Gianni ha scritto: ↑mercoledì 29 marzo 2023, 11:13
La determinazione del 6 di sivàn è una successiva errata interpretazione basata sulle tradizioni rabbiniche, così da evitare di avere un doppio shabbàt. [/size][/TimesNewRoman]
Leggo una paginetta sul calendario da ebrei-net e trovo:
"La regolazione del calendario era affidata al sinedrio di Gerusalemme che decideva sul nuovo mese in base a testimonianze. Ma il mese era un mese lunare, cioe' di meno di 30 giorni. Un anno di 12 mesi lunari contava dunque 354 giorni, mentre quello solare ne conta 365. Alcune feste dovevano essere celebrate in stagioni precise, uno spostamento rischiava quindi di piazzarle fuori dal loro contesto. Pesakh, Hag Haaviv (festa di primavera) serviva di riferimento. Cosi’ quando la primavera tardava , il sinedrio decretava l’introduzione di un tredicesimo mese, garantendo cosi' la celebrazione delle feste stagionali nel loro periodo.
Il mese lunare dura circa 29 giorni e un quarto. Per questo i rabbini decisero che un mese era di 29 giorni o di 30, due mesi (Heshvan e Kislev) potevano contare sia 29 che 30 giorni. Ma si capi' subito che le testimonianze potevano essere sostituite da calcoli matematici piu' rigorosi.
Cosi' nell’VIII secolo, per assicurare il recupero tra l’anno lunare e quello solare, si decise di aggiungere sette volte ogni 19 anni un mese intero al mese di adar che precede la fesdta di pesakh (il terzo, il sesto, l’ottavo, l’11mo, il 14mo, il 17mo e il 19mo anno). Questi anni di 13 mesi sono chiamati Meuberet (intercalari)."
Questa era la situazione.
Le cose evolvono, il calendario lunare si rivela particolarmente complicato da gestire, quello solare è molto più preciso richiedendo pochi minimi aggiustamenti (come attualmente l'anno di 365 giorni con un anno bisesto ogni 4, cioè con un solo aggiustamento di 1 giorno ogni 4 anni).
Ed è questo che permette di prestabilire delle date.
Nel tempo gli ebrei sono passati giocoforza a dover considerare il calendario solare, pur tuttavia cercando di mantenere come tradizione anche quello lunare.
Perciò in epoca Talmudica avviene - leggo sempre sulla stessa pagina:
- "
All’epoca biblica il calendario annuale poteva avere come riferimento sia l’uscita dall’egitto sia l’accesso al trono del re. Ma dall’epoca Talmudica gli anni sono calcolati a partire dalla creazione del mondo, prendendo in considerazione il senso letterale delle genealogie bibliche. Questa datazione e' stata introdotta in risposta alla datazione cristiana. E’ evidente che oggi nessuno puo' pretendere che l’universo abbia meno di 6 mila anni. Questo riferimento alla creazione del mondo diventa simbolico. Ma indica che la nostra storia particolare fa parte integrante della storia dell’umanita' e dell’universo. Ci include quindi nell’insieme della creazione invece che affermare la nostra civilta' come riferimento assoluto per la storia di tutta l’umanita', come accade invece negli altri sistemi di calendario.
All’epoca biblica il calendario annuale poteva avere come riferimento sia l’uscita dall’egitto sia l’accesso al trono del re. Ma dall’epoca Talmudica gli anni sono calcolati a partire dalla creazione del mondo, prendendo in considerazione il senso letterale delle genealogie bibliche. Questa datazione e' stata introdotta in risposta alla datazione cristiana. E’ evidente che oggi nessuno puo' pretendere che l’universo abbia meno di 6 mila anni. Questo riferimento alla creazione del mondo diventa simbolico. Ma indica che la nostra storia particolare fa parte integrante della storia dell’umanita' e dell’universo. Ci include quindi nell’insieme della creazione invece che affermare la nostra civilta' come riferimento assoluto per la storia di tutta l’umanita', come accade invece negli altri sistemi di calendario.
Dato che in origine nel nostro calendario il nuovo mese era deciso in base a testimonianze davato al sinedrio di Gerusalemme, diventava a volte difficile per gli ebrei che vivevano fuori dalla giudea saoere in quali giorni le feste dovevano essere celebrate. Tanto piu' che la notizia del nuovo mese era comunicata attraverso dei fuochi e che i samaritani, per aumentare la confusione, accendevano fuochi simili in altri momenti. Giuda Hanassi (135-200) decise allora che la notizia sarebbe stata portata da messaggeri. Ma talora questi non arrivavano e le distanze impedivano di arrivare in tempo per la celebrazione di alcune feste. Per questo per le comunita' situato fuori dalla giudea di allora, i rabbini istituirono il raddoppio dei giorni di festa, da eccezione di Yom Kippur. Questa precauzione non era necessaria per la giudea dove l’informazione del nuovo mese arrivava sempre in tempo. Le feste continuavavno a essere celebrate in un solo giorno, fatta eccezione di Rosh Hashanah che, celebrata il primo giorno del mese, dipendeva sempre da testimonianze aleatorie.
Nonostante la possibilita' di calcolare con precisione l’inizio di ogni mese, le autorita' rabbiniche non abolirono il raddoppio di Rosh Hashanah per le comunita' ebraiche di palestina (nome dato alla Giudea dai romani nel 135), ne' il raddoppio dei giorni di festa per le comunita' della diaspora. Ma il principio che le usanze dei padri non devono essere cambiate, che e' alla base di questo mantenimento, non fu preso in considerazione dai rabbini liberali che tornarono ai tempi prescritti per le feste nella Torah (cfr. Levitico 23). Siccome la pratica del secondo giorno di Rosh Hashanah e' stata reintrodotta in numerose comunita' liberali, si puo' affermare oggi che gli ebrei liberali osservano le feste come ogni ebreo, ortodosso compreso, in Israele".
E' scritto anche che:
"I nomi dei mesi che abbiamo nella Torah non sono piu' quelli utilizzati oggi. Nella Torah si riferiscono alle stagioni e alla vegetazione, mentre quelli del calendario ebraico attuale sono di origine babilonese."
Il tutto da qui:
http://www.e-brei.net/articoli/attcul/e ... ral/b3.htm
In pratica è stato fissato un sistema di calcolo dei mesi.
A me sembra ci si perda un un bicchier d'acqua:
Abbiamo all'origine un Pesach che cadde di shabbat, e che è stato celebrato all'ingresso in Canaan, ed il giorno dopo era prescritta una offerta di primizie, ed una seconda dopo 49 giorni da contare a partire da quella prima offerta. Il tutto avviene in una precisa stagione, quando cioè tali primizie ci sono.
Il calendario lunare dell'epoca richiedeva però degli aggiustamenti per fare in modo di mantenerlo al passo con le stagioni agricole, ed allo stesso tempo occorrevano anche degli avvistamenti per determinare il corso delle fasi lunari, perchè il mese lunare (ovvero il periodo compreso fra due Lune nuove) ha invece una durata media di 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 3 secondi. Quindi una Luna nuova non cade sempre nello stesso giorno della settimana, ed anche con un preciso calendario lunare un novilunio ed una luna piena non cadono sempre nello stesso giorno della settimana.
Dopo di chè nei secoli il calcolo dei calendari si raffina e quindi si dispongono nuovi metodi di calcolo delle feste, ed allo stesso tempo i Pesach non cadono più sempre di Shabbat.
Quindi si calcola la Pasqua, tenendo conto di una serie di parametri, ed a seguire, in qualunque giorno cada, si considera la Pasqua come uno shabbat, si fa l'offerta dell'Omer il giorno dopo, e si contano i 49 giorni, indipendentemente dal giorno di partenza della settimana, considerando che in tal modo sono rispettati dei requisiti minimi, conciliando l'esigenza di mantenere il più possibile della tradizione, ma anche considerando l'uso generalizzato di un calendario solare.
Non capisco che cosa ci possa essere di 'sbagliato' in tutto ciò.
La questione è semplicissima
- o sposto il Pesach al sabato successivo del calendario solare rispetto a quando cadrebbe, e dopo conto i 49 giorni dell'omer dal giorno successivo - ma evidentemente vi saranno ragionevoli motivi per cui non si è scelto di fare questo; la data della Pasqua ebraica si basa sul calendario ebraico, in cui ogni mese inizia con il novilunio e segue il ciclo delle fasi lunari. Il quindicesimo giorno del mese coincide con il plenilunio. La Pasqua ebraica quindi cade nel primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera; sempre nello stesso mese ebraico, il cui calcolo include tutti gli aggiustsamenti necessari del caso
affinchè sia rispettata la stagione;
forse, più che il conteggio dell'Omer, è la determinazione del Pesach che lascia delle perplessità?
perchè l'Omer è solo una conseguenza;
- oppure conto l'omer da successivo giorno al Pesach indipendentemente da come cade nella settimana del calendario solare, anche se non cade nel giorno successivo ad uno shabbat;
- oppure ancora mantengo il Pesach così come cade e decido di spostare il conteggio dell'Omer dallo Shabbat successivo
- oppure ancora torno a vivere con il calendario biblico perchè è il calendario su cui si è basato D-o (che pare fosse ignaro sulla maggior precisione del conto del tempo data da un calendario solare) per prescrivere le feste, però servirebbe anche un Sinedrio.
Diciamo tuttavia anche che il Rabbinato fa a tutti gli effetti le veci del Sinedrio in molte cose.
Una cosa certa è che nè nel calendario solare nè in quello lunare la ricorrenza del Pesach può cadere ogni anno nello stesso giorno della settimana a meno di non aggiustare l'anno opportunamente, perchè il ciclo lunare non è di 28 giorni e questo era un problema in antichità certamente perchè produce slittamenti e nel tempo non ci si ritrova più nella stessa stagione, quindi nell'epoca esatta delle primizie. Perciò il problema su quello Shabbat, come che la si voglia mettere, mi sembra permanga.
Di queste 4 l'unica "giusta" sarebbe la quarta
.
A parte tutto ciò, appare evidente che, in ogni caso, D-o non conoscesse troppo bene l'astronomia, altrimenti sarebbe stato un po' più preciso. Anzi, se vi è una questione che possa dimostrare che non è D-o che fornisce queste istruzioni, credo che sia proprio questa.