho scritto infatti nella Torah che “colui che sacrifica agli idoli sarà distrutto” (Shemot 22,19) e ora non posso contraddire la Parola nella quale Io stesso mi sono impegnato!” Moshè disse allora: “Padrone del Mondo, forse che Tu non mi hai concesso l’autorità di sciogliere i voti? E’ infatti scritto nella Torah che “Colui che abbia fatto una promessa a H. non potrà venir meno alla sua parola data” (Bemidbar 30,3): lui stesso non potrà venir meno, ma un Chakhàm lo potrà invece liberare dal voto dietro sua richiesta. Non solo: qualsiasi Maestro che insegni agli altri come devono comportarsi è necessario che dia lui per primo il buon esempio di sottomettersi alle sue regole. Ora Tu mi hai insegnato a sciogliere i voti altrui? E’ giusto che adesso Tu Ti presenti per primo a sciogliere gli impegni Tuoi”. Moshè allora si avvolse nel suo Tallit e si sedette come un giudice, mentre il S.B. si mise per così dire in piedi dinanzi a lui, come si conviene in tribunale, quasi che domandasse di essere sciolto dal suo voto.”

In tutto il capitolo 28 fino a 30 (Tezavvè ) il nome di Moshè è omesso, il midrash commenta “le parole di un giusto non vanno mai ha vuoto”.

Moshè non muore come un comune mortale, non subisce il deperimento della vecchiaia, l’agonia del corpo, la sua morte non è una fine ordinaria ma la sua esaltazione.
וידבר יהוה אל משה בעצם היום הזה לאמר: עלה אל הר העברים הזה הר נבו אשר בארץ מואב אשר על פני ירחו וראץ את ארץ כנען אשר אני נתן לבני ישראל לאחזה

In questo stesso giorno il Signore parlò a Moshè dicendo cosi: “Sali su questo monte Aravim, chiamato anche monte Nevò che si trova in terra di Moav di fronte a Gerico e osserva la terra di Canan che Io do in possesso ai figli di Israele”.(dvarim 32/48)
L’espressione “E parlò il Signore a Moshè in stesso giorno questo” è una espressione speciale la cui enfasi sfugge nelle traduzioni , le stesse parole le ritroviamo in Esodo (Shmot –Ytro, 19/1), “in giorno questo giunsero nel deserto del Sinai ….. e Israele si arrestò di fronte al monte ”.
Le parole “Morirai sul monte sul quale ti accingi a salire e ti congiungerai al tuo popolo” sembrano collegare l’inizio e una fine.
Questo modo di concludere la sua vita è straordinario, un giorno diverso da tutti gli altri, esattamente come il giorno in cui venne consegnata la Torah.
וימת שם משה עבד-יהוה בארץ מואב על-פי יהוה
“E mori là Moshè, nella terra di Moav , secondo la volontà del Signore”( Dvarim 35/5) (deuteronomio ), è scritto על פי יהוה” letteralmente “sulla bocca del Signore” l’espressione è una forma poetica in uso in quel tempo, la ritroviamo in genesi
ויפח באפיו נשמת חיים ויהי האדם לנפש חיה
soffiò nelle sue narici un soffio di vita”, oltre al significato figurato la tradizione amplia in modo suggestivo la lettura, è la bocca di D-o a raccogliere l’anima di Moshè , condizione unica e straordinaria che nessun uomo ha potuto ottenere prima di quel giorno, il privilegio di cedere la propria vita direttamente a D-o, la nostra immaginazione ha sovrascritto il senso delle parole, l’immagine antropomorfica supera l’effetto che il narratore voleva suggerire.
L’espressione bocca a bocca si carica di significati, il simbolo dell’esclusiva e della fiducia eccezionale tra due persone in un dialogo così personale che non sono incluse terze parti , ne come uditori e osservatori, quando i due si parlano nessuno è in grado di udire e vedere, Moshè è costretto a ripetere al popolo.
Moshè muore e la sua morte diviene insegnamento.

איש הת קברתו עד היום ויקבר אתו בגי בארץ מואב מול בית פעור ולא ידע
Lo seppellì nella valle, nel paese di Moav, davanti a Beth Pe’or”. (Dvarim 34/6).
D-o stesso seppellisce Moshè? un antropomorfismo voluto ? il senso delle parole è ancora una volta amplificato dalla tradizione, non viene menzionata una tomba , un mausoleo speciale come uso in Egitto, D-o si prende cura delle spoglie dell’uomo , il luogo della sua sepoltura rimane un segreto .
Nessuno conosce il luogo in cui riposa. Per gli uomini della montagna, la sua
tomba si trova nella valle; per gli uomini della valle, si trova sulla montagna.
È dappertutto e altrove, sempre altrove. Nessuno era presente al momento
della sua morte. In un certo senso, egli vive ancora in noi, in ognuno di noi.
Perché, finché un figlio di Israele, da qualche parte, proclama la sua Legge e
la sua verità, Moshè vive attraverso di lui, in lui, come vive il roveto ardente,
che consuma il cuore degli uomini senza consumare la loro fede nell’uomo e
nei suoi richiami strazianti"
(Elie Wiesel, Personaggi biblici attraverso il Midrash).


Ritornando all’inizio di questa cartella abbiamo ipotizzato che Moshè abbia scritto tutta la Torah meno gli ultimi otto versi che concludono il libro di dvarim , il midrash fantastica “ D-o dettava, Moshè ripeteva e poi scriveva, per gli ultimi otto versi è mancata la fase della ripetizione , egli era già con D-o.
Il Santo Benedetto Egli sia dettava e Moshè ripeteva e scriveva, poi fu il Signore a scrivere la fine con le lacrime di Moshè”.
Vezoth ha- Berachà è l’ultima parashàt che conclude il libro della Torah, gli ultimi otto versi concludono il ciclo della lettura è il Chatàn Torah completa il ciclo della lettura con le parole “agli occhi di tutto Israele “, al termine della lettura secondo il minhag è uso leggere il primo versetto del libro di Bereshit, le ultime parole di deuteronomio si uniscono virtualmente alle prime del libro della genesi componendo l’espressione:
משה לעיני כל ישראל בראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץעשה “Agli occhi di tutto Israele,in principio creò Iddio il cielo e la terra.” la creazione avvenne sotto gli occhi di Israele, quasi a significare che “tutto quello che faremo è già stato fatto” Questo è forse piegare il tempo? Appartenere ad un grande prodigio , la mano possente di D-o collega Israele al principio.
Fisicamente la fine del rotolo della Torah si ricongiunge con il suo inizio, l’ultima lettera ל” “Israel” si unisce con la ב di Bereshit, insieme compongono la parola לב “lev” “cuore”,

Allorché Moshè terminò di scrivere su di un libro le parole di questa legge fino alla fine, Moshè stesso ordinò ai Leviti che portavano l’arca del Patto del Signore:”prendete questo libro della legge e ponetelo da una parte entro l’Arca del patto del Signore vostro Dio e resti là per testimonianza” (Dvarim- Va-jèlech 333/26) (deuteronomio)

Il midrash per secoli ha commentato la morte di Moshè e gli ultimi attimi di vita,
da questa riflessione è nato un racconto assai lungo:
Moshè alzate le braccia se le pose sul petto e disse, rivolto a Israele : “Guardate come finisce la vita dell’uomo! E si raccolse …
Dai più alti dei cieli, scese il Santo, Benedetto Egli sia, accompagnato da tre angeli, per raccogliere l’anima di Moshè. I tre angeli erano :Mikael, Gabriel, e Zagzeghel.
Il primo preparò il letti,l’altro distese un panno di bisso al suo capo e il terzo ai suoi piedi. Mikael si pose da una parte e Gabriel dall’altra.
“Moshè, chiudi gli occhi!” disse Il Santo, Benedetto Egli sia, e Moshè chiuse gli occhi. “Posa le mani sul petto”, e posò le mani sul petto. “accosta i piedi” E accostò i piedi.
Allora Il Santo Benedetto Egli sia, chiamò l’anima di Moshè: “Figlia, le disse, per centoventi anni ti ho raccolta nel corpo di Moshè, ora è giunto il tuo ultimo termine e devi uscire.
Esci, non indugiare “
E l’anima: “Signore del mondo! Io so che tu sei il Dio di tutti gli spiriti, il Signore di tutte le anime. Tu mi hai creato. Tu mi hai lasciato nel corpo di Moshè per centoventi anni. Ma esiste ora al mondo un corpo più puro di Moshè. Io gli voglio bene e non voglio abbandonarlo.
“Esci gli replicò il Santo, e Io ti farò salire ai cieli più alti e porrò la tua sede sotto il trono della mia Maestà, accanto ai Cherubini e Serafini.
In quell’istante il Santo, Benedetto Egli sia , baciò Moshè e gli raccolse l’anima in un bacio.
E lo Spirito Santo pianse e disse: “ Non sorgerà più un profeta in Israele pari a Moshè. E il cielo pianse e disse : “ scomparso il giusto della terra.
La Terra piangendo disse . “l’onesto non c’è più fra gli uomini”
Gli angeli dissero piangendo dissero : “Adempi la giustizia dell’Eterno.
Israele piangendo disse:” e le sue leggi verso Israele.
E insieme tutti, cielo, terra, angeli Israele esclamarono : “Entri in pace, Riposino sui loro letti coloro che camminarono con dirittura
“.

Moshè muore all’età di 120 anni, questo è il limite posto alla vita dell’uomo, il testo biblico sottolinea che nonostante l’età avanzata Moshè fosse un uomo forte, “Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno”diversamente da Avrahàm, Izchàk e Jacov, Moshè muore lontano dalla sua famiglia, non vengono menzionati i suoi figli ne la moglie Zipphora, questa omissione sottolinea l’immagine del condottiero, una figura solitaria senza tempo, Moshè è un uomo sospeso tra i due mondi, il passato e il futuro di Israel.
Shalom
Noiman
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

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stella
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da stella »

GRAZIE ,NOIMAN , dedicato a me , ;;) ...

Per ringraziarti caro Noiman ,come minimo dovro impegnarmi a ''leggere tutta la seconda parte e ...ruminarla'''..grazie ancora ,..
...MOSE VIVE ANCORA ...''che significato profondo '' ;;)

MIMyMAT leggero anche il tuo link grazie . :-)
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
AKRAGAS
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Si impara sempre.
Grazie, noiman.
Un saluto a Stella. :YMHUG:
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Noiman, un OT da ciò che hai scritto. Sto cercando di capire Ger 3:1. Tutti i traduttori in italiano rendono con delle domande:

לאמר הן ישלח איש את־אשתו והלכה מאתו והיתה לאיש־אחר הישוב אליה עוד הלוא חנוף תחנף הארץ ההיא
“Se un uomo ripudia sua moglie e questa se ne va via e si sposa con un altro, quell'uomo torna forse ancora da lei? Il paese stesso non ne sarebbe forse tutto profanato?” (NR)

ואת זנית רעים רבים ושוב אלי נאם־יהוה
“E tu, che ti sei prostituita con molti amanti, ritorneresti da me?”, dice il Signore (NR)

Ma a me pare che il testo dica “tu hai commesso prostituzione con molti amanti, eppure torna da me”. Se non erro, il verbo ושוב è un infinito assoluto, usato di rado, che spesso esprime un comando, come in Es 20:8: “Ricordati [inf. ass.] il giorno di riposo”; o Dt 24:9: “Ricòrdati [inf. ass.]di quello che il Signore, il tuo Dio, fece a Maria...”. Davanti ha il vav congiuntivo, che rafforza e congiunge a ciò che precede. È giusta la mia lettura?

Un'altra domanda. Sarebbe possibile tradurre il versetto così?:

לאמר הן ישלח איש את־אשתו והלכה מאתו והיתה לאיש־אחר הישוב אליה עוד הלוא חנוף תחנף הארץ ההיא ואת זנית רעים רבים ושוב אלי נאם־יהוה

“"Se un uomo manda via sua moglie e lei va via da lui e diventa di un altro, lui non può tornare da lei; grandemente la terra sarebbe profanata. E tu hai fatto la prostituta con molti amanti, eppure torna da me", dice il Signore”.

Grazie Noiman.
trizzi74
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da trizzi74 »

Ciao Antonio, da parte mia ti posso aiutare postando la traduzione di Germia 3:1 che si trova nella Bibbia Ebraica della Giuntina.
Allegati
Geremia 3,1 .pdf
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"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
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