Re: עקדת יצחק
Inviato: lunedì 11 settembre 2017, 22:22
Ah, grazie Noiman. A proposito di sacrificio...
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A proposito della storia di Avimelech e della diversita di termini con cui ci si riferisce a Dio nel capitolo 20 di Genesi abbiamo:amos74 ha scritto:Ciao a tutti,
Riapro l’argomento in questione riportando l’alternativa, ed invero affascinante, ermeneutica sulla legatura di Isacco che ha citato Besasea nella discussione “Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica”:
“Offrire un sacrificio umano è un atto idolatrico e il fatto che Abramo si apprestò a farlo non significa che ciò era coerente alla normativa dei bnè 'Ever. Chi gli dà il comando non è HaShem, ma haelohim. La presenza della he determinativa in questo contesto è indice di divinità straniera. A fermare l'omicidio fu invece un inviato di HaShem, che riportò Abramo sulla retta via, attribuendo un alto valore alla prova che Dio gli presentò nella veste di divinità straniera. La deriva idolatrica di Abramo, secondo la tradizione orale, è la punizione per avere stipulato il patto con Avimelech, rendendo nullo il patto con Dio. La conseguenza sarebbe stata la restituzione del figlio a Dio per mezzo di quel sacrificio umano. Figlio che era l'unico mezzo per l'adempimento del patto.
Nella Toràh, questo brano è preceduto dall'evento in cui Abramo fece un patto con Avimelech riguardo alla terra di Israel ,condizione non permessa dal patto stipulato con Dio, che prevede l'esistenza del figlio Isacco.
IL nostro brano comincia con le parole: ויהי אחר הדברים האלה , "successe dopo queste cose...", che collega l'evento della legatura di Isacco all'evento precedente del patto con Avimelech.
Questo patto è considerato dai saggi un "culto straniero", come tutti i patti stipulati fra ebrei e non-ebrei. Questi portano all'idolatria e alla morte dei figli, come stava appunto per succedere.
Nel testo ebraico vediamo che a provare Abramo è haelohim, ovvero "il giudice" conosciuto fra i sudditi di Avimelech, ove erano leciti i sacrifici umani.
L'essenza della prova sta nel fatto che Abramo credette veramente che Dio gli avesse dato il comando di sacrificare il figlio. Egli lo stava per uccidere, consegnadolo definitivamente a Dio per il fatto che ormai la sua esistenza era vana, dato il patto stipulato che aveva stipulato con Avimelech. In ciò consiste la grandezza di Abramo, perché obbedì a quel comando, riconsegnando suo figlio.
(nel testo ebraico di Genesi 22:1-18) abbiamo haelohim, Elohim(nome proprio) e malach HaShem. Chi gli parla, comandandogli di offrire l'olocausto, è haelohim. Ma quando Abramo si riferisce a Dio lo chiama Elohim. Chi impedisce il sacrificio è malach HaShem. Se ci sono queste diversità c'è un motivo ed è necessario chiedersi il perché. In questa discussione poco importa l'identità di haelohim, ma è chiaro che non può essere HaShem perché il culto di HaShem non ha mai previsto sacrifici umani, anzi li condanna. Dio dice che non gli è mai passato per la mente, come ben attestato dal verso dei profeti citato. Il comando proviene chiaramente dal culto straniero e attribuito ugualmente a Dio perché Dio parla per mezzo di chiunque.
Questa interpretazione è ben attestata, linguisticamente perfetta e ben adatta alla mentalità biblica".