Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Sono rientrato ieri sera dalle mie vacanze: tanto per cambiare ... una crociera! Apro il forum e trovo le spiegazioni e i commenti di Noiman, belli e profondi come sempre. E mi sento a casa. Grazie, carissimo Noiman.
Nei giorni scorsi ho pensato a voi in un momento particolare. Mi stavo godendo una magnifica lettura seduto accanto ad una grande vetrata della nave quando sono stato colto di sorpresa da un chiarore superbo nel cielo ancora scuro del mattino. All'orizzonte, sul mare, si stava levando il sole, non ancora visibile. Era l'aurora. All'orizzonte un rosso acceso tra striature giallo-rosa; poco più su il viola, poi il turchino che andava a confondersi con un azzuzzo intenso nel resto del cielo ancora blu scurissimo. Avrei voluto scattare una foto per portarvela in dono, ma se fossi sceso in cabina per prendere la macchina fotografica, sarei tornato a miracololo avvenuto. Fu un momento sublime; se potete, immaginatelo.
Poco dopo sono venuti a sedersi accanto a me, in quel salotto in mare aperto, due giovani: un ragazzo e una ragazza ben vestiti, con gli auricolari agli orecchi. Sono della sicurezza, ho pensato. Ne ho avuto la conferma sentendoli parlare tra loro: israeliani. Ho attaccato bottone. Bòqer tov, or tov, buon giorno, buona luce. Poi una piacevolissima conversazione. Anì lomèd ivrìt, io studio ebraico, ho spiegato. E quando mi hanno domandato: lama?, perchè?, ho risposto: ki anì ohèv et Israel veèt hatanàch, perchè amo Israele e la Bibbia. Mi hanno guardato, un po' sorpresi, e la ragazza ha detto sottovoce: todà, grazie. Per me è stato un momento intenso, di condivisione. Quando poi ho domandato mah khadàsh birushalàym, che novità a Gerusalemme, mi hanno aggiornato sulla situazione in Israele: secondo loro si va alla guerra. Intanto il sole era già alto all'orizzonte.
Or tov, buona luce, e tanto splendore per Yerushalàym, la Città di Dio.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Gianni di aver condiviso questi momenti.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Avete festeggiato la fine del 2017? Panettoni a parte …. Ora vi propongo una breve discussione.

In questa cartella introduco l’argomento che è già stato trattato nel passato, discusso in più cartelle e che forse richiede qualche precisazione.
La domanda che alcuni pongono:

Dove apprendiamo che esistono le leggi noachide ?

Questo argomento ha da sempre costituito un elemento fondamentale nelle discussioni tra gli ebrei e gentili alla luce dell’universalismo ebraico che attraverso la sua esperienza millenaria ha considerato la promulgazione da parte del Santo le prescrizioni o leggi noachide come anticipo delle ordinanze consegnate a Israel da Moshè.
Per chiarire questo concetto bisogna innanzitutto comprendere che quello di cui parliamo è dedotto dal giudaismo attraverso l’interpretazione delle scritture.

La Torah nel suo racconto sembra voler anticipare una morale condivisa tra le genti , in un contesto a titolo universale escludendo nessuno pur comprendendoci tutti, l’ attenzione di D-o nei confronti della discendenza di Noàch precede di molto la consegna a Israel di patti molto più impegnativi l’Halachà che per definizione letterale è il cammino per la sua applicazione .
Questa morale non è destinata a un singolo popolo , neanche a Israel che dovrà ancora essere estratto, ma al mondo degli uomini sopravissuti al diluvio.
Il concetto è quindi quello di anticipare per poi affermare una conclusione sotto il monte del Sinai che avverrà molto tempo dopo.

Noàch

Di questo personaggio il testo biblico fornisce poche notizie, viene menzionata la sua genealogia, apprendiamo dalla scrittura due diverse genealogie, sappiamo che per definizione divina Noàch è ritenuto tra le generazioni un “uomo giusto”, forse non l’unico vivente nell’epoca del diluvio, ma quello più giusto nei confronti di una umanità corrotta.
Il testo si limita a dire:”Un uomo giusto e integro nella sua generazione” queste parole sono in contrapposizione con la definizione degli abitanti della terra.
וירא יחוח כי רבה רעת האדם בארץ וכל יצר מחשבת לבו רק רע כל היום
Il Signore vide che la malvagità dell’uomo nella terra era grande e che ogni creazione del pensiero del suo animo[cuore]e ogni giorno soltanto male
(Bereshit 6/5)(genesi)
Il Midràsh offre la sua interpretazione :
"Noàch era il meglio che D-o poteva disporre sulla terra, secondo la misura che considerava il resto degli uomini inferiori alle bestie, Noàch nella generazione di Avrahàm sarebbe stato come scrive Limentani : un monocolo che brilla in mezzo tanti ciechi."

Dio camminava con Noàch”come interpretare le parole “egli camminava con D-o?
Rabbi Jehudàh scriveva:
”Un re aveva due figli, uno più grande di età e l’altro più piccolo. Disse al piccolo:”cammina con me” e al grande “Cammina davanti a me”.

In seguito troveremo stesse parole riferite a Avrahàm, quando il Santo gli apparve e disse: ”Io sono El Shaddaj, cammina davanti a me”.
Rashi offre la sua interpretazione:
Alcuni dei nostri maestri interpretano questa espressione come un elogio a Noàch, a maggior ragione , se egli fosse iscritto a una generazione di zaddichim , sarebbe ancora più zaddich . Altri interpretano l’espressione come scredito di Noàch , in rapporto alla sua generazione fu considerato un giusto, ma se esso fosse appartenuto alla generazione di Avrahàm , non sarebbe stimato per nulla”.

La Torah non ci racconta perché fu scelto Noàch, fu necessario salvare qualcuno che potesse adempiere il comandamento “crescere e moltiplicarsi” , D-o si accontentò !

Un altro uomo quasi contemporaneo di Noàch ricette lo stesso merito, Enòch figlio di Ierèd , apprendiamo che Enòch non subirà la sorte della generazione annientata dal diluvio, Enòch procedeva con D-o “ non fu fra i vivi perché Dio se lo prese”.
E’ curioso apprendere che la sua vita fu la più breve tra quella dei patriarchi, visse 365 anni, pari ai giorni dell’anno solare.
Nel racconto non assistiamo a un vero dialogo tra D-o e Noàch, il Santo gli rivela la sua intenzione di annientare l’umanità dalla terra , Noàch ascolta e tace , non conosciamo nessuna sua obiezione, Avrahàm e Moshè impegnano D-o in una discussione , cambiare, mediare e intercedere per il bene comune.
Noàch non fa nulla di tutto questo.
Diceva mio nonno:” la differenza tra il ticchettio di un orologio svizzero e una locomotiva a vapore, entrambe si muovono” .

Tutto il racconto è una accurata descrizione della preparazione ingegneristica e la messa in opera ” dell’arca” che servirà a D-o nel suo piano di salvezza, anche i suoi famigliari eseguono in silenzio gli ordini senza discutere e avvisare nessuno, nessuna domanda e la ricerca di risposte.
Anche l’utilizzo di una imbarcazione così sproporzionata per salvare poche anime viene comunicata da D-o solo all’ultimo , anche in questo caso non leggiamo nessun commento.
Qualche pensatore interpreta questo silenzio, immaginando che Noàch conosceva il piano e provasse disappunto, questa è una ipotesi ma non trova nessuna conferma nel testo.
Questo silenzio non da merito a questo personaggio, la storia biblica lo colloca tra gli esecutori per una missione speciale: quella di traghettare i sopravvissuti in una nuova era post diluvio, Noàch e la sua famiglia vivono a cavallo di due epoche: quella prima del diluvio e la successiva.
E’ anche interessante osservare che la Torah nomina i nomi dei 10 patriarchi tra Adamo e Noàch, poi altri 10 patriarchi tra Noàch e Teràh , padre di Avrahàm .
Noàch suo malgrado si trova esattamente in mezzo, il suo incarico è quello di preservare l’uomo sulla terra e sostituire quella annientata dal diluvio.

E’ scritto in Bereshit :
E Lemèch visse centottantanni, e generò un figlio. E gli diede il nome di Noàch dicendo”questi ci consolerà nel nostro lavoro e nel travaglio delle nostre mani che ci vengono dalla terra che il Signore ha maledetto”(Bereshit 5/28) (genesi).

Il nome di Noàch in ebraico è composto dalla radice di due sole lettere נ ח “nun” e “chet” che esprimono il concetto del riposo, “dare sollievo”, da queste radice nasce il verbo לנח “lanuàch” riposare, che in senso traslato significa anche “rassicurare”.
Il testo suggerisce in questo nome la tranquillità che va letta come una assicurazione che il Santo assicura alla sua discendenza di riparare il secondo “guasto” alla sua opera.

Non vi pare sublime questo concetto?

Una cosa curiosa nella genealogia dei figli di Adamo molti di loro generano figli e figlie in una età precoce: 130 anni per Adamo, Seth 105 anni, 90 anni per Enosh, 70 anni per Ken’an , Mahalaèl generò a 75 anni, Ierèd a sua volta ebbe figli a 162 anni, Chanoch a 75 anni , Methuscèlach generò figli e figlie a 300 anni, Lemèch generò Noàch a 182 anni.
Poi leggiamo che Noàch generò Shèm, Cham e Jefèth a 500 anni. ( Bereshit 5)
Perché questa anomalia?
La risposta sostenibile è se Noàch avesse generato dei figli prima di 500 anni essi sarebbero rimasti corrotti e quindi non meritevoli di sopravvivere alla distruzione del mondo corrotto, lo possiamo approfondire leggendo il Bereshit Rabbàh che commenta questa anomalia.

Il primo riferimento che è la base sul ragionamento di dove provengono le 7 leggi noachide lo possiamo trovare nel libro di Bereshit dove dopo il diluvio viene stabilito il primo patto:
“Dio parlò a Noàch e ai suoi figli che erano con lui e disse: ”Quanto a me, ecco io stabilisco il mio Patto con voi e la vostra discendenza dopo di voi” ( Bereshit 9_ 8/9).

Il patto è annunciato ma non definito nel suo significato, i pensatori ebrei si sono posti la stessa domanda oltre millenni fa , per trovare una risposta hanno indagato il testo del Tanach cercando di ritrovare i riferimenti alle 7 prescrizioni che noi oggi chiamiamo leggi noachide , il risultato di questa ricerca è diventata tradizione orale attraverso il Talmud che ne fornisce una interpretazione e spiegazione nel trattato di Sanhedrin nel foglio 56, nella Toseftà Avodah Zaràh (8/4).
Alcuni commenti sono contenuti anche nel Bereshit Rabbàh ( 16/6).

La tradizione ebraica originale è stata impegnata a ricercare i significati trasversali che il testo suggerisce attraverso un meccanismo completamente scollegato dal pensiero greco e aristotelico , nei tempi successivi esso fornirà altre interpretazioni e successive interpretazioni che diverranno secoli dopo regole e consuetudini ermeneutiche per l’indagine delle scritture.
Non saranno più basate dall’indagine del testo originale ma secondo le traduzioni che sappiamo sono corrotte da innumerevoli svarioni di traduttori e copisti.

Il giudaismo utilizza come alternativa il metodo di interpretare una singola parola o una espressione originale in contesti differenti del testo biblico , considerare importante una singola parola o una espressione attraverso la sua presenza in un successivo brano.
Tutto questo è difficilmente comprensibile attraverso il pensiero moderno che privilegia il metodo induttivo e consequenziale alla analogia.
Certamente qualcuno può anche pensare che questo metodo di ricerca interpretativa può fare dire al testo qualunque cosa.
Questo è un argomento interessante. Ne ho già parlato in questa cartella dal titolo “interpretazione ebraica delle scritture”.
Mi permetto di riportare alcune osservazioni importanti postate a suo tempo per introdurre lo studio sulle leggi noachide .
fine prima parte.
Noiman
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Seconda parte.

Nei testi originali ci sono delle parole chiave, chiamate “asmachtà” letteralmente “appoggio” un riferimento nel testo che consente ai maestri l’approfondimento e l’interpretazione della Halachà , nel( Talmud RH 16°) è scritto:
Ogni cosa che ha un Asmachtà da un verso significa che ha testimoniato il Santo Benedetto Egli sia che è proprio fare così, ma non lo ha stabilito obbligatoriamente e lo ha passato ai Saggi …. E non come coloro che dicono che le Asmachtot sono come dei segni …. Poiché questa è una visione eretica”.

Nulla e pleonastico nella Torah, ogni segno ogni lettera va indagata
Le “millòot mafteàch” sono parole chiave che condensano e amplificano i significati, veri e propri segnali di stop che ci inducono a una riflessione supplementare.
I principi interpretativi ermeneutici utilizzati dalla tradizione sono codificati attraverso la sesta regola interpretativa “middà” .
Hillel afferma :
”Ka yozé bo mi-makòm achér “ Similitudine con un altro passo”, anche la diciassettesima regola di Rabbi Eliezer ben Yosè afferma:“davar she enò mitparésh bi makomòu mittpareèsh be makòm achèr” “una cosa che non si spiega nel suo contesto trova la spiegazione in un altro contesto”.
Rimane comunque fondamentale la regola madre che stabilisce “en mikrà yozè miydè peshutòh” cioè: Un versetto non perde mai il suo significato letterale
(tratto da T.B. Shabbat 63° e Yemamot 24°).
Le מידות “ middòt” letteralmente le misure che regolano le interpretazione ebraiche dei testi della Torah e del Tanach, sono esegetiche riguardo il testo scritto , morali e etiche per i comportamenti, שהתירה נדרשת בהן מידות.
Nasce l’ermeneutica talmudica.
Le regole sono 7 di Hillel, 13 di rabbì Ishmaèl e più le 32 regole di rabbi Eliezer ben Josè Ha-Gelili.
Alcune di queste middot sono :
אין רבוי אחר רבוי אלא למעט
"Non c’è pluralità se esclude un’altra pluralità, ovvero una inclusione aggiunta ad un'altra è equivalente a una esclusione”. (Sifrà zaw, Perek 11)
לשונית רבויין הו
Le parole multiple, le parole sono amplificazioni (Talmud G. Shabbat XIX, 17 a)
Queste regole spiegano le ripetizioni di alcune parole della Torah che rimarrebbero inspiegabili.
כל מה שנאמר בה צריך להדרש....
"Tutto quello che viene detto in modo ripetitivo deve essere interpretato"
אין מקדם ומאחר בתורה
“En muqdàm umuchàr ba Torah” “Non c’è un prima e un dopo nella Torah “

Esiste il metodo della semplificazione tramite il משל;” tradotto come l’esempio e la parabola.

Gunter Stemberger aggiunge:
“in esse esiste anche una ermeneutica dell’errore, tenuto presente che nel talmud è scritto: “ e questa pietra di inciampo è sotto la sua mano” ( Is 3/6), “nessun uomo può comprendere le parole della Torah se prima non è inciampato ” (Ghittin 43a ).

ויצו יהוה אלהים על האדם לאמר מכל עץ-הגן אכל תאכל
E ordinò Adonai, Iddio a l’uomo :dicendo da ogni albero del giardino mangiare, mangerai”” (Bereshit 2/16).
Dal libro di genesi queste sono le prime parole che forniscono una indicazione divina destinata al l’uomo su cosa è lecito fare.
Le parole: E D-o ordinò “ senso inespresso che va ricercato in altre parti, secondo quella famosa logica ispirata dalla affermazione che non esiste un prima ne un dopo nella Torah, l’interpretazione circolare infinita del testo si dilata in una eclisse mentale che consente una interpretazione suppletiva indagando i segni.

Primo precetto:דינים giudizio, giudici.

Il verbo ויצו “vayzàv” tradotto come “ordinò” è presente in diversi binianim in genesi, e compare nell’espressione:
דרך יהוה לעשות צדקה ומשפט למען הביא יהוה על-אברהם את אשר-דבר עליו
Io l’ho scelto, affinché ordini ai suoi figli e alla sua casa dopo di lui di seguire la via di Hashem, mettendo in pratica giustizia e equità” .(Bereshit 18/19) (genesi).

Seguire la giustizia e l’equità significa stabilire delle regole su cui si basa il senso della giustizia, da questo concetto nasce il legislatore, poi il giudice e il tribunale che applica le conseguenza della trasgressione. Ha Shem è il legislatore è garante della giustizia

Secondo precetto. בירכת השם “sguardo sul nome”.

“E parlò il Signore a Moshè: dicendo”fa uscire il maledicente all’esterno dell’accampamento e quanti l’hanno udito posino le mani sulla sua testa e tutta la comunità lo lapiderà”
“Parla ai figli di Israele di loro:”chiunque maledirà il suo Dio, porterà la pena del suo peccato”. “Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte”.

Il testo sembra non voler fornire un aiuto, tuttavia sappiamo che l’espressione “Il Signore Dio parlo a Moshè dicendo” nella interpretazione rabbinica “dicendo” ha implicazioni suppletive, significa che questo è un messaggio collettivo con l’obbligo di riferirlo, e con senso rafforzativo compare diverse volte nell’espressione “ Il Signore disse a Moshè, parla al popolo con il significato che questo messaggio doveva essere obbligatoriamente riferito e diffuso.
Questo passo riguarda il divieto di fare idolatria e bestemmiare il Nome di D-o.

Il termine bestemmia deriva dalla radice נקב “nakav” che esprime il concetto di “bucare” può anche significare mettere a nudo, sottrarre i significati del Nome per attribuire altri significati.
L’insegnamento trasversale di questa legge sfugge al significato comune della parola bestemmia a cui noi diamo un valore assoluto, piuttosto significa porre cambiamenti che storcono la verità e degenerano in menzogne che minano la pace sociale generando insicurezza e violenza.

Terzo precetto עבודה זרה” culto estraneo
לאיהיה לך אלהים אחרים על פני

Lo yiehè elohìm acherim” non avrai dei altri”, il riferimento è a gli dei degli altri.
Esodo 20/3). La proibizione di adorare altri dei.


Quarto precettoשפיכות דמים “spargimento di sangue
שפך דם האדם באדם דמו ישפך כי בצלם אלהים עשה את-האדם
Chi sparge sangue dell’uomo dall’uomo il suo sangue sarà sparso, poiché a immagine di Dio è stato fatto l’uomo” (Bereshit 9/6).
I commentatori si soffermano sulla scelta delle parole come “spargere sangue” il divieto di uccidere nel senso violento di sottrarre una vita attraverso lo spargimento del sangue. E difficoltoso attraverso le traduzioni cogliere una musicalità di questa espressione che condivide la parola sangue “dam” con “adam”, la precisazione del “sangue dell’uomo dall’uomo è rafforzativo.
Quando sotto il Sinai verranno promulgati per gli ebrei le dieci parlate , le parole che verranno impiegate saranno diverse, לא תרצח “lo tirzàch” “è non uccidere”.

Prima di entrare in merito al concetto biblico del sesto comandamento “ di non uccidere”, consideriamo la differenza tra le parole להרג “laharòg” che significa uccidere e l’altra espressione לרצח “lirtzòàch” verbo di doppio significato, “lirzòàch” non significa una uccisione qualsiasi ma una uccisione “non legale” al di fuori della legge. Il termine non viene impiegato per definire le uccisioni in guerra e a seguito di una sentenza. La giusta traduzione dovrebbe essere” non assassinare”.


Quinto precetto גילוי עריות “scoprire le nudità “ , rapporti sessuali proibiti


לאמר חן ישלח איש את-אשתו והלכה מאתו והיהתה לאיש- אחר הישוב אליה עוד הלוה חנוף תחנף הארץ ההיא ואת זנית רעים
Dicendo, “se un uomo ripudia la propria moglie e questa andatasene diventa di un altro uomo, potrà mai tornare da lei?Non sarebbe la terra contaminata?
(Geremia 3/1).
Leemor, "dicendo" assume un ulteriore significato, essendo l’unica volta che questa parola è presente nel Tanach a inizio di versetto, i maestri gli hanno dato un significato speciale come riferimento alla proibizione dell’adulterio.

Sesto precetto לגנוב“rubare”.


Rubare significa non riconoscere la proprietà di qualcun altro, il furto è una conseguenza del concetto di “proprietà”.
Questo precetto anticipa l’ottavo comandamento definito in due parole: לא תגנב “lo tighnòv”, “non ruberai” il verbo è al singolare ma espresso al futuro per i tempi che verranno. ( shemòt- yitro 20/15) (esodo).
Lo stesso comandamento è citato in Vayqrà Kedoshim (19/11). (levitico) , ma nel testo ebraico leggiamo: לא תגנבו “lo tighnòvu” “non ruberete.”
Ovadya Sforno commenta la è “ associazione a delinquere” che per il nostro codice penale costituisce una aggravante al furto .
Il messaggio che riguarda il comandamento di non rubare è di nuovo orientato a mantenere la pace sociale, chi ruba ha tradito D-o, il furto è anche privare il prossimo della vita.
In un mondo in cui le ricchezze erano il raccolto, gli armenti, rubare era di poco inferiore a uccidere. Rubare è anche rapire, uomini, bestie e identità.
Anche l’adulterio può essere considerato un furto, soprattutto quando con argomenti e coercizione si rapisce la metà di una famiglia , significa annientare ogni possibilità nel divenire .
Rubare è sottrarre, il legislatore moderno distingue il furto con destrezza: il portafoglio in autobus o al mercato dal quello che è considerato furto violento.
Un cambiamento importante quando si la aggiunge alla sottrazione la violenza, la rapina è la conseguenza più audace.
Anche qui l’ebraico riconosce le differenze ecco che le lettere ebraiche si trasformano in גזלה “gzlà” il rubare-violento , la “e “ puntiforme posta sotto la “ghimel” produce un suono molto breve , “ e “ appena accennata e sfuggente .
Forse il comandamento avrebbe dovuto essere scritto come : תגזול “lo tighzòl” non rubare con la forza.
Rubare per poi vendere ,è doppio furto.
Ma tutto questo non è contenuto nel precetto ma è sottinteso.

Settimo precetto מין החי איבר “ membra di vita

Il divieto di cibarsi di animali ancora in vita e l’anticipo del comandamento dato a Moshè di non cibarsi di animali con il loro sangue.
In Bereshit leggiamo:
כל-רמש אשר הוא-חי לכם יהיה לאכה כירק עשב נתתי לכם את-כל
Ogni vivente che a vita vi servirà di cibo, vi do tutto questo, come già le verdi erbe
כל-רמש significa letteralmente ogni che si muove (ogni muovente), poi il testo si affretta in una precisazione su come l’uomo dovrà consumare la carne:
אך-בשר בנפשו דמו לא תאכלו: ואך את-דמכם לנפשתיכם אדרש מיד כל-חיה אדרשנו ומיד האדם מיד איש אחיו אדרש את-נפש האדם.
Non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Del sangue vostro, anzi della vostra vita, io ve ne domanderò conto, ne domanderò conto di ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo e a ciascuno per suo fratello”(Bereshit 93/5).

Significa che non si dovrà mangiare la carne di una creatura che è ancora in vita, cioè con il suo sangue, la necessità di osservare questo precetto pone la base per la formazione di regole che saranno definite meglio attraverso la tradizione, la casherut ebraica è uno sviluppo al precetto.
Il passo di Bereshit afferma che ne renderà conto ad ogni essere vivente, ma sappiamo che nel mondo animale è abbastanza consueto assistere ad animali che si sbranano e si nutrono ancora quando la preda è viva, queste parole forse le possiamo intendere che questo è consentito alle creature inferiori all’uomo perché esse fanno parte di una natura che non include l’omicidio e la guerra , a differenza sappiamo che gli uomini uccidono quasi sempre per motivi personali, quasi mai per mangiare.
U n leone forse si chiede se quello che pensa è giusto o sbagliato?
Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo e a ciascuno per suo fratello”(Bereshit 93/5). Questa è la frase culmine del comandamento, partendo dal basso si giunge al vero precetto che è quello di non uccidere il proprio fratello, inteso anche come prossimo.

Bene, spero che vi sia piaciuto
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Ciao, Noiman. Grazie anche da parte mia.
Anch’io ho qualche domanda. Una in particolare: Ma siamo così sicuri che esistano le שבע מצוות בני נח, le sette leggi di Noè? Leggo nei commentari ebraici, ad esempio, che i non ebrei che volessero osservare altre mitzvòt presenti nella Toràh, come non cibarsi di carni impure, possono farlo anche se per essere considerati giusti non è obbligatorio. Il che mi stupisce e mi genera confusione, perché Noè (che certo non era ebreo in quanto gli ebrei vennero all'esistenza soltanto più di quattro secoli dopo) conosceva bene e rispettava la differenza tra carni pure e impure. Perché allora tale rispetto non viene incluso nelle supposte leggi noachiche? Siano così sicuri che esse esistano?
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ciao Gianni come ho scritto non è sicuro che esistano le sette leggi noachide , questa è una deduzione ebraica secondo la tradizione sviluppata attraverso il tempo.
La stessa tradizione considera il cibo come la materia da santificare , nel senso ebraico richiede separazione (come esprime la radice di questa parola).

Ora puoi notare che la prima trasgressione è avvenuta attraverso il cibo e ha comportato come conseguenza la separazione .
Anche Noàch è il secondo personaggio che attraverso il cibo compie una sorta di trasformazione, assume il frutto della vite e mostrando la sua nudità trasgredisce una forma di morale .
Ovviamente tutto questo è simbolico. Anche qui ci si può porre tante domande.

Per il gentile rispettare le norme ebraiche come esempio l’alimentazione non adempie a nessuna mitzvà, non avendola ricevuta. (ma è solo un mio pensiero)
Questo vale anche per lo shabbat che infiamma gli animi in tante discussioni.
Quindi ciascuno è giusto nella propria dimensione.

Noàch sapeva distinguere le leggi della purità, gli animali entrano in coppia due a due,ìsh ve ishà , marito e moglie, più altre sette copie di animali puri.

Avrahàm prima del Sinai conosceva le mizvòt , offre del pane speciale ai tre visitatori forestieri , leggiamo che subito dopo egli corre da Sarah e le ordina di preparare l’impasto per fare delle focacce, questo anteporre le focacce al pane richiede riflessione, è per farci capire che il pane fatto da Sarah è speciale.
Avrahàm presenta le mazzòt, egli compie la mizvà di Pesach prima ancora che gli ebrei fossero schiavi in Egitto, questo lo capiamo quando dice a Sarah, ”sbrigati”, questo sbrigati non era riferito alla necessità di anticipare il pane ai forestieri sicuramente affamati, ma la necessità di impedire alla farina di diventare “chamez” cioè di lievitare.
Allora abbiamo un’altra conferma e pensiamo ancora a Pesach , lo deduciamo perché Avrahàm corse a prendere un animale da macellare che doveva rappresentare il Korban.
I patriarchi non sono comandati eppure essi eseguono le mizvòt.
Ovviamente tutto questo è indimostrabile perché si tratta di una interpretazione.

Quindi forse vale il detto: ”il pane è meglio del grano” l’umanità discendente di Noàch non era ancora pronta ad accogliere i precetti nella loro interezza?

Mi pare di aver letto da qualche parte che anche l’apostolo Giacomo nel Vangelo dica ai suoi :
Ma si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue
Il riferimento forse non è alle leggi noachide?
Shalom
Noiman
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

No, Noiman, perchè il passo che citi prosegue spiegando che Mosè viene letto ogni sabato nelle sinagoghe. Il riferimento è quindi alla Toràh.
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Israel75
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Israel75 »

1Cor 7:19- La circoncisione non conta nulla, e l'incirconcisione non conta nulla; ma ciò che conta è l'osservanza dei comandamenti di Dio.

Anche Paolo a me sembra abbastanza chiaro. :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ciao noiman. Secondo il tuo pensiero, un gentile che osserva lo shabbàt non adempie a nessuna mitzvà, ti chiedo allora come interpreti questo passo di Isaia 56:6,7a: "Anche gli stranieri che si saranno uniti al SIGNORE per servirlo, per amare il nome del SIGNORE, per essere suoi servi, tutti quelli che osserveranno il sabato astenendosi dal profanarlo e si atterranno al mio patto, io li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera".

Da questo passo mi sembra di capire che anche i gentili possono e devono attenersi al patto di Dio per entrare nella sua casa di preghiera. Correggimi se sbaglio. Grazie del tuo tempo.

mimymattio

Colgo l’occasione per ringraziare Mimymattio per la sua disponibilità a servire in questo forum come moderatore, incarico difficile.
Una interpretazione sostenibile potrebbe riguardare coloro che entrano nel patto al pari con gli ebrei, l’espressione “uniti al Signore” include coloro che osservano la legge in tutte le sue prescrizioni. Secondo la Halachà costoro sono più meritevoli all’occhio del Santo di quelli che per appartenenza a Israel servono perché inseriti per discendenza.

Riguardo a quello che scrive Gianni resta da interpretare anche il passo precedente in Atti 15 dove è scritto:”Per qual cosa io giudico che non si dia molestia a quelli dei gentili che si convertono a Dio
Poi leggo: “poiché Mosè fin dalle antiche generazioni ha chi lo predica in ogni città, essendo letto nelle sinagoghe ogni sabato”
Il rituale che viene oggi eseguito ogni shabbat è molto simile a quello che avveniva in Giudea nell’epoca in cui vissero i primi apostoli.

La lettura che si riferisce il passo non è riguardo ai dieci comandamenti che vengono letti solamente in occasione della parashà di Smòt-Itro, nel mese di Nissan , quindi non tutti i sabati, è possibile che si riferisca alla lettura settimanale di brani della Torah.

Potrei pensare che il riferimento è destinato ai gentili che non devono essere ebrei per costrizione.
Ovviamente non conosco bene i vangeli e tutto quello che vi scrivo giustamente deve essere valutato da Gianni che è il massimo esperto presente in questa “casa di discussione”.
Shalom
Noiman
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Alen.chorbah
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Iscritto il: venerdì 31 marzo 2017, 20:42

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Alen.chorbah »

Il passo noiman si riferisce ai gentili che avevano abbracciato la fede nell unico vero Dio e in Yeshua. In quel capitolo nacque il problema (per alcuni giudei)secondo cui se non si circoncidevano non potevano essere accetti a Dio. Da qui poi la decisione del concilio svoltosi in Gerusalemme che i gentili non dovevano portare il giogo della circoncisione ma dovevano astenersi dall idolatria fornicazione sangue e a animali soffocati, che mi sembra si riferisca al levitico 17 - 18. Chiaramente non erano gli unici comandi a cui dovevano sottoporsi, sarebbe assurdo che dovevano ubbidire solo a questi e tutti gli altri compresi omicidio e furto, tanto per fare un esempio, invece no. Questi erano i comandi da enfatizzare di piu per persone che arrivavano dal paganesimo e di conseguenza c'era piu difficoltà nell'allontanarsi da certe pratiche.
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