Genesi 20,13

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bgaluppi
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da bgaluppi »

Naza, provo a dirottare Besasea in questa discussione.
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bgaluppi
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da bgaluppi »

Tornando alla domanda iniziale, avevo scritto che elohim può essere riferito a Dio e portare il verbo al plurale. Anche in Dt 5:26 è scritto "elohim hayim", elohim "viventi", ma è ovvio che si tratti di un solo Dio, poiché subito prima (v. 25) è scritto "Yhvh elohenu", in cui di nuovo compare un plurale ma stavolta è chiaramente riferito a Yhvh.

Altro esempio. In Gn 35:1 è scritto: "E disse [singolare] elohim a Giacobbe: «Àlzati, va' ad abitare a Betel; là farai un altare al Dio [la-el] che ti apparve [singolare] quando fuggivi davanti a tuo fratello Esaù».

Qui è Dio che parla ed è usato El con verbo al singolare. La reazione di Giacobbe a queste parole è indicativa: "Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a tutti quelli che erano con lui: «Togliete gli dèi stranieri [elohe hannekar] che sono in mezzo a voi, purificatevi e cambiatevi i vestiti; partiamo, andiamo a Betel; là farò un altare al Dio [la-el] che mi esaudì [singolare] nel giorno della mia angoscia e che è stato con me nel viaggio che ho fatto»" (vv. 2-3).

Qui è Giacobbe che parla, e usa la forma El con verbo al singolare. Evidentemente la famiglia di Giacobbe e quelli che erano con lui erano ancora condizionati dal culto politeistico? Vediamo cosa erano questi dèi stranieri:

"Essi diedero a Giacobbe tutti gli dèi stranieri [elohe hannekar] che erano nelle loro mani e gli anelli che avevano agli orecchi; Giacobbe li nascose sotto la quercia che è presso Sichem." (v.4).

Si trattava di immagini, oggetti di culto. Giacobbe li seppellisce sotto ad una quercia. Poi, al v.7 leggiamo:

"Lì costruì un altare e chiamò quel luogo El-Betel, perché Dio [elohim] gli era apparso [plurale] lì, quando egli fuggiva davanti a suo fratello.".

Qui è il narratore che parla e usa elohim con verbo al plurale. Dunque al v.1 Dio parla a Giacobbe (nel senso che Giacobbe riceve una rivelazione) e gli dice di costruire un altare al Dio che gli apparve (singolare) quando fuggiva da Esaù, mentre al v.7 è lo scrittore che riferisce che Giacobbe andò a Betel e vi costruì un altare al Dio che gli era apparso (plurale) quando fuggiva da Esaù. Andiamo a leggere l'episodio in questione, quando Dio gli appare durante la fuga:

"Ed ecco Yhvh stava [singolare] al di sopra di essa [la scala] e gli disse: «Io sono Yhvh, il Dio [elohe, plurale] d'Abraamo tuo padre e il Dio [elohe, plurale] d'Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza.".

Si trattava di un singolo Dio, Yhvh, che parla in prima persona in un sogno ma è presentato come elohim nella forma plurale. Ora, o il testo della Torah è contraddittorio, oppure è ovvio che ci sfugga qualcosa per via della lingua ebraica che non riusciamo a comprendere.
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Gianni
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da Gianni »

Besàseà, una domanda. Nel caso di elohìm usato come superlativo non dovrebbe esserci un nome a cui riferirlo? Esempio: "Un vento di elohìm" = un vento fortissimo.
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bgaluppi
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Besasea. Ho iniziato da poco a leggere la tesi di Negev e qualcosa si sta aprendo nella mia testa... Devo però copiarla e stamparmela su carta, per studiarla bene. Comunque, il senso di elohim inteso come autorità, lo si capisce bene, secondo me, da Es 4:15-16. Riguardo ad Aronne, Dio dice a Mosè:

"Tu gli parlerai e gli metterai le parole in bocca. Io sarò con la tua bocca e con la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Egli parlerà per te al popolo; così ti servirà da bocca e tu sarai per lui come elohim [in qualità di elohim]".

Se si intende elohim come "Dio" o "giudice" si va fuori strada. Qui Moshe è elohim, ossia autorità che legifera e guida per conto di Dio. Ho capito bene?
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Gianni
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da Gianni »

Grazie, Besàseà. :-)
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bgaluppi
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da bgaluppi »

Elohim deriva da "alah" che è una norma giuridica superiore e quindi elohim va capito intuitivamente e non con una forzata e rigida corrispondenza con un termine straniero, che non ha i medesimi significati dell'originale.
Infatti ho capito proprio grazie alla spiegazione che Negev dà su alàh. Per adesso è un grande passo in avanti.
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Ciao Besasèa bentornato.
Grazie per la spiegazione. Presto porrò altre domande più profonde. Per quanto scrivi :
Secondo una tradizione ebraica molto antica, Abramo, in questo verso, si riferiva ai re Amrafel (Hammurapi) e i suoi re alleati, i quali lo avevano perseguitato e ciò è perfettamente coerente al contesto.
E' vero.. ciò risulta più coerente con il contensto 20:13. Però rileggendo le vicende di Genesi riferite ad Abram qualcosa non mi torna. Nel capitolo 12 di Genesi è Hashem (utilizzo questo termine al posto del tetragramma) che dice ad Abram di abbandonare la casa si suo padre. Al tempo di Amrafel re di Sennaar e di altri Re.. il capitolo 14 riporta che tutti questi fecero guarra ad altri tra cui i Re di Sòdoma e Gomorra. Gli invasori catturano anche Lot. Abram qui non è perseguitato (lo sarebbe stato) ma invece si organizza con il suo piccolo esercito (318 persone) e libera Lot riprendendosi anche i beni.

Rimane quindi la domanda: perchè "Elohim mi fecero vagare lungi dalla casa si mio padre" quando è Hashem che gli dice di abbandonare la casa del padre e la sua patria?

L'unica risposta sarebbe che nel passo è da ritenersi comunque un riferimento al singolare. Sbaglio?
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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bgaluppi
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Besasea. Comunque mi pare che qui elohim sia più da intendersi come plurale di astrazione e dunque da riferirsi ad HaShem. Rashi lo interpreta così e spiega anche: "Quando il Santo, benedetto Egli sia, mi ha portato fuori dalla casa di mio padre per essere un vagabondo...". Il che ha senso proprio perché in Gn 12:1 è scritto: "Y*** disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò»". Non mi pare ci sia bisogno di riferirlo ad autorità umane; Abraamo fu portato ad essere un errante perché quella fu la volontà di HaShem.
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Grazie Besàsea. Così la spiegazione sembra chiara. Leggendo la traduzione tante cose sfuggono per via della lingua. Leggendo attentamente le traduzioni (probabilmente ci saranno errori ) viene fuori quanto riportato sotto:

Genesi 10 CEI
26 Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran.
27 Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. 28 Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. 29 Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. 30 Sarai era sterile e non aveva figli.
31 Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono.
32 L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì in Carran.
Terach è il Padre di Abram e Aran. Aran aveva generato un figlio: Lot. Lot quindi era il nipote di Abram. Tutti abitavano a Ur dei caldei (v28) che era la città natale di Terach. Qui muore il padre di Lot (Aran, fratello di Abram). Abram e l'altro fratello Nacor prendono moglie rispettivamente Sarai (che era sterile) e Milca (v29).
nota: qui è scritto che Milca è figlia di Aran e sorella di Isca. Ma è l'Aran padre di Lot?? o altro Aran?

Nel versetto 31 il padre Terach prende Abram e la moglie Sarai, Il nipote Lot (figlio di suo figlio Aran che era morto) ed esce da Ur dei caldei per andare nel paese di Canaan.
Nella città di Carran (o Harran, oggi città turca). Forse è di questo che si parla nel capitolo 20, dove Abram lascia il paese di Ur dei caldei. . A Carran intanto muore il padre Terach a 205 anni (v.32).

Nel capitolo 12 versetto 1:
Hashem dice ad Abram:

«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò...».

continuando si legge che da qui, da Harran , Abramo la moglie ed il nipote Lot partono. Ma vanno nel paese di Canaan dove c'erano i cananei ecc.(versetti 5 e 6).


Riepilogando, anche leggendo la traduzione, Abram erra dalla sua patria (Ur dei caldei, città natale del padre ) insieme al padre, alla moglie ed al nipote verso Harran. Harran diventa la nuova casa del padre. Quest'ultimo poi qui muore all'età di 205 anni. Allora Hashem dice ad Abram di lasciare questo luogo per andare nella terra che lui gli darà ecc.. E' corretto?
Ultima modifica di chelaveritàtrionfi il domenica 5 maggio 2019, 13:01, modificato 1 volta in totale.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Re: Genesi 20,13

Messaggio da bgaluppi »

Naza, mi pare di aver capito che HaShem "fece uscire" - ossia salvò - Abramo da Ur. Dunque non si trattò di un comando ma della salvaguardia di Abramo e della sua famiglia.
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