Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Spero che queste ultime considerazioni vi siano piaciute, in questa ultima parte si cercherà di fare emergere le profonde connessioni tra significato letterale del racconto biblico con altri aspetti connessi alla rivelazione divina, espressioni come “E costruì il Signore Dio , la costola che prese dall’uomo come donna e la fece venire all’uomo” sono alla ricerca di un nuovo significante.
Questa affermazione divina è il completamento di una serie di eventi progressivi di riempimento di questa creazione, l’elemento che mancava era l’uomo, non più nel senso generico ma inteso come coppia “uomo e donna” , l’agiografo d’ora in poi non si riferirà esclusivamente come da“zakar u-neqebah”, maschio e femmina ma affiancherà una nuova definizione come ish e ishtò , la coppia legale .

Ora un prima osservazione, יה sono lettere che ritroveremo in tutto il resto della scrittura quale parte del Nome, ora è interessante notare che nel caso della prima coppia la י appare solo in איש, ish, “uomo”, mentre la ה in אשה, ishah, “donna” , una sorta di unione nuziale in profonda connessione con la metà del tetragramma, quattro lettere che esprimono tutta la potenza dell’universo, quattro come il numero degli amminoacidi del DNA in grado di definire qualunque essere vivente da un batterio a un elefante, quattro amminoacidi che generano affermazioni chimiche che consentono alla vita di manifestarsi in tutte le sue forme.
Shabbat Shalom
Noiman

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Non stiamo forse esagerando? Anzi sto esagerando? :-O

In fondo tutti noi sappiamo che la Bibbia è difficile da comprendere, soprattutto se ci limitiamo a utilizzare gli schemi della narrazione moderna, oltretutto la narrazione è distante temporalmente almeno tre millenni, le traduzioni sono spesso inesatte e non riescono a veicolare il significato originario, nel racconto le singole vicende umane sono regolate da principi e regole ancestrali che non trovano posto nella nostra società, il testo è disseminato di termini oscuri , numeri, allusioni, simboli , salti temporali, anomalie testuali , contraddizioni, sotto forma di racconto troviamo pedagogia sociale e politica, un mixer di consigli per offrire una convivenza sostenibile con il pretesto di una narrazione storica, tutto sapientemente o ingenuamente spalmato , alla fine ci troviamo tra le mani un’opera letteraria sapiente ma nello stesso ingenua, romantica .

Il testo di Bereshit ne è un esempio, il curatore dell’opera pare di non essersi preoccupato troppo di rispettare la sequenza narrativa che è per noi più logica, ordinare gli avvenimenti come siamo abituati ogni giorno perchè influenzati dalla nostra narrativa che ci piace di più, apprendiamo che il cielo viene creato dopo la terra, la nostra logica considera la terra inserita nel cielo e quindi creata dopo, leggiamo che la luce precede il sole e noi lo pensiamo dal punto di vista astronomico, forse per l’agiografo il sole sembrava più piccolo della luna, questa è la sensazione che si ha nel deserto della Giudea nelle notti di luna piena, forse da questo punto di vista che la luna era giudicata più importante del sole, considerando che ci può sempre essere un giorno con luna e sole, ma mai una notte con il sole, nel pensiero arcaico dell’uomo biblico questo era un importante punto di osservazione connesso all’aspetto teologico.

Il primo giorno di lavoro divino per noi è un primo giorno, mentre troviamo scritto יום אחד, ”giorno uno” , l’agiografo voleva proporci che tutto fu creato come mondo ideale nel primo giorno, cioè nelle sue potenzialità, aggiungo: come il seme di una quercia racchiude tutte le potenzialità di una pianta che può vivere molti secoli e raggiungere dimensioni immense rispetto al suo seme originario , con il suo legno si può costruire ogni manufatto, da una cabina balneare a Viareggio al patibolo di Haman nella storia di Purim.

Un’altra anomalia , D-o creò per prima il mondo vegetale e poi gli astri , per noi è in evidente contraddizione, ma chi scrisse il testo faceva ermeneutica e si preoccupava principalmente dell’aspetto teologico affinché non si dicesse che erano stati gli astri a generare il primo, forse per evitare forme idolatriche.
Non si parla di preesistenza, nonostante un timido riferimento alla potenzialità interpretativa della parola Reshit, la creatio ex nihilo che sarà la ragione della filosofia greca e non argomento ebraico, il greco non poteva ignorare una materia preesistente che D-o ordinò nella sua creazione, i gnostici furono determinanti per la fissazione del concetto ex nihilo.

Nel testo ebraico l’ enunciazione di approvazione divina riguarda la vita, parole come creò e benedisse non coinvolgono la materia non vivificata, il concetto del nulla presuppone che D-o sia lo stesso nulla , una affermazione paradossale che gli ebrei autori e redattori della Torah non si sono mai posti , forse attribuendo a D-o la creazione dal nulla si può evitare la successiva domanda, da dove viene la materia se è preesistente ? Rimandando l’origine si esclude ogni forma di compiutezza, se non c’è “nulla”, allora non esiste nessun punto primordiale che non avendo un suo secondo non è confrontabile, misurabile, senza immagine e forma.

Queste anomalie nell’ordine sequenziale creano problemi al nostro pensiero veloce ma viene risolto dal commento ebraico attraverso un punto di vista alternativo:
“Tutte le cose hanno avuto alternativamente origine dal cielo e dalla terra, creati entrambi il primo giorno:Così il firmamento, creato il secondo giorno,è stato tratto dal cielo, le piante del terzo giorno dalla terra, i luminari del quarto giorno dal cielo e gli animali del quinto giorno dalla terra. Quando si apprestò a creare l’uomo Dio disse:”Se lo creo dalla terra, gli esseri terrestri saranno più numerosi di quelli dei celesti, ; se lo traggo dal cielo avverrà l’opposto”Egli trasse quindi l’anima dell’uomo dal cielo e il suo corpo dalla terra, stabilendo l’armonia fra cielo e terra
Fonti BR XII,8, Zohar III 219b, Midràsh Wayqrà Rabà IX/9

Noiman


noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Come vi avevo già descritto il testo esprime significati anche attraverso i numeri, prima di proseguire nelle conseguenze interpretative del passo di Bereshit che stiamo approfondendo pongo un’altra osservazione che riguardano i numeri e i segni e servirà per ritrovare alcune risposte.

Ad esempio in Theillim (nel salmo 67), ritroviamo una struttura di 7 versi consecutivi, escludendo la formula iniziale di quattro parole introduttive al Salmo
למנצח לדוד מזמור שיר
lamnatziàẖ ledavid mizmor shir”, i versi successivi sono composti da una serie di parole per ciascun verso come 7+6+6+11+6+6+7, totale 49 parole, le lettere dal primo verso e progressivamente fino al settimo verso disegnano una menorah , il verso più lungo di 11 parole è idealmente la parte centrale che fa da sostegno alle altre 6 braccia, mentre il verso di introduzione di 4 parole è ripartito in sette parti che costituiscono la parte apicale della menorah a rappresentare le 7 fiammelle o luci, il numero 49 lo abbiamo già ritrovato nel conto dell’omer fino a identificare il giorno di Shavuòt , rappresenta anche i cicli cosmici di 49 anni e di conseguenza lo Jovel, ciclo che quasi tutti nella vita se fortunati possono per almeno una volta partecipare, 49 indica anche le ere cosmiche le shemitòt, con il computer si è cercato se esistevano altri capitoli nella Bibbia che soddisfacessero queste caratteristiche e non si trovato nulla, solo il salmo 120 ci si avvicina con 49 parole e 7 versi, ma nessuna altra sequenza.
Vi auguro a tutti un buon fine settimana
Shabbat Shalom
Noiman

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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Margo27@live.it »

Grazie Noiman.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Grazie a te, Margò
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

noiman ha scritto: sabato 6 aprile 2024, 21:18 Grazie a te, Margò
Noiman
Noiman buongiorno vorrei chiederti il punto di vista ebraico sugli eventi nel cielo come le eclissi. Eclissi di sole ed eclissi di luna coincidenti con le festivita ebraiche possono essere dei segni che Elohim rivolge al genere umano per comunicare qualcosa? Questa cosa e' fondata nella Torah oppure e' un idea pagana?
Grazie.
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

In attesa che Noiman risponda, chiedo anche io la sua opinione sulla correttezza o meno di una mia deduzione, che ho fatto per così dire all’incontrario. Nell’apocalittica giudaica troviamo per le catastrofi degli schemi fissi che coinvolgono i fenomeni celesti, come il sole oscurato e simili. Ora, sapendo che si tratta di schemi descrittivi fissi da non prendere alla lettera, è giusto asserire anche il contrario, ovvero che i fenomeni celesti naturali, come ad esempio le eclissi, non hanno valore profetico?
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Universal »

animasalvata ha scritto: venerdì 12 aprile 2024, 6:53
noiman ha scritto: sabato 6 aprile 2024, 21:18 Grazie a te, Margò
Noiman
Noiman buongiorno vorrei chiederti il punto di vista ebraico sugli eventi nel cielo come le eclissi. Eclissi di sole ed eclissi di luna coincidenti con le festivita ebraiche possono essere dei segni che Elohim rivolge al genere umano per comunicare qualcosa? Questa cosa e' fondata nella Torah oppure e' un idea pagana?
Grazie.
Ricordo di aver letto un articolo in cui si spiegava che i fenomeni di eclissi non coincidono mai con le festività ebraiche perché queste ultime risultano spostate di un giorno o due rispetto al momento esatto delle eclissi.
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Universal »

Gianni ha scritto: venerdì 12 aprile 2024, 11:56 In attesa che Noiman risponda, chiedo anche io la sua opinione sulla correttezza o meno di una mia deduzione, che ho fatto per così dire all’incontrario. Nell’apocalittica giudaica troviamo per le catastrofi degli schemi fissi che coinvolgono i fenomeni celesti, come il sole oscurato e simili. Ora, sapendo che si tratta di schemi descrittivi fissi da non prendere alla lettera, è giusto asserire anche il contrario, ovvero che i fenomeni celesti naturali, come ad esempio le eclissi, non hanno valore profetico?
Ciao Gianni, abbiamo avuto modo di conoscerci in una corrispondenza privata l'anno scorso (sul tema della resurrezione se ti ricordi).
Con "apocalittica giudaica" intendi i profeti biblici? Se si, potresti chiarire come si arriva a capire che trattasi di "schemi fissi"?
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Ciao, Universal. Con apocalittica giudaica intendo sia quella biblica (Daniele) che quella non canonica della letteratura ebraica extrabiblica. Che i fenomeni celesti facciano parte degli schemi fissi lo mostra il fatto che sono presenti nelle varie apocalissi. Di tale schema usò anche il giudeo Yeshùa nel suo discorso escatologico. – Cfr. Mt 24:29.
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