Lettura alternativa di Bereshit 1

AEnim

Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da AEnim »

Vorrei sottoporre questo breve quesito specificatamente a Besasea, se potrà essere così gentile da prestargli attenzione.

E' stato scritto in altro forum ebraico che - leggendo il testo non vocalizzato - sia facilmente possibile accorgersi che l'incipit del primo verso di Bereshit possa essere anche letto come

be rosh itberà

dove il verbo barà sarebbe coniugato in una forma riflessiva del passato remoto se non ricordo male.

La questione, interessante, non risulta però essere stata mai approfondita dai proponenti.
Altri riscontri nel web, per esempio anglofono, riportavano si questa possibilità, ma ugualmente senza particolari chiarimenti.

Unico riscontro reperibile il fatto che delle traduzioni aramaiche esordiscano con un behukema tradotto come "nella sua saggezza" (da rosh, testa, capo, a saggezza il passo può esser breve), il chè fa drizzare le antennine sul fatto che tale lettura possa essere stata comunemente considerata.

Chiedo dunque chiarimenti e tutto quello che si può sapere di più in proposito; in particolare come procederebbe la traduzione degli interi versi 1 e 2 leggendo be rosh itberà in luogo di bereshit bara secondo grammatica e sintassi, in quanto la prima difficoltà sembra proprio rendere coerente questo incipit con il resto del testo.

In ultimo, nel caso tutto ciò abbia un senso conosciuto, mi piacerebbe avere qualche altro esempio in cui si verificano simili possibilità di letture alternative/complementari significative separando il testo non vocalizzato in modo diverso, perchè mi sembrerebbe logico che una cosa del genere non si verifichi una sola volta (insomma, cambia qualcosa se è un caso, un unicum, o se invece il fenomeno si ripete).

Ringrazio in anticipo Besasea se avrà la pazienza di delucidarmi.

(mi scuso se cito genericamente le fonti, ma non dipongo più dei link, solo di un mio appunto in merito).
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Gianni
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Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da Gianni »

Ciao, AEnim. In attesa che Besaseà ti risponda, giacché hai domandato se ci sono nella Bibbia altri casi di possibili traduzioni alternative inserendo vocali diverse nelle parole del testo sacro, che è solo consonantico, uno posso citarlo io. È Es 3:15. Qui, dopo aver ribadito a Mosè che il suo nome è Yhvh, Dio aggiunge: zeh-shemì [זֶה־שְּׁמִי] L*LM. La prima parte, che ho trascritto vocalizzata così come è nel Testo Masoretico, vuol dire “questo [è] il nome di me”. L’ultima parola, di cui ho trascritto in maiuscola e da sinistra a destra solo le consonati (l + un suono gutturale che oggi nell’israeliano non si pronuncia più + l + m), i masoreti lo vocalizzarono leolàm (לְעֹלָם), “per sempre”, ma si può anche vocalizzare lealèm, “perché sia nascosto”. Quest'ultimo significato appare in perfetta armonia con il contesto. A Mosè che vuole scoprire il nome divino (il più importante che possa esistere nell’universo visibile e invisibile), Dio ribadisce che il suo nome deve rimanere quello con cui Israele lo ha sempre conosciuto: Yhvh, “Colui che è”. E aggiunge che quello è il suo nome, “perché sia nascosto”. Così, quello nascosto, che Mosè avrebbe voluto conoscere, rimane nascosto.
AEnim

Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da AEnim »

Ciao Gianni,

si della possibilità di una diversa vocalizzazione per singole parole sono al corrente (tipicamente chalav e chalev, latte/grasso).

Il caso che porti è già più articolato perchè passiamo da una preposizione+avverbio ad una congiunzione (affinchè) + verbo in forma passiva (essere/venire nascosti), ma la breve espressione si conchiude ancora in sè, senza toccare le parti più vicine del periodo.
E' però un buon esempio, cioè qualcosa di più di una semplice alternativa di senso su di un termine singolo.
Ti ringrazio perchè questo particolare non lo conoscevo.
Vorrei però capire quanto questo fenomeno può investire interi periodi e i loro significati, insomma il peggio che può succedere, i casi più complicati :d così da potersi rendere conto della dimensione del fenomeno, della massima dimensione che può assumere.

Nella situazione di be rosh itberà il verbo barà è quello che però regge tutta la frase, e quindi anche tutti i complementi successivi, per cui questa variazione di lettura forse investe molto di più tutto il periodo grammaticale e il suo senso, oppure magari no ed il behukema che ho citato basta a risolvere tutto, non so.
Dipende tutto se itberà è davvero una forma riflessiva, e su cosa si riflette.

Forse banalmente potrebbe essere:
Con sapienza (nella sua saggezza [testa/pensiero]) furono creati/progettati sia i cieli che la terra.

Il fatto è che, se non ricordo male, chi propose partiva dal presupposto che barà non significasse 'creare', ma dividere, distinguere, separare o cose simili, in più viene fuori un rosh al posto di un reshit, un be che non sempre prende ruolo di preposizione in/nel, se ci si aggiunge l'affermazione che itberà sarebbe una forma riflessiva, beh, in italiano una forma riflessiva si riflette sul soggetto e non sul complemento oggetto, quindi verrebbe fuori un "si creò" (ma i complementi così restano appesi per aria senza più verbo che li regge), oppure "si distinse, separò, divise da" (nel qual caso mi viene da dire che improvvisamente capirei da dove successivamente possa essere venuta fuori una idea di tzim-tzum che altrimenti apparirebbe una invenzione senza fondamento).

A livello di sensi per me va bene tutto, l'importante è che abbia un senso sostenibile dal punto di vista grammaticale e sintattico e qui con un verbo riflessivo nel senso in cui intendiamo 'riflessivo' in italiano (che si riflette sul soggetto che sembra essere sempre elohim) non mi riesce di cavare un ragno dal buco nemmeno a livello di vaga ipotesi (di più che vaghe ipotesi non saprei fare, che non conosco a sufficienza la grammatica ebraica) senza che i complementi ha-shammaim e ha-eretz non mi restino appesi per aria.

Con il behukema aramaico di cui ho trovato, però la traduzione non fa pensare che il traduttore stesse leggendo e considerando un verbo in forma passiva rispetto al soggetto 'elohim', fa solo pensare che stia leggendo un 'be rosh' più che un 'bereshit'.

Insomma, con i pochi indizi che mi è stato possibile rabberciare di qua e di là ed assemblare, qualcuno probabilmente impreciso o errato, però non mi è riuscito di cavare dal buco nemmeno un piccolo ragnetto :D
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Gianni
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Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da Gianni »

Caro AEnim, la traduzione alternativa da te proposta - Con sapienza (nella sua saggezza [testa/pensiero]) furono creati/progettati sia i cieli che la terra - è in armonia con la presentazione della sapienza divina in Pr 8. Personalmente inserirei questa traduzione in una nota in calce, come riflessione, e lo stesso vale, sempre per me personalmente, per Es 3:15. Mi atterrei comunque al Testo Masoretico.

Tu vorresti capire quanto questo fenomeno può investire interi periodi e i loro significati, il peggio che può succedere, i casi più complicati, così da potersi rendere conto della dimensione del fenomeno e della massima dimensione che può assumere. Qui può aiutarti Besaseà. Che io sappia non è mai stata condotta un’indagine al riguardo.
AEnim

Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da AEnim »

Gianni ha scritto: mercoledì 25 agosto 2021, 8:09 la traduzione alternativa da te proposta - Con sapienza (nella sua saggezza [testa/pensiero]) furono creati/progettati sia i cieli che la terra - è in armonia con la presentazione della sapienza divina in Pr 8.
Si, è la prima cosa che ho pensato leggendo in proposito dell'incipit delle traduzioni aramaiche, precisamente a Pr 8-30 "allora io (la sapienza) ero con lui come architetto"

Fra gli stralci di discussione che ho conservato nei miei appunti si facevano queste considerazioni:

- se si usa be- reshit che è una forma costrutta deve seguire una specificazione: Nel principio "di" (di che cosa?) Dio creò.
(ho letto anche di qualcuno che postula un "nel principio del creare")

- se si considera il testo non vocalizzato si può leggere, come afferma Nachmanide: Be rosh hitberà (in principio SI creò (ma chi? Dio si creò).

Quindi molto partirebbe o si appoggerebbe ad una affermazione di Nachmanide. Purtroppo la fonte è citata troppo genericamente, niente scritto, niente pagina, niente citazione testuale. Quindi non so cosa esattamente disse Nachmanide nè come lo giustificò.

La migliore ipotesi alternativa che mi è riuscito di comporre è

Nel rosh (inizio, per cominciare, per prima cosa, nella testa, nel pensiero) si distinse/separò elohim da i cieli e da la terra. Chi? elohim distinse/separò se stesso, o qualcuno nel proprio riflettere [lo scrittore, la voce narrante] distinse dalle cose visibili una entità elohim? Un po' come a dire "per incominciare noi che scriviamo riteniamo di distinguere (nel nostro pensiero) elohim da i cieli e la terra", una specie di dichiarazione programmatica.

Qualcun altro postulò che la particella "et" "ve-et" potesse essere tradotta in un "questo (è) cielo e "questo (è) terra" oppure "tu cielo e tu terra".

Al di là che una o un'altra cosa piaccia o meno, e persino che concordi o meno, e trovi o meno giustificazioni ed accordi con altre parti del testo ed altri sensi, per me è fondamentale cosa sia grammaticalmente e sintatticamente possibile o meno (al di fuori di una visione fideistica del testo, ma secondo mera e pura grammatica, ed al limite anche al di fuori dell'affezione alla massorà, dal momento che lo studio ebraico mi si dice che avviene su testo non vocalizzato e non su massorà proprio per cogliere tutte le letture possibili).

Ma tutte le proposizioni alternative/complementari, vanno grammaticalmente e sintatticamente giustificate come almeno 'possibili', penso che sia questo dirimente per prima cosa.
Ultima modifica di AEnim il mercoledì 25 agosto 2021, 10:23, modificato 1 volta in totale.
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Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da Gianni »

AEnim, “nel principio del creare” è una traduzione possibile. Comunque, il caro Noiman può dirci molto riguardo alla questione che hai posto.
AEnim

Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da AEnim »

Gianni ha scritto: mercoledì 25 agosto 2021, 10:14 AEnim, “nel principio del creare” è una traduzione possibile. Comunque, il caro Noiman può dirci molto riguardo alla questione che hai posto.
Ripeto che a proposito di sensi per me va bene tutto.
L'importante è la plausibilità grammaticale, ciò è a dire che non è - secondo me - sufficiente tradurre due o tre parole in modo diverso senza poi riformulare di conseguenza tutta la frase in maniera grammaticalmente e sintatticamente coerente.

Se postulo "nel principio del creare" devo proseguire con un "di elohim", e poi proseguire ancora. Se si può fare va bene, può essere anche una scelta stilistica di traduzione, in questo caso non vedrei però particolari mutazioni di senso.

Va bene sentiamo Besasea e anche Noiman, importante per me è che siano risposte ebraiche, da parte di esperti della lingua e dell'esame del testo.


Post scriptum.
Gianni,
Tu vorresti capire quanto questo fenomeno può investire interi periodi e i loro significati, il peggio che può succedere, i casi più complicati, così da potersi rendere conto della dimensione del fenomeno e della massima dimensione che può assumere. Qui può aiutarti Besaseà. Che io sappia non è mai stata condotta un’indagine al riguardo.
Si. Infatti è anche possibile che chi ha evidenziato proposte alternative abbia teso a dare l'impressione che siano forse troppo più omnipervasive di quanto non siano in realtà come mere (che poi mere e da sottovalutare non sono mai certamente) difficoltà di traduzione di sensi di un testo antico. Se fosse facile non se ne discuterebbe ancora :D d'altronde.

Altro fatto è che mi interessi particolarmente l'incipt di Bereshit.
Non avendo esattamente intenzione di apprendere l'ebraico (meno faticoso servirsi di esperti) per esercizio di confronto con il testo ho scelto un paragrafo a riguardo del quale colleziono ogni commento sul testo che io possa trovare e cerco di sapere tutto il possibile. Infatti leggevo proprio giorni fa Besasesa nella discussione relativa. Per tutto il resto del Tanakh che mi possa interessare mi fido dell'esegesi ebraica e non entro così nel particolare.
Ultima modifica di AEnim il mercoledì 25 agosto 2021, 10:55, modificato 2 volte in totale.
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Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da Gianni »

Concordo pienamente con la tua conclusione-condizione. :-)
AEnim

Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da AEnim »

Acc! Quale? Nel frattempo ho aggiunto un post scriptum!
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Re: Lettura alternativa di Bereshit 1

Messaggio da Gianni »

Mi riferivo alla condizione che avevi posto: avere informazioni certe da una fonte ebraica, da ebrei che conoscono la lingua ebraica.
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