Bereshit (monogamia e poligamia)

noiman
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Ciao Lella. Questa è una buona domanda e scusa se ti rispondo solo oggi.

D-o ha creato ogni cosa come fa un architetto quando progetta una casa, prima il progetto poi l’esecuzione dei lavori, si inizia dalle fondamenta, poi si costruiscono i muri maestri con i relativi pilastri che rendono solida la struttura, poi l’architetto definisce l’architettura degli interni e definisce gli spazi dedicandoli alle possibili esigenze degli inquilini, infine dopo che elettricisti, idraulici e decoratori hanno completato l’opera la casa è vivibile , infine l’architetto ordina i mobili per ogni uso e destinazione.
Ma la casa è vuota e una casa senza abitanti vanifica il progetto dell’architetto e di tutti coloro che in qualche modo si sono resi disponibili.
Questo è solo un banale esempio di come D-o ha realizzato il suo progetto, terra e cieli sono finalmente stabili e le creature occupano questo luogo, manca solo una cosa l’essere che nasce completo.
Senza voler sembrare cinico tutta la natura è stata posta in essere in funzione dell’uomo, gli animali di ogni dimensione e specie furono creati per partecipare al progetto che D-o aveva riservato a l’uomo
Ricordiamo che egli fu creato in genesi 1 e formato in genesi 2.
Nella prima parte del racconto di Bereshit אלהים , Elohim è l’architetto che sovraintende l’opera,”avodà” è un lavoro materiale che trova la sua” melakà “ il fine spirituale nel mondo celeste, ogni azione compiuta in genesi 1 ha come fine la realizzazione di un mondo adatto ad accoglierci.
La “natura” che in ebraico הטבה è“ ha-tevà” ,Un termine assai raro nelle scritture ed è assolutamente singolare che il valore numerico delle due parole: הטבע “ha-tevà” la natura e אלהים”Elohim”siano identici 86.
Gli animali furono creati “maschio e femmina” perché la loro definizione era definitiva, questo lo sappiamo perché D-o condusse il primo uomo per il giardino affinché esso desse loro un nome. L’uomo non era ancora definitivo ed era previsto fin dall’inizio che egli sarebbe passato attraverso più dimensioni e fasi.
La prima fu quando entrò nella creazione come D-o lo volle, la seconda divenne fisico quando D-o lo plasmò, la terza volta divenne materiale a seguito del giudizio.
E stiamo tutti attendendo il quarto passaggio.
Ancora per Lella , secondo me gli omosessuali” non centrano niente con questo.
La natura terrestre è instabile e solamente gli umani si pongono questo problema.
Un saluto
Noiman
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Gianni
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Ciao, Noiman. Bella questa tua riflessione: “Ogni azione compiuta in Genesi 1 ha come fine la realizzazione di un mondo adatto ad accoglierci”. Mi vengono in mente le parole di Shaùl di Tarso (Paolo): “La creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio”. - Rm 8:19.

Nel tuo scritto ho trovato curiosa la tua citazione della parola ebraica טבה (tevà), “natura”.

Ho fatto una ricerca e mi pare che nel Tanàch non vi è neppure un vocabolo per indicare la natura: esso fu creato solo dopo i contatti culturali con i greci. Così, nella letteratura ebraica (ma non nelle Scritture Ebraiche), sorta dopo questi contatti con il mondo greco, comincia ad apparire il concetto di natura (altrimenti estraneo alla Bibbia). Nel libro non canonico della Sapienza, in 7:20, si menziona la natura degli animali: “La natura degli animali e l'istinto delle fiere”. In Maccabei, Antioco invita un giudeo a salvare la propria vita mangiando “la deliziosa carne di maiale che è un dono della natura”.
Il giudeo Shaùl di Tarso menziona la natura, ma egli dovette conoscere (ameno in parte) la filosofia stoica. Solo da lì poté apprendere l’uso di questa parola che egli a volte impiega: “Le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura” (Rm 1:26); “Se tu sei stato tagliato dall'olivo selvatico per natura e sei stato contro natura innestato nell'olivo domestico” (Rm 11:24). Paolo era molto istruito, anche riguardo al mondo greco, per cui usa la parola “natura”: “Quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi” (Rm 2:14). Tuttavia, anche in questi passi non si parla mai di un sistema fisso di leggi che regola l’universo. È una pura idea della filosofia stoica asserire che tutti gli uomini sono per natura figli di Dio: “In lui [Dio] viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: ‘Poiché siamo anche sua discendenza’” (At 17:28). Paolo, da buon oratore, adatta la sua predicazione al suo uditorio in Grecia, ad Atene, “in mezzo all'Areòpago” (v. 22), dove “tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità” (v. 21). La sua citazione è tratta dai Fenomeni (di Arato) e dall’Inno a Zeus (di Cleante). Si tratta quindi di un adattamento alla mentalità greca per parlare, per così dire, la stessa lingua del suo uditorio. L’idea della Bibbia, che Paolo conosceva benissimo, è che si diviene figli di Dio per fede: “Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento, e non cominciate a dire in voi stessi: ‘Noi abbiamo Abraamo per padre!’. Perché vi dico che Dio può da queste pietre far sorgere dei figli ad Abraamo” (Lc 3:8), “Il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno” (Mt 13:38), “Sarete figli dell'Altissimo” (Lc 6:35), “I figli di questo mondo […] i figli della luce” (Lc 16:8). Paolo, quando parla ai credenti, non usa un linguaggio adatto al mondo greco, ma sostiene l’idea biblica che si è figli di Dio solo con l’ubbidienza dettata dalla fede: “Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio” (Rm 8:14), “Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi”. - Rm 8:16,17.

Il mondo non è una macchina messa in moto una volta per sempre e che poi conduce una sua vita autonoma come un orologio caricato. Tutto l’universo è di continuo sottoposto alla provvidenza di Dio. Il cosmo non può regnare per conto proprio, ma sussiste solo per volere divino.

Nella mentalità occidentale odierna la natura è stata, per così dire, secolarizzata e resa indipendente da Dio come un tutto a sé stante, regolato da leggi tra loro concatenate. Per la Bibbia, invece, essa è un grande segno di Dio. L’universo intero è stato creato dalla libera volontà di Dio: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Gn 1:1). Il creato era visto dagli ebrei con meravigliato stupore misto a riverenza e timore: essi vedevano che attraverso il creato e la “natura” Dio parlava loro. Per gli ispirati poeti di Israele il mondo che li attorniava era un perenne miracolo. Nel Sl 8:3 (TILC) il poeta ispirato cantava stupito:
“Se guardo il cielo, opera delle tue mani,
la luna e le stelle che vi hai posto”…
Tra le poesie che sono state scritte in tutto il mondo e in tutti i tempi, questi versi ispirati sono tra i più sublimi:
“Narrano i cieli la gloria di Dio,
gli spazi annunziano l’opera delle sue mani.
Un giorno all’altro ne dà notizia,
una notte all’altra lo racconta,
senza discorsi e senza parole.
Non è voce che si possa udire.
Il loro messaggio si diffonde sulla terra,
l’eco raggiunge i confini del mondo”.
- Sl 19:2-5, PdS.
Per Amos è Dio colui che
“Ha creato i monti e i venti,
fa conoscere i suoi pensieri all’uomo,
fa seguire il giorno alla notte.
È il sovrano di tutta la terra”.
- Am 4:13, TILC.

Se tutto il mondo naturale era un “miracolo” (un “segno” per gli ebrei) capace di palesare Dio, lo diveniva ancora di più un fenomeno non comune come un terremoto: “O Signore, quando uscisti dal Seir, quando venisti dai campi di Edom, la terra tremò […]. I monti furono scossi per la presenza del Signore, anche il Sinai, là, fu scosso davanti al Signore, al Dio d'Israele! (Gdc 5:4,5), “La cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono” (Mt 27:51); come un’eruzione vulcanica: “Ci furono tuoni, lampi, una fitta nuvola sul monte e si udì un fortissimo suono di tromba. Tutto il popolo che era nell'accampamento tremò” (Es 19:16); come un’eclissi: “Il sole sarà cambiato in tenebre” (Gle 2:31), “Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona” (Mt 27:45); come una tempesta: “Il Signore fece ritirare il mare con un forte vento orientale, durato tutta la notte” (Es 14:21), “Tu hai soffiato il tuo vento e il mare li ha sommersi”. - Es 15:10.
Anche la misteriosa crescita dei vegetali e dei gigli nei campi palesano la sapienza e la potenza di Dio. “Lei [Israele] non si è resa conto che io [Dio] le davo il grano, il vino, l'olio” (Os 2:8), “Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. […] Dio veste in questa maniera l'erba dei campi”. - Mt 6:28-30.
Anche Paolo intende l’universo come una rivelazione divina che è generale, facendo conoscere l’esistenza di Dio a tutti:
“Ciò che si può conoscere di Dio è visibile a tutti: Dio stesso l’ha rivelato agli uomini. Infatti, fin da quando Dio ha creato il mondo, gli uomini con la loro intelligenza possono vedere nelle cose che egli ha fatto le sue qualità invisibili, ossia la sua eterna potenza e la sua natura divina. Perciò gli uomini non hanno nessuna scusa: hanno conosciuto Dio, poi si sono rifiutati di adorarlo e di ringraziarlo come Dio. Si sono smarriti in stupidi ragionamenti e così non hanno capito più nulla. Essi, che pretendono di essere sapienti, sono impazziti”. - Rm 1:19-21, TILC.

Il miracolo, nel linguaggio biblico, non è visto come una violazione della natura, ma come espressione della potenza e della sapienza di Dio.
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Maryam Bat Hagar
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

Shalom Noiman.stavo leggendo il commento al corano di uno studioso sufi in cui si diceva che il processo creativo non è terminato e che il mondo "è in continua creazione".praticamente il pensiero ebraico o parte di esso dice la stessa cosa da quanto ho capito?ovvero che la creazione e suddivisa in varie fasi e che comunque non è ancora conclusa.correggimi se sbaglio :-)
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Ali ibn Abi Talib(599- 661)
noiman
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Sempre per Lella, mi ero perso il tuo ciambellone.
Lella prende della farina e sul tavolo fa l’impasto con l’acqua. Forma il ciambellone e poi ne prende una parte per fare una crostatina .
Il Bereshit Rabbà afferma che per fare l’uomo, il Santo non si servì della terra normale, ma scelse la polvere pura, affinché l’uomo potesse diventare la corona della creazione. Egli fece come una donna che mescola la farina con l’acqua per il pane e mette da parte un poco dell’impasto, come offerta “hallà”, infatti D-o inumidì la terra, poi ne prese una manciata per creare l’uomo, che dopo di questa divenne la prima offerta.
Per Gianni la parola “ha tevah” è talmente rara nel Tanach che non esiste…… anche se questa interpretazione appartiene alla tradizione, il riferimento alle scritture è inopportuno, avrei dovuto precisare che non si trattava di scritture bibliche riferite a Torah e Tanach ma ai commentari che sono stati scritti dopo.
E piuttosto interessante notare che per ritrovare il valore numerico è necessario considerare l’articolo ה di valore numerico 5, unito alla parola con il maqqef che sigilla suono e significato. Anche la prima volta che ho scritto la natura è errato, manca la ע che è rimasta nella tastiera.
Shalom , shabbat shalom
Noiman
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Gianni
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Grazie, Noiman. Shabbat shalom anche a te e shavua tov. :-)
noiman
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Marco scrive:
Un altro particolare di questa storia è il tempo che impiega Noè per rilasciare la colomba. Primi 7 giorni, la prima creazione, la colomba ritorna senza poggiare piede. Dopo altri sette giorni, nuova creazione con Noè nuovo Adamo, la colomba ritorna con il ramoscello d'ulivo in bocca (favore Divino), dopo altri sette giorni Noè manda la colomba in esplorazione, ma questa volta non torna. Gli ultimi sette giorni rappresentano la nuova e definitiva creazione che ha come base Yeshùa.
La colomba è tornata e si è posata sulla vita eterna.”
Certamente collegare i sette giorni alla creazione è biblicamente sostenibile, il favore divino molto poco, il collegamento a Yeshùa è sicuramente lecito nella lettura e interpretazione fideistica.
Nella letteratura giudaica certamente i maestri si sono chiesti perché la colomba porta un ramo di ulivo e non di eucalipto , limone o altro frutto? L’ulivo è citato in questo contesto rappresenta il simbolo della pace, ma se il testo avesse nominato un oleandro questo sarebbe divenuto il simbolo della pace?
Questo può anche essere interessante approfondire.
Shalom
Noiman
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Per Maryam, la creazione è un temine limitativo, il film a cui siamo stati attori e spettatori non è ancora finito. (*)
Shalom
Noiman
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Maryam Bat Hagar
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

noiman ha scritto:Per Maryam, la creazione è un temine limitativo, il film a cui siamo stati attori e spettatori non è ancora finito. (*)
Shalom
Noiman
infatti
concordo con te noiman


magari sposto quest'ultima parte nella sezione "bereshit"
che ne dite?
circa la monogamia possiamo aprire un topic apposito
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Ali ibn Abi Talib(599- 661)
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

si..... Maryam, forse è meglio.
ciao :YMHUG:
noiman
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