Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

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Gianni
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da Gianni »

SarimDavid, devo confermarti che gan è maschile. Questo vocabolo compare nel Tanàch 41 volte e in Cant 4:15;6:2;8:13 si trova al plurale maschile gannìm.

Il plurale femminile gannòt che tu citi è il femminile di gannàh, che pure significa giardino, non di gan. In Nm 24:6 troviamo proprio gannàh al plurale gannòt.

L’accadico è gannu.
SarimDavid
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da SarimDavid »

Shalom!
Si, Gianni e Besàseà avete ragione.

Questo lo dice il RaDaK (רד"ק) (Rabbi David Kimhi), il più autorevole studioso di grammatica ebraica.

La parola (ebr. גַן , gan) è maschile e il suo plurale è (ebr. גַּנִּ֗ים "ganiym").
Poi c'è (ebr. ghinnà) che è un' altra parola, anche se i due vocaboli sono molto simili (ebr. גַן , gan) e (ebr. ghinnà) hanno due radici autonome, differenti; (ebr. ghinnà) è proprio un' altra parola e sta ad indicare un altro tipo di giardino, probabilmente un "giardinetto", "un giardino prediletto", qualcosa del genere. Il femminile plurale di (ebr. ghinnà) è (ebr. גַנֹּ֖ת , gannòt).
Quindi (ebr. גַן , gan) e (ebr. ghinnà) sono due parole diverse. Sono simili come radici, ma autonome, una è maschile e una è femminile: (ebr. גַן , gan) al plurale diventerà (ebr. גַּנִּ֗ים "ganiym"); (ebr. ghinnà) al plurale diventerà (ebr. גַנֹּ֖ת , gannòt).

Arriviamo alla conclusione di questo argomento aperto nei giorni scorsi.
Il dizionario di ebraico biblico, il "Brown-Driver-Briggs" - uno dei più noti dizionari al mondo di ebraico biblico si sbaglia quando afferma che il nome (ebr. גַן , gan) è maschile e femminile.

Shalom!
Ultima modifica di SarimDavid il giovedì 11 giugno 2020, 17:51, modificato 2 volte in totale.
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Gianni
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da Gianni »

L’intonazione kerigmatica nel racconto della creazione
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L’accento kerigmatico del racconto della creazione
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SarimDavid
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da SarimDavid »

Shalom!

(DUE VOCABOLI DIVERSI: “GIARDINO” E “GIARDINETTO”)
(ebr. גַן , gàn) & (ebr. גִּנָּה , ghinnàh)


(ebr. גַן , gàn) [ m. s.] = giardino (es. gàn eden)
(ebr. גִּנָּה , ghinnàh) [ f. s.] = giardinetto, piccolo giardino.

Nel testo biblico si trovano questi due vocaboli (ebr. גַן , gàn) e (ebr. גִּנָּה , ghinnàh): uno è maschile e uno è femminile e, descrivono entrambe due tipi di giardini diversi. Ad una prima lettura le due parole ebraiche potrebbero confondere il lettore, perché sembrano avere la stessa radice, ma invece sono due parole diverse, con due radici diverse.

(ebr. גַן , gàn) [m. s], al maschile plurale diventa (ebr. גַּנִּ֗ים , ganiym).
(ebr. גִּנָּה , ghinnàh) [f. s], al femminile plurale diventa (ebr. גַנֹּ֖ת , gannòt).

Il vocabolo (ebr. גַן , gàn) è maschile singolare. Al plurale assume la desinenza (im) e diventa maschile plurale (ebr. גַּנִּ֗ים , ganiym). Cito alcuni versetti in cui il maschile singolare (ebr. גַן , gàn) diventa maschile plurale (ebr. גַּנִּ֗ים , ganiym):

«Fontana-di [מַעְיַ֣ן] giardini [גַּנִּ֔ים] pozzo-di [בְּאֵ֖ר] acque [מַ֣יִם] vive [חַיִּ֑ים] e-scaturenti [וְנֹֽזְלִ֖ים] dal-Libano [מִן־לְבָנֽוֹן]».
(Cantico dei Cantici 4:15)

«Amato-mio [דּוֹדִי֙] è-sceso [יָרַ֣ד] in-giardino-suo [לְגַנּ֔וֹ] alle-aiuole-di [לַעֲרוּג֖וֹת] il-balsamo [הַבֹּ֑שֶׂם] per-pascolare [לִרְעוֹת֙] nei-giardini [בַּגַּנִּ֔ים] e-per-cogliere [וְלִלְקֹ֖ט] gigli [שֽׁוֹשַׁנִּֽים]».
(Cantico dei Cantici 6:2)

«La-risiedente [הַיוֹשֶׁ֣בֶת‪‬‪‬] nei-giardini [בַּגַּנִּ֗ים] compagni [חֲבֵרִ֛ים] stanti-in-ascolto [מַקְשִׁיבִ֥ים] di-voce-tua [לְקוֹלֵ֖ךְ] fà-ascoltare-me [הַשְׁמִיעִֽינִי]».
(Cantico dei Cantici 8:13)

Ora passiamo all’ altro vocabolo (ebr. גִּנָּה , ghinnàh). Esso è femminile singolare. Cito alcuni versetti in cui il femminile singolare (ebr. גִּנָּה , ghinnàh) va al femminile plurale (ebr. גַנֹּ֖ת , gannòt):
«Come-torrenti [כִּנְחָלִ֣ים] si-estendono [נִטָּ֔יוּ] come-giardini [כְּגַנֹּ֖ת] su [עֲלֵ֣י] fiume [נָהָ֑ר] come-gli-àloi [כַּאֲהָלִים֙] piantò [נָטַ֣ע] HaShem [HaShem]».
(Numeri 24:6)

«In [אֶל־] giardino-di [גִּנַּ֤ת] noce [אֱגוֹז֙] sono-sceso [יָרַ֔דְתִּי] per-vedere [לִרְא֖וֹת] di-verzure [בְּאִבֵּ֣י] la-valle [הַנָּ֑חַל] per-vedere [לִרְאוֹת֙] se-ha-gemmato [הֲפָֽרְחָ֣ה] la-vite [הַגֶּ֔פֶן] sono-fioriti [הֵנֵ֖צוּ] i-melograni [הָרִמֹּנִֽים]».
(Cantico dei Cantici 6:11)

«[...] nel-cortile-di [בַּחֲצַ֕ר] giardino-di [גִּנַּ֥ת] padiglione-di [בִּיתַ֖ן] il-re [הַמֶּֽלֶךְ]».
(Ester 1:5)

Mi sorprende che il dizionario di ebraico biblico, "Brown-Driver-Briggs", uno dei più noti dizionari affermi che il vocabolo (ebr. גַן , gàn) sia maschile e femminile, affermando inoltre che in Genesi 2:15 il vocabolo (ebr. גַן , gàn) sia femminile, quando i più eminenti studiosi di
grammatica biblica ebraica affermano da sempre che (ebr. גַן , gàn) è solo maschile e va al plurale con desinenza maschile (ebr. גַּנִּ֗ים , ganiym), e non è mai femminile. Questo è confermato anche dal RaDaK (רד"ק) (Rabbi David Kimhi), il più autorevole studioso di grammatica ebraica di tutti i tempi.

Di seguito riporto il versetto in modo da poter verificare:
va-yiqakh [E-prese] HaShem-elo-hìm [HaShem-elo-hìm] et-ha-adàm [ha-adàm] va-yanikhehu [e-depose lui] ve-gàn [in-giardino(בְגַן־)] éden [in-Eden] le-‘ovdàh [per-servire essa] u-le-shomràh [e-per-proteggere essa].
(Genesi 2:15)

E’ ovvio che il narratore con le due espressioni con desinenza al plurale le-‘ovdàh [per-servire essa] e u-le-shomràh [e-per-proteggere essa] non si sta riferendo al (ebr. גַן , gàn) ma all’ adamàh, “la landa”. In ebraico, i due termini “servire” e “proteggere” hanno un significato ben preciso. Perché adàm doveva proteggere quel luogo visto che era il giardino di elo-hìm? Non lo proteggeva già lui con i suoi keruvìm? E’ evidente che il narratore ci sta dicendo altro.
I suffissi posti ai due verbi infiniti, “servire” e “proteggere”, riferiti al giardino, (ebr. גַן , gàn), dovrebbero essere al maschile, come in italiano [( “giardino”, (ebr. בְגַן־), è maschile singolare)], invece i due verbi li troviamo scritti al femminile, (ebr. לְעָבְדָ֖הּ , servire-essa) e (ebr. וּלְשָׁמְרָֽהּ , proteggere-essa), perchè il narratore si sta riferendo all' adamàh (femminile) del secondo racconto, quello più lungo. A ben vedere, la parola ebraica, (ebr. גַן , gàn), “giardino”, inizia a comparire solo nel secondo racconto della creazione, esattamente: “HaShem-elo-hìm piantò un giardino(gan) in eden, a oriente, e vi pose l'adàm che aveva formato” – Bereshìt 2:8; questa è la prima volta che il vocabolo (ebr. גַן , gàn) compare nella Bibbia).
Nel primo racconto della creazione non si parla di (ebr. גַן , gàn) ma di adamàh, “landa”. Il redattore finale di Bereshìt può aver utilizzato antichissimi (סֵ֔פֶר, sèfer) nel redigere il primo libro della Bibbia, trovandosi di fronte due versioni della creazione, fu molto rispettoso, anziché sceglierne una, le incluse entrambi nella sua redazione. Sono due narrazioni indipendenti che il narratore probabilmente trovò nell’antica raccolta di cui accenna in Bereshìt 5:1 - qui viene citato “il sefer bereshìt”, cioè il “libro delle origini”. E’ assai probabile che il redattore biblico abbia usato una fonte letteraria a lui contemporanea da cui ha potuto attingere le informazioni che ha riportato: “Questo è il libro (סֵ֔פֶר, sèfer) delle generazioni (תּוֹלְדֹ֖ת , toledòt) di adàm”. Molto anticamente il (סֵ֔פֶר, sèfer) era costituito da tavolette di argilla o di pietra o di metallo o di legno ricoperto di cera o da cocci (ostraca). Non è affatto escluso che in Bereshìt 5:1 il redattore faccia quindi riferimento a documenti antichissimi che aveva a disposizione, il che spiegherebbe anche i due racconti:

- una narrazione – quella più corta – riguardava l’albero della vita e il gàn eden.
- l’altro racconto – quello più lungo – riguarda l’ adamàh e il peccato.

Con grande rispetto, egli li incluse entrambi, cercando (lui o un copista) di unire i due temi, inserendo le chiavi di lettura per distinguere i due racconti. Il racconto dell’ adamàh e del peccato è certamente quello primario, più rilevante, perché spiega la degenerazione della conoscenza che era stata data loro, producendo la perdita della nozione del vero e del falso con la quale erano stati originariamente creati.

Cordialità e Shalom!
Ultima modifica di SarimDavid il giovedì 11 giugno 2020, 17:04, modificato 1 volta in totale.
SarimDavid
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da SarimDavid »

Shalom!

Gentile, Besàseà ti ringrazio molto per la segnalazione, perchè nella trascrizione dal testo ebraico ho scritto male, ma non mi torna la tua trascrizione.
Nei versetti che ho citato ricorre "gannòt" ed è scritto così (ebr. גַנֹּ֖ת , gannòt) e non così "גנות": hai inserito una madre di lettura "o" che nella Stuttgartensia ebraica non c'è. Controlla meglio, per piacere.
(ebr. גַן , gàn) [ m. s.] e (ebr. גִּנָּה , ghinnàh) [ f. s] hanno due radici differenti.

«Come-torrenti [כִּנְחָלִ֣ים] si-estendono [נִטָּ֔יוּ] come-giardini [כְּגַנֹּ֖ת] su [עֲלֵ֣י] fiume [נָהָ֑ר] come-gli-àloi [כַּאֲהָלִים֙] piantò [נָטַ֣ע] HaShem [HaShem]».
(Numeri 24:6)

«In [אֶל־] giardino-di [גִּנַּ֤ת] noce [אֱגוֹז֙] sono-sceso [יָרַ֔דְתִּי] per-vedere [לִרְא֖וֹת] di-verzure [בְּאִבֵּ֣י] la-valle [הַנָּ֑חַל] per-vedere [לִרְאוֹת֙] se-ha-gemmato [הֲפָֽרְחָ֣ה] la-vite [הַגֶּ֔פֶן] sono-fioriti [הֵנֵ֖צוּ] i-melograni [הָרִמֹּנִֽים]».
(Cantico dei Cantici 6:11)

«[...] nel-cortile-di [בַּחֲצַ֕ר] giardino-di [גִּנַּ֥ת] padiglione-di [בִּיתַ֖ן] il-re [הַמֶּֽלֶךְ]».
(Ester 1:5)


Il vocabolo (ebr. גַן , gàn) il dizionario lo traduce con giardino, frutteto. La traduzione che ne dai "pezzo di terra protetto" mi porta a pensare che HaShem lo dovesse proteggere da qualche minaccia. No?
Forse la tua traduzione tende all' interpretazione che ne dai del "gan" come metafora di qualcos' altro - ad esempio la terra, che l'adàm deve proteggere con le sue azioni e non distruggere. Comunque al di fuori di questo contesto la parola (ebr. גַן , gàn) ha un ventaglio di significati, tra i quali "giardino", "frutteto" o parco recintato e protetto.
Poi possiamo spaziare ed arrivare al suo significato che ha nella lingua dei Medi “pari-daeza”, “recinzione”, “luogo delimitato”. La Septuaginta e la Vulgata traducono con “paradiso”.

(ebr. גַן , gàn) [ m. s.] = giardino, frutteto o parco recintato e protetto

Shalom!
David
SarimDavid
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da SarimDavid »

Shalom!
Grazie per la spiegazione, Besàseà.
Ho verificato i versetti seguenti e in effetti riportano (ebr. gannàh , גַּנָּה) [ f. s.] come hai scritto:

גַּנָּה Ishaiahu 1:30;
גַּנָּה Ishaiahu 61:11;

"Non sono le mie citazioni"... Se guardi i versetti seguenti puoi vedere che "gannot" è scritto nelle due forme - con consonante vocalica e senza consonante vocalica: ho solamente riportato i versetti della Stuttgartensia ebraica. Non avevo verificato i versetti di Geremia e Qohelet 2:5, in cui in effetti c'è la consonante vocalica.

Con consonante vocalica:
In Geremia 29:5 , "gannot" ha la consonante vocalica "גַנּ֔וֹת";
In Geremia 29:28 , "gannot" ha la consonante vocalica "גַנּ֔וֹת";
In Qohelet 2:5 , "gannot" ha la consonante vocalica "גַּנּ֖וֹת";

Senza consonante vocalica:
In Numeri 24:6 ,"gannot" non ha la consonante vocalica גַנֹּ֖ת;
In Cantico dei Cantici 6:11, "gannot" non ha la consonante vocalica גַנֹּ֖ת;
In Ester , "gannot" non ha la consonante vocalica גַנֹּ֖ת;

Concordo con te che in ebraico non sia un errore scriverla nei due modi.

Nel dizionario (Prolog) c'è la parola "ghinnà" vocalizzata così (ebr. גִּנָּה , ghinnà) = giardino. Pensavo che fosse presente in quei due versetti di Ishaiahu, ma non è così.

Secondo quello che mi scrivi, la radice di gàn è גנן "proteggere". Quel luogo, doveva essere un giardino/frutteto protetto. Ma non recintato come ho scritto io. L' idea del giardino "recintato", proviene da altra cultura, quella assira babilonese che parla di altro tipo di giardino. Non il (ebr. גַן , gàn).

Shalom!
David
SarimDavid
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Re: Il vocabolo ebraico (ebr. גַן ,gan) in Bereshit 2:15

Messaggio da SarimDavid »

Shalom! Besàseà.
La mia indagine mi porta a dire che il narratore del primo libro della Bibbia aveva a disposizione almeno due racconti principali della creazione e, per il rispetto che aveva verso di essi li utilizzò entrambi, lasciando delle chiavi di lettura nel racconto redatto della creazione che identificano i due sefer di cui entrò in possesso. Gli indizi sono tanti. Provo ad evidenziarne uno e riguarda Bereshìt 1:26-28.

Una sola (ebr. אֲדָמָה , adamàh) e un solo adàm (אָדָם)

Il narratore biblico unisce due racconti della creazione di cui probabilmente era entrato in possesso. Sono due narrazioni indipendenti che egli probabilmente trovò nell’antica raccolta (סֵ֔פֶר, sèfer) di cui accenna in Bereshìt 5:1 - qui viene citato “il sefer Bereshìt”, cioè il “libro delle origini”. Nel primo racconto descrive in generale la formazione della prima coppia terrosa, (adàm , אָדָם), composta dai due sessi, zachàr (זָכָ֥ר , maschio) e neqevàh (ebr. נְקֵבָ֖ה , femmina); mentre nel secondo racconto descrive la coppia coniugale, ish (marito) e ishàh (moglie). In entrambi i racconti, si parla di adàm (אָדָם), cioè colui che proviene dall' (ebr. אֲדָמָה , adamàh), “la landa” e, non di due diversi adàm o della formazione di un secondo adàm geneticamente modificato nel gàn eden: il primo adàm ad essere creato è l’ adàm indifferenziato, fatto "in-immagine", be-tzalménu [in-immagine nostra] e "come-somiglianza" ki-demuténu [come-somiglianza nostra] di Elo-hìm e del suo Consiglio:

“ vat’khas’rehu [E hai fatto inferiore lui] me-'at [di poco] me-elo-him [a un elo-hìm] […]”
(Salmo 8:5 - Stuttgartensia ebraica)


L' adàm indifferenziato è senza genere, non è maschio e non è femmina. Il redattore non ci dice altro di lui. La differenziazione dei due sessi, maschio e femmina, avviene successivamente con la formazione della ishàh (uoma) nel secondo racconto della creazione. I due racconti della creazione sono “cuciti” tra loro e, da una semplice lettura potrebbe sembrare che la prima coppia sia stata creata già da subito. Ma così non è. Scendiamo nel dettaglio.

Cito Bereshìt 1:26-28 dalla Stuttgartensia ebraica:

“ 26va-yòmer [E-disse] Elo-hìm [Elo-hìm]: "na´aséh [Facciamo] adàm [adàm] be-tzalménu [in-immagine nostra] ki-demuténu [come-somiglianza nostra] ve-yirdù [E-abbiano dominio][…]

27va-yivrà [E-creò] Elo-hìm [Elo-hìm] et-ha-adàm [ha-adàm]: be-tzalmò [a-immagine sua], be-tzélem [a-immagine di] Elo-hìm [Elo-hìm] barà [creò] otò [lui], zachàr [maschio] u-neqevàh [e-femmina] barà [creò] otàm [loro].

28va-yevàrech [E-benedisse] otàm [loro] Elo-hìm [Elo-hìm] va-yòmer [e-disse] lahém [a loro] Elo-hìm [Elo-hìm]: "perù [Fruttificate] u-revù [e-diventate molti] u-mil'ù [e-riempite] et-ha-‘àretz [la-terra asciutta] ”.
(Bereshìt 1:26-28 - Stuttgartensia ebraica)


Il redattore, nel primo racconto della creazione, in Bereshìt 1:26 e 28, introduce la parola (adàm , אָדָם) per riferirsi alla prima “coppia terrosa” : da notare l’uso del verbo al plurale ve-yirdù [e-abbiano dominio]. Il versetto 28 è la continuazione del versetto 26, da notare che utilizza sempre verbi e pronomi al plurale per riferirsi al “genere terroso” (otàm [loro], lahém [a loro], perù [fruttificate], u-revù [e-diventate molti], u-mil'ù [e-riempite]).
E’ nel versetto 27 che inserisce una chiave di lettura, preannunciando il secondo racconto della creazione, da notare il pronome alla terza persona singolare, otò [lui], riferendosi all’ adàm indifferenziato. Il redattore di Bereshìt inserì volutamente questo indizio - non è un errore di grammatica ebraica - per lasciare memoria scritta dei due (סֵ֔פֶר, sèfer) antichissimi in cui entrò in possesso. Egli introdusse l’ adàm indifferenziato descritto nel secondo racconto, cioè quello del gàn-éden, privo della componente maschile e femminile, da cui Elo-hìm trasse dopo la neqevàh (ebr. נְקֵבָ֖ה , femmina), subendo automaticamente un cambiamento nella sua carne, diventando un zachàr (ebr.זָכָ֥ר , maschio). Nel secondo racconto della creazione, il narratore, li chiamerà (ebr. אִשׁ, ish) e (ebr. אִשָּׁה, ishàh). Il termine adàm (אָדָם) è sempre lo stesso, ma è evidente che l’ adàm che viene fatto cadere in un sonno inconsapevole non è lo stesso adàm a cui Elo-hìm conduce poi “l’essere terroso uoma (אִשָּׁה, ishàh)”. È del tutto chiaro, comunque, che “l’essere terroso uoma (אִשָּׁה, ishàh)” non è tratta “dall’ essere terroso maschio (אִשׁ, ish)” ma dall’ adàm indifferenziato. Al suo risveglio, “l’ essere terroso maschio (אִשׁ, ish) dice:

“Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata (ishàh) perché è stata tratta dall' (ish)”.

È chiaro che l’adàm indifferenziato, quello prima che Elo-hìm lo addormentasse, non è lo stesso identico dopo il risveglio. Ora è privato della sua metà. L’ adàm che riconosce “l’essere terroso uoma (אִשָּׁה, ishàh)” come sua simile non è quindi il primo adàm indifferenziato, ma quello dopo il risveglio, cioè “l’ essere terroso maschio (אִשׁ, ish)”. I vocaboli (ebr. אִשׁ, ish) e (ebr. אָדָם , adàm), vengono tradotti con “uomo”, ma c’è una differenza di significato tra queste due parole: (ebr. אָדָם , adàm) indica più che altro il genere in sé, l’essere vivente proveniente dall’ adamàh, cioè dalla “landa”, dal “suolo”. Mentre (ebr. אִשׁ, ish) denota il ruolo che ha quest’ ultimo nella terra asciutta, ad esempio assumendo più significati a seconda del contesto, “marito”, “contadino” etc. Ad esempio in altro contesto delle Scritture troviamo ish ha-adamàh (cioè contadino). Inoltre tradurre (ebr. אִשׁ, ish) con “uomo” può far prendere al lettore occidentale delle vere e proprie cantonate, perchè anche (ebr. אָדָם , adàm) si traduce "uomo". Alcune versioni traducono il versetto Bereshìt 2:24 "E allora l'uomo lascia [...]". Non è sbagliato ma nemmeno corretto, poichè il riferimento alla coppia coniugale è esplicito, perciò secondo me è più attinente tradurre (ebr. אִשׁ, ish) con “marito”. Ed ecco che in questo contesto (ebr. אִשׁ, ish) assume il significato di coppia coniugale e non del singolo uomo maschio. Si presti però attenzione a come l’ ish (uomo maschio) dà un’interpretazione al rovescio. Logica vorrebbe che egli dicesse: “Io scopro di essere uomo perché ti percepisco e ti riconosco donna”. Egli invece dice: “Lei sarà chiamata uoma perché è stata tratta dall' uomo”.

Come fa l’adàm privato della sua metà a sapere che adàm e ish sono uguali? Il racconto non lo dice. E come fa lui a sapere che lei è stata tratta da lui? È il narratore che lo deduce nella sua sequenza narrativa. La parola ebraica (ebr. אָדָם , adàm) è il maschile di (ebr. אֲדָמָה , adamàh) intesa come “landa” (quella in cui vivono anche gli animali), e indica non il terrestre del pianeta Terra (la cosmologia non trova sostegno nelle Scritture ebraiche), ma “colui che è della landa”, cioè “del suolo” come fonte funzionale di vita per adàm, suo mestiere è coltivarla per la sua sopravvivenza e, alla sua morte, a lei farà ritorno: non può esistere l’ adàm senza l’ adamàh. Inoltre, il vocabolo adàm ha come radice ebraica dam (ebr. דם , sangue) per indicare “colui dal sangue rosso”. Elo-hìm formò l’ adàm indifferenziato (ebr. הָאָדָם , ha-adàm) con polvere (ebr. עָפָר, afàr) presa “dalla landa” (ebr. מִנ־הָאֲדָמָה , min-ha-adamàh).

“ va-yitzér [E-formò] HaShem-Elo-hìm [HaShem-Elo-hìm] et [con] ha-adàm [ha-adàm] afàr [polvere] min-ha-adamàh [da-la-landa] va-yipàkh [e-insufflò] be-apàv [in-narici di lui] nishmàt [alito di] khayìm [vite]: va-yehì [e-fu] ha-adàm [ha-adàm] le-néfesh [un-respiro] khayàh [vivente]”
(Bereshìt 2:7 - Stuttgartensia ebraica).



La parola landa (ebr. אֲדָמָה , adamàh) è costituita da una terra di colore rossiccio di cui pure è fatto l’adàm, il primo essere terroso indifferenziato. “Il terroso”, (ha-adàm), viene considerato non aggettivo, ma nome. E non nome proprio, ma nome comune. Dopo la creazione di Khawàh diventa però nome proprio. Per mantenere l’assonanza del testo ebraico si è preferito utilizzare “essere terroso” al posto di “essere umano”. Da notare che il narratore inserisce un’ altra chiave di lettura, fa un’osservazione sul significato del nome assegnato da Adàm a sua moglie, Khawàh (Eva): il suo nome proviene dalla fusione tra il termi-ne “khayàh”, “vivente”, e il verbo “hayàh”, “essere”: “poiché essa fu madre di ogni vivente” - chiarendo che la formazione della “specie terrosa” è una sola e proviene dalla prima coppia umana. Riporto la traduzione letterale dalla Stuttgartensia ebraica:

“ va-yiqrà [E-chiamò] ha-adàm [ha-adàm] shem [nome di] ishtò [uoma sua] khavàh [Eva] ki [ché] hi [ella] hayetàh [fu] em [madre di] kol-khay [ogni-vivente]”
(Bereshìt 3:20 - Stuttgartensia ebraica)


I due racconti della creazione sono due racconti indipendenti. Una narrazione – quella più corta – riguardava l’albero della vita e il gan eden. L’altro racconto – quello più lungo – riguarda l’ adamàh e il peccato. Con grande rispetto, il redattore, li incluse entrambi, cercando (lui o un copista) di unire i due temi. Il racconto dell’adamàh e del peccato è certamente quello primario, più rilevante, perché spiega la degenerazione della conoscenza che era stata data loro, producendo la perdita della nozione del vero e del falso con la quale erano stati
originariamente creati. Per cui si è passati da categorie oggettive, come la distinzione tra vero e falso, a categorie soggettive come la distinzione tra buono e cattivo. Il racconto dell’adamàh e del peccato è certamente quello primario, più rilevante, perché spiega l’ingresso della corruzione nel mondo. Il racconto relativo all’albero della vita e il gan eden è secondario, perché subordinato alla trasgressione.
L’insegnamento finale che ci possono offrire i due racconti è che l’essere umano, senza suo merito, fu portato in un luogo a stretto contatto con Elo-hìm; in quel luogo, l’adàm si lasciò sfuggire la magnifica prospettiva che aveva davanti trasgredendo “E vide la donna che buono lo albero come cibo e che desiderabile esso agli occhi e piacevole lo albero per rendere perspicaci. Allora prese da frutto di esso e mangiò” – Bereshìt 3:6.
Fu poi da lì cacciato,“E mandò via lui HaShem Elo-hìm da gàn di éden, per coltivare la landa(adamàh) che era stato preso da là” – Bereshìt 3:23; condannato ad una vita penosa e al divieto di accedere all’ albero della vita.

Cordialità e Shalom!
David
Ultima modifica di SarimDavid il giovedì 18 giugno 2020, 0:02, modificato 11 volte in totale.
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