Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

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bgaluppi
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Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da bgaluppi »

Mi farebbe piacere condividere i miei pensieri su questi due cruciali versetti di Genesi e conoscere le vostre opinioni a riguardo.

Vediamo come il testo greco della LXX traduce Genesi 1:26 e 1:27:

και είπεν ο Θεός· ποιήσωμεν άνθρωπον κατ ‘ εικόνα ημετέραν και καθ ‘ ομοίωσιν

e Dio disse: facciamo l'essere umano a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza

και εποίησεν ο Θεός τον άνθρωπον, κατ ‘ εικόνα Θεού εποίησεν αυτόν

e Dio fece l'essere umano. Lo fece a immagine di Dio

In ambedue i versetti, la LXX usa εικόνα (eiko'na) e ὁμοίωσις (omo'iosis), che significano rispettivamente immagine e somiglianza, e traducono l'ebraico צֶ֫לֶם (tseh'-lem, immagine) e דְּמוּת (dem-ooth', somiglianza). 

Ora vediamo il versetto 3:5:

ήδει γαρ ο Θεός, ότι ή αν ημέρα φάγητε απ‘ αυτού, διανοιχθήσονται υμών οι οφθαλμοί και έσεσθε ως θεοί, γινώσκοντες καλόν και πονηρόν

infatti Dio sa che il giorno in cui mangiaste di questo [il frutto], i vostri occhi verranno aperti e sarete come dei [o Dio], conoscenti bene e male

Osserviamo ora come traduce la CEI:

"Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male"

Il testo greco non dice "come Dio", ma "come dei", infatti θεοί (theo'i) e' plurale ed ha lettera minuscola. Traduce l'ebraico אֱלֹהִים (elohim), plurale di eloah, che a quanto ne so puo' significare sia Dio (plurale intensivo) che esseri divini, angeli o dei e anche giudici. La mia conoscenza dell'ebraico e' nulla, quindi non posso stabilire con certezza di cosa si stia parlando in questo versetto. Pero', le possibilita' sono due: o dice "come Dio" o "come dei" (giudici e' certamente da scartare), e purtroppo le traduzioni rendono ambedue i significati. 

Di fatto, qui sta dicendo una cosa diversa rispetto a 1:26-27: l'uomo, gia' fatto a immagine e somiglianza di Dio, quindi simile a Dio ma non come Dio (della stessa Sua sostanza, infatti e' fatto di terra), diviene come Dio (o dei) se mangia il frutto dell'albero. A prescindere da quale sia la giusta traduzione di elohim, c'e' da considerare il fatto che in 3:5 e' il serpente a parlare, non Dio. Dio ha detto la verita' all'uomo: se mangia del frutto, certamente morira', e infatti Adamo, per la sua disubbidienza, subisce la condanna a morte, sia in senso fisico che spirituale.

Il serpente, invece, mente, poiche' dice all'uomo che non morira' ma diverra' come Dio o come un dio. Invece, l'uomo muore e non diviene come Dio. Il serpente mente ma, in parte, dice anche la verita', poiche' l'uomo non diventera' Dio ma diverra' "come Dio", si conformera' a Lui, come succede a Yeshua molto tempo dopo e come succedera' a chi seguira' i passi di Yeshua (e in questo senso, torna meglio la traduzione "Dio" che "dei"). Quindi, l'inganno del serpente sembra avere un ruolo preciso, ma c'e' anche da chiedersi se il serpente sia pienamente consapevole di questo.

Sia che elohim qui si traduca con Dio o con dei, la sostanza del discorso ruota quindi intorno all'inganno del serpente, e qui, secondo me, vuole andare a parare il redattore. L'uomo e' ingenuo, poiche' non conosce il bene e il male: il serpente tenta la sua curiosita' e la sua voglia di divenire migliore, inducendolo a disubbidire e facendo leva sulla sua ignoranza dovuta all'innocenza. Sia che il serpente dica Dio o dei, l'uomo cade nel suo tranello. Quindi, alla fin fine, l'uomo sceglie si di disubbidire, e sceglie apparentemente male poiche' non si fida di Dio ma di una creatura, ma e' colpevole solo a meta', in quanto il vero colpevole e' il serpente, che fa leva sull'innocenza e sulla curiosita' dell'uomo per indurlo a disubbidire al Creatore. Ma l'inganno del serpente, toglie l'uomo dall'innocenza, e questo consente all'uomo di "evolversi".

Il problema centrale non e' tanto se il testo dica Dio o dei, quanto la disubbidienza dell'uomo; ma il suo disubbidire e' fortemente influenzato dalla sua innocenza e dalla scaltrezza del serpente. Alla fine, il vero colpevole e' il serpente. Ma il serpente fa parte della creazione, e Dio, nella sua onniscenza, sapeva che avrebbe ingannato l'uomo, come sapeva che l'uomo, nella sua innocenza, si sarebbe lasciato ingannare.

Dio non puo' creare se stesso, ma crea un essere a sua somiglianza che, una volta completato il suo percorso di comprensione, diverra' partecipe di Dio. In questo senso, Dio sta "replicando" se stesso. Perche' faccia questo non e' dato sapere.

Sembra, quindi, che tutto avvenga secondo il disegno di Dio, cosicche' la Sua creatura prediletta, fatta a Sua somiglianza, divenga partecipe di Lui: se l'uomo non avesse disubbidito, non avrebbe potuto comprendere pienamente cosa significhi bene e male (vita o morte), e non avrebbe disubbidito se non fosse stato tentato dal serpente, la cui esistenza assume quindi una funzione specifica al fine della piena evoluzione dell'uomo. La vita terrena, e la inevitabile morte, sono un percorso di sviluppo: l'uomo riceve il giusto insegnamento da Dio, che gli indica la strada da percorrere per arrivare alla meta.
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tritolo
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da tritolo »

Bellissima osservazione... Mentre leggevo la tua considerazione stavo pensando la stessa cosa ancor prima di arrivare al punto in cui hai scritto che "era il serpente a parlare".

Per quanto riguarda il peccato e la morte, secondo me Adamo è morto a causa del peccato e non si è conformato a Dio, ma ha peccato e la condanna che lo aspettava la sapeva era la morte come sapeva;
quindi semplicemente non esiste più!
Quando Gesù parlò della morte la paragonò al sonno come ho letto recente mente in
Giovanni 11:11-14 (CEI)
"11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: "Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo". 12 Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se si è addormentato, si salverà". 13 Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto."
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bgaluppi
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da bgaluppi »

Giusto tritolo. La morte e' il sonno. Come spiega la Bibbia, noi non abbiamo un'anima che va all'inferno o in paradiso o in purgatorio, tutti luoghi inventati che non esistono nelle Scritture. Quando moriamo, la nostra anima, cioe' noi stessi (poiche' noi siamo "anime viventi", Genesi 2:7), ci addormentiamo, fino al momento in cui saremo "risvegliati", chi in vista della gloria, chi in vista del giudizio (Gv 5:29).

Adamo sapeva che sarebbe morto, perche' Dio lo aveva avvertito, ma non comprendeva cosa questo significasse ed ha agito fidandosi del serpente, invece che obbedire all'Onnipotente. Qui e' il problema: l'uomo si fida del serpente, piuttosto che di Dio.
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bgaluppi
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da bgaluppi »

C'e' anche un'altra considerazione da fare: Adamo, disubbidendo, da' adito all'avvento del secondo Adamo, che sara' spirito vivificante e consentira' all'uomo che lo segue di accedere ad uno stato superiore a quello in cui era Adamo.
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bgaluppi
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da bgaluppi »

In realtà, Bereshit contiene molteplici insegnamenti, uno sull'altro. L'insegnamento non è univoco.
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bgaluppi
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Antonio, ti rispondo con altre considerazioni sulle tue. Credo che Genesi non metta in evidenza tanto la supremazia dell'essere umano, ma la sua importanza nella creazione. Dai versetti di Genesi io capisco che tutto è creato in funzione dell'essere umano, "per lui", non necessariamente perché lui domini sulla creazione; e quindi, io vi leggo l'amore e la cura di Dio nei nostri confronti.

Dici bene sul fatto che si parli di "essere umano" e non di uomo maschio. Ecco l'elenco dei termini adàm (essere umano, greco ànthropos) e ysh (uomo maschio, greco anèr). Solo una nota su 2:23 e 2:24: al versetto 2:23 è Adamo che parla dalla sua prospettiva di maschio diviso dalla femmina, che non è la stessa di Dio. Al v.2:24 la valutazione è fatta dall’agiografo. Tieni presente che la Settanta utilizza di nuovo άνθρωπος (ànthropos), ma l’ebraico usa ysh e che la LXX è solo una traduzione e non è affatto ispirata, poiché solo il testo originale è ispirato.

1:26 άνθρωπον adàm
1:27 άνθρωπον (άρσεν και θήλυ) adàm (sachàr uneqvaàh)
2:7 άνθρωπον e άνθρωπος adàm
2:8 άνθρωπον adàm
2:15 άνθρωπον adàm
2:16 Αδάμ adàm
2:18 άνθρωπον adàm
2:19 Αδάμ adàm
2:20 Αδάμ adàm
2:21 Αδάμ adàm
2:22 Αδάμ adàm
2:23 Αδάμ e ανδρός adàm e ysh
2:24 άνθρωπος ysh
2:25 Αδάμ adàm
Quello che veniva descritta come una creazione molto buona e definitiva nei passi precedenti a questi ad un tratto viene presentata di nuovo
Ricorda che il libro di Genesi è composto da due testi di tradizioni diverse, che presentano lo stesso insegnamento da prospettive diverse. In uno, l'uomo viene creato alla fine, in un altro all'inizio; ma resta il fatto che l'uomo è al centro della creazione, anzi, la ragione stessa della creazione. Che differenza intercorre tra l'essere creati prima o dopo? Nessuna. Importante, invece, è che la creazione esiste in funzione dell'uomo. Il fatto che il primo racconto non indichi proibizioni, non significa nulla; infatti, semplicemente significa che quel testo specifico non ne parla. Ma i due testi sono stati accettati poiché ambedue ispirati e conformi l'uno all'altro, non perché contrapposti.

La cosa che rende l'uomo diverso dagli animali è il ruach, lo spirito di Dio, e la volontà di Dio stesso, che lo crea a Suo modello. Dio non crea gli animali a Sua immagine, ma l'uomo. Ma l'uomo deve necessariamente passare dalla materia allo spirito per sua scelta, non per volontà di Dio. Libera scelta. E cosa significa scegliere di passare a condizione spirituale? Significa capire la legge della vita, la legge di Dio, che è spirituale, e scegliere di seguirla. Lo spiega bene Paolo:

Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 43 è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; 44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. 45 Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l'ultimo Adamo è spirito vivificante. 46 Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. 47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. — 1Cor 15:42-47

Adamo è "ciò che viene prima", è debole, è materiale, e infatti sceglie la materia, ossia sceglie di non seguire la legge spirituale di Dio. Il secondo Adamo, pur essendo figlio del primo perché uomo (v. Lc 3:38), è il Messia preconosciuto e pre-ordinato a obbedire alla legge di vita, che diventa "spirito vivificante".

“Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo.”. Secondo il pensiero ebraico, il Messia preesiste prima della creazione. Se l'ultimo Adamo preesiste prima del primo, significa qualcosa, secondo te? Lascio a te la risposta, o le risposte, ma ti dò un suggerimento: l'uomo che nasce dalla materia, non è in grado di obbedire allo spirito; ma l'uomo che nasce dallo spirito, è perfettamente in grado e deve obbedire allo spirito:

“In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito.” — Gv 3:5-6

“Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio.” — 1Gv 3:9

Chi rinasce nello spirito tramite il battesimo, la consacrazione al Cristo, è in grado di obbedire allo spirito, poiché il Cristo è in lui: “Dimorate in me, e io dimorerò in voi.” (Gv 15:4)

Ma Dio sa che, pur rinascendo in spirito, siamo sempre figli di Adamo, fino alla morte, e che possiamo peccare; e se pecchiamo “noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.” — 1Gv 2:1

Secondo me, il testo di Genesi non è un libro da prendere come testo storico-scientifico, ma piuttosto come insegnamento: ci dice chi siamo. E gli insegnamenti sono molteplici. Da quando ho iniziato a leggerlo ad ora, ho cambiato "interpretazione" diverse volte, ma forse sono tutte giuste (o tutte sbagliate...). Ogni volta che lo leggo, imparo qualcosa di nuovo e trovo risposte che non si trovano da nessun'altra parte. :-)
ארמאנדו אלבנו
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Antonio si parla di immagine e somiglianza anche del figlio di Adamo generato da Adamo. Che significa che il figlio di Adamo fu fatto a sua immagine e somiglianza?
ארמאנדו אלבנו
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

No chiedevo all'autore dello studio che tratta il concetto di immagine somiglianza. Bgalupi nn si chiama Antonio?

Vorrei dare anche un consiglio al moderatore visto che le idee potrebbero aiutare il moderatore a rendere migliore la gestione del forum. Oltre a non far aprire discussioni già trattate, non sarebbe piu utile aprire in un certo periodo pochi tread su certi argomenti? Se ad esempio oggi trattiamo 3 discussioni e domani se ne aprono altre 3 diverse così rischiamo di perdere il filo dei ragionamenti. Non sarebbe più utile aprire poche discussioni in un certo periodo di tempo e concentrarci tutti sugli stessi argomenti. Il mio è un consiglio. Poi a decidere sono i moderatori. Shalom
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bgaluppi
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

Messaggio da bgaluppi »

Caro Armando hai ragione sul problema della "vaanga" di nuovi 3D. Non voglio stabilire limiti, ma mi impegnerò per limitare le discussioni, che spesso risultano essere, in realtà, domande che potrebbero essere fatte utilizzando il MP.
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bgaluppi
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Re: Gn 1:26-27 e 3:5. Considerazioni

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