Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Siamo in fase quasi conclusiva in questa discussione:

Senza entrare in merito all’aborto, argomento che è già stato trattato in diverse discussioni , ci si pone la domanda dove nel testo biblico è menzionato l’aborto, senza sovrappormi ha quanto già stato detto e scritto in questo forum , forse qualche cosa di inedito si può ancora aggiungere nel commento di un passo di Bereshit 9/6 collegato al seguito della prima legge noachide che riguarda il divieto di cibarsi di carne che contenga ancora la vita, il testo originale riporta : ”non mangerete carne con la sua anima” in realtà l’espressione della carne con l’anima viene tradotta in “carne con la sua vita", ma noi leggiamo: אך בשר בנפשו דמו לא תאכלו”, soltanto la carne i cui (in essa) vi è anima, il suo sangue voi non mangerete” introducendo il concetto che l’anima dell’essere vivente è in connessione con il suo sangue, ovviamente la traduzione non riesce a trasferire l’assonanza tra דם e אדם dam e adam, sangue e uomo, il gioco acustico risulta meglio nel passo successivo:
שפך דם האדם באדם דמו ישפך,כיבצלם אלהים עשה את¬-האדם
Shofech dam ha-adam ba-adam damò , che tradotto “chi versa il sangue dell’uomo avrà il proprio sangue versato dall’uomo, poiché Elohim fece l’uomo a immagine e somiglianza sua” Bereshit 6/9), passo che mostra una notevole corrispondenza armonica che non sembra proprio essere casuale, l’interpretazione di האדם באדם “adam ba’adam sembrerebbe riferita anche al caso dell’uccisione del feto nell’uomo, quindi un procurato aborto, il tono rafforzativo al precetto è che nell’uomo esiste la forma , immagine e somiglianza, come è detto “En zaiar ke-Elohenu””Non c’è artista come il nostro D-o”“Zar zurà betòch zurà “disegna una forma all’interno di un’altra forma
Come dice Luigi, statemi bene ….
Noiman

noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Si…..! :-O Giovanni, è molto tempo che non ti leggo, non so se chiamarti con il vecchio nike name o con il nome in cui ti firmi nella tua mail al mio indirizzo privato, no problem, :-\ puoi continuare ad utilizzarlo, ma ti prego di chiamarmi con un nome che hai trovato nelle proprietà del mio indirizzo mail, nome di colui che gestisce la mia posta privata e aziendale.

Ancora una volta chiarisco la tua domanda utilizzando il forum, pensando che potrebbe essere di interesse comune
Riguardo al chiarimento su la vera identità di Melkizedek , credo che ti riferisca a alla discussione di novembre 2020 in questa cartella.
Citi la lettera agli Ebrei, 4/15, 5/10, 7- 26/28 dove si parla di Melkisedek in riferimento al racconto di Bereshit 14-17/18 , penso che l’agiografo che scrisse la lettera agli Ebrei e non sappiamo se si tratti proprio di Paolo pone una sua interpretazione dinastica e sacerdotale di Melkisedek che non pare così evidente dai testi biblici e neanche dagli apocrifi, che non danno indicazioni della stirpe ne di una linea di discendenza sacerdotale nonostante che Melkisedek sia menzionato come Cohen del Dio Altissimo, bisogna considerare la lettera agli Ebrei come pericope ai testi del VT e tenere presente che in צדק -מלכי “Melkizedek” il “maqqèf” che unisce le due parole lo si ritrova solo nel TM e non negli scritti esseni, certamente è possibile che ci sia stata una certa affinità tra l’agiografo della lettera agli Ebrei e il pensiero culturale diffuso presso le sette essene presenti nella zona del Mar Morto.
Poi un’altra stranezza riguardo al Re di Giustizia citato nel salmo 82 e nel rotolo 11Q13 [11Q Melch] ritrovato a Qùmran , documento che è considerato un pesher escatologico,in 11Q Melch. appare una famosa citazione di Tehilim dove è scritto: ”Iddio sta al suo posto nell’assemblea degli angeli, giudica in mezzo agli esseri celesti” questa è la traduzione Disegni e ti allego anche il testo originale non vocalizzato
אלהים נצב בעדת-אל בקרב אלהים ישפט
"Elohim si alza nella assemblea divina in mezzo agli elohim e emana la sentenza” questa è una traduzione più letterale e con un diverso aspetto teologico che ha infiammato decine di discussioni.
Cosa che pochi sanno che nel testo esseno ritroviamo l’espressione Elohim scritta in due varianti , con l’aggiunta della “vav” che rende אלוהים con una lettera in più, non sembra essere casuale, immaginiamo per fare distinzione tra le figure celesti, una seconda anomalia: anche בקרב come appare nel TM è modificato come בקרוב, “vicino”.
La prefigurazione del sacrificio di Gesù in Genesi 14, dove è citato pane e vino, in realtà nel manoscritto di Qùmran è riportato pane e una bevanda, il vino non è citato.
Ma qui ci sarebbe un’altra spiegazione.
noiman

noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »


Senza entrare nella discussione che riguarda la natura del Nome di D-o di cui si è trattato abbondantemente in molte cartelle trovo interessante commentare alcuni aspetti che per alcuni potrebbero essere inediti e per altri conosciuti, riguardo alla natura del verbo ebraico “essere” che sappiamo non è mai copula ne participio
Un rarissimo esempio del verbo essere espresso nel tempo presente lo si ritrova nel libro di Shmòt a riguardo della quinta piaga in inflitta all’Egitto, Moshè di persona a casa del Faraone per annunciare la quinta piaga, come è avvenuto per la seconda e avverrà per l’ottava, la terza piaga di ogni serie non verrà annunciata del tutto, l’interpretazione è obbligo avvisare il trasgressore o il colpevole della punizione che incombe su di lui se persiste nella sua azione malvagia, è interessante notare che quando viene annunciata il testo utilizza il verbo essere in una rarissima forma al presente.
Leggiamo dal testo originaleהנה יד-יהוה הויה , hinnèh yad Adonai hoyàh” “Ecco la mano di D-o è essente “, “tradotto “Ecco la mano di Dio si manifesta “ (Shmòt 9/3), la parola הויה “hoyàh” contiene le stesse lettere del tetragramma ma in ordine diverso a indicare la “Giustizia”, interessante come sempre nel libro di Shmòt 14, tre versi consecutivi 19-20-21 che riguardano l’angelo di Elohim che procedeva con Moshè i tre versetti contengono ciascuno esattamente 72 lettere, 72 è anche il valore numerico di “chesed” חסד, la somma di tutte le lettere dei tre versetti è 216, la gematria della parola “ghevurà” גבורה .
שלום
נוימן

Janira
Messaggi: 1665
Iscritto il: giovedì 8 febbraio 2018, 15:13

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Salve Noiman,
hai nominato due Sephiroth, so che c'è una relazione tra il Tetragramma e l'Albero della Vita. Per me è un argomento ancora troppo avanzato, forse puoi darci una piccola spiegazione introduttiva. :-)
noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Janira, :YMHUG: la questione che poni è molto ampia , anche se scriviamo in una cartella dedicata alla “interpretazione delle scritture ebraiche”, l’argomento è così complesso che credo che nessuno sia in grado di affrontare se prima non ha approfondito attraverso lo studio gli argomenti che sono alla base del pensiero cabalistico, in questa cartella l’argomento è stato sfiorato in diverse occasioni ma sempre solo nei suoi aspetti marginali, personalmente non ho mai approfondito più di tanto l’argomento.

Bisogna considerare che il monoteismo ebraico in realtà mostra sotto alcuni aspetti è una monolatria a causa della presenza di forme plurime della manifestazione divina che il testo nomina o sottintende, keruvim, malachim, oppure le emanazioni della presenza divina i parzufim, l’affollamento di presenze divine accanto al Nome è ingannevole per i non addetti ai lavori o solamente coloro che non riescono a dare il giusto senso alle parole e semplificano la presenza del Nome come sinonimi. L’affermazione “Prima che il mondo fosse creato c’erano Lui e il Suo Nome”(Rabbi Elezier -Pirke Avot,) si confronta con la prima affermazione dell’assoluto pensiero monoteista espresso dalle sei prime parole dello shemà: “Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, Il Signore è Uno”, e poi si sottovaluta la seconda parte dello Shemà altre sei parole che si pronunciano a bassa voce “Benedetto sia in eterno, il Nome del suo glorioso Regno”, se l’ebraismo considera l’Unità perfetta perché leggiamo nel tempo futuro nelle teffilàh ”In quel giorno Dio sarà Uno e il suo Nome sarà Uno”.
Un nome di 304.805, quanto sono i segni o lettere che compongono la Torah, un lungo nome, non siamo abituati a concepire un nome così lungo e impronunciabile, abbiamo già difficoltà con i nomi dell’Ikea e questo lunga serie di segni ci sconcerta , ma dobbiamo pensare che nel pensiero divino il linguaggio non esiste nel senso rettilineo e progressivo e neanche “articolato”, sul Sinai abbiamo avuto il dono della Torah e non la ricezione della Torah.
Come detto prima in realtà la complessità del mondo di sopra o del mondo a venire non appare direttamente nella lettura in peshàt della scrittura ma sorge da riflessioni successive e per finire nel pensiero cabalistico che storicamente è alquanto recente.
Shalom
Noiman

Janira
Messaggi: 1665
Iscritto il: giovedì 8 febbraio 2018, 15:13

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Grazie Noiman, capisco che l'argomento sia molto complesso, ed io non ho ancora gli strumenti per andare oltre ad una introduzione sull'argomento. Tempo al tempo, come ho letto da qualche parte, Hashem finirà il lavoro.
La tua risposta mi ha fatto venire in mente un commento che descriveva la Torah come un lungo e unico messaggio, come un messaggio in codice in cui non si può cambiare nulla, altrimenti tutto il significato si perde.
Spero comunque che tu possa ogni tanto condividere la tua conoscenza sulla Kabbalah.
Shalom
noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Hai ragione Janira, ;)
Ti invito a proseguire nella tua ricerca, le difficoltà sono tante e nel tuo caso mi pare che la tua volontà è grande e determinata, apprezzo sempre chi come te affronta un argomento così vasto che esige un approccio “a mani piene”, come diceva mio nonno che aveva la tua stessa passione, se capiterà l’occasione cercherò di postare qualche riferimento in più in lettura e interpretazione cabalistica, sappi che mi risulta che in Italia ci sono almeno tre o quattro studiosi che vantano una notevole esperienza negli studi cabalistici, sono persone molto riservate, non li trovi su internet, non scrivono da nessuna parte, ma non è detto che non vogliano condividere le loro esperienze, il limite è che è difficile confrontarsi per l’abissale differenza culturale in questa materia che inizia dalla conoscenza linguistica e prosegue nella possibilità di confrontarsi con opere cabalistiche che non sono mai state tradotte e anche difficili da reperire.
Quello che è accessibile è quasi sempre in traduzione in inglese, tedesco,mi riferisco alla carta stampata e poi pochissimo nelle altre lingue, la quasi totalità delle opere disponibili sono i commentari, cioè le interpretazioni di coloro che studiano l’argomento, ma incredibile ….. :-O la gran parte di questi autori non sono ebrei e solo una minima percentuale conoscono l’ebraico e direi quasi nessuno ha l’accesso alle opere originali di coloro che fondarono il pensiero cabalistico, mi riferisco ad autori come Moses Cordovero, Josef Gikatilla, Izchàk Luria, Nathan di Gaza, Zacuto e tanti altri, il resto è Internet, un perenne copia incolla di siti (compresi quelli ebraici) che affrontano l’argomento solo nella parte esteriore e non portano da nessuna parte.
Ma non ti arrendere, quello che trovi è meglio di niente …. :YMHUG:
Comunque sappi che non è fondamentale lo studio cabalistico non è determinante per lo studio della scrittura che è disponibile quasi gratis nei 304.805 segni che compongono la Torah , tanto per rimanere in argomento è singolare che esattamente a metà del Chumàsh che una “waw” ingrandita occupi la posizione come 152.403 esima lettera, esattamente alla metà dove leggiamo “Ogni animale che cammina sul ventre” la ו“vav” ingrandita è tradotta come חוןג“ gachòn” che significa “ventre”, l’agiografo intendeva mettere un semaforo sulla parte centrale della rivelazione? se no! che senso avrebbe?
Ma se è si ! rimane da stabilire che la waw è veramente il centro della Torah qualcuno dovrebbe contarle, non ti pare? E chi le ha contate? Se qualcuno le ha contate ha previsto tutti i casi di scrittura difettiva? come esempio in Dvarim 1/13, il primo che mi viene in mente, che testo abbiamo a disposizione? Forse non il testo originale.
Ritornando a quello che già scritto aggiungo ancora una considerazione “non esistono nella Torah altri versetti consecutivi con 72 lettere”, possiamo ritrovare uno dei nomi di D-o con una operazione da settimana enigmistica, prendendo la prima lettera del primo verso, l’ultima del secondo verso, la prima del terzo, poi la seconda del primo verso, la penultima del secondo verso e la seconda del terzo verso e cosi di seguito.
Riguardo le Sephirot che citi , secondo i cabalisti “Chesed “ e “Ghevurà ” hanno azione opposte e complementari, il loro equilibrio determina la stabilità della materia e il suo manifestarsi in questa creazione, il loro equilibrio è la garanzia che in questo mondo fisico la materia resti nei suoi limiti.
Una specie di supersimmetria ?
Troppo di una o poco dell’altra modificherebbero le leggi fisiche
L’espansione è “Chesed” e non avrebbe limiti se non ci fosse “ Ghevurah” .

יהוה מלך גאות לבש לבש יהוה עז ה תאזר אף תכון תבל בל תמוט “ Il Signore regna:egli s’è rivestito di maestà, il Signore si è rivestito, s’è cinto di forza , il mondo quindi è stabile e non sarà scosso.” (Salmo 93)
Quando il Santo benedetto Egli sia creò il mondo, avrebbe continuato espandersi, finché Dio non lo rimproverò e disse basta “ (talmud).

Se la Torah è fatta dei nomi di D-o, la forza stessa di D-o è nel suo nome impronunciabile, il tetragramma e uno squarcio nel tessuto l’arigah sui cui metaforicamente è tessuto il nome completo, il nome non può essere pronunciato perché non è completo e quindi incomprensibile, le forme delle lettere prendono forma e significato solo tramite la Torah orale, il tessuto bianco prende significato nel suo ordito, la rivelazione scritta non esiste, solo la Sapienza di D-o che non è esprimibile attraverso lettere e inchiostro si fonde con la sottostante e genera La Parola che diventa generatore di significati Ispirato da ( Sholem -L’idea messianica dell’ebraismo. )
Un saluto speciale a Janira
Noiman

Janira
Messaggi: 1665
Iscritto il: giovedì 8 febbraio 2018, 15:13

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Janira »

Grazie Noiman,
è sempre un piacere leggerti, anche se gli argomenti che tratti sono così profondi che a volte sfuggono alla mia comprensione, sento sempre" una grande forza" quando leggo i tuoi post.
Il mio percorso nel mondo della Kabbalah è tutto descritto nella discussione che ho aperto, perché spesso non è molto vicino all'approccio adottato dal forum.
I miei attuali maestri sono studenti "anziani" di Micheal Laitman. Il mio obiettivo è entrare ufficialmente nel gruppo di Bnei Baruch, di cui seguo le lezioni soprattutto in inglese.

Ciò che hai detto sulla simmetria mi richiama in mente "la linea di mezzo ". Non è solo nella dazione o solo nel desiderio di ricevere la via per connetterci ad Hashem, ma il desiderio di ricevere con l'intenzione di dare.

Shalom Shalom
noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ciao Janira, :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: ottima osservazione, provo ad aggiungere il mio punto di osservazione utilizzando quello che ho studiato in molti anni.

Il concetto di bene e male dell’antico testamento era un concetto chiaro e veniva compreso con facilità dai contemporanei e non creava conflitto nelle interpretazioni delle parole scritte , nessun conflitto con la spiegazione che il male potesse essere compreso nel piano divino o addirittura creato al pari di tutte le altre cose contenute nella creazione, in una apparenza ingenuità il contemporaneo dava per scontato che tutto il male e tutto il bene appartenessero alla volontà divina e alla creazione, le parole contenute in Isaia: “Colui che forma la luce e crea la tenebra, che fa la pace e crea il male, io Dio, faccio tutto questo” non creavano nessun scompiglio nei tempi in questo fu scritto.
Anche l’affermazione :”Dio ha fatto da sé tutte le cose, anche il maligno per il giorno della sventura” (proverbi 16/4) non ha scosso nessun animo e nessuna coscienza.
Solo con la filosofia greca e il dualismo platonico separerà il bene e male e creerà la contrapposizione tra il bene divino completamente diverso da quello che ci sembra scritto nei testi originali, pensiero che è stato fortemente aiutato dai primi capitoli del libro di Bereshit dove leggiamo in modo simbolico la caduta di Adamo e la presenza del serpente che condensa tutti i presupposti del male.
Esiste dunque la contrapposizione tra i “ buoni e i malvagi “, e di conseguenza tra “giusti e malvagi” che non è una apparente sottigliezza.
La razionalizzazione in categorie consente di creare delle categorie e di conseguenza la retribuzione al male e al bene, la natura stessa si deve adeguare a questo ordine a questo punto il senso della giustizia divina diventa cosmico.

Yosef Gikatilla in un breve trattato dal titolo “il segreto del Serpente e del suo giudizio” offre una curiosa interpretazione per spiegare l’origine del male:” Perciò quando il Santo, sia Benedetto, mise in guardia il primo uomo da toccare l’Albero della conoscenza finchè il bene e il male aderivano ancora ad esso, l’uno dall’interno l’altro dall’esterno. Egli avrebbe dovuto attendere per staccare dall’alveo il suo”prepuzio”[cioè il primo frutto] [….] ma come è scritto Adamo prese del frutto e portò con ciò “un idolo nel Santo dei Santi”, cosicché la forza dell’impurità dall’idolo nel Santo dei Santi, e la forza dell’impurità dall’esterno penetrò all’interno[….] sappi che tutte le opere di Dio, se stanno ognuna al proprio posto, nel luogo che è stato loro ordinato e predestinato nell’atto della creazione sono buone[….] ma se si ribellano e lasciano il posto assegnato, allora sono malvagie [….] perciò in Isaia è scritto: “ Che stabilisce l’armonia e crea il male” . ( tratto da La Figura mistica della divinità - Gershom Scholem).

Non male questa affermazione “Bene e male sono originati dallo stesso materiale, ciò che li distingue non è una diversa natura, ma una diversa lavorazione (Somekh).

La creazione non dimenticate è sola una mossa in una scacchiera dove male e bene si alternano, la prima mossa che conosciamo è sulla casella del bene, secondo l’affermazione : “D-o vide che era bene e molto bene” , ma la mossa precedente proveniva dal male, l’omissione di bene o molto bene equivale a “molto male .
Allora bisogna ritornare alla affermazione “Il Signore crea il male, ‘oseh shalom u-bore ra’. È singolare che nella tefillàh di tutte le mattine si ripeta questa frase, nella quale invece di dire che il Signore crea il male, diciamo che il Signore crea la pace e crea tutto "oseh shalom u-bore et ha-kol".

Il male fa parte della creazione, ma secondo questo racconto il male è in realtà un derivato della libertà, uno dei significati di Bereshit non subito evidente è che nel momento in cui il D-o lascia la prima coppia in uno stadio primordiale, hanno soltanto una scelta da fare, quella di rimanere in una dimensione di innocenza oppure di crescere, ovviamente scelgono un cambiamento suggeriti dal serpente.
D-o ha affermato che se resteranno in questo giardino isolato, godranno di solo delizie e tranquillità.

La luce dotata di pensiero entra cosi in conflitto originario con l’ambito di D-o stesso che non vuole essere compenetrato da lei e che nella resistenza contro questa formazione ad extra cerca di distruggere le strutture cui essa da luogo. Quando la luce dotata di pensiero irradiò lo spazio primordiale pervase, secondo questa tradizione , solo una metà degli ambiti resi liberi dallo tzimtzum per la creazione. La parte inferiore invece, chiamata “informe”(golem) o “profondità del grande abisso “omqa de-tehoma rabbàh” , restò del tutto colma della luce senza pensiero divenuta a quel punto, nei suoi effetti sulla creazione, il principio distruttivo e la radice del male. Ad ogni processo cosmogonico si ripropone questo conflitto, che non vede contrapporsi due processi ostili, ma due aspetti della dell’unica divinità”
Tutte le strutture e le forme della creazione sono portate all’esistenza dalla luce senza pensiero nel momento in cui è costretta dal pensiero a passare da una potenza all’atto. Nella misura in cui l’informe” accetta di rivestirsi di una forma diviene un elemento costruttivo, mentre rappresenta la radice del male ogni volta che si rifiuta”

Gershom Sholem- La figura mistica della divinità, (pag 73/75).

In conclusione il male ci appare come un fattore anomalo della creazione e pone sempre la stessa domanda:”Ma se D-o è buono perché permette il male”, mentre il pensiero cabalista afferma che c’è una radice del male anche in D-o stesso.
Ancora una nota , Natan di Gaza, formula la teoria che il male è un elemento presente in D-o stesso, ma non è malvagio nel senso filosofico come indica il misticismo greco, si tratta piuttosto della parte di D-o stesso che secondo il principio di En-sof, non ammette nulla accanto a se stesso
Ovviamente ben pensanti e integralisti non approvano questa possibilità e riducono tutto alla natura dell’uomo …. Che ci possiamo fare …. Forse continuare argomentare.

Shalom
Noiman



noiman
Messaggi: 1986
Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »


Il buio e la luce possono essere paragonati al bene e al male? "D-o plasma la luce e crea il buio “ (Yesha’yh 45/7) Non sarebbe più logico l’incontrario? Ma se consideriamo che il buio rappresenti la contrazione intesa come lo tzimtzum , tanto cara ai cabalisti, uno spazio vuoto che serve solo se riempito di luce forse estratta dal buio, questo spiegherebbe il versetto di Isaia.


Il 27 novembre 2014, di sette anni fa, esattamente alla stessa ora di oggi, cioè le 19,19 , :-O (non tenendo conto che il forum oggi segni ancora l’ora estiva) , vi ripropongo quello che scrissi allora riguardo il buio e la luce, se vi interessa la discussione di allora potete fare una ricerca nella cartella “E Luce fu”.

Tutto quello che ho letto riguardo questa discussione è interessante, e provo inserire un mio commento sul passo di Bereshit in questione.

Dopo aver creato il cielo e la terra il racconto di Bereshit afferma che ” le tenebre erano sulla faccia dell’abisso “, forse in una condizione preesistente a terra e cieli, la luce non è ancora menzionata ma diviene reale quando fu separata con il comando ”sia luce”.
E’ possibile pensare che le tenebre non sono state create, anche se appartengono al primo giorno, la luce era contenuta nelle tenebre, un confine le delimitava e fu la parola di D-o ha modificare quel limite affinchè la luce potesse affiorare .
Quando D-o menziona la luce utilizza per la chiamata le parole:
וימר אלהים יהי אור ויהי אור “Dio disse:sia luce e luce fu” qualcuno interpreta che questa luce non è stata creata ma è stata fatta venire da un luogo da dove preesisteva da non confondere con la luce degli astri che dovevano ancora essere creati.
ויקרא אלהים לאור יום ולשך קרא לילה“chiamò la luce giorno e chiamò la notte tenebre “quando viene menzionata la notte il nome di D-o non viene ricordato.
Lo Zohar afferma: “ Tutto ciò che è sorto, è sorto nel segreto di questo “sia”. La parola יהי”yehi”, “sia”, allude nelle lettere “yod” e “he”, יה, al segreto dell’unione del Padre e della Madre. Poi , nella seconda “yod”, la parola” yehi “ritorna al punto originario e forma così un nuovo inizio, dalla cui espansione sorge qualcosa d’altro: la luce”
La luce di genesi è una creazione finita parte di una luce infinita che ha la sua santità, il rapporto tra le due è simile alla distanza che c’è tra il lume dello shabbàt e la luce del sole, come è possibile accendere un lume in presenza della luce, ma quando in una stanza buia si accende il lume dello shabbàt esso risplende in tutto il suo splendore.
Un commentatore ci fa notare che esiste una differenza tra la “chiamata” relativa alla giorno rispetto a quella della notte” per evocare nella seconda chiamata che si riferisce alla notte è utilizzata il verbo ויקרא “wa-yiqrà” “e evocò” quando invece si riferisce al giorno è utilizzato il verbo קרא “qarà” “chiamò” dove ci sono due lettere in meno, lo Zohar a proposito scrive:”il segreto del nome di Dio di settantadue lettere” .
La luce estratta dalle tenebre assume un significato speciale e diventa una emanazione divina, la parola ebraica אור, “or” “luce, ha lo stesso valore numerico 207 della parola ראז, “raz”, mistero, quando D- o disse “sia luce” , intese il mistero che sta nella Torah. (Midrash- ha-Ne’elam).
Possiamo considerare che le tenebre appartengono alla creazione , ma esse sono state modificate in modo di alternarsi alla luce, come due parti di materia opposte .
Luce e tenebre sono complementari.
Questo viene ricordato anche quando si legge la teffilàh: ”D-o plasma la luce e crea il buio”
Nel primo giorno della creazione la parola luce e scritta cinque volte, come i libri che compongono la Torah.
Questa è la prima delle divisioni e quando D-o crea la luce, nel testo compare l’espressione כי טב “khi tòv” “ era cosa buona” , l’affermazione divina che suggella questa prima parte della creazione, confermando che questa condizione è definitiva e stabile, in contrapposizione a “tòhu e bòhu”.
“ki tov” nei primi giorni è ripetuta diverse volte, ogni volta essa sta a significare che la sua opera è considerata perfetta .
E. Fromm nel suo libro : “Voi sarete Dei “, fa una osservazione interessante , scrive che queste parole vengono ripetuta ogni volta che viene definita una azione nel suo completamento , ma quando viene creato l’uomo essa non viene riportata, suggerendo che la creazione dell’uomo è transitoria e destinata a evolversi , anticipando la caduta di Adamo.
Secondo la Zohar le tenebre sono state separate dalla luce, (parashàt Terumah 15), in questo modo fu posta la colonna del centro , rendendo possibile alla materia di recepire lo spirito, affinché ricevesse la forma “a immagine di Dio”
Quindi termina il primo giorno “ Cosi Fu Sera E Fu Mattina, Un Giorno”.
Il testo in ebraico :ויהי ערב ויהי בקר יום אחד , la parola אחד “echàd”, “ uno” non è il numero cardinale “rishòn” ,” il primo”, come è scritto in molte traduzioni.
Il tempo non esisteva, non c’era un primo giorno, si è primi solo se c’è un secondo.
Anche Rashi nel suo commento alla Genesi interpreta il “giorno uno” in un significato costrutto: “Il giorno dell’ UNO” sottolineando che in quel giorno solo
D-o partecipò alla creazione , era il Giorno del Signore.
“ Sono io il Signore, che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli e da solo ho disteso la terra: chi era con me?(Isaia 44/24).”

שלום
נוימן

Rispondi